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VOTÁN II.

LE/I GUARDIAN@

Luglio 2013

Bene, ora vi spiego la faccenda della scuola (la lista del materiale scolastico, la metodologia, le/i maestr@, il programma, gli orari, ecc.), quindi la prima cosa è…

Il necessario.

La sola cosa di cui avete veramente bisogno per frequentare la scuola zapatista (oltre ad essere stati invitat@, chiaro, ed i cento pesos per il pacchetto libro-dvd) è la disposizione ad ascoltare.

Quindi, non c’è bisogno di seguire i consigli e le raccomandazioni di quelle persone, per quanto ben intenzionate, che vi dicono di portarvi questo o quello, perché loro “sì, sono stati in comunità”.

Chi davvero c’è stato in comunità, non lo ostenta, e sa bene che quello che in realtà serve è saper guardare e ascoltare. Perché di gente che è venuta per parlarci (e pretendere di guidarci o per offrirci elemosine in denaro o “saggezza”) ce n’è stata e ce ne sarà tanta, troppa. E quelli venuti ad ascoltare sono molto pochi. Ma di questo vi parlerò in un’altra occasione.

Quindi, non portate niente in particolare (ho letto che qualcuno ha solo delle vecchie scarpe da tennis, figo). Portatevi dei quaderni ed una penna o matita. Non è obbligatorio avere il computer, lo esmarfon, il tablet o quello che si usa adesso, ma se vi va potete portarli. Dove andrete non c’è campo per i cellulari. In qualche caracol c’è internet ma la sua velocità è, come dire… quella di “pegaso”, il cavallo di Durito. Sì, potete portare il vostro coso come-si-chiama dove ascoltare la musica. Sì, potete portare macchine fotografiche e registratori. Sì, si può registrare e scattare foto e video ma solo secondo le regole che il Subcomandante Insurgente Moisés vi farà sapere. Sì, potete portare il vostro orsacchiotto di peluche o equivalente.

Cose che vi possono essere utili: una torcia. Lo spazzolino da denti ed un asciugamano (se ne avete voglia ed è possibile lavarsi). Almeno un cambio di vestiti, nel caso si sporchino nel fango. I vostri medicinali, se ne avete bisogno e vi sono stati prescritti da uno specialista. Una busta di plastica per i vostri documenti e i soldi (portate sempre con voi soldi e documenti – i documenti vi saranno chiesti al momento della registrazione per controllare che voi siate voi -). Un’altra busta di plastica per il materiale di studio che vi consegneranno. Ed anche la vostra biancheria (intima – se la usate – ed esterna) mettetela in buste di plastica.

Ricordate: potete portarvi quello che volete, ma tutto quello che avete ve lo dovete trasportare voi. Quindi, niente “mi porto il pianoforte perché magari ho il tempo di esercitarmi con do-re-mi-fa-sol-la”. E no, non potete portare nemmeno la vostra Xbox, ps3, wii, e neppure quella vecchia console Atari.

Quello che è imprescindibile non si può acquistare, ma lo portate già incorporato nella vostra persona e lo potete trovare, partendo dal vostro collo, in basso e a sinistra.

Bene, chiarito questo, ecco la lista del necessario per frequentare la scuola in comunità. Senza questi requisiti NON SARETE AMMESSI:

– Indisposizione a parlare e giudicare.

– Disposizione ad ascoltare e guardare.

– Un cuore aperto.

Non importano la vostra razza, età, genere, preferenza sessuale, luogo di origine, religione, scolarità, statura, peso, aspetto fisico, la squadra per cui tifate, la vostra “anzianità” nel seguire lo zapatismo,… né le vostre calzature o se siete scalzi.

Ah, questo sì, non portate scarpe con i tacchi a spillo perché, è vero, stanno molto bene, ma le rompereste subito muovendo i primi passi nello…

Lo Spazio Scolastico e l’orario.

Secondo noi zapatiste, zapatisti, il luogo di insegnamento-apprendimento, la scuola, è il collettivo. Cioè, la comunità. E le/i maestr@ e le/gli alunn@ formano il collettivo. Tutte e tutti. Cosicché non ci sono un maestro o una maestra, ma c’è un collettivo che insegna, che mostra, che forma, ed in esso e con esso la persona impara e, a sua volta, insegna.

Quindi, il primo giorno di scuola in comunità (nelle altre modalità questo cambia), non aspettatevi il modello tradizionale di scuola. Quello che abbiamo preparato per voi, “l’aula” o il “salone scolastico” non è uno spazio chiuso, con una lavagna ed un professore o un’insegnante che impartisce il sapere agli alunni, che li valuta e li punisce (cioè, li classifica: alunni buoni e cattivi), ma lo spazio aperto di una comunità. E non una setta (qui convivono zapatisti e non zapatisti e, in alcuni casi, anti zapatisti), né una comunità egemonica, né omogenea, né chiusa (tutto l’anno la visitano persone di differenti calendari e geografie), né dogmatica (qui si impara anche dalle/dagli altr@).

Per questo non verrete in una scuola con gli orari abituali. Sarete a scuola in tutte le ore e tutti i giorni che durerà il vostro soggiorno. La parte più importante del vostro stare nella scuola zapatista è la vostra convivenza con la famiglia che vi accoglierà. Andrete con loro a fare legna, alla milpa, al ruscello-fiume-sorgente, cucinerete e mangerete con loro (chiaramente mangerete quello che non vi faccia male o secondo le vostre convinzioni – per esempio, se siete vegetariani o vegani non vi daranno carne, ma avvisateli prima perché i compas, quando sono felici per la visita, cucinano pollo o maiale, e la comunità o il municipio autonomo o la giunta di buon governo, per l’occasione usano il bestiame di proprietà della collettività per preparare brodo per tutt@ -), riposerete con loro e, soprattutto, vi stancherete insieme a loro.

Ovvero, come dire, in quei giorni farete parte di una famiglia indigena zapatista.

Per questo non accettiamo che qualcuno arrivi con la sua tenda da campeggio o la sua roulotte. Per questo c’è un numero limitato di iscritti. Perché in queste terre, è vero, ci stanno in molti, ma nelle capanne zapatiste ce ne stanno solo pochi. Se volete fare campeggio, stare nella natura ed i suoi equivalenti bucolici, non fatelo qui e in queste date.

Quindi, non conviverete con la vostra banda, gruppo, collettivo. Né con altr@ cittadin@. Se arrivate con la vostra famiglia, il vostro o la vostra partner, starete con loro se lo vorrete, ma nient’altro. Non è ammesso “noi che veniamo dallo stesso posto stiamo insieme per fare caciara o chiacchierare o cantare alla luce del falò o altro”. Questo lo potete fare nelle vostre geografie ed in altri calendari. Qui venite (soli o con la vostra famiglia, compagno o compagna) per condividere la quotidianità ed il sapere del popolo indigeno zapatista, e, chiaro, anche di indigeni che non sono zapatisti.

Il popolo zapatista è un popolo che ha la particolarità non solo di avere sfidato il potente, e neppure solo di essersi mantenuto in ribellione e resistenza per 20 anni. Ma anche, e soprattutto, per essere riuscito a costruire (nelle condizioni che conoscerete personalmente) la definizione indigena zapatista di libertà: governare e governarci secondo i nostri modi, nella nostra geografia ed in questo calendario.

Sì, “nella nostra geografia ed in questo calendario” segna una notevole distanza rispetto ad altri progetti. Non solo avverte che non è un modello da seguire (a noi alcune cose sono riuscite, altre no), un nuovo vangelo o una moda da esportare. Non è neppure un “manuale di costruzione della libertà”. Neanche per tutti i popoli originari del Messico, ed ancor meno per i popoli che lottano in ogni angolo del mondo.

Inoltre, fate molta attenzione, stiamo definendo un tempo. Quello che vedrete, è valido per noi, adesso. Nuove generazioni costruiranno le proprie strade, con modi propri e tempi propri. Il concetto di libertà non prevede lo schiavismo verso sé stesso.

Perché per noi la libertà è questo: esercitare il diritto di costruirsi il proprio destino, senza nessuno che ci comandi né ci dica sì o no. In altre parole: il nostro diritto di cadere e rialzarci da noi stessi. E sappiamo bene che questo si costruisce con ribellione e dignità, sapendo che ci sono altri mondi ed altri modi, e che, così come noi stiamo costruendo, ognuno costruisce la propria identità, cioè, la propria dignità.

Solo 2 volte nella settimana in cui convivrete con le comunità zapatiste parteciperete ad una riunione con tutt@ le/gli alunn@ nel Caracol della zona che vi spetterà. In quella riunione, dove saranno riuniti molti colori e modi di diversi calendari e geografie, ci saranno un maestro o una maestra che cercherà di rispondere alle domande o dubbi che potrebbero sorgere durante la vostra convivenza. Questo perché pensiamo che sarà bene per voi conoscere i dubbi, per esempio, di chi viene da un altro paese, da un altro continente, da un’altra città, da un’altra realtà.

Ma la cosa fondamentale della scuola la imparerete con il vostro…

Votán.

Per molti mesi, decine di migliaia di famiglie zapatiste si sono preparate per accogliere chi verrà nella scuola in comunità. Insieme a loro, migliaia di donne e uomini, indigeni e zapatisti si sono convertiti in un Votán individuale e collettivo nello stesso tempo.

Dovete dunque sapere qual’è il posto di Votán nella scuola. Perché il Votán è, come dire, la colonna portante della scuola. È il metodo, il piano di studio, il maestro-maestra, la scuola, l’aula, la lavagna, il quaderno, la penna, la scrivania con la mela, la ricreazione, l’esame, il diploma, la toga e il tocco.

