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Archive for luglio 2010

Spari con zapatisti.

La Jornada – Sabato 31 luglio 2010

Hanno sparato agli abitanti, abbattuto alberi e rubato attrezzi, denuncia la JBG

ELEMENTI DELLA CIOAC-I HANNO INVASO UN PODERE OCCUPATO DALLE BASI DI APPOGGIO ZAPATISTE

Nel podere lavorano i municipi autonomi Lucio Cabañas, Comandanta Ramona e 17 de Noviembre

Hermann Bellinghausen

Membri della Centrale Indipendente Operai Agricoli e Contadini, chiamata Indipendente (CIOAC-I), provenienti dalle comunità Nueva Virginia (municipio ufficiale Altamirano), Jalisco e Getsemaní (municipio Las Margaritas), tutti di filiazione perredista, hanno invaso questo giovedì il podere Campo Alegre, recuperato dalle basi di appoggio zapatiste dopo la sollevazione del 1994.

La giunta di buon governo (JBG) Corazón del arco iris de la esperanza, nel caracol di Morelia, ha denunciato che gli invasori hanno sparato contro i contadinii zapatisti, hanno abbattuto alberi, rubato attrezzi e minacciato di impossessarsi di una sorgente, “dove stiamo lavorando noi dei tre municipi autonomi: Lucio Cabañas, Comandanta Ramona e 17 de Noviembre”.

La JBG riferisce che, sul posto, le basi dell’EZLN stavano svolgendo lavoro collettivo di allevamento “quando sono venuti ad interrompere la nostra tranquillità”. Ed aggiunge: “Entrando nel terreno hanno abbattuto due pini con le motoseghe.”

Lo stesso giorno, verso le nove, “sono arrivati i nostri compagni incaricati del bestiame collettivo per vedere gli animali e sono stati colti di sorpresa sul nostro terreno recuperato da degli spari calibro 22, hanno iniziato a sparargli addosso quando erano a 100 metri”.

Più tardi, gli aggressori li hanno inseguiti “sullo stesso terreno. Una persona è sbucata dalla montagna e “da quattro metri ha sparato ai nostri compagni, per fortuna non colpendo nessuno; questa persona vive a La Virginia, lo conosciamo di faccia, ma non di nome”, dichiarano le autorità autonome.

“Queste persone si sono appostate a 50 metri, dove prendiamo l’acqua da bere e dove si abbeverano i nostri animali, ed a 20 metri da dove si trova la recinzione, ed inoltre è la strada che comunica con altre comunità. Hanno fermato un compagno di un’altra zona chiedendogli se fosse coinvolto nel problema. Il nostro compagno ha risposto di no, e così l’hanno lasciato passare; ci domandiamo, ma ci chiediamo, se è uno dei nostri, che cosa gli faranno?”

La JBG spiega che le mucche “sono spaventate per il suono delle pallottole, vogliamo riprenderle perché si sono disperse e possono perdersi, stiamo cerando di non avvicinarci per evitare problemi maggiori”. Tuttavia, “l’atteggiamento di queste persone sta peggiorando e con presunzione dicono di essere stati macellai e che non gliene importa niente hanno pena quello che stanno facendo.”

La JBG ha identificato tra gli aggressori 17 coloni di Nueva Virginia, 10 di Jalisco, e di Getsemaní ignora quanti. Denuncia che gli organizzatori “di questa provocazione” sono Mario Pérez López, Paulino López Pérez e Genaro Vázquez Hernández, leader locali della CIOAC-I, i tre di Nueva Virginia.

“Queste persone seguono le istruzioni di Luis Hernández, leader della CIOAC-I”, che a sua volta, denuncia la JBG, “obbedisce” al governatore Juan Sabines Guerrero, e questo “obbedisce a Felipe Calderón”. Avverte che “se il problema si aggrava”, questi “saranno ritenuti i responsabili diretti.

“Se non provvederanno a cacciare queste persone dal nostro terreno collettivo, sarà chiaro che vogliono peggiorare la situazione che ora stiamo subendo. Sul terreno recuperato dal 1994 stiamo sviluppando il nostro lavoro collettivo di allevamento di zona, promuovendo la nostra produzione autonoma e provocatori estranei sono venuti ad interrompere la nostra tranquillità.”

La mattina di venerdì, gli invasori hanno strappato un’insegna che indicava il “trabajadero” della zona autonoma Tzot’z Choj, e ne hanno messo un’altra che dice: “ejido Los Tres Pinos, municipio bananero (sic), gruppo CIOAC”.

La JBG dichiara: “Non abbandoneremo mai la nostra terra, la difenderemo come abbiamo sempre fatto”. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/31/index.php?section=politica&article=013n1pol

Comunicato della JBG: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2010/07/30/la-jbg-%E2%80%9Ccorazon-del-arco-iris-de-la-esperanza-de-morelia-denuncia-provocacion-de-la-cioac-independiente-del-prd/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+EnlaceZapatista+%28Enlace+Zapatista%29

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Mille rabbie, un cuore.

La Jornada – Giovedì 22 2010

Campagna per combattere la strategia di disinformazione contro l’EZLN

HERMANN BELLINGHAUSEN

Organizzazioni e collettivi aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona hanno lanciato la campagna nazionale ed internazionale “Migliaia di rabbie, un cuore: viva le comunità zapatiste”, con l’obiettivo di “combattere la strategia di disinformazione e bugie, così come il vuoto mediatico rispetto alla repressione e persecuzione contro le comunità; denunciare i responsabili, ai diversi livelli di governo, partiti, impresari, piani di ‘sviluppo’, forze repressive e gruppi paramilitari”.

Inizialmente è convocata, a partire dal prossimo giorno 24, da circa 40 organizzazioni e collettivi dell’Altra Campagna, e da organizzazioni ed individui aderenti alla Zezta Internazional in Svizzera, Stato spagnolo, Grecia, Argentina, Cile, Colombia, Italia, Brasile e Francia, che affermano:

“Dalla sollevazione armata dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), questo è stato oggetto di attacchi, persecuzioni ed aggressioni nel tentativo del malgoverno di distruggere coloro che annunciano l’esistenza di un altro mondo possibile. Tuttavia, la resistenza e la lotta delle comunità zapatiste, insieme agli uomini e alle donne del Messico e del mondo, ha fatto fallire questa offensiva ed i compagni hanno progredito nella costruzione della propria autonomia, esperienza che è stata e continua ad essere esempio per le molte lotte di quelli che stanno in basso”.

Dal processo organizzativo dell’EZLN “che ha sempre lanciato ponti”, si dice nella convocazione, nasce la sesta dichiarazione, un appello “ad organizzarsi con loro in una lotta nazionale anticapitalista”, e che il governo “vede nell’Altra Campagna una minaccia reale al suo potere ed al suo sistema”.

Con la repressione del 3 e 4 maggio 2006 ad Atenco “inizia la strategia repressiva per frenare l’avanzata dell’Altra Campagna, mentre si intensificano le aggressioni alle comunità”.

Così, negli ultimi quattro anni la repressione contro l’EZLN e l’Altra Campagna è stata costante”, sottoforma di sparizioni, prigione, persecuzione paramilitare, minacce ed omicidi. “Molti sono stati gli sforzi per denunciare, resistere e combattere la repressione” che inoltre “vuole cancellare il diritto delle persone di decidere del proprio destino”.

Sebbene la repressione “sia stata costante, questa è cresciuta a partire dal 2009”, quando inizia una nuova tappa di aggressioni alle comunità che continuano “in diversi punti del territorio zapatista” dove esistono interessi economici, “hanno il proposito di distruggere la loro lotta e la possibilità di costruire relazioni sociali diverse da quelle capitaliste”.

Di fronte alle aggressioni in atto in, i convocanti sostengono: “Ci muove qualcosa che ci hanno insegnato i compagni zapatisti con la loro pratica etico-politica: che nella lotta sono importanti la strada ed il viandante, e che la costruzione di un altro mondo inizia da come ci rapportiamo tra di noi, imparando a prenderci cura del compagno”.

