La Jornada – Domenica 12 gennaio 2014
Il governo del Chiapas disapprova la decisione dei tzotzil di tornare all’ejido Puebla
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 11 gennaio. L’annuncio dei tzotzil dell’ejido Puebla, sfollati ad Ateal (Chenalhó), che venerdì prossimo andranno per 10 giorni a raccogliere il caffè nelle terre dalle quali sono stati espulsi ad agosto, non è piaciuto al governo del Chiapas.
Da parte sua, il gruppo priista della comunità, guidato da Agustín Cruz Gómez, ha dichiarato che non permetterà l’ingresso ad organizzazioni civili che non provengano dal municipio stesso, ed è un veto implicito ai difensori dei diritti umani, ai gruppi cattolici della diocesi sancristobalense ed agli osservatori solidali. Il presidente municipale ha confermato il provvedimento di fronte ai suoi 58 agenti rurali.
Questo aumenta i rischi che potrebbero correre i profughi, quasi tutti membri di Las Abejas, che non smettono di proclamare il loro atteggiamento pacifico, ma anche le loro richieste di giustizia e risarcimento dei danni derivati dalle azioni violente contro cattolici e battisti da parte degli evangelici e rappresentanti ejidali.
Il segretario di Governo, Eduardo Ramírez Aguilar, ha dichiarato a Tuxtla Gutiérrez che la decisione di ritornare inasprisce il clima, disapprova l’atteggiamento radicale degli sfollati (un centinaio di persone, la metà minorenni, costretti ad abbandonare le proprie case per salvarsi la vita) ed mostrato chiaramente di intendersi con gli aggressori filogovernativi della comunità e del municipio. Disapprovando questo tipo di azioni, sostiene che l’accordo tra il governo e l’ejido di Puebla (il cui commissario ejidale è il leader degli aggressori, notoriamente legato ai paramilitari della regione) è che tutto debba avvenire in un clima di tranquillità e discrezione. Quindi, che improvvisamente ci sia un intervento di organismi non governativi gli sembra sospetto. Secondo Ramírez Aguilar, lungi da abbonare la pace e la concordia, ad alterare il clima sarebbe l’atteggiamento radicale degli sfollati (Expreso, 10 gennaio).
Ed aggiunge: Ci sono personaggi esterni agli sfollati che per loro convenienza vogliono mantenere nell’agenda mediatica questa questione. Ciò nonostante, la segreteria vigilerà su quello che faranno le famiglie che stanno violando in maniera unilaterale l’accordo siglato con le autorità dell’ejido Puebla.
Con una tale approssimazione del governo chiapaneco al conflitto (iniziato con l’esproprio violento di una proprietà usata da 40 anni dai cattolici per il suo culto), non stupisce che i furti e i saccheggi nelle proprietà delle famiglie sfollate siano avvenuti alla luce del sole e in presenza della polizia statale che controlla il villaggio.
Le testimonianze delle vittime e della squadra parrocchiale di Chenalhó sottolineano la generalizzata disposizione alla violenza dei giovani nell’ejido. Nelle riunioni del coordinatore delle Organizzazioni della Società Civile della Segreteria di Governo, Francisco Yáñez Centeno, e del segretario statale Ramírez Aguilar o i suoi rappresentanti, con gli aggressori e gli sfollati, i primi hanno minimizzato la situazione.
Sono solo ragazzi fuori controllo, dicono. E davanti all’insistenza, il governo ha accettato di impartire corsi di pace per quei giovani visti in azione lo scorso 20 agosto, quando in decine, armati di pietre ed insolenti, hanno impedito il tentativo di ritorno delle famiglie fuggite dalla violenza giorni prima. Gli sfollati denunciano che Javier Cruz López li aveva organizzati per distruggere la chiesa già costruita, e che tra loro è frequente il consumo di alcool e droghe. Il commissario ejidale, Cruz Gómez, si era congratulato con loro per averi mpedito il ritorno.
Rafael Landerreche, da molti anni attivo in ambito sociale nella regione, sostiene: Le autorità devono controllare questi ragazzi, ma non lo fanno. Lo possono fare, ma non vogliono. Secondo il direttore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, Víctor Hugo López, né i rappresentanti del governo, né il delegato per il Dialogo coi Popoli Indigeni, Jaime Martínez Veloz, sono disposti ad essere presenti in occasione del ritorno, ma sostengono che le condizioni ci sono e non sussistono problemi.
Si è saputo che Cruz Gómez aveva cercato il supporto degli agenti rurali del municipio per impedire il passaggio degli sfollati, ma questi non hanno accettato perché non ritengono giusto quanto accaduto.
Il governo statale ha consegnato, o promesso, borse di studio, progetti produttivi, tetti di lamiera, attrezzi, denaro, opere pubbliche e posti di lavoro agli ejidatarios, principalmente al gruppo di Cruz Gómez. Invece di indagare e punirli, li premia. I rappresentanti governativi pensano di risolvere tutto così, che il problema non è religioso né politico, e che non esistono i paramilitari. http://www.jornada.unam.mx/2014/01/12/politica/013n1pol
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