Sul significato di “Votán” (o “Uotán”, o “Wotán”, o “Botán”) si è detto e scritto molto: per esempio, che la parola non esiste in lingua maya e che non è altro che la parola, male ascoltata e mal tradotta, “Ool Tá aan”, che sarebbe qualcosa come “Il Cuore che Parla”; che si riferisce al terremoto; o al ruggito del giaguaro; o al palpitare del cuore della terra; o del cuore del cielo; o del cuore dell’acqua; o del cuore della montagna; o tutto questo ed altro. Ma, come in tutto quello che si riferisce ai popoli originari, si tratta di interpretazioni di interpretazioni di chi ha voluto dominare (a volte con la conoscenza) queste terre ed i suoi abitanti. Quindi, a meno che non siate interessati ad elucubrare su interpretazioni di interpretazioni (che finiscono per ignorare i creatori), qui ci riferiamo al significato che le zapatiste, gli zapatisti, danno a “Votán”. E sarebbe qualcosa come “guardiano e cuore del popolo”, o “guardiano e cuore della terra”, o “guardiano e cuore del mondo”.

Ognuno degli studenti della scuola avrà il proprio Votán, un guardiano o guardiana, indipendentemente dall’età, genere, razza dell’alunno.

Cioè, oltre alla famiglia con la quale convivrete in quei giorni, avrete un tutore o tutrice che vi aiuterà a comprendere cos’è la libertà secondo noi zapatiste, zapatisti.

Le/I Guardian@ sono persone comuni. Solo che sono persone che si sono ribellate contro il potente che li sfruttava, disprezzava, derubava e reprimeva, e ci hanno messo la vita in questo. Tuttavia, il Votán in noi non predica il culto della morte, della gloria o del Potere, ma percorre la vita nella lotta quotidiana per la libertà.

Il vostro Votán personale, il vostro Guardiano/a, vi racconterà la nostra storia, vi spiegherà chi siamo, dove stiamo, perché lottiamo, come lo facciamo, con chi lo vogliamo fare. Vi parlerà dei nostri successi e dei nostri errori, studierà con voi sui libri di testo, fugherà per quanto possibile i vostri dubbi (se non ci riuscirà, c’è la riunione generale), vi parlerà in spagnolo (la famiglia con la quale vivrete parlerà in lingua madre), vi tradurrà quello che si dirà in famiglia, e tradurrà alla famiglia quello che voi direte o vorrete sapere, camminerà con voi, verrà con voi nella milpa o a fare legna o a prendere l’acqua, cucinerà con voi, mangerà con voi, canterà e ballerà con voi, dormirà vicino a voi, vi accompagnerà quando andrete in bagno, vi dirà che insetti evitare, controllerà che prendiate le vostre medicine, in sintesi: vi insegnerà e si prenderà cura di voi.

A lui potete chiedere quello che volete: se siamo un orrore di Salinas, se il SupMarcos è morto o è ad abbronzarsi sulle spiagge europee, se il SubMoy verrà, se la terra è rotonda, se crede nelle elezioni, se tifa per i Jaguares, eccetera, eccetera, eccetera. A differenza di altr@ maestr@, il guardiano o la guardiana, se non sa la risposta, vi dirà: “non lo so”.

Il vostro Votán sarà anche il vostro traduttore simultaneo che non ha bisogno di pile. Perché qua vi parleranno sempre in lingua madre. Solo il guardiano o guardiana può parlarvi in castigliano. Così capirete cosa succede quando un indigeno tenta di parlare nella lingua dominante. La differenza fondamentale è che qua non sarete trattati con disprezzo né con scherno perché non capite quello che vi dicono o perché pronunciate male. Ci saranno risate, sì, ma di simpatia per il vostro sforzo di capire e farvi capire. E, attenzione, il vostro Votán vi tradurrà non solo le parole, ma anche colori, sapori, suoni, mondi interi, cioè, una cultura.

Nella riunione alla quale parteciperete insieme ai vostri condiscepoli della zona, non potrete fare una domanda diretta al maestro o alla maestra, ma dovrà farla il vostro guardiano/a, e lui/lei la tradurrà al maestro che risponderà in lingua madre, ed il guardiano la tradurrà per voi. Indubbiamente resterete col dubbio se la vostra domanda sia stata tradotta correttamente e se la risposta che riceverete sia quella fornita dal maestro. Ma, non dicono che è giusto che un indigeno compaia davanti alle istanze governative di giustizia con un interprete? O per caso nei tribunali si traducono culture? Così capirete che quello che chiamano “uguaglianza giuridica” è un’altra delle mostruosità della giustizia nel nostro mondo. Dove sta l’uguaglianza giuridica se la traduzione di parole come “libertà”, “democrazia”, “giustizia” si fa con le stesse parole di chi vuole schiavizzarci, derubarci, farci sparire? Dov’è l’uguaglianza se l’accusa, il processo e la condanna le fa un sistema giuridico, oltre che corrotto, imposto con la lingua del Prepotente? Dov’è la giustizia se il sistema che giudica è basato sulla premessa dello smantellamento culturale?

Per questo la scuola. Per questo il Votán. Perché…

Siamo lui.

Il vostro Votán è un grande collettivo concentrato in una persona. Lui o lei non parla né ascolta come persona individuale. Ogni Votán siamo noi tutte e tutti gli zapatisti.

Qualche settimana fa, noi Subcomandanti Moisés e Marcos abbiamo affidato l’incarico di portavoce dell’EZLN a migliaia di uomini e donne indigene zapatiste per i giorni della scuola. In quei giorni di agosto (e poi in dicembre e gennaio prossimi), per loro voce parlerà tutto l’EZLN, attraverso il loro udito ascolterà, e nel loro cuore palpiterà il grande noi che siamo.

Cosicché in quei giorni della Scuola, avrete come maestro o maestra niente meno che la massima autorità zapatista, il capo/capa suprema dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale: Votán.

E Votán si incaricherà anche di…

Le/I Bambin@.

Se l’alunno o alunna è minorenne (12 anni o meno), una guardiana per ogni bambino e bambina accompagnerà sempre la madre e/o padre, aiuterà a prendersene cura, che non si ammali, che prenda le sue medicine, che giochi, che impari, che sia content@. Se sa già leggere, studierà sui libri di testo insieme al bambino o bambina, gli racconterà le storie di come vivevano i bambini indigeni prima dell’insurrezione e come vivono ora, gli racconterà storie terribili e meravigliose, racconti, barzellette, gli canterà “quella del babbuino colorato”.

Tutti i bambini e le bambine, con i familiari che li accompagnano, saranno sistemati nella zona più vicina a San Cristóbal de Las Casas, nelle migliori condizioni che possiamo offrire. Si predisporranno alloggi particolari per loro, insieme alle loro madri/padri, affinché non abbiano freddo, né si bagnino se piove. Ci saranno inoltre dei compas esperti di salute e primo soccorso. E per qualsiasi emergenza, saranno a disposizione, 24 ore su 24, 2 ambulanze e 2 veicoli per trasportare l’infante in città se avesse bisogno di un medico, o per andare a prendere medicinali se ce ne fosse bisogno. Se per qualche emergenza è necessario che la famiglia debba fare ritorno nella sua geografia particolare prima della fine della scuola, abbiamo un piccolo fondo economico per aiutarla con i biglietti, o la benzina.

Riassumendo: le/i bambin@ godranno di un trattamento speciale. Ma, né loro né gli adulti si salveranno da…

La Valutazione.

È la più difficile che abbiate mai immaginato. Non ci sarà un esame, una tesi o un test a risposta multipla; né ci sarà una giuria, o un gruppo sinodale con titoli universitari.

La valutazione la farà la vostra realtà, nel vostro calendario e geografia, ed il vostro sinodo sarà… uno specchio.

Lì vedrete se potrete rispondere all’unica domanda dell’esame finale: Cos’è la libertà secondo te-voi?

-*-

Bene. Salute e credetemi, lo dico per esperienza diretta, quello che più si impara qua, è domandare. E ne vale la pena.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

SupMarcos

Messico, Luglio 2013

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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo.

Eduardo Galeano narra un aneddoto di un maestro ed i suoi alunn@. http://www.youtube.com/watch?v=t87oqLxy-pA&feature=player_embedded

La libertà, per esempio, è esigere la libertà per tutt@ i prigionier@ Mapuche. La canzone si intitola “Cosas Simples”, del gruppo cileno Weichafe (Guerrero). http://www.youtube.com/watch?v=USY5au7E2fY&feature=player_embedded

“Luna Zapatista”, di Orlando Rodríguez e Miguel Ogando, con “El Problema del Barrio”, disegni di Juan Kalvellido. Edizione video: Orlando Fonseca. http://www.youtube.com/watch?v=B62P53d8ThQ&feature=player_embedded 

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/07/30/votan-ii-ls-guardians/

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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SupMarcos: Votán I.

Votán I.

UNO SCARABEO IN RETE

(Durito versione freeware)

Luglio 2013

Prima di spiegarvi della scuola (qualcosa tipo una “guida” o un “manuale di cattive maniere” o “manuale di sopravvivenza”), andiamo a vedere che cosa fanno là sopra. Non perché siamo distratti (lo siamo, senza dubbio), ma perché noi cerchiamo di guardare i loro calendari e geografie, cioè, tentiamo di capire.

Dunque, siate gentili e pazienti, e accompagnateci in questo sguardo da qua fino al loro là. Vediamo… mmm…

Tanta congiuntura-storica che cerca, invano, di catturare l’attenzione con titoli di prima pagina. L’impostura mediatica ora sconfitta dagli hashtag – o come si chiamano – (“virali” si dice, perché di massa, non perché nocivi… o no?).

Ah, la disperazione degli esperti di comunicazione, politologi, editorialisti, direttori di giornali: non toccano più gli argomenti di “attualità”, segnalano, impongono le loro analisi – non poche volte ben lubrificate da banconote di tutti i colori -, ma ognuno a modo suo, col proprio calendario, la propria geografia.