I convocanti indicano come riferimento delle attività della campagna che incomincia questo sabato, il 17 novembre, anniversario della fondazione dell’EZLN, data per “una mobilitazione nazionale ed internazionale”. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/22/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Aggrediti e torturati.

La Jornada – Mercoledì 21 luglio 2010

Gli ejidatari di Mitzitón esigono il ricollocamento dell’Ejército de Dios

Aggrediti e torturati a Teopisca due aderenti all’Altra Campagna

HERMANN BELLINGHAUSEN

Due aderenti all’Altra Campagna del municipio di Teopisca, Chiapas, Gilberto Hernández Pérez e suo figlio Enrique Hernández Hernández, sono stati catturati da un gruppo di persone dell’Ejército de Dios nei pressi della comunità di Agua Escondida, dove sono stati picchiati e torturati.

Secondo le autorità ejidali di Mitzitón, municipio San Cristóbal de las Casas, “l’unico motivo dell’aggressione è perché fanno parte dell’Altra Campagna ed appoggiano gli ejidatari che difendono il proprio territorio”.

Si riferisce che: “Alle 19:30 di domenica, mentre il signor Gilberto tornava nella sua comunità dopo aver fatto visita ai parenti a Mitzitón, è stato fermato da circa 70 elementi  dell’Ejército de Dios. L’hanno trascinato fuori dal suo camioncino e l’hanno preso a calci e pugni. Poi gli hanno messo una corda al collo e la benda sugli occhi”.

Mezz’ora più tardi, suo figlio Enrique, venuto a sapere che il padre era stato catturato e picchiato, si è recato ad Agua Escondida. Lì, lo stesso gruppo “hanno aperto le portiere della sua auto trascinandolo fuori per i capelli ed hanno cominciato a picchiarlo, poi l’hanno legato ad un palo e gli hanno bendato gli occhi”, mentre continuavano a picchiarlo.

Quindi è arrivata la moglie. “A lei hanno detto che l’avrebbero violentata”. Passata la mezzanotte sono stati portati nella comunità Ricardo Flores Magón (sempre Teopisca) dove risiedono i leader del gruppo evangelico. Lì sono stati interrogati con false domande che nascondevano la vera intenzione delle loro azioni: “Perché eri in macchina? Per portare le armi a quelli di Mitzitón?”

Verso le 3:00 di lunedì sono stati liberati dopo essere stati obbligati a firmare un documento sulla velocità dei veicoli nel villaggio. Si sono quindi recati a denunciare l’aggressione alla Procura Indigena, a San Cristóbal, alle quattro del mattino, dove “sono stati fotografati, controllati per registrare le lesioni che riportavano”. Il medico legale non li ha visitati “perché aveva concluso il suo turno”.

Il funzionario stesso del Pubblico Ministero “ha visto in che condizioni erano i nostri compagni. L’abbiamo sollecitato affinché ordinasse che fossero visitati, ma ha detto che non poteva fare niente”. I feriti sono tornati alle proprie case “perché non sopportavano i dolori”. Il mattino seguente non sono riusciti nemmeno ad alzarsi dal letto. Un’infermiera ha raccomandato di eseguire degli esami per escludere lesioni interne.

Secondo le autorità di Mitzitón, coordinavano il gruppo degli aggressori – “partecipando al pestaggio”–: Juan Díaz Hernández, capo del Settore del Chiapas Solidario a Teopisca; Antonio López Hernández e Felipe Díaz Hernández (di Agua Escondida); Manuel Hernández de La Cruz e Antonio Díaz Hernández (di San Antonio Sibacá), e Francisco Gómez Díaz (di Mitzitón). Tutti dell’Ejército de Dios.

I primi giorni di luglio gli ejidatari di Mitzitón avevano bloccato la strada San Cristóbal-Palenque per chiedere “il ricollocamento” dei membri dell’Ejército de Dios che ritengono responsabili di numerosi reati e di non cooperare con la comunità. Hanno firmato un accordo con gli emissari del governo il giorno 5.

Una settimana dopo, l’ex pastore evangelico e leader politico dell’Ejército de Dios negli Altos del Chiapas, Esdras Alonso, affiliato al PRI, dichiarava alla stampa locale che gli evangelici di Mitzitón “non andranno via”, e che la richiesta degli ejidatari dell’Altra Campagna è “un’espulsione” per motivi religiosi.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Conferenza Stampa.

La Jornada – Sabato 17 luglio 2010

Confermano la strategia “ai più alti livelli” per distruggere le comunità ribelli.  Brigata Europea: Resistenza al capitalismo, scuola per la libertà zapatista. Accusano “la maggioranza dei mezzi di comunicazione” di criminalizzare il movimento

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 16 luglio. “Rinunciando ad egemonizzare ed omogeneizzare la società, gli zapatisti hanno saputo trasformare la resistenza al capitalismo nella scuola della loro libertà, attraverso la costruzione dell’autonomia che si declina in: organizzazione politica, salute, educazione, agroecologia, comunicazione, lotta per la terra e il territorio e per i diritti delle donne”.

In questo termini caratterizza l’esperienza delle comunità ribelli la Brigata Europea di Solidarietà con gli Zapatisti, che oggi conclude il suo viaggio nei cinque caracoles. Per questo, “insieme queste affrontano aggressioni talmente simili che non resta altro che confermare l’esistenza di una strategia globale, elaborata ai più alti livelli del potere politico, strettamente legati agli interessi dell’economia capitalista internazionale” per distruggere la resistenza.

Dopo aver visitato anche comunità minacciate o aggredite, la brigata ha riscontrato che “la costruzione di un sistema autonomo di salute ha permesso di ridurre la mortalità infantile e materna; si dà molta importanza al recupero della medicina tradizionale ed alla prevenzione e vaccinazione”, nelle comunità.

Nel caracol di La Realidad opera un ospedale generale equipaggiato per interventi chirurgici, ultrasuoni ed analisi di laboratorio. La clinica della donna Comandanta Ramona, a La Garrucha, dal 2008 “è un riferimento per quanto riguardai diritti delle donne”.

L’educazione, “obbligatoria fino alla vecchiaia”, rappresenta un processo di cui la scuola fa parte, così come “condividere e lavorare nella comunità per tutta la vita”. A Morelia, per esempio, quest’anno esce la prima generazione dalla secondaria tecnica “i cui studenti assumeranno incarichi nell’educazione o in altri settori, secondo la necessità della loro comunità e la loro volontà”.

Un rappresentante dello stabilimento balneare El Salvador, ad Agua Clara, ha detto ai brigatisti: “Non abbiamo vergogna perché non stiamo rubando, ma lavorando la terra. Non abbandoneremo mai la lotta”. Ha sottolineato che la terra non si vende. “Tutto quello che prendiamo dalla terra, lo dobbiamo restituire. Il contrario di quanto fa il capitalismo che esige sempre di più dalla terra senza restituirle niente”.

Così, “l’autonomia zapatista si costruisce sul principio fondamentale ed ancestrale dell’attenzione alla terra e alle risorse naturali. La sovranità alimentare dipende dai principi dell’agroecología, dal rifiuto de prodotti chimici e dalla conservazione dei semi nativi per non dipendere dalle multinazionali”.

Nel caracol di Oventic è stato spiegato alla brigata “come usare prodotti organici sostenibili e non chimici, perché provocano problemi di salute alla terra”.

E’ stato anche apprezzato il lavoro collettivo delle radio comunitarie e delle squadre di cineasti. Solo a Roberto Barrios la commissione video lavora dal 1998 ed ha pubblicato diversi documentari.

Gli osservatori europei rilevano che, in mezzo a tutto questo, “assistiamo in tutti le zone zapatiste ad uno scenario che presenta lo stesso sviluppo, dove l’azione governativa occupa un posto centrale”. Le misure istituzionali sono state “insufficienti” per dividere le comunità, “cosicché lo Stato conta su altri alleati”, come gruppi religiosi di diverse chiese.

La maggioranza dei mezzi di comunicazione, aggiungono i brigatisti nella loro relazione finale, “contribuiscono al tentativo di isolamento del movimento zapatista” attribuendogli “comportamenti criminali”, e criminalizzandolo “si cerca di isolarlo dall’appoggio popolare”. Sommando le manovre clientelari dei partiti politici, “disponiamo del quadro completo di un’azione combinata di destabilizzazione”.

