Los de Abajo
Inettitudine politica
Gloria Muñoz Ramírez
Sebbene il governo del Chiapas abbia voluto trarre vantaggio politico dalla scarcerazione di nove detenuti filo-zapatisti dalla prigione di San Cristóbal de las Casas, la sua inettitudine politica ha provocato un ritardo ingiustificato lasciandoli tre giorni in più dietro le sbarre in attesa che il governatore Manuel Velasco Coello si liberasse dai suoi impegni e potesse recarsi personalmente a liberarli.
Dalla scorsa domenica erano iniziate a correre le voci sulla loro liberazione. Il mercoledì è arrivata la notifica formale e per due volte hanno firmato i verbali di scarcerazione, che però non è avvenuta perché il governo statale preparava un evento politico per la loro consegna, come se fosse una concessione e non un atto con il quale si ristabilisce il diritto violato.
I nove detenuti aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona sono innocenti. Lo sono sempre stati, come lo sono il professore tzotzil Alberto Patishtán ed Alejandro Díaz Sántiz, che restano però in prigione ingiustificatamente. Il deliberato ritardo del tribunale con sede a Tuxtla Gutiérrez, nel risolvere il caso Patishtán, non fa altro che alimentare la sfiducia nelle istituzioni e la possibilità che vogliano risolvere il caso con una soluzione politica che implichi il perdono presidenziale, e non il riconoscimento di innocenza, che è ciò che dev’essere.
La dignità e l’interezza con le quali i nove indigeni sono usciti di prigione hanno mostrato il frutto della loro organizzazione. Nessuno di loro era attivista né militante prima di essere arrestato. Sono diventati simpatizzanti zapatisti in prigione, al passaggio dell’Altra Campagna. E, senza dubbio, è stata determinante la mano del professor Patishtán nella loro politicizzazione. Oggi è l’organizzazione a rimetterli in libertà, e questo è un chiaro messaggio per il resto dei carcerati dello stato.
È la loro trasformazione da vittime a individui attivi in lotta per i propri diritti ciò che pone i loro familiari in un’altra logica, ciò che convoca la solidarietà internazionale, ciò che, insomma, li libera ancor prima di uscire di prigione. In questo senso, l’Altra Campagna di allora (oggi conosciuta solo come La Sexta), segna un altro successo, invisibile come la maggioranza dei risultati ottenuti.
Qui non vedo croci, ci disse alcuni mesi fa Alfredo, ed usciremo vivi. Questo venerdì è stato il giorno. E, in strada, oltre a ribadire la loro decisione di continuare a lottare per la libertà di Patishtán e del resto dei loro compagni; hanno ringraziato le persone ed i gruppi nel resto del mondo per aver fatto dei loro casi una causa comune per la giustizia.
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