Lasciamo da parte per un momento quel patetico rapporto tra personalità dello spettacolo e della politica a tutti i livelli – reali, ministri, presidenti, governatori, legislatori – della cui “trascendenza” si occupa solo il giornalismo frivolo (cioè, quello a pagamento). Le riflessioni di politologi e giornalisti su questo argomento attraggono solo i sempre più scarsi “professionisti del pettegolezzo”.

Frase “tuitera” di Durito: “Della relazione tra il mondo dello spettacolo e la politica, vale a dire: photoshop li crea e poi li accoppia”.

Perché ora sembra che alla gente (quella massa ribelle che non guarda dove le viene ordinato di guardare, né ascolta quello che le viene ordinato di ascoltare) è venuta la mania di mettere il quotidiano in primo piano: come pettinarsi, cosa mi è successo in quel posto, quello che mi piace o non mi piace, quello che ho visto-sentito-mi hanno detto, i crimini che non appaiono sui mezzi di comunicazione a pagamento, la continua ridicolaggine dei governanti (prima nascosta da montagne di denaro nei camerini della comunicazione a pagamento), ora esposta senza controllo.

Il presunto paladino della libertà e della democrazia, il governo nordamericano, spia impunemente, o compie atrocità in tutto il pianeta? Zac! Ecco che la rete diventa la mano irriverente che abbatte la scenografia dietro la quale si nasconde l’ossessione del Potere: controllare tutto e tutti, sapere tutto.

E, all’improvviso, quando il Potere si rende conto che non è valso a niente pagare tanto affinché i riflettori (mediatici) si spegnessero o si concentrassero sullo stupido spettacolo di moda, il pubblico, la gente, la plebe, la banda, accende le sue luci ma non per accompagnare ritmicamente il ballo di sopra, ma per mostrare che il re-principe-ministro-presidente-governante-legislatore è nudo.

Vedendosi esposto, il Potere riesce solo a balbettare incoerenze e, ovviamente, a criminalizzare chi l’ha messo a nudo. Un tal governante o funzionario mostra la patetica sindrome di “lei-no-sa-con-chi-ha-a-che-fare”? Zac! Ecco che arriva lo schiaffo cibernetico e che tutti lo vedano-ascoltino-diffondano. E, chiaramente, la conseguente risposta giuridico-poliziesca dei politici: arresto dei tuiteros; iniziative di legge per controllare le reti sociali; lo spazio aereo mondiale violato dal governo nordamericano, il patetico servilismo dei governi europei (“è solo un indio, fermatelo”).

Prendete il nome che volete di chi è sopra o vuole esserlo: Peña Nieto, Obama, Berlusconi, Rajoy, Putin, tutto l’eccetera che avete dalle vostre parti. Grandi, mediocri e piccoli (tutti cattivi) commedianti che danzano al ritmo frenetico di internet (è inutile dire che non tengono nemmeno il passo?). Riassumendo: internet = (uguale a) globalizzazione immediata e di massa del ridicolo e dell’incapacità della classe politica.

Ma attenzione! Perché là sopra si sono accorti che l’attimo (la prova evidente della loro incompetenza) è anche fugace. E che il rimedio ad uno scandalo, è uno scandalo più grande. Il miglior antidoto contro un “hashtag” virale, è altro uguale. Finché queste denunce non passano al “bisogna fare qualcosa”, da lì a “bisogna fare questo”, e di lì al calendario e la geografia (“bisogna farlo in quel posto, il tal giorno”), non c’è problema. Il Potere non trova inconveniente che le sue ridicolaggini siano argomenti di conversazione, ma se, per esempio, i nuovi “terroristi internazionali”, cioè, le reti sociali, passano dallo scherno alla mobilitazione… allora sì cominciano a far squillare i “telefoni rossi” (ok, lo so che non si usano più, ma mi capite) nei centri del Potere Mondiale, cioè, nei centri finanziari. Perché una cosa è indignarsi individualmente di fronte all’ingiustizia, ed un’altra cosa è diventare collettivo di Indignati. Insomma, il problema si fa serio quando “l’abilità del basso” con la rete, si trasforma in pugni ribelli per strada… e nelle campagne.

Ma là sopra, gli analisti insistono con la citata e stracitata “congiuntura” (il “contesto storico”, mio caro). Ed è lo spettacolo di sempre. Per esempio, le elezioni… Frodi pre-elettorali, elettorali e post-elettorali. Allora la conclusione è quasi unanime: “non servono”… fino a che arriva una nuova stagione elettorale ed un illuminato a modo offre il solito: la libertà anelata a portata di una scheda elettorale. Così, la salvezza sta nel tracciare una croce in un determinato posto su un foglio, con fervore depositarlo in una scatola, e sperare che quell’essere intangibile che è “la maggioranza” appaia come ironico travestimento di chi realmente decide: un pugno di ricconi e riccone.

La Società del Potere”, li chiamiamo noi zapatisti e zapatiste, non fosse altro per segnalare che non è nell’apparato tradizionale, esaltato dalla scienza politica idem e dai politici ibidem, dove risiede il Potere ed il suo criminale esercizio.

Ah, la classe politica e corifei che l’accompagnano. Come se si trovassero ad anni luce dalla realtà, i politici di sopra non hanno capito che quello che vogliono governare non esiste più. Il loro (mal) agire è solo la scenografia dietro la quale si nascondono le macerie di un mondo… del loro mondo…

DURITO Versione π (3.14159265 ecc.)

Un politico è come uno zombie con l’etichetta “vegetariano radicale”, e qualunque sia il suo slogan, in fondo è: “sono sempre lo stesso ma ora mi comporterò bene”, mi dice Durito, che sostiene che Hannibal Lecter non è altro che uno zombie di buone maniere e abilità gastronomiche (di sicuro a scuola arriveranno due specialisti in gastronomia, sicuramente intrigati dagli ingredienti del piatto “Marco´s Special”, non adatto a vegetarian@ e così straordinario, altro che Ratatouille, vorranno rubare la ricetta segreta?).

Sì, è tornato Durito. L’autodenominato “unico supereroe che non usa calzamaglia, né pantaloni sopra la calzamaglia… né sotto la calzamaglia”.

Da giorni Durito insiste che è il suo turno. Alla mia obizione che molti non lo ricordano e che molti di più non sanno neppure della sua esistenza, Durito mi ha dato il suo biglietto da visita e mi chiede di pubblicarlo. Ha insistito e così lo metto qui, nel caso qualche distratto (o distratta, non si dimentichi l’equità di genere) voglia ritagliarlo ed averlo a portata di mano:

Don Durito de La Lacandona A.C. de C.V. de (i)R. (i)L.
Caballero Andante.
Hojita de Huapác # 69.
Montañas del Sureste Mexicano.

So che è stato uno sbaglio, ma gli ho chiesto cosa diavolo voleva dire “A.C. de C.V. de (i)R. (i)L.” e mi ha risposto: “Andante Caballero de Cabalgadura Versátil de Irresponsabilidad Ilimitada”.

Gli ho detto che ormai nessuno più usa i biglietti da visita, che adesso ci sono “blog”, “profili” e cibernetici equivalenti. In risposta alle mie obiezioni, Durito mi ha strappato il biglietto, ci ha scarabocchiato sopra e me l’ha ridato. Ora dice:

Don Durito Punto Com.
Andante Caballero y Grafitero Cibernético.
Arroba más w (pero al triple) punto #yosoy69yomiyomi.
(Se rayan muros
feisbuqueros y de los otros. Presupuesto sin costo)
Versión 7.7 bis.
Descarga gratuita sólo para
linux.
Diga sí al software libre

Ovviamente non gli ho più chiesto cosa significasse tutto questo.

Il fatto è che Durito mi ha detto che ora è il momento, quale momento migliore per fare la sua ricomparsa se non mentre un piccolo, piccolissimo numero di persone, di geografie e calendari così sparsi, stanno aspettando l’inizio delle lezioni della scuola zapatista.

Per chi non lo conosce o non lo ricorda (o per chi, come chi scrive, ha fatto di tutto per dimenticarlo), Durito è uno scarabeo. Certo, non è uno scarabeo qualsiasi. Si dice cavaliere errante (e ci dà a declamare interi paragrafi de “Il Fantastico Hidalgo Don Chisciotte della Mancia”), ha una graffetta deformata come lancia, un pezzo di guscio di cacaté come elmo, il tappo di una boccetta di medicinale come scudo, e come spada, beh, qui volano parole grosse, la sua spada non è niente meno che “Excalibur” (benché abbia l’aspetto di un rametto). Per completare, come cavalcatura non ha un ronzino, ma una tartaruga della dimensione di un pollice, che chiama “Pegaso” (“perché sembra che voli quando prende velocità”, spiega Durito).

Durito o Don Durito de La Lacandona, dice che la sua missione è, scrivo testualmente quello che mi detta, sfidare il potente, soccorrere il debole, strappare sospiri alle femmine, essere un tipo da poster, e… e quello che viene fuori man mano perché non è nemmeno cosa in cui incasellarsi, no? Per esempio, mi occupo anche di ingegneria – sono muratore mezzo cucchiaino da tè -, idraulica, pittura, consigliere d’amore, botiquero, webmaster, mago, assaggiatore di gelati alla noce, scrivano, specialista in trattamenti di bellezza che includono lavaggio, ingrassaggio, lattoniere e verniciatura, eccetera. Non dimenticare di mettere enfasi su “eccetera”.

Quindi, approfittando del fatto che – come milioni di persone – la congiuntura storica non ci prenda in considerazione, e mentre arriva il giorno fatidico in cui iniziano i corsi della scuola zapatista, Durito impartirà ora un corso propedeutico, dice, di “alta politica”.

E per farlo, Durito si pone in modo “Massively Multiplayer Online –MMO-” (affinché tutti capiscano, dice -almeno in Word of Warcraft ed in Call of Duty-) ed inizia con con… Un Twit?!