Tutto ciò poggia su “minacce istituzionali”: la presenza militare massiccia con pattuglie quotidiane e “le irruzioni improvvise di poliziotti nella zona zapatista, col pretesto di cercare armi o droga o di reprimere strumentali ‘conflitti intercomunitari’ “.

Al di là di questi interventi governativi, “la parte più violenta delle pressioni è esercitata dai gruppi paramilitari che moltiplicano le azioni in completa impunità”, aggiungono gli osservatori.

Il tentativo di “ridurre” il movimento zapatista risponde “a due obiettivi essenziali del potere: il controllo della popolazione attraverso le città rurali sostenibili e concretizzare la privatizzazione della terra a beneficio di investimenti multinazionali”.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Los de Abajo.

La Jornada – Sabato 17 luglio 2010

Los de Abajo

Gloria Muñoz Ramírez

Solidarietà Europea

La solidarietà si è imposta. Non deve essere stato facile per le ed i componenti della Brigata Europea di Appoggio agli Zapatisti organizzarsi, arrivare dai rispettivi paesi e percorrere le cinque grandi zone zapatiste in solo 10 giorni. Non deve essere stato facile, ma l’hanno fatto ed hanno dimostrato, un’altra volta, che la solidarietà non si lesina, che gli zapatisti non sono soli e che la loro storia continua a segnare lo spartiacque nella lotta per un mondo più giusto, libero e democratico.

In momenti in cui la solidarietà internazionale viene criminalizzata e si impongono i tempi e le agende dell’alto, un gruppo di uomini e donne che rappresentano molti diversi collettivi, organizzazioni e individui attraversano l’oceano Atlantico, vanno nel sud del Messico ed intraprendono un viaggio attraverso per la resistenza, in una zona in cui la repressione, che non è poca, non riesce a fermare la costruzione di un mondo nel quale l’educazione, la salute, la cooperazione, la comunicazione, la giustizia e la cultura hanno un’altra dimensione, quella che si raggiunge solo col lavoro collettivo che, in primo luogo, difende la terra e il territorio.

La brigata non ha mai nascosto il suo sguardo impegnato. E’ venuta, senza sotterfugi, “ad abbracciare i compagni e le compagne zapatisti, ad interessarsi della situazione in cui si trovano, a condividere la loro realtà, documentarla e diffonderla”.

Durante la maratona hanno ascoltato le autorità autonome, che hanno descritto la violenza di cui sono vittime nella comunità di El Pozo, a San Juan Cancuc. Hanno anche raccontato che a Peña Limonar, Amaitik e Arroyo Granizo il governo vuole provocare “conflitti intercomunitari” dando sostegno ai paramilitari.

Gli zapatisti li hanno inoltre informati che “il malgoverno, attraverso gruppi paramilitari (OPDDIC, ORCAO) vuole recuperare le terre per sviluppare zone turistiche e sfruttare le risorse naturali vendendole ad investitori stranieri”, come a Bolon Ajaw ed Agua Clara. La brigata ha potuto constatare la depredazione del territorio compiuta dal governo nella Riserva della Biosfera dei Montes Azules, dove vuole di “depredare le comunità e ricollocarle, perfino pagando ‘indennità’ fino a 200 mila pesos”.

Non è sfuggito ai componenti della brigata che “il ruolo giocato dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione contribuisce al tentativo di isolamento del movimento zapatista.

“Ci unisce la volontà e la necessità di costruire, attraverso le nostre ribellioni, quel mondo che sta già crescendo nella pratica, come ci hanno fatto conoscere i più degni di questa terra”, hanno affermato nella conferenza stampa finale.

Per maggiori informazioni: http://www.europazapatista.org

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Comunicati 6 e 7.

BRIGATA EUROPEA DI SOLIDARIETA’ CON GLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N. 6

15 luglio 2010

Nel suo viaggio per le terre autonome del Chiapas, la Brigata Europea di Solidarietà con gli  Zapatisti ha visitato il Caracol V di Roberto Barrios, “El Caracol que habla para todos“, dove è stata ricevuta cordialmente dalla Giunta di Buon Governo “Nueva Semilla que va a producir“.

Le autorità autonome hanno denunciato i gravi casi di contrainsurgencia nella zona nord del Chiapas, per esempio, le aggressioni che subiscono le basi di appoggio nella comunità Choles di Tumbalá. Il 20 maggio, 90 persone guidate da componenti dell’organizzazione Xi’Nich Ufficiale, hanno invaso le terre di questa comunità con l’obiettivo di legalizzare e privatizzare il territorio recuperato dall’EZLN nel 1994. La Giunta ha sottolineato che per gli zapatisti “la terra non è una merce” ma “la nostra madre” e che la difenderanno e preserveranno per mantenere le proprie famiglie. In questo senso gli zapatisti avevano recuperato la comunità Choles di Tumbalá in maniera pacifica.

Inoltre, la Giunta ha spiegato che il governo ed i grandi investitori internazionali vogliono impadronirsi delle terre zapatiste attraverso aggressioni fisiche, campagne di disinformazione, la fabbricazione di reati e l’introduzione di programmi assistenziali per dividere le comunità in resistenza col fine di installare progetti turistici e monocolture e potere sfruttare le abbondanti risorse naturali della zona.

I rappresentanti zapatisti rilevano che le basi di appoggio stanno subendo un “clima di paura” per la presenza delle forze di sicurezza del “malgoverno” e per le attività dei gruppi paramilitari nella zona che “rubano, assaltano e violentano”.

Nonostante la repressione e le campagne governative che ostacolano fortemente la loro libera determinazione, le comunità zapatiste proseguono con fermezza nella costruzione della propria autonomia attraverso progetti di salute, educazione, cooperative, lavoro delle donne, agroecologia e comunicazione.

Un aspetto rilevante nella zona di Roberto Barrios è il legame tra le diverse aree di conoscenza. Il Centro Culturale di Educazione e Tecnologia Autonomo Zapatista (CCETAZ) è un buon esempio di questo concetto. In questa struttura, ragazze e ragazzi più che imparare semplicemente, raccolgono differenti forme di conoscenza, per esempio nell’agroecologia o la salute. Si combina la saggezza indigena con i diversi elementi contemporanei, sempre con la preoccupazione di progredire per il bene di tutti.

La comunicazione è un altro settore importante nella zona del Caracol V. Per i problemi con i gruppi filogovernativi e paramilitari si sono dovute chiudere le radio comunitarie. Ma ci sono molte attività nel settore dei filmati; la commissione video lavora dal 1998 ed ha pubblicato molti documentari sui differenti aspetti del movimento: testimonianze, registrazioni della musica tradizionale, documentazione dei lavori collettivi e dei processi di resistenza nelle varie comunità autonome della zona di Roberto Barrios ed altre zone zapatiste. Questi filmati sono la memoria politica, culturale e sociale del movimento ed inoltre sono strumenti efficaci per diffondere la lotta zapatista in tutto il mondo attraverso le molte reti della solidarietà.

Alla fine dello scambio con la Brigata Europea, la Giunta di Roberto Barrios ha affermato che la cosa più importante sono i processi di auto-organizzazione nei villaggi zapatisti: “Quella che conta è la consapevolezza. Non vogliamo le briciole, bensì un mondo più giusto”.

BRIGATA EUROPEA DI SOLIDARIETA’ CON GLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N. 7

15 luglio 2010

La Brigata Europea di Solidarietà col Movimento Zapatista visita il Caracol I “Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños” nella comunità di La Realidad nella Zona Selva Fronteriza. Nell’incontro con i responsabili della Giunta di Buon Governo (JBG), nell’ambito della repressione che subiscono, parlano della depredazione del territorio nella Riserva della Biosfera dei Montes Azules, e dicono alla Brigata che li vogliono spogliare delle comunità e ricollocarli, pagando “indennità” fino a 200.000 pesos. Affermano che questi espropri di massa sono direttamente legati “alla privatizzazione ed al saccheggio delle risorse naturali” in una zona molto ricca di biodiversità, come acqua, petrolio, legno o interessi farmaceutici. “La terra è di chi la lavora e non permetteremo che ce la tolgano”, ha dichiarato la JBG. In questo contesto c’è già stato un intervento dell’Esercito Federale nella comunità del Municipio Autonomo “Tierra y Libertad” col pretesto di cercare armi nelle case dei contadini.