I partiti politici istituzionali sono il “bioshacker” della lotta per la libertà”

(Durito sorride soddisfatto della sua capacità di sintesi, ma avverte la necessità di dilungarsi quindi… sono dolori…)

Per comprendere il funzionamento contemporaneo della politica di sopra, bisogna frequentare il suo nuovo ateneo: i mezzi di comunicazione a pagamento. Attenzione: notare che non ho usato il tradizionale “mezzi di comunicazione di massa” perché ci sono media alternativi (o liberi o come si chiamino) che sono di massa ed altri che sono terreno di lotta (come internet).

Prendiamo, per esempio, la televisione. Accendete il vostro apparecchio ed osservate come la realtà imita la pubblicità. Ci sono quegli spot con macchine meravigliose che permettono non solo di perdere peso, ma di avere anche una figura da iomeiome, da corri-che-ti prendo.

Acquistando una di queste macchine, potete strafogarvi di grappa, farinacei, carboidrati, idrocarburi, zucchero, benzoato di sodio in generose proporzioni, e mettervi sul letto o sul sofà o sull’amaca o in terra (ci sono ancora le classi sociali, non si creda) e dedicarvi ai videogiochi, alla lettura di un romanzo o alla vostra serie TV. In alcuni giorni, avrete una figura come quella del ragazzo o della signorina che in quel momento sta dimostrando che la macchina è facile da usare, oltre ad essere utile per appendere i vestiti ad asciugare.

Bene, così è la politica di sopra nel momento in cui chiede il vostro voto. Non è necessario che vi organizziate, che lottiate ogni i giorno e dovunque, per costruirvi un destino. Per questo, non manca niente, c’è quel prodotto. Nella sua nuova versione abbiamo incluso un tasto di reset, ed ora include una confezione di gel all’aroma di fiori. Lui si occuperà di tutto. Sedetevi comodamente e vedrete come fioccano le offerte di lavoro, i prestiti a interessi bassi, le scuole laiche, scientifiche e gratuite, la cultura a portata di tutti, le abitazioni con tutti i servizi che servono e a basso costo, cibi sani, ospedali ben attrezzati e personale medico qualificato, le prigioni piene di veri delinquenti (cioè, di banchieri, funzionari e poliziotti), la terra a chi la lavora, le ricchezze naturali di proprietà della Nazione. Insomma, il mondo in cui avete sempre sognato di vivere, ma senza dover fare altro che mettere una croce su questa scheda elettorale. No, non dovete neppure disturbarvi a vigilare che non ci siano trappole o non si contino correttamente i voti, lo facciamo noi per voi!

Ah, il “bioshaker” della libertà: perdete peso senza muovervi (è la macchina che si muove per voi); siate liberi senza lottare (che il leader lotti per voi).

Orbene, non spegnete il televisore. Vediamo che cosa c’è dietro questi spot. Già, quei ragazzi muscolosi e quelle frondose signorine non usano quelle macchine. Se glielo domandate fuori dalla scena vi diranno che sono inutili, che non ne comprerebbero mai una, che un bel corpo si ottiene solo con un’alimentazione adeguata e facendo esercizio. Mi seguite?

E così è in politica: quelli che nel mondo veramente comandano non credono nella democrazia elettorale, sanno bene che lì non si decide niente di fondamentale. Che il comando vero, il Potere, sta da un’altra parte, la LORO parte.

Ma, quando state per cambiare canale, o mettere il dvd “di produzione alternativa” per vedere “The Walking Dead”, appare un altro signore, signora, signorina, che vi dice di non cambiare, che se votate per lui-lei, avrete quello di cui tanto avete bisogno e che meritate, che per averlo, guardate, dovete solo fare un segno qui su questa scheda elettorale su questo simbolo che, è vero!, sembra di cibo spazzatura…

Bene, ed ora un esame a risposta multipla per passare questo corso propedeutico:

Visto quanto sopra, voi…

a).- Ascoltate il signore-signora-signorina e vi dite che bisogna provare, forse sì, bisogna fare un altro partito politico… con gli stessi di sempre.

b).- Cambiate canale o pigiate play al divudi e cominciate a discutere col vostro partner o col vostro cane o gatto, o con tutti e 3, sul perché gli zombie perdono sempre malgrado siano la stragrande maggioranza: Beh, non sempre, quasi mai / Alla fine gli zombie vincono / Come quel film di Romero, dove si vede il tipo di The Mentalist, dove alla fine si vede che gli zombie cercano un posto per loro / Ah, si chiama “Zombie Land”, “Terra dei Morti” / Sì, se ne vanno via forse inorriditi dalla sanguinaria crudeltà dei vivi / Mmm, cioè, dici che gli zombie faranno il proprio municipio autonomo ribelle zapatista? / O vanno alla scuola zapatista / Allora sarà pieno di gente strana / Sì, come tutti noi / E tutte noi, tonto / Schiaffo / Bravo, bacino.

c).- Non l’avete o spegnete il televisore e cercate in rete se qualcuno ha già trovato un autobus per San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, dall’8 al 18 agosto, per andare alla festa, andare a scuola, e partecipare alla cattedra dei popoli originari. Mentre il computer si accende, vi provate quegli orribili stivali che qualcuno vi ha detto che vi servirebbero andando in Chiapas.

d).- Non avete letto-capito la domanda.

Autovalutazione (non barate):

Se avete scelto l’opzione a, non venite, vi prendereste solo rabbia. Se avete optato per la risposta b, non preoccupatevi, anche noi sembriamo zombie… beh, però una pettinata non vi farebbe male. Se la vostra opzione è stata la c, sappiate che quegli stivai non vi serviranno a molto. Se avete scelto la d, tornate all’inizio del testo (no, non questo, ma quello che si è cominciato a scrivere più di 500 anni fa).

Tan-tan. Fine del corso propedeutico di Durito

-*-

Gli zapatisti, le zapatiste, quale opzione sceglierebbero? Userebbero macchine per fare ginnastica o una dieta bilanciata, o entrambe? O nessuna – vedrete che gli zapatisti poi si costruiscono la propria opzione -.

Ah, forse troverete queste risposte nel corso “La Libertad según l@s Zapatistas”. Non ve lo garantisco. Quello che è sicuro è che, anche se mancheranno le risposte, abbonderanno le domande.

(Ah, Durito ha portato anche un racconto, “la storia del gatto-cane”, ma lo lascio per un altro giorno).

Bene. Salute e credetemi, ciò per cui vale la pena non è facile, per esempio, arrampicarsi su quella collina per vedere, da lì, come la luce alla fine si rifugia nell’ombra dell’alba.

(Continua)

 

Dalle montagne del Sudest Messicano.

SupMarcos

Messico, luglio 2013

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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo.

Immagni inedite di Durito. Top Secret.” http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=svo2SEjmi6o

Autore León Gieco e con la voce di Carlos Karel, la canzone “Señor Durito”. http://www.youtube.com/watch?v=jf3oikHlyp8&feature=player_embedded

Parodia della serie televisiva “The Walking Dead” http://www.youtube.com/watch?v=X16IGZyNVoo&feature=player_embedded

Dalla serie popolare “Hitler lo sa”, qui il suo disappunto per le campagne elettorali in Messico ed i nuovi candidati… come il Gatto Morris (attenzione: contiene parole che possono essere offensive, ma niente che non si senta ogni giorno in qualunque parte del mondo): http://www.youtube.com/watch?v=jWXBwuugrSY&feature=player_embedded

 

Link al Comunicato Originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Giovedì 25 luglio 2013

Liberati i tre indigeni accusati di aver avvelenato l’acqua dell’ejido di Puebla

Hermann Bellinghausen

Martedì notte sono stati liberati i tre indigeni dell’ejido di Puebla, due di loro zapatisti, in stato di fermo presso la procura indigena di San Cristóbal de las Casas dal fine settimana scorso. Si tratta di Mariano Méndez Méndez, Luciano Méndez Hernández y Juan López Santiz. (… segue http://www.jornada.unam.mx/2013/07/25/politica/017n1pol

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La Jornada – Martedì 23 luglio 2013

Frayba denuncia un pestaggio da parte di esponenti evangelici ai danni di tre tzotzil arrestati in Chiapas

Hermann Bellinghausen

Dei tre coloni tzotzil dell’ejido di Puebla (municipio di Chenalhó) Chiapas, arrestati arbitrariamente sabato da un gruppo di evangelici, due di loro risultarono essere basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN): Mariano Méndez Méndez e Luciano Méndez Hernández. Il terzo, Juan López Méndez, di confessione battista, è stato fermato per aver espresso il suo disaccordo per la cattura degli zapatisti.

Il Centro dei Diritti Umani Frayba ha potuto documentare che i tre sono feriti da percosse ricevute dagli evangelici, guidati dal commissario ejidale Agustín Cruz Gómez e da altri correligionari dell’ex sindaco priista Jacinto Arias Cruz, già condannato per la partecipazione nel massacro di Acteal e liberato recentemente dalla Suprema Corte di Giustizia della Nazione.

Il Frayba precisa che gli arrestati, “accusati falsamente dalle autorità dell’ejido di avvelenare l’acqua”, sono stati portati verso le 0:30 del giorno 21 negli edifici della Procura Specializzata per la Giustizia Indigena, a San Cristóbal de Las Casas. Alle due del mattino sono stati rinchiusi nelle celle della Procura. 

Testimoni citati dal Frayba affermano che tutti presentano ferite da percosse e che Juan López Méndez, è stato fermato e picchiato solo per essere in disaccordo con le decisioni prese dalle autorità dell’ejido.

Il Frayba ha denunciato la Procura Indigena per ostruzione alla difesa dei diritti umani ed ha dichiarato che, visto il contesto di violenza, il suo personale domenica si è recato alla Procura, ma la pubblico ministero titolare della Sezione numero 4, Socorro Gómez Santiz, non ha permesso loro di verificare la situazione fisica e psicologica dei detenuti, dato che diversi testimoni confermano che sono feriti. 

Ciò nonostante, il commissario Agustín Cruz Gómez domenica stessa ha presentato al Pubblico Ministero le denunce contro i detenuti. Le autorità hanno permesso questo, malgrado l’accusatore sia anche l’esecutore del pestaggio. Tutto indica che sono stati adottate le abituali procedure in Chiapas per incolpare e punire indigeni innocenti. Di questi sono piene le prigioni dello stato, come ha denunciato Alberto Patishtán Gómez dalla sua cella.

Finalmente, questo lunedì gli avvocati sono riusciti a visitare i detenuti, ma il Pubblico Ministero ha impedito che si stimasse il loro stato fisico.

Secondo informazioni raccolte dal Frayba, la popolazione dell’ejido di Puebla si trova senza acqua, poiché le autorità hanno svuotato le cisterne che forniscono la comunità, situazione che sta colpendo gli abitanti e creando disagio. Il clima di provocazione è evidente, le autorità statali non hanno fatto niente per impedirlo e gli ispettori sanitari non hanno confermato la presenza di sostanze tossiche.

Secondo le testimonianze dei coloni, “durante gli arresti del 20 luglio, il commissario ejidale ha accusato la Società Civile Las Abejas di Acteal di dirigere e provocare la situazione di instabilità che si vive nell’ejido a causa della costruzione della nuova cappella. I principali accusati sono Macario Arias Gómez ed il catechista Francisco López Santiz. 

Il Frayba esprime estrema preoccupazione e chiede al governo federale, come a quello del Chiapas, di affrontare i problemi, rilasciare immediatamente Mariano Méndez Méndez e Luciano Méndez Hernández, basi zapatiste, e Juan López Méndez, e che sia fornita loro assistenza medica immediata.

Chiede inoltre che si garantisca l’integrità fisica e psicologica dei detenuti e dei membri di Las Abejas di Acteal, in particolare Macario Arias Gómez e Francisco López Santiz.

Il Frayba infine chiede, che il governo affronti la situazione di conflitto nell’ejido di Puebla attraverso il dialogo e che si dia priorità ad accordi tra le parti in conflitto.

Il pomeriggio di lunedì, come riferito dalla Colonia Puebla, il clima era molto teso. Sono stati riportati atti di ostilità contro i cattolici ed alcuni casi di isteria collettiva per la paura del presunto avvelenamento, cosa che acutizza le tensioni.

Al tramonto è giunta comunicazione che due membri dell’organizzazione Azione Sociale Samuel Ruiz (già Caritas Chiapas), il consigliere parrocchiale Pedro López Arias e Gilberto Pérez, che portavano provviste ed acqua alle famiglie aggredite, sono stati fermati a Puebla dai priisti ed alla chiusura della presente edizione del giornale non sono ancora stati liberati. http://www.jornada.unam.mx/2013/07/23/politica/015n1pol

DENUNCIA DELLA JBG DI OVENTIC 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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NUOVE DATE DELLA ESCUELITA, INFORMAZIONI SU VIDEOCONFERENZE ED ALTRO

Luglio 2013

Per: Le compagne ed i compagni della Sexta e studenti della Escuelita Zapatista.

Da: Subcomandante Insurgente Moisés.

Compagne e compagni.

Di seguito mando alcune informazioni sulla Escuelita Zapatista:

Primo.- Informazione per le/i compagn@, uomini, donne, bambini ed anziani, che non hanno trovato posto in questo primo avvio della scuola zapatista nel mese di agosto 2013. Le comunità zapatiste hanno compiuto un ulteriore sforzo estendendo il numero degli iscritti a 1700 studenti ma siamo al completo un’altra volta. Cioè, è stato fatto posto per altri 200 che erano in lista e che sono stati avvisati. Ma ce ne sono molti altri e altre che vogliono venire. Bene, a questi diciamo di non rattristarsi, né di arrabbiarsi per via dei posti esauriti.

Le compagne ed i compagni maestri hanno deciso che le lezioni proseguiranno alla fine dell’anno, ovvero a dicembre 2013 e gennaio 2014. In concreto:

Date della seconda sessione della escuelita:
Iscrizioni il 23 e 24 dicembre 2013.
Lezioni dal 25 dicembre fino al 29 dicembre di quest’anno.
Partenza il giorno 30.

E per chi vuole restare per la festa del 20° anniversario dell’insurrezione zapatista per festeggiare e ricordare l’alba del 1° gennaio del 1994, festa il giorno 31 dicembre e 1° gennaio.

Poi , niente riposo, perché è già deciso che dopo la festa riprenderà il lavoro, cioè la escuelita:

Date della terza sessione della escuelita:
Festa il 31 dicembre 2013 e 1° gennaio 2014.
Iscrizioni il 1° e 2 gennaio 2014.
Lezioni dal 3 gennaio al 7 gennaio 2014.
Partenza per i propri luoghi di origine il giorno 8 gennaio 2014.

ATTENZIONE: Per chiedere l’invito e la clave de registro per la seconda e terza sessione della scuola, anche se già l’avete chiesta attraverso la pagina web o per email, dovete mandare la vostra domanda al seguente indirizzo di posta elettronica (anche a partire da oggi stesso):

escuelitazapDicEne13_14@ezln.org.mx

Abbiamo deciso di procedere in questo modo per organizzare tutto al meglio ed avvisarvi per tempo.

Secondo.- Vi ricordiamo che la festa dei 10 anni dei Caracol e delle Giunte di Buon Governo è aperta a tutt@. La festa incomincia l’8 e prosegue il 9 e 10. I giorni 9 e 10 ci saranno dei concerti ed esibizioni di gruppi artistici di molte parti del Messico e del mondo. Ci sarà un concerto anche al CIDECI il giorno 11 agosto, che è il giorno della registrazione. Poi vi manderemo il programma.

Terzo.- Vi ricordiamo che, per la prima sessione della scuola ad agosto di qust’anno:

– La registrazione, con clave ed un documento di identità, avverrà nei giorni 10 e 11 agosto 2013 presso il CIDECI, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico.

.- Dovrete versare $100.00 (cento pesos messicani = 7,00 Euro) per il costo del pacchetto di studio composto da 4 libri di testo e 2 dvd (20 pesos ogni libro e 10 pesos ogni dvd).

.- Quando vi registrerete vi daranno il vostro cartellino identificativo, il vostro pacchetto scolastico e vi diranno in quale Caracol siete destinati. Se avete un mezzo proprio vi diranno come raggiungere la destinazione ed a che ora partirà una carovana con un auto che farà da guida. Se non avete un mezzo proprio, vi diranno quali autobus o camion prendere per viaggiare in gruppo. Se avete l’auto, potete archeggiarlo nel Caracol.

.- La partenza per i Caracol è lo stesso giorno 11, mano a mano che si riempiono auto e camion. Se si farà molto tardi, si partirà anche il giorno 12 mattina presto.

.- Le lezioni iniziano il giorno 12 agosto e finiscono il giorno 16, e le partenze con i mezzi sono sono il giorno 17 agosto con destinazione il CIDECI, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas. Lì se volete potete fermarvi per assistere alla Cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” che terranno dirigenti di diversi popoli originari del nostro paese.

.- Tempi di percorrenza:

I Caracol più lontani sono: La Realidad e Roberto Barrios, in carovana ci vogliono dalle 8 alle 9 ore senza soste e senza perdersi e senza guasti ai mezzi.
Segue: Il Caracol di La Garrucha, 5 o 6 ore senza soste.
Poi segue: Il Caracol di Morelia, da 4 a 5 ore senza soste.
Per ultimo: Il Caracol deiOventik, da 1 ora e mezza a due ore.
Tutti partendo da San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico, dal CIDECI.

Un’altra volta vi comunico gli orari delle lezioni, ma prima il SupMarcos vi deve raccontare come funziona tutto questo.

Quarto.-Vogliamo anche dire, avvisare i nostr@ compagn@ della Sexta che non possono frequentare la scuola in agosto, che la possono seguire attraverso i media, perché le lezioni saranno trasmesse in videoconferenza da una squadra speciale di compas zapatisti che spiegheranno e risponderanno a tutti i dubbi sulla faccenda delle “chat“.

Per questo ci aiuteranno i compas dei media liberi Koman Ilel e di altri media liberi.

Di questo vi parleremo in un comunicato a parte. Ma vi anticipo che le videoconferenze saranno i giorni 12, 13, 14, 15 e 16 agosto 2013. E ha almeno in 2 orari: uno affinché possa cominciare alla sera in America e l’altro sarà dopo alcune ore affinché si possa vedere la sera in altri continenti. Si è pensato alla sera perché probabilmente rientrate dal lavoro e potete seguire le lezioni, o seguirle di giorno se lavorate la sera.

Per poter entrare in videoconferenza serve una password che sarà data a coloro che hanno chiesto di seguire le lezioni con questa modalità. Se volete seguire le lezioni in videoconferenza e non avete l’invito, per favore scrivete al seguente indirizzo email, chiedendo di essere inseriti nella videoconferenza:

video@ezln.org.mx

  E sarà inviata la password per entrare in internet. Anche i compagni che organizzano la sessione della videoconferenza nelle proprie sedi in tutto il mondo devono mandare la loro registrazione per coloro che inviteranno presso di loro. Questo per darci un’idea del numero delle persone che seguono le lezioni con questa modalità.