In quanto ai progressi dell’Autonomia gli zapatisti hanno informato la Brigata Solidale riguardo i settori di Salute, Educazione, Cultura, funzionamento del Governo autonomo nella zona, giustizia e la Banca Popolare Autonoma Zapatista.

Salute:

Nella zona sono stati realizzati un Ospedale-Scuola completo e tre cliniche municipali. Le promotrici ed i promotori di salute sono presenti in tutte le comunità. Hanno descritto l’importanza della Medicina Tradizionale che si pratica in tre ambiti: erboristeria, ostetricia e ortopedia. Hanno sottolineato l’importanza della prevenzione descritta in 47 punti, come per esempio le misure igieniche in tutti gli ambiti. Una responsabile di salute ha detto alla Brigata che a breve inizieranno nella zona le attività su Salute Sessuale e Riproduttiva. “Grazie alla strada fatta nell’ambito della sanità ribelle, la mortalità infantile e materna è decisamente diminuita”, ha affermato.

Educazione:

In questa Zona del territorio autonomo ribelle esistono 4 Livelli di Istruzione. Prenivel chiamato “Risveglio”, Primo Livello “Nuova Alba”, Secondo Livello “Nuova Creazione” e Terza Livello “Il cammino verso il futuro”. Affermano inoltre di avere opportunità per gli adulti che vogliono alfabetizzarsi. “I promotori e le promotrici non ricevono un salario, ma   aiuti per i lavori comunitari e per il vitto”, dicono.

Cultura:

“I nostri nonni possiedono molta esperienza anche se non sono andati a scuola. Sono molto preziosi per la nostra cultura”, dicono gli Zapatisti. Danno anche molta importanza alla musica come forma di espressione culturale.

Funzionamento della Giunta di Buon Governo:

“Siamo nominati dal popolo nelle assemblee senza bisogno delle urne, ma per consenso”. La JBG è formata da 24 componenti, 12 uomini e 12 donne dei quattro municipi e gli  incarichi sono a rotazione.

L’Altra Giustizia:

“Chi è nel torto svolge lavori per la collettività”. Non come fa il “malgoverno” che “mette in prigione per molti anni richiedendo un’enormità di spese”; le persone che commettono un errore devono svolgere lavori per il bene comune, commenta la JBG. Descrivono anche come agiscono nel caso della mafia del traffico di esseri umani, molto comune nella zona: fermano i “coyotes” (trafficanti di clandestini – n.d.t.) e lasciano liberi “i fratelli che cercano un lavoro”.

Ed infine descrivono alla brigata un progetto molto innovativo nel funzionamento dell’autonomia: La Banca Popolare Autonoma Zapatista (BANPAZ). Dicono che è una banca anti-capitalista e che ha un deposito fisso di denaro. Si concedono prestiti solo in casi di malattia per aiutarsi a vicenda e risolvere problemi economici causati da problemi gravi motivi di salute.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Ancora minacce di sgomberi.

La Jornada – Venerdì 16 luglio 2010

Indígeni del Chiapas denunciano di essere minacciati di sottrazione delle loro terre

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 15 luglio. “Il governo sta cercando distruggere le organizzazioni del popolo per impadronirsi delle terre”, sostengono i rappresentanti dell’ejido San Sebastián Bachajón, aderenti all’Altra Campagna. Gli ejidatari denunciano nuovamente azioni di vessazione e minacce contro comunità e coloni da parte di funzionari del governo dello stato.

In particolare, si riferiscono all’insediamento nel rancho Virgen de Dolores, occupato dagli indigeni agli inizi del gennaio scorso. Si tratta di un ex podere privato su cui reclamano il diritto da molti anni.

Lo scorso 7 luglio, alcune famiglie dell’ejido San Sebastián Bachajón, insediate nel rancho Virgen de Dolores, vicino al capoluogo municipale di Chilón, “sono state provocate da un gruppo di priisti chiamato Fundación Colosio, attualmente noti come del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM) e guidati da Carmen Aguilar Gómez”, che era arrivato sul posto accompagnato dal delegato di Governo a Chilón, Ledín Méndez Nucamendi, e dal sottosegretario di Operación Política della zona selva, Alejandro Constantino Pérez.

Secondo la nuova denuncia dell’ejido, queste persone “sono venuti con atteggiamenti violenti a minacciare i compagni, dicendo loro che sarebbe stato meglio che si alleassero col governo, poiché gli avrebbe pagato le terre e dato anche le case oltre a 30 mila pesos dai progetti”.

Nel caso di non avessero accettato la proposta, i priisti, oggi verdi, hanno avvertito gli indigeni: “è meglio che prepariate le valigie, perché occuperanno le terre”. Ma i coloni hanno risposto: “Noi, come organizzazione aderente all’Altra Campagna, non negoziamo con i delinquenti, tanto meno con partiti politici né col governo”.

Aguilar Gómez, oggi dirigente degli invasori, “quattro mesi fa è stato espulso dall’organizzazione per vari reati, come furto d’auto, ed attualmente è al servizio del governo”. Già in altri tempi, “quando era funzionario del municipio, aveva falsificato la firma sui buoni benzina, per questo aveva scontato un periodo di detenzione nella prigione di Yajalón, ed ora si nasconde nel Partito Verde con l’appoggio dal delegato di Governo”.

Questa persona si presenta ancora come rappresentante di San Sebastián, mentre non lo è più. Ed al governo “non importa con chi si allea”, commentano i rappresentanti ejidali. Ora, si mette con “delinquenti, per distruggere l’organizzazione che sta a difesa delle terre, e così impadronirsi dei centri turistici, come le cascate di Agua Azul” ed i suoi dintorni, ed imporre i “suoi progetti transnazionali”. Citano anche il progetto della superstrada San Cristóbal-Palenque.

Di fronte alla possibilità di “eventuali aggressioni ai compagni insediati nel rancho Virgen de Dolores”, gli ejidatari accusano “direttamente” il segretario di Governo, Noé Castañón León, “per i suoi interessi politici, poiché sta cercando di scatenare un conflitto contro l’organizzazione; come aderenti all’Altra Campagna dell’EZLN vogliamo dire chiaramente al governo che difenderemo le terre a qualsiasi costo”.

Nelle dichiarazioni rese oggi, i rappresentanti di San Sebastián riterranno responsabile il governatore Juan Sabines Guerrero “di quello che potrebbe succedere”. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/16/index.php?section=politica&article=022n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Comunicato 5.

BRIGATA EUROPEA DI SOLIDARIETA’ CON GLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N. 5

15 luglio 2010

Visita ad Agua Clara, Caracol IV “Torbellino de Nuestras Palabras

Nel suo quinto giorno di visita la brigata è arrivata allo stabilimento balneare El Salvador che appartiene alla comunità di Agua Clara. E’ stata molto cordialmente ricevuta nel paesaggio idilliaco situato sulle rive del fiume Xumul Ha. Questo luogo esiste grazie all’impegno assunto dagli Zapatisti per conservare gli spazi naturali.

Il territorio che circonda la comunità di Agua Clara è stato recuperato con la sollevazione  del 1994. La strategia di contrainsurgencia del malgoverno ha provocato divisioni tra la popolazione. Ora, c’è gente che sostiene il PRI e l’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (OPDDIC), che è l’arma che utilizza il malgoverno per provocare scontri tra le comunità. Il suo carattere paramilitare è dimostrato dalle numerosissime aggressioni che stanno subendo da quando quest’organizzazione è arrivata sul posto. (Si vedano i comunicati della JBG sulle aggressioni subite). Raccontano che il malgoverno manda la sua gente ad ammazzare e fare sgomberi. Minacciano, sequestrano e imprigionano fabbricando dei reati. Inoltre, agenti di polizia vengono sul posto in gran segreto per spiare.

Per accedere ad Agua Clara bisogna passare prima per due entrate a pagamento. La prima appartiene alla OPDDIC. Appropriarsi della terra per venderla e privatizzarla è l’obiettivo di questa organizzazione. La seconda entrata a pagamento è degli zapatisti che tempo da tempo hanno recuperato questa terra e l’attività dell’hotel. Molte persone di diversi paesi vengono a visitare il luogo.

Allo scopo di far allontanare le persone, oltre a richiedere una tariffa d’ingresso doppia, alcune volte quelli della OPDDIC “spaventano” le persone che vengono in visita dicendo loro che gli zapatisti sono “ladri e malviventi”.

Prima, lo stabilimento balneare era un ristorante che poi era diventato un bar dove si vendevano alcolici. Gli zapatisti hanno recuperato questo spazio per preservare la natura e creare uno spazio a disposizione di tutti. Per vigilare e gestire il luogo si organizzano collettivamente attraverso dei turni.  Raccontano alla brigata che alcuni vengono da regioni molto lontane ma non desistono: “Ora che siamo qui, non lo cederemo mai”

Sottolineano che la terra non si vende ma è di chi la lavora, ed è il loro modo di resistere al progetto di privatizzazioni del governo che usa il pretesto di proteggere la Riserva Naturale. Gli zapatisti non la gestiscono per fare affari o perché se ne approfittino poche persone. Affermano che non hanno bisogno dei soldi, ma quello che vogliono è lavorare. Lavorare la terra collettivamente, preservarla affinché i loro figli e le generazioni future ne possano godere. “Non abbiamo vergogna perché non stiamo rubando ma stiamo lavorando la terra. Non abbandoneremo mai la lotta.” È duro il lavoro che svolgono, ma lo stesso mostrano il volto della resistenza e della dignità.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Comunicato 4.

BRIGATA EUROPEA DI SOLIDARIETA’ CON GLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N. 4

13 luglio 2010

La Brigata Europea di Appoggio agli Zapatisti è arrivata nel Caracol IV di di Morelia, Torbellino de Nuestras Palabras, per condividere le voci e le esperienze delle compagne e compagni zapatisti.

“Il popolo nomina in assemblee i suoi governi ed il governo obbedisce al popolo”. Così la Giunta di Buon Governo “El Corazón del Arcoiris de la Esperanza” ha iniziato a raccontare la sua auto-organizzazione a tutti i livelli, dai paesi, municipi, regioni fino alla zona Zotz Choj.

La Giunta di Buon Governo, come massima autorità di questa zona zapatista, coordina e lavora con le diverse commissioni come salute, educazione, comunicazione, terra e territorio, a tutti i livelli. Gli zapatisti insistono sul fatto che il popolo deve sapere come si spendono le risorse economiche “fino all’ultimo peso” e la commissione di vigilanza è incaricata di diffondere le informazioni per garantire la trasparenza.

L’educazione, “obbligatoria fino alla vecchiaia”, come dice il coordinatore, è uno degli assi fondamentali per l’emancipazione del popolo. Per gli zapatisti, l’educazione è un processo di cui fa parte la scuola per le bambine e i bambini, ma anche i laboratori che si stanno realizzando per gli adulti. A Morelia, ci sono i livelli primario e secondario divisi a loro volta in 3 gradi che durano il tempo necessario al loro completamento. Non si insegnano solo lettura, scrittura, matematica, storia, geografia, politica e scienze naturali, ma anche cultura, produzione ed arte. Risultato di questo lavoro è che quest’anno 2010 uscirà la prima generazione di studenti della scuola tecnica secondaria, che assumeranno incarichi nell’educazione o in altri settori secondo la necessità della loro comunità e la loro volontà.

Si è parlato anche di come si sta organizzando il settore della salute attraverso varie cliniche nei tre municipi e delle commissioni. Tra altri, sottolineano i progressi nell’ambito della mortalità materna ed infantile con la formazione di levatrici e promotori, dei laboratori di prevenzione e dell’uso dei medicinali allopatici (chimici) e di erboristeria.

Un altro aspetto della creatività del movimento zapatista nella resistenza quotidiana è il lavoro collettivo delle tre radio comunitarie e della squadra di cineasti. L’impegno dei promotori nel diffondere i progressi in materia di salute, educazione ma anche di diffusione di interviste registrate e musica è deciso e instancabile.

La questione dell’ambiente e delle risorse naturali, sempre centrale nella riflessione della costruzione dell’autonomia zapatista, a Morelia è incentrata sulla conservazione della foresta. Oltre a prendersi cura di boschi e sorgenti “affinché li vedano i nostri figli”, si stanno costituendo vivai per la riforestazione.

Per quanto riguarda la situazione attuale di persecuzioni ed aggressioni, gli zapatisti affermano che il “malgoverno”, attraverso gruppi paramilitari (OPDDIC, ORCAO) vuole recuperare le terre per sviluppare zone turistiche e sfruttare le risorse naturali vendendole agli investitori stranieri. Dicono che proseguono le tensioni a Bolon Ajaw e Agua Clara anche se per adesso la situazione sembra più tranquilla. Denunciano inoltre che si introducono molti progetti per dividere ed infiltrare le comunità e le donne, come nel caso del programma “Oportunidades”.

Come sempre, gli zapatisti spiegano con umiltà ma con degna determinazione, come si resiste attraverso le assemblee, la costruzione dell’autonomia ed il rifiuto delle provocazioni e dei progetti capitalisti dei tre livelli del governo ufficiale. Il cammino che le comunità zapatiste hanno percorso fino ad oggi è ormai ben avviato e vanno avanti decisi a “camminare domandando”, per costruire un altro mondo dove convivono molti mondi.

Brigata Europea di Appoggio agli Zapatisti

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Conflitto zapatisti-Ocez.

La Jornada – Mercoledì 14 luglio 2010

Conflitto per una proprietà in Chiapas tra basi zapatiste e membri della OCEZ-RC

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis. 13 luglio. La comunità Candelaria El Alto (municipio Venustiano Carranza), aderente all’Altra Campagna e comproprietaria del podere El Desengaño, è in conflitto, che potrebbe degenerare, con membri dell’Organizzazione Campesinao Emiliano Zapata-Regione Carranza (OCEZ-RC). I gruppi si accusano a vicenda su questa proprietà.

La comunità sostiene che “è stato comperato dai nostri genitori e nonni che c’hanno messo anni per pagarlo (al proprietario terriero Magín Orantes). Erano peones acasillados dal 1950″. Il possesso è legittimo e legale, insistono, comprovato da scritture pubbliche del novembre 1992 e luglio 1997. “In quegli anni abbiamo legalizzato le terre, perché avevamo raccolto poco a poco i soldi per pagare le pratiche”.

Dicono che quelli della OCEZ-RC sostengono di vivere lì “da 10 anni sulle nostre terre, ma questo non è vero; nel 1996 invasero 95 ettari di terre nostre che abbiamo denunciato al governo, ma questo non ha fatto niente”. Nel 2004 è stato firmato un verbali di accordo con la OCEZ-RC, “dove causa le loro pressioni e minacce avevamo deciso di lasciare loro i 95 ettari”. Nei verbali, questi “si impegnavano a smetterla di fare invasioni di terre e vivere in pace, ma un anno dopo fecero un’altra invasione”, proclamandosi padroni di altri 185 ettari. “Siamo stanchi delle loro bugie, aggressioni e minacce, ma abbiamo paura, perché loro si comportano come se fossero le vittime”.

Da parte sua, la OCEZ-RC, informando il segretario di Governo, il 9 luglio scorso sosteneva che i suoi affiliati di San José La Grandeza “avevano recuperato” queste proprietà 10 anni fa, e chiedeva un tavolo di dialogo nel palazzo di governo, a Tuxtla Gutiérrez. Ribadiva inoltre l’accusa che gli aderenti all’Altra Campagna di Candelaria sono gli aggressori; li accusano perfino di fare da “prestanome” del finquero e dei “paramilitari”.