Questo è quanto, compagn@ della Sexta.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, luglio 2013
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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo:

Canzone “Soy el Sol en Movimiento”, del gruppo “El Problema del Barrio”. Parole di Orlando Rodríguez, Musica di Miguel Ogando.  Disegni di Juan Kalvellido. Edizione video: Orlando Fonseca. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=E4AQ7S1T550

Rock! Il gruppo spagnolo “Ilegales” con lil pezzo “Tiempos Nuevos, Tiempos Salvajes”. Edizione de video: Zenodro1000 http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=cJrnJ0n2P9g

Reagge, dalla Costa d Marfil, Africa, con Tiken Jah Fakoli e questo pezzo dal titolo “Plus Rien Ne M’étonne” (“Più nulla mi spaventa”).  Ediczione video: Ben Magec. http://www.youtube.com/watch?v=pj0Y41La43Y&feature=player_embedded

Link al comunicato originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Circolare relativa al trasferimento dei condiscepoli della Escuelita Zapatista 

A TUTT@ NOSTR@ CONDISCEPOLI DELLA ESCUELITA ZAPATISTA 

COMPAGN@: 

E’ SEMPRE PIU’ VICINA LA DATA DELL’INIZIO DELLA SCUOLA ZAPATISTA E VI INFORMIAMO CHE SU INIZIATIVA DI ALCUNI COLLETTIVI E COMPAGN@ SONO STATE FATTE LE SEGUENTI PROPOSTE PER IL TRASFERIMENTO DA CITTA’ DEL MESSICO-CHIAPAS-CITTA’ DEL MESSICO.

1) PARTENZA 8 AGOSTO ALLE 17:00, PER INIZIATIVA DEI COMPAS DELLA RED MyCZ, CON TRE OPZIONI:

A) VIAGGIO BREVE SOLO PER PARTECIPARE ALLA FESTA DELL’ANNIVERSARIO DEI COMPAGNI ZAPATISTI, PARTENZA 8 E RITORNO 11/12 AGOSTO: COSTO $850 (51,00 euro, circa).

B) VIAGGIO DALL’8 AL 18/19 AGOSTO PER FESTEGGIARE L’ANNIVERSARIO, FREQUENTARE LA SCUOLA E LA CATTEDRA, COSTO $950 (57,00 euro circa).

C) C’E’ ANCHE UN VIAGGIO DALL’8 AL 17/18 AGOSTO: COSTO $ 950 (57,00 euro circa).

CHI FOSSE INTERESSATO SI METTA IN CONTATTO CON I COMPA CLAUDIA TORRES (CEL 5554353824) E/O ALBERTO CORIA (CEL 5532591338) EMAIL: ctroux@me.com, redmyczapatista@gmail.com alberto.coriajimenez@gmail.com

2) POTREBBERO ESSERCI ALTRE PARTENZE IL 10 AGOSTO ALLE 17:00, PER ESSERE AL CIDECI PRIMA DEL GIORNO 11 AGOSTO PER L’ISCRIZIONE E LA PARTENZA NELLE COMUNITA’, CON RITORNO IL 17/18 AGOSTO. IL COSTO E’ DI $900 A PERSONA (54,00 euro). INTERESSATI TELEFONARE AI NUMERI 55780775 E 55784711 E/O SCRIVERE ALL’EMAIL: laescuelitava@gmail.com

URGE SAPERE QUANTI RICHIEDERANNO QUESTO SERVIZIO. POSSIAMO NOLEGGIARE I BUS NECESSARI PER TUTTI. L’UNICO REQUISITO È METTERSI IN CONTATTO CON I RESPONSABILI E PAGARE IL COSTO DEL TRASPORTO PER NOLEGGIARE I BUS. PER NOLEGGIARE UN BUS SONO NECESSARI ALMENO 40 PASSEGGERI.

LE PARTENZE AVVERRANO DALLA SEDE DI UNÍOS IN VIA DR. CARMONA Y VALLE #32, COLONIA DOCTORES, AD UN ISOLATO E MEZZO DALLA STAZIONE DELLA METROPOLITANA CUAUHTÉMOC (LINEA ROSA).

INOLTRE, I COMPAGN@ STUDENTI CHE ARRIVANO A CITTA’ DEL MESSICO POSSONO PASSARE NELLA SEDE DI UNÍOS PER LASCIARE LE PROPRIE COSE, LAVARSI E PERFINO PERNOTTARE. VI CHIEDIAMO SOLO DI INFORMARCI IN ANTICIPO AI NUMERI DI TELEFONO 55780775 E 55784711 E/O EMAIL: laescuelitava@gmail.com

 FRATERNAMENTE,

CONTRO IL SACCHEGGIO E LA REPRESSIONE, LA SOLIDARIETA’!

RED CONTRA LA REPRESIÓN Y POR LA SOLIDARIDAD (RvsR)


¡CONTRA EL DESPOJO Y LA REPRESIÓN: LA SOLIDARIDAD!
Red Contra la Represión y por la Solidaridad
Correo electrónico: redcontralarepresion@gmail.com
Página: http://www.redcontralarepresion.org/
facebook.com/redcontralarepresion

Telefono: 55 78 07 75 y 55 78 47 11
Indirizzo: Dr. Carmona y Valle # 32, colonia Doctores, Del. Cuauhtémoc, México Città del Messico. C.P. 06720

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La Jornada – Mercoledì 17 luglio 2013s

I profughi tzeltal di Tenejapa chiedono l’attenzione del governo

Hermann Bellinghausen.

Famiglie filo-zapatiste sfollate dal 4 dicembre 2011 della comunità tzeltal di Banavil, municipio di Tenejapa, Chiapas, hanno denunciato che, dopo avere vissuto da profughi per 1 anno e 7 mesi in condizioni precarie a in San Cristóbal de las Casas, il governo non le considera. La loro espulsione, dopo un attacco armato di priisti di questa e di altre comunità, ha comportato la sparizione del patriarca della famiglia López Girón, Alonso López Luna, e tutto indica che fu assassinato allora. In quell’occasione morì uno degli aggressori, Pedro Méndez López. In relazione al fatto, e con accuse false, Francisco Santiz López, base di appoggio dell’EZLN, è rimasto in carcere per un anno.

Chiediamo al governo di Manuel Velasco Coello ed al presidente Enrique Peña Nieto che risolvano al più presto possibile i nostri problemi; fino a quando ci ignoreranno?, hanno dichiarato gli indigeni sfollati.

Inoltre chiediamo giustizia, riguardo i responsabili della sparizione di nostro padre Alonso López Luna, e che ci dicano dove hanno nascosto i suoi resti. I responsabili sono liberi. Il pubblico ministero, Cristóbal Hernández López è loro complice, per questo non ha fatto giustizia, sostengono Lorenzo, Miguel, Petrona ed Amita López Girón. Infine chiedono che al compagno Alberto Patishtán Gómez sia liberato il prima possibile.

Quel 4 dicembre, una cinquantina di elementi del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) aggredirono con le armi quattro famiglie simpatizzanti dell’EZLN e li cacciarono dalle loro case e dal villaggio. Ci furono sei feriti. Inizialmente fu arrestato uno dei loro componenti, Lorenzo, oltretutto ferito da una pallottola, con l’accusa di lesioni aggravate. Poco dopo, Santiz López, base di appoggio dell’EZLN, fu arrestato benché non si trovasse sul posto al momento dei fatti, ma qualcuno doveva pagare la morte di Méndez López, perché tutto indica che questa sarebbe stata provocata dallo sparo dei suoi stessi compagni.

López Luna scomparve ma 20 giorni dopo, nell’ejido Mercedes, che confina con Banavil, fu trovato un braccio. La famiglia riconobbe una cicatrice che corrispondeva al padre. Poliziotti statali, il giudice municipale ed il Pubblico Ministero lasciarono passare molti giorni prima di recarsi sul luogo del ritrovamento e non trovarono più niente. 

Per questi fatti, a gennaio del 2012 il Frayba denunciò: Le false accuse e la violenza generata dal gruppo di cacicchi del PRI degli ejidos Banavil, Mercedes e Santa Rosa, a Tenejapa, hanno provocato lo sgombero forzato di quattro famiglie simpatizzanti dell’EZLN e la morte di un membro del PRI. 

L’organizzazione sottolineava allora le continue e sistematiche aggressioni contro le basi zapatiste ed i simpatizzanti dell’EZLN, e chiedeva al governo del Chiapas di trovare López Luna, fare luce sulla morte di Méndez López, misure cautelari per il ritorno degli sfollati, una vera investigazione dei fatti, e di disarmare il gruppo di cacicchi. Niente di tutto questo è avvenuto.

Le vessazioni contro i simpatizzanti zapatisti che si oppongono agli arbitri dei cacicchi risalgono al 2009: esproprio di terre, disboscamento illegale, riscossione di imposte senza fondamento, furti, aggressioni fisiche e negazione del diritto all’istruzione. Da allora le autorità non hanno nemmeno tentato di fare giustizia. http://www.jornada.unam.mx/2013/07/17/politica/017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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EZLN con gli Yaqui.

Comunicato del CCRI-CG dell’EZLN e del Congresso Nazionale Indigeno in solidarietà con la Tribù Yaqui

 Alla Tribù Yaqui,

Al Popolo del Messico,

Alla Sexta nazionale e Internazionale,

Ai governi del Messico e del Mondo.

Come Popoli indigeni, Nazioni e Tribù che compongono il Congresso Nazionale Indigeno, inviamo il nostro messaggio dal territorio ribelle zapatista nelle montagne del sudest messicano. Con esso inviamo un fraterno saluto di forza e solidarietà ai membri della Tribù Yaqui e al loro Governo e alla Guardia Tradizionale, sperando che stiate tutti bene.