Questi ultima così replicano: “Vogliamo dire chiaramente che non siamo un gruppo paramilitare. Sono loro che vanno in giro in divisa e armati. Ci hanno lanciato minacce molto forti, usano la violenza ed hanno ferito a colpi d’arma da fuoco un compagno. Quando entrano nelle nostre terre ammazzano le nostre poche mucche, rubano pompe d’acqua, cavalcature, machete, attrezzi ed orologi. Sparano. Da quando hanno cominciato ad invaderci, hanno distrutto la casa padronale e la cappella. Si coprono il volto e portano armi di grosso calibro. Ci siamo appellati alle autorità ma non abbiamo avuto risposta. E’ da 5 anni che viviamo sotto la loro minaccia e con la paura di andare a lavorare nelle nostre terre”.

I contadini di Candelaria denunciano: “Quando vengono ad invadere i nostri appezzamenti usano la stessa strategia, con passamontagna, armi e minacce. Così si sono presi altre proprietà come El Prado, El Chaparral, Santo Domingo, San José La Rivera y El Paraíso, ed alcune le mettono in vendita. Negli mesi scorsi hanno bruciato la montagna, come se fosse loro. Non cederemo più nemmeno un pezzetto della nostra terra, anche se ci offrissero dei milioni, perché è l’unica cosa che abbiamo”.

Ricordano che il 27 aprile, mentre stavano lavorando, “molto preso al mattino è arrivata gente vestita di nero, con armi, a gruppi, che metteva bandiere rosse e nere sugli alberi, e noi siamo scappati. Un compagno ha tentato di togliere le bandiere per prendere qualche prova e loro hanno cominciato a spararci”. Poi, quelli della OCEZ-RC hanno denunciato di “aver subito un’imboscata”, “ma sono stati loro ad aggredirci sulle nostre terre”.

Il 6 luglio, 60 persone vestite di nero ed armate hanno trattenuto per quattro ore tre contadini che stavano lavorando sul loro appezzamento. “Hanno bruciato le nostre milpas, fumigato la canna da zucchero e danneggiato gli orti; si sono portati via la frutta ed hanno seminato mais. Hanno tagliarono le recinzioni che dividono i nostri appezzamenti. Può un’organizzazione campesina che difende i poveri agire in questo modo contro gli stessi contadini che non appartengono alla loro organizzazione?”, si chiede la comunità Candelaria El Alto, mentre chiede al governo di intervenire e che “compri loro le terre da un’altra parte”. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/14/index.php?section=politica&article=017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Libera America Del Valle.

La Jornada – Mercoledì 14 luglio 2010

IL GIUDICE CANCELLA IL MANDATO DI CATTURA CONTRO AMERICA DEL VALLE

http://www.jornada.unam.mx/2010/07/14/index.php?section=politica&article=002n1pol

Almoloya de Juárez, Méx., 13 luglio. Il giudice superiore della corte penale di Toluca, con sede nel penitenziario di Santiaguito, nel municipio di Almoloya de Juárez, Hugo Martínez González, ha ordinato la cancellazione del mandato di cattura contro América del Valle Ramírez e Josefina del Valle Medina, figlia e sorella, rispettivamente, del dirigente del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT), Ignacio del Valle Medina, sulle quali pesava l’accusa di presunto sequestro di persona.

Gli atequensi accolgono con riserva la decisione

San Salvador Atenco, Méx., 13 luglio. Il Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) di San Salvador Atenco ritiene “giusta” la cancellazione dei mandati di cattura contro América del Valle Ramírez e Josefina del Valle Medina. Tuttavia, accoglie la decisione con le dovute “riserve”.

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Pattugliamenti a La Garrucha.

La Jornada – Martedì 13 luglio 2010

L’ESERCITO TORNA A PATTUGLIARE LA GARRUCHA

HERMANN BELLINGHAUSEN

San Cristóbal de las Casas, Chis. 12 luglio. La giunta di buon governo (JBG) zapatista di La Garrucha denuncia che l’Esercito federale ha ripreso i pattugliamenti intimidatori giorno e notte, su camion e veicoli blindati. “Realizza voli radenti sulle comunità con gli elicotteri. Queste operazioni si sono intensificate da 15 giorni”.

Ricevendo la Brigata Europea di Solidarietà nel CaracolResistencia hacia un nuevo amanecer“, la JBG della selva tzeltal aggiunge che, nello stesso tempo, “il governo gestisce le azioni dei paramilitari”, e sostiene che: “Nel territorio del Caracol c’è costante conflitto. Il malgoverno non vuole altro che distruggere la costruzione dell’autonomia. Offre denaro per dividere le comunità, e più di tutto dà denaro alla gente dei partiti e al gruppo paramilitare Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) perché mettano in piedi delle provocazioni contri le basi di compagni zapatisti”.

Le autorità autonome spiegano: “Il governo dà un po’ di soldi a donne, bambini, vecchi. Regala lamiere per i tetti, cemento, assi di legno. Adesso il malgoverno è diventato buono. Ma non sono altro che briciole. Vuole comprare la dignità delle basi di appoggio. Ma gli zapatisti conoscono bene i suoi trucchi.

“Adesso dà i soldi a questi dei partiti perché provochino la violenza. Vuole rubare le terre che gli zapatisti hanno recuperato nel 1994. Dà soldi per distruggere la nostra organizzazione e siccome non può comprare gli zapatisti, appoggia i paramilitari affinché facciano il lavoro sporco ed ordina ai suoi eserciti di perseguitare i municipi autonomi”.

La JBG racconta che si è creata una “grande tensione” a Peña Limonar  e Amaitik, municipio autonomo Ricardo Flores Magón. Ad Amaitik i paramilitari nel 2002 uccisero impunemente due autorità autonome. “Dopo qualche tempo la JBG propose un dialogo di riconciliazione con i priisti. I suoi leader lo respinsero ed il consiglio autonomo privò della terra, secondo il diritto ejidale, le nove persone coinvolte. Sette anni più tardi, questi paramilitari sono tornati ad Amaitik avvalendosi di documenti forniti dal governo”.

Il consiglio tentò un’altra volta il dialogo, e lo respinsero. La giunta di buon governo ha proposto di cedere 70 ettari, ma hanno respinto la proposta. Il 16 giugno dovevano venire a trattare, ma non sono venuti, riferisce la JBG alla brigata. “Gli zapatisti sono coscienti che cercano la provocazione affinché intervenga il governo. L’occupazione della scuola autonoma da parte di questi priisti conferma i sospetti della giunta”.

Ad Arroyo Granizo “si è sempre allevato il bestiame in maniera collettiva”, fino a che la militarizzazione non si è intensificata in maniera massiccia nella zona ed i priisti hanno abbandonato il lavoro. Ora, “con l’impulso del paramilitarismo, i priisti sono diventati più aggressivi; con le armi cercano di rubare il bestiame ed il foraggio alle basi di appoggio; tre maestri del governo agiscono come leader dei paramilitari, e si rifiutano di dialogare”. Sui Montes Azules il governo “ha provocato l’esodo di numerose comunità”. Con il pretesto della protezione dell’ambiente, “sgombra il terreno per l’ingresso nella selva dei grandi investitori, del turismo di lusso e l’appropriazione delle risorse biologiche per brevettarle”.

Le famiglie basi di appoggio che si sono opposte allo sgombero sono state cacciate con la forza e molti uomini sono stati arrestati. Oggi le loro terre sono vigilate da guardie private. Laguna San Pedro, El Paraíso e Laguna Suspiro “sono minacciate e si preparano a resistere”.

La voce secondo della costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Jataté, su terre della comunità Rómulo Calzato, sostiene la brigata,”hanno finito per mettere in allarme la JBG”.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Denunce di aggressioni.

La Jornada – Sabato 10 luglio 2010

Indigeni tzeltales denunciano le aggressioni da parte di ex priisti nel municipio di Chilón

Ora diventati verdi reclutano membri della Opddic e paramilitari di Paz y Justicia

Hermann Bellinghausen

I coloni tzeltales del rancho Virgen de Dolores, nel municipio di Chilón (Chiapas), aderenti all’Altra Campagna, denunciano provocazioni e vessazioni da parte del “gruppo di priisti denominato Fundación Colosio, attualmente del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM)”.