Salutiamo la capacità storica della Tribù Yaqui di difendere la propria esistenza e territorio, che negli ultimi 40 giorni si è manifestata con la creazione di un accampamento di resistenza sulla Strada Internazionale a Vicam, Sede Principale della Tribù Yaqui, contro il furto dell’acqua da parte del governo attraverso la realizzazione dell’Acquedotto Indipendenza, che non riguarda solo gli Yaqui ma l’intero sud di Sonora. Tutto questo nonostante la Tribù Yaqui abbia seguito e vinto tutti i percorsi legali necessari per fermare questo furto, ma che il governo non ha rispettato. La vostra lotta, compagni, è nostra. Noi, come voi, crediamo che la terra è nostra madre e che l’acqua che scorre nelle sue vene non è in vendita, perché da essa dipende la vita che è un diritto, non una cosa concessa dai malgoverni o dagli imprenditori.

Chiediamo l’immediata cancellazione dei mandati di arresto e delle false accuse contro i membri della Tribù Yaqui e condanniamo la criminalizzazione della loro lotta, e diciamo ai malgoverni emanati dai partiti politici, che il fiume Yaqui è storicamente portatore della continuità ancestrale della cultura e del territorio Yaqui, e a nome del Congresso Nazionale Indigeno ribadiamo che un attacco contro uno, è un attacco contro tutti, per cui risponderemo di conseguenza ad ogni tentativo di reprimere questa lotta e qualsiasi altra lotta.

Infine, rivolgiamo un appello alla comunità internazionale e ai nostri fratelli e sorelle della Sexta Internacional affinché vigilino sugli eventi in territorio Yaqui e di unirsi in solidarietà con la Tribù Yaqui e le sue istanze.

Distintamente

7 luglio 2013

Dal Caracol Zapatista numero 2 – Resistencia y Rebeldía por la Humanidad, di Oventic, Chiapas

Mai più un Messico senza di noi

Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia Generale dell’EZLN

Congresso Nazionale Indigeno

Link Comunicato Originale

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Los de Abajo

Inettitudine politica

Gloria Muñoz Ramírez 

Sebbene il governo del Chiapas abbia voluto trarre vantaggio politico dalla scarcerazione di nove detenuti filo-zapatisti dalla prigione di San Cristóbal de las Casas, la sua inettitudine politica ha provocato un ritardo ingiustificato lasciandoli tre giorni in più dietro le sbarre in attesa che il governatore Manuel Velasco Coello si liberasse dai suoi impegni e potesse recarsi personalmente a liberarli.

Dalla scorsa domenica erano iniziate a correre le voci sulla loro liberazione. Il mercoledì è arrivata la notifica formale e per due volte hanno firmato i verbali di scarcerazione, che però non è avvenuta perché il governo statale preparava un evento politico per la loro consegna, come se fosse una concessione e non un atto con il quale si ristabilisce il diritto violato.

I nove detenuti aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona sono innocenti. Lo sono sempre stati, come lo sono il professore tzotzil Alberto Patishtán ed Alejandro Díaz Sántiz, che restano però in prigione ingiustificatamente. Il deliberato ritardo del tribunale con sede a Tuxtla Gutiérrez, nel risolvere il caso Patishtán, non fa altro che alimentare la sfiducia nelle istituzioni e la possibilità che vogliano risolvere il caso con una soluzione politica che implichi il perdono presidenziale, e non il riconoscimento di innocenza, che è ciò che dev’essere.

La dignità e l’interezza con le quali i nove indigeni sono usciti di prigione hanno mostrato il frutto della loro organizzazione. Nessuno di loro era attivista né militante prima di essere arrestato. Sono diventati simpatizzanti zapatisti in prigione, al passaggio dell’Altra Campagna. E, senza dubbio, è stata determinante la mano del professor Patishtán nella loro politicizzazione. Oggi è l’organizzazione a rimetterli in libertà, e questo è un chiaro messaggio per il resto dei carcerati dello stato.

È la loro trasformazione da vittime a individui attivi in lotta per i propri diritti ciò che pone i loro familiari in un’altra logica, ciò che convoca la solidarietà internazionale, ciò che, insomma, li libera ancor prima di uscire di prigione. In questo senso, l’Altra Campagna di allora (oggi conosciuta solo come La Sexta), segna un altro successo, invisibile come la maggioranza dei risultati ottenuti.

Qui non vedo croci, ci disse alcuni mesi fa Alfredo, ed usciremo vivi. Questo venerdì è stato il giorno. E, in strada, oltre a ribadire la loro decisione di continuare a lottare per la libertà di Patishtán e del resto dei loro compagni; hanno ringraziato le persone ed i gruppi nel resto del mondo per aver fatto dei loro casi una causa comune per la giustizia.

losylasdeabajo@yahoo.com.mx

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Venerdì 5 luglio 2013

Liberati nove indigeni in Chiapas; Patishtán resterà in prigione

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 4 luglio. È la terza volta che Alberto Patishtán Gómez vede uscire i suoi compagni di prigione, dopo una lunga e dolorosa lotta insieme per riacquistare non solo la libertà, ma la dignità rubata, gli anni persi senza motivo né colpa. È la terza volta che resta dentro. 

Infine, questo pomeriggio sono stati liberati nove detenuti aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, dopo tre giorni in attesa che si realizzasse la decisione del governo statale. Erano da molti anni in lotta pacifica, uno sciopero della fame, numerose notti di solitudine e disperazione. Per la loro liberazione (o meglio una correzione del sistema di giustizia imperante in Chiapas, una chiamata dall’erta), hanno dovuto ancora aspettare. Da martedì avevano un piede nella staffa, ma niente. Fuori, sotto la pioggia o il sole, hanno aspettato per due giorni le loro madri, mogli, figli, con irrefrenabile incredulità.

Il governatore Manuel Velasco Coello è arrivato via terra da Tuxtla Gutiérrez, alle 18:15, fino al carcere di Los Llanos, nella zona rurale di San Cristóbal, per consegnare agli indigeni i verbali di scarcerazione, dopo essere entrato nella prigione ed aver parlato con ognuno di loro.

Poi, il professor Alberto Patishtán Gómez, che resterà in prigione insieme ad Alejandro Díaz Sántiz, ha varcato per qualche metro le porte della prigione per ”consegnare” ai loro familiari i compagni scarcerati: ”Vi consegno i compagni; io resto ancora qui, ma non bisogna perdere la speranza”, ha detto sorridente e fiducioso, prima di voltarsi e tornare in prigione, accompagnato dal governatore e da un nugolo di funzionari e guardaspalle.

Le persone che questo giovedì hanno lasciato la prigione statale numero cinque, sono: Rosario Díaz Méndez, Pedro López Jiménez, Juan Collazo Jiménez, Juan Díaz López, Rosa López Díaz, Alfredo López Jiménez, Juan López González y Benjamín López Díaz. Una volta fuori, Pedro López Jiménez ha dichiarato: “Questa è la vittoria di tutti, non solo nostra o vostra”‘, rivolgendosi alle famiglie indigene ed ai simpatizzanti solidali della società civile che liaspettavano. Alcuni di loro sono stati vicni per anni ai detenuti.

“Continueremo a lottare. Non ci fermeremo, né abbandoneremo il compagno Alberto che resta dentro”, ha aggiunto Pedro ai piedi di un masso dove striscioni e voci gridavano “libertà per i prigionieri politici”. Alcune decine di persone hanno abbracciato e salutato in lacrime gli otto uomini e Rosa, l’unica donna del gruppo scarcerato, che a causa delle torture subite durante il suo arresto nel 2007, ha perso un figlio, tra altre cose.

Rosario Díaz Méndez, della Voz del Amate, ha detto: “Continueremo a lottare fino ad ottenere la liberazione del compagno Alberto e di tutti i compagni in carcere”. Anche lui esce riconosciuto innocente. Otto anni dopo il “l’errore”‘ giudiziario che lo aveva condannato a 30 anni per due gravi delitti (mai commessi). Sua moglie non smetteva di abbracciarlo. Sono la coppia più grande, gli altri sono più giovani. 

I nove hanno lasciato la prigione come risultato di uno sforzo collettivo di anni, in molti paesi, soprattutto di loro stessi dentro le prigioni, dove la Voz del Amate e Solidarios de la Voz de Amate sono diventati difensori dei diritti della popolazione carceraria. Nel caso di Los Llanos, con il loro pacifico coraggio civile hanno trasformato la vita dentro la prigione. Se mancherà loro qualcuno, saranno gli altri carcerati. 

È stato un evento politico. Una vittoria degli indigeni che, la maggioranza alla mercé degli avvocati d’ufficio, hanno dimostrato di avere ragione (lo conferma la loro liberazione) sui poliziotti che li hanno arrestati ed anche torturati, sugli agenti del Pubblico Ministero che li hanno consegnati pur sapendoli innocenti, sui giudici che li hanno condannati, sui politici che hanno cavalcato la protesta di questi tzotzil e tzeltal di diverse provenienze.

A sera, gli indigeni liberati si sono recati nella cattedrale di San Cristóbal, come avevano promesso, per visitare la tomba del vescovo Samuel Ruiz García, il loro Tatic. http://www.jornada.unam.mx/2013/07/05/politica/009n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Alberto Patishtán Gómez risponde all’invito alla Escuelita Zapatista 

Carcere No. 5, San Cristóbal de las Casas, Chiapas, 30 giugno 2013 

FRATELLI SUBCOMANTES INSURGENTES
MARCOS E MOISES 

            Da questo luogo della nostra trincea, mando il mio saluto combattente, e nello stesso tempo Dio vi benedica.

            Compagni è un onore per me il privilegio di ricevere l’invito alla scuola, perché ne abbiamo davvero bisogno per continuare a camminare insieme, grazie di questa grande opportunità che sarà molto utile. Come sapete non c’è strada migliore dell’Amore. L’Amore unifisce, condivide, dispone al servizio, è compassionevole, persegue il bene comune, è sincero, onesto, sa ascoltare, è paziente, dice sempre la verità, aborre la bugia, gioisce della giustizia, parla poco e quando parla, parla fino a far tremare i contrari, si dimentica di sé stesso, infine l’Amore scaccia la paura. Bene fratelli, grazie per le vostre lezioni ed anche per il poco che ho vissuto arricchisco le mie conoscenze per continuare a combattere il nemico; tutto questo ci fa uno solo, e tutti siamo uno nel reclamare la giustizia. Compagni, Dio vi benedica e tanti saluti dai miei fratelli della Voz del Amate e Solidarios della Voz del Amate. 

FRATERNAMENTE.

Prigioniero politico della Voz del Amate

Aderente alla Sexta

Alberto Patishtán Gómez 

Link alla lettera originale

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La situazione in Messico

da: LaPirata http://lapirata.indivia.net/

Messico Attuale – Prima Parte

Messico Attuale – Seconda Parte

Il ritorno al potere del dinosauro PRI, partito onnipresente nella storia post-rivoluzionaria del Messico rappresentato da un presidente dal passato oscuro erede della classe politica che da Carlos Salinas de Gortari in poi ha consegnato il paese nelle mani delle imprese straniere, intrappolandolo nelle maglie del neoliberismo. Enrique Peña Nieto ha preso il potere il primo di dicembre, giornata in cui ci sono state enormi proteste contro il colui che fu il mandante della repressione di Atenco del 2006, proteste violentemente represse, specchio di una “nuova” strategia politica che tende a dividere la gente tra buoni e cattivi, giustificando così repressioni spietate

Seconda parte: Pacto por Mexico, una serie di accordi sottoscritti dai tre maggiori partiti per articolare una lunga serie di riforme tese ad un discutibile modello di sviluppo. Tra le varie riforme messe in atto quella che al momento sta sollevando maggiori proteste è quella della scuola: in tutta la federazione maestri e studenti si sono mobilitati; in questa analisi si riporta brevemente quanto avvenuto nel DF e nello stato di Guerrero.

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La Jornada – Mercoledì 3 luglio 2013

Indigeni tzeltal bloccano la strada Ocosingo-Palenque 

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Sebastián Bachajón, Chis., 2 luglio. Centinaia di uomini e donne – vestite secondo l’usanza tzeltal, con fiori ricamati sulla blusa e nastri colorati sulle gonne – sotto il sole e sotto la pioggia bloccano con tre grandi striscioni la strada Ocosingo-Palenque, a pochi metri dalla deviazione per le cascate di Agua Azul. Anche di persona bloccano la strada e danno informazioni; e se non bastasse, hanno posto rami e bastoni sull’asfalto.

La protesta che causa lunghe code di veicoli fermi, è sintetizzata nel più semplice degli striscioni: “Il malgoverno è responsabile della morte del compa Juan Vázquez Guzmán. No all’esproprio delle nostre terre. Libertà immediata dei nostri prigionieri Antonio Estrada Estrada e Miguel Demeza Jiménez. Libertà immediata per Alberto Patishtán e gli altri prigionieri politici in Chiapas”. Siglano con Evviva ai popoli in resistenza ed i caracoles zapatisti.

“Lasciamo passare i malati e le emergenze”, spiega uno degli ejidatarios incaricati della mobilitazione – nel proprio territorio ejidal – degli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Ogni due ore fanno passare auto bus. Ad intervalli gli indigeni leggono al megafono il loro manifesto nel quale chiedono giustizia per l’omicidio del loro leader, rispetto per la loro integrità territoriale e libertà per i compagni in prigione.

Non è l’unico blocco stradale del giorno. Da Tuxtla Gutiérrez a San Cristóbal de las Casas, Ocosingo e Palenque, elementi della Alianza Mexicana de Organizaciones de Transportistas (AMOTAC) bloccano le strade del Chiapas con grossi camion messi di traverso. Ma solo il blocco stradale degli ejidatarios tzeltal è un meeting politico in situ: queste stesse sono le terre che stanno difendendo. 

Approfittando della coda di veicoli che aspettano di passare, bambine e donne dei paraggi vendono frutta, cibi fritti e bibite. Aire fresco, aire fresco [Aria fresca, aria fresca, – n.d.t.] offre una ragazzina, e visto il caldo di mezzogiorno non sembra una brutta idea. Ma la realtà è che i tzeltal non pronunciano la lettera erre, e la bambina vuole dire: Hay refresco, hay refresco [Bibite, bibite – n.d.t.] ed il secchio che porta lo conferma.

Su un volantino con il volto del dirigente assassinato in aprile, da un lato in castigliano e l’altri in inglese imperfetto, gli ejidatarios insistono nella liberazione di Antonio e Miguel, sequestrati in prigione, ed informano la gente (ci sono turisti di diverse nazionalità, e popolazione locale) che dal febbraio del 2011 il governo si è impadronito illegalmente delle loro terre comunali per imporre i suoi progetti capitalisti.

Lo stesso giorno, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) si è unito alla richiesta di giustizia per Juan Vázquez Guzmán ed alla lotta di Bachajón, con questa dichiarazione: Juan, insieme a migliaia di ejidatarios di San Sebastián Bachajón aderenti alla Sesta Dichiarazione, si è distinto per la lotta in difesa del territorio nonostante le rappresaglie del governo.

Il Frayba rileva che il suo omicidio ha reciso un ramo del grande albero della lotta cosciente e degna del popolo chol e tzeltal della regione; tuttavia, questo ramo ha lasciato orme e percorsi, ha spianato il processo e rinasce in altre ed altri compagni che si uniscono alla difesa del loro popolo nella costruzione dell’autonomia e della libera determinazione. 

L’organizzazione civile esorta il governo del Messico ad adottare immediatamente ed urgentemente le misure necessarie per garantire il diritto alla vita, all’integrità ed alla sicurezza personale, ai membri dell’ejido di San Sebastián Bachajón aderenti alla Sesta Dichiarazione, così come ai difensori dei diritti umani che svolgono il loro lavoro a beneficio del territorio e della vita. http://www.jornada.unam.mx/2013/07/03/politica/019n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Lunedì 1° luglio 2013

Settimana mondiale in memoria dello zapatista assassinato a Bachajón

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 30 giugno. In solidarietà con la lotta degli ejidatarios di San Sebastián Bachajón, comincia oggi, e fino a martedì prossimo, una settimana mondiale in memoria del rappresentante indigeno Juan Vázquez Guzmán, assassinato in aprile, e perché la lotta di Bachajón prosegue.

Nella capitale della Nuova Zelanda, il Wellington Zapatista Group ha realizzato una veglia con candele e fiori di fronte alla missione diplomatica del Messico e consegnato all’ambasciatrice Rosaura Leonora Rueda Gutiérrez una petizione al governo di Enrique Peña Nieto: affinché gli assassini di Guzmán compaiano davanti alla giustizia e si ponga fine agli abusi flagranti dei diritti delle comunità tzeltal di San Sebastián Bachajón, aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.

Collettivi di Parigi e Tolosa, Francia, hanno annunciato il loro sostegno alla lotta dell’ejido contro il progetto turistico di Agua Azul sul loro territorio e l’esproprio delle loro proprietà. Denunciano la violenza dispiegata dai gruppi paramilitari collusi con le autorità.

Rispetto a Juan, riconoscono che ha dedicato la vita alla difesa del suo territorio e che il suo è chiaramente un omicidio politico sotto il comando del malgoverno. Sostengono che il crimine non fermerà la resistenza e la determinazione di fronte all’attacco del governo, burattino delle multinazionali.

Venerdì, gli indigeni aderenti alla Sesta hanno ringraziato in particolare il Movimento del Barrio di New York, promotore di questa settimana di protesta. Simultaneamente si sono svolti eventi di solidarietà in Colombia, Inghilterra (Dorset e Londra), Germania (Berlino) e Stati Uniti, e in diverse parti del Messico (Puebla, Veracruz, Michoacán e Distrito Federal).

Gli attivisti neozelandesi nella loro lettera dicono al governo messicano: “Abbiamo seguito con preoccupazione le risposte dei governi federale, statale e municipale (di Chilón) alla resistenza civile degli ejidatario di San Sebastián in difesa delle proprie terre.

Dal 2007 subiscono violenze e repressione da parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale e organizzazioni paramilitari. La loro resistenza all’esproprio di terre tradizionalmente tzeltal per progetti transnazionali, in particolare nel sito delle cascate di Agua Azul, li ha collocati sulla linea di fuoco di chi vuole le loro terre con fini di lucro.

I tentativi combinati di dissolvere la comunità e la sua resistenza sono iniziati nel 2009, con la detenzione di otto ejidatarios e l’aggressione contro il loro avvocato in un posto di blocco paramilitare. Due anni più tardi, 117 ejidatarios sono stati catturati dalla polizia per un tentativo di sgombero del botteghino di ingresso alle cascate di Agua Azul, e una decina di loro sono rimasti in carcere senza alcun fondamento”.

La lettera continua: Repressione e violenza sono state accompagnate da abusi legali e giudiziali, condanne della Corte, negazione dei diritti ed arresti e sgomberi per tutto il 2011, favorendo la presa di controllo delle terre, di proprietà collettiva, da parte delle autorità.

I continui assalti all’autonomia di Bachajón sono culminati la notte del 24 aprile 2013 con l’omicidio di Vázquez Guzmán sulla porta di casa. Il segretario generale dei tre centri abitati dell’ejido è stato crivellato con sei colpi d’arma da fuoco, e nessuno è stato accusato.

I solidali neozelandesi chiedono la tutela delle terre di proprietà collettiva degli indigeni, così come l’indagine esaustiva sulla morte di Vázquez Guzmán e la liberazione di Antonio Estrada Estrada, in carcere a Playas de Catazajá, e Miguel Demeza Jiménez, recluso a El Amate, anch’essi aderenti alla Sesta dell’ejido. http://www.jornada.unam.mx/2013/07/01/politica/019n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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