I fatti sono avvenuti lo scorso 7 luglio, quando gli ex priisti, oggi verdi, hanno cercato di impadronirsi delle terre occupate dagli aderenti dell’Altra Campagna che da anni rivendicano i diritti su quei poderi.

Il gruppo aggressore, senza diritti sulle terre di Virgen de Dolores, era guidato da Carmen Aguilar Gómez, “insieme al delegato di Governo a Chilón e Fernando Cruz, originario dell’ejido Jotoljá”, informano i contadini attraverso le autorità ejidal di San Sebastián Bachajón.

Denunciano “direttamente” i governi statale e federale, il delegato del Governo, il coordinatore politico del PVEM e “il secondo commissario ejidale”, Francisco Guzmán Jiménez, alias Goyito. Tutti loro sarebbero responsabili “di qualsiasi cosa accada ai compagni, poiché hanno cercato di impossessarsi del rancho con estrema violenza, provocando verbalmente” ed intimando di abbandonare le terre.

Il delegato di Governo ha detto loro che le terre sono di coloro che si registrano presso il governo, e non sono di un gruppo di zapatisti “ladri e mangia bestie”.

Avvertono che, come aderenti all’Altra Campagna, difenderanno le loro terre “come indigeni, qualunque cosa succeda”. Dichiarano che la strategia del governo è “provocare un conflitto con interessi politici per impadronirsi dei centri ecoturistici per i loro progetti transnazionali sulle terre recuperate”.

Inoltre, ribadiscono, “non sarà mai negoziato con nessun ente del governo, che sia ben chiaro che la terra si difende e non si vende”.

Già a febbraio di questo anno, gli allora priisti (il cambio di partito è avvenuto durante le recenti elezioni statali e per le promesse elettorali dei candidati filogovernativi, che possono essere di diversi partiti) avevano aggredito a colpi d’arma da fuoco i coloni del rancho Virgen de Dolores. In quell’occasione fu evidente il sostegno degli allevatori del capoluogo municipale di Chilón, Trujillo e Ballinas, e dell’ex sindaco Sebastián, Encino Gutiérrez.

Bisogna dire che nella “nuova mappa” politica della regione il PVEM, fermo alleato del PRI, ha reclutato membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), e nei municipi vicini gente di Paz y Justicia, che come gruppo paramilitare ha spopolato nella zona nord dello stato nei dieci anni scorsi. Recentemente, questi nuovi verdi hanno assassinato un contadino chol senza motivo apparente, alla fine di un comizio elettorale.

Intanto, la Brigata Europea di Solidarietà con le comunità zapatiste, ha visitato il Caracol II di Oventik, sede della giunta di buon governo (JBG) degli Altos, che li ha informati della comunità di El Pozo (municipio autonomo di San Juan Cancuc), dove le basi dell’EZLN “sono state vittime della violenza di simpatizzante del PRD e del PRI lo scorso 21 giugno, i quali hanno aggredito la comunità con l’intento di tagliare i servizi di acqua e luce”.

Attualmente, le basi di appoggio zapatiste di El Pozo sono sfollate a causa delle minacce. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/10/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Comunicato n. 3.

BRIGATA EUROPEA DI SOLIDARIETA’ CON GLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N. 3

10 luglio 2010

La Brigata Europea di Solidarietà con gli Zapatisti è arrivata nel Caracol di La Garrucha dove è stata cordialmente ricevuta dalla Giunta di Buon Governo della Zona Selva Tzeltal.

La JBG ha illustrato i processi di repressione che stanno vivendo in quella zona, attraverso la persecuzione contro le Basi di Appoggio Zapatiste da parte di gruppi paramilitari come la OPDDIC, oppure col tentativo costante di indebolire e dividere le comunità attraverso programmi di carattere assistenziale che, come spiega la Giunta, lungi da andare alla radice dei problemi, piuttosto li incrementano.

Nell’incontro con le autorità ribelli che comandano obbedendo alle decisioni dei loro popoli, alla Brigata hanno descritto che esiste repressione in diversi luoghi dei quattro Municipi Autonomi di quella Zona. Per esempio, nella comunità Peña Limonar e Amaitik, il governo vuole provocare “conflitti intracomunitari” proteggendo i paramilitari.

Questa stessa strategia viene usata anche nella comunità di Arroyo Granizo. I priisti hanno cercato di rubare il bestiame ed il foraggio collettivi alle basi di appoggio. Il consiglio del municipio ha quindi cercato di frenare la risposta da parte dei contadini derubati, per non cadere nella provocazione.

Nei Montes Azules, riserva della biosfera molto ricca di risorse naturali e biodiversità, la Giunta racconta che “il malgoverno paga gli indigeni perché abbandonino le loro terre e così darle in concessione alle multinazionali farmaceutiche”. Inoltre dicono che in questa zona selvaggia ci sono grandi interessi per i potenti investitori, come i progetti ecoturistici, il commercio del legname, ecc. E’ già stata sgomberata la comunità di Laguna San Pedro per essersi opposta a questi progetti, e corrono serio pericolo le comunità in resistenza Laguna Suspirio e Laguna Paraíso.

La Brigata ha potuto conoscere gli importanti progressi nel processo autonomo zapatista della Zona Selva Tzeltal in ambito di giustizia, lavoro cooperativo, radio comunitarie e educazione.

Un’altra area nella quale i popoli zapatisti mettono molto impegno è la salute. I delegati e le delegate europei non solo hanno visitatola Clinica Municipale, ma anche la Clinica della Donna “Comandanta Ramona”, dedicata al diritto alla salute ed ai diritti delle donne. Inaugurata l’8 Marzo 2008 è gestita dalle promotrici di salute non solo per mettere in pratica il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, ma anche per rivendicare il loro diritto a partecipare a tutti i livelli nella costruzione dell’autonomia secondo legge rivoluzionaria delle donne.

Brigata Europea di Solidarietà con gli Zapatisti

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Comunicato 2.

BRIGATA EUROPEA DI APPOGGIO AGLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N. 2

8 LUGLIO 2010

Prosegue la visita della Brigata Europea di Solidarietà con gli Zapatisti, iniziata due giorni fa.

La Brigata è arrivata a Caracol II di Oventik, sede della Giunta di Buon Governo della Zona Altos del Chiapas.

Qui la Brigata è stata ricevuta dalla Giunta stessa, alla quale è stata espressa la solidarietà dell’Europa che sta in basso e a sinistra. La JBG ha raccontato della comunità di El Pozo (Municipio Autonomo di San Juan Cancuc), che è stata vittima della violenza di simpatizzante dei partiti PRD e PRI che il giorno 21 giugno hanno aggredito i compagni e le compagne di quella comunità con l’intento di tagliare il servizio di acqua e luce.

A causa del brutale aggressione subita da due compagni basi di appoggio zapatiste, ci sono stati 2 morti dalla parte non zapatista, per legittima difesa, ed anche 2 feriti (uno dei quali, Miguel Pérez Hernández, è piantonato dalla polizia nell’ospedale “Vida siegura” a Tuxtla), e 2 promotori di salute zapatisti, Miguel Méndez Santís e Diego Martínez Santís, sono stati ingiustamente imprigionati nel carcere di San Cristóbal. Attualmente la comunità è sfollata causa le minacce.

Mentre il governo vuole dividere le comunità, per mezzo di programmi assistenziali come Procampo o Provivienda, appoggiando sette religiose o appoggiando gruppi paramilitari per provocare scontri e giustificare così l’intervento della polizia o dell’esercito federale, gli zapatisti non vogliono scontrarsi con membri delle stesse comunità e cadere nella trappola dal malgoverno.

I membri della Brigata Europea di Solidarietà hanno potuto informarsi anche sui progressi dell’autonomia zapatista. Nel settore dell’Agroecologia, per esempio, un responsabile ha raccontato come resistono e costruiscono alternative “al sistema capitalista che vuole produrre e produrre e non restituire niente alla terra” con progetti contro le coltivazioni transgeniche come “La Semilla Madre en Resistencia”.

Hanno visitato anche la Clinica Autonoma “La Guadalupana” e li hanno parlato degli importanti risultati sulla salute, per esempio, sulla prevenzione di malattie curabili che prima provocavano numerose morti tra i bambini.

“Siamo promotori e promotrici, promuoviamo l’educazione, non insegniamo”, ha detto uno dei responsabili del sistema di Educazione Autonoma della Zona Altos. Gli europei hanno potuto ascoltare anche temi come il funzionamento della Giustizia, le cooperative di produzione o i lavori collettivi delle donne ribelli in quella zona.

I delegati europei sottolineano le parole della Giunta di Buon Governo: “Davanti a questi colpi politici, economici e morali, continuiamo a resistere sviluppando coscienza. Resistiamo respingendo gli aiuti del governo, ma anche organizzando meglio la nostra autonomia: la scuola, la salute tra altre cose, sono ambiti di lavoro attraverso cui resistiamo. Ci costamolto, ma vogliamo dimostrare al governo che siamo capaci di vivere da soli e fare le cose da noi soli”.

Equipe di coordinamento della Brigata

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Giovedì 8 luglio 2010

La Brigata Europea di solidarietà con gli zapatisti visita le zone in resistenza

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 7 luglio. La brigata europea di solidarietà con gli zapatisti ha iniziato a Mitzitón il suo annunciato viaggio nelle comunità in resistenza. Lì, i suoi componenti hanno incontrato le autorità dell’ejido, aderente all’Altra Campagna, che hanno spiegato che “il problema principale” per la comunità è “la copertura che il governo statale offre ai paramilitari, economica e politica”.

Giunta in Chiapas questa settimana, la brigata, che si presenta come di “appoggio e fratellanza” con le comunità zapatiste, viene ad “informarsi sulla situazione in cui si trovano, condividere la loro realtà, documentarla e diffonderla”.

Nello stesso tempo, gli attivisti denunciano “la campagna governativa contro la solidarietà nazionale ed internazionale, svergognata e pericolosa, fino ad arrivare a conseguenze mortali solo perché porta testimoni scomodi delle realtà ed atrocità che si avvengono”.

La brigata è formata da membri di collettivi, gruppi ed organizzazioni della Rete Europea di Solidarietà con gli Zapatisti, aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e di altri collettivi che “rivendicano la legittimità del progetto zapatista su scala europea, il loro diritto alla resistenza, alla disubbidienza, all’autonomia ed al proprio sviluppo; respingono l’usurpazione, l’esclusione, la repressione, le strategie contrainsurgentes, le violazioni dei diritti umani, ed appoggiano i progressi delle comunità indigene in resistenza e di altri movimenti che lottano in Messico”.

Assume come “ampiamente noto” che i popoli indigeni affrontano “quotidianamente” militarizzazione, paramilitarizzazione, corruzione ed impunità “da coloro che si alternano al potere politico ed economico nel paese, in chiara connivenza e complicità diretta dell’Unione Europea e del governo degli Stati Uniti”.

La brigata appoggia “un progetto di trasformazione sociale in base al diritto e al dovere degli individui, dei gruppi e delle istituzioni, di promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali”. Annuncia che visiterà “il territorio zapatista e le comunità minacciate”, ed incontrerà aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.

Il gruppo di attivisti europei informa che ha espresso la sua solidarietà alla comunità di Mitzitón, dove ha iniziato il suo percorso. Lì, gli indigeni resistono alle “aggressioni paramilitari del cosiddetto Ejército de Dios, guidato da Carmen Díaz, senza che il governo faccia nulla contro le sue minacce e provocazioni”.

La brigata esprime il timore che “il governo statale, invece di soddisfare la richiesta di Mitzitón di ricollocare i paramilitari, voglia ricollocare le due parti e prendersi le terre dell’ejido per poi consegnarle agli investitori transnazionali ed i loro megaprogetti turistici, poiché proprio sulle terre ejidali è tracciata l’autostrada San Cristóbal-Palenque, alla quale la comunità si oppone”. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/08/index.php?section=politica&article=016n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Brigata Comunicato 1.

BRIGATA EUROPEA DI APPOGGIO AGLI ZAPATISTI

COMUNICATO STAMPA N.1

7 luglio 2010

La Brigata Europea di Appoggio agli Zapatisti è partita da San Cristóbal in direzione di Comitán. Come prima tappa della loro visita, i membri della Brigata sono stati nella comunità di Mitzitón (aderente all’Altra Campana) dove hanno incontrato le autorità ejidali.

Nell’ambito degli obiettivi della Brigata, il gruppo di attivisti europei è solidale con questa comunità che resiste alle aggressioni paramilitari del cosiddetto gruppo “Alas de Águila – Ejercito de Dios“, guidato da Carmen Díaz, senza che il governo faccia nulla contro le minacce e le provocazioni di detto gruppo.

Durante l’incontro, le autorità hanno raccontato le loro sofferenze per colpa dei paramilitari, che sono un gruppo di persone che non hanno alcun diritto sulla terra perché è da anni che non cooperano per le spese comuni, nei lavori comunitari e nemmeno si prendono cura della foresta dove invece fanno disboscamenti indiscriminati.

Il problema principale, denunciano le autorità, è la copertura che il governo statale offre ai paramilitari. Non solo economica ma anche politica. C’è da sospettare che il governo statale invece di soddisfare la richiesta della comunità di Mitizón di ricollocare i paramilitari dell’Ejercito de Dios, piuttosto non voglia ricollocare le due parti e prendersi le terre di questo ejido, per poi consegnarle ai grandi investitori transnazionali per i loro megaprogetti turistici, poiché proprio attraverso le terre ejidali di Mitzitón è segnato il tracciato dell’autostrada San Cristóbal-Palenque, contro la quale resiste la comunità.

La brigata ha chiuso la sua visita recandosi al blocco della strada San Cristobal-Comitán. Le autorità ejidali denunciano che questa misura estrema di lotta è dovuta al fatto che il governo non fa il suo dovere: ricollocare i paramilitari.

Il giorno dopo la visita il blocco è stato rimosso a seguito dell’incontro dalle autorità ejidali con i rappresentanti governativi. Tuttavia la comunità di Mitzitón ha concesso il termine di un mese di tempo affinché il governo realizzi il ricollocamento dell’Ejército de Dios e faccia giustizia una volta per tutte per le aggressioni costanti dei paramilitari contro la comunità.

Brigata Europea di Appoggio agli Zapatisti

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Área de Sistematización e Incidencia / Denuncia Pública
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Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Código Postal: 29240
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
Fax +52 (967) 6783551
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www.frayba.org.mx

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Comunicato Mitzitón.

COMUNITÀ DI MITZITON, ADERENTE ALL’ALTRA CAMPAGNA
6 luglio 2010

AI MEZZI DI COMUNICAZIONE
AI MEZZI DI COMUNICAZIONE
ALLA GIUNTA DI BUON GOVERNO DI OVENTIC
AI COMPAGNI ADERENTI ALL’ALTRA CAMPAGNA
ALLA ZEZTA INTERNAZIONALE
ALLA COMMISSIONE SESTA
AL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO (CNI)
AI DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI NAZIONALE ED INTERNAZIONALE

Compagne e compagni: 

I compagni di lotta, Aderenti all’Altra Campagna della comunità di Mitzitón vi mandano un grande saluto. Vogliamo farvi conoscere gli ultimi accordi presi nella nostra assemblea. 

1. – Alle ore 20:00 del giorno 5 luglio del 2010, riuniti nella casa ejidale di Mitzitón, abbiamo ricevuto la commissione del governo che si è impegnata a soddisfare la nostra richiesta di ricollocare i delinquenti e paramilitari dell’Ejército de Dios, Alas de Aguila.  A dimostrazione della nostra buona volontà, li abbiamo ricevuti ed abbiamo dato loro un termine di un mese affinché li ricollochino. Restiamo in disaccordo comunque, perché nel verbale il malgoverno non ha riportato questo termine, ma è stato detto verbalmente ed ora lo stiamo rendendo noto pubblicamente. Se entro questo termine il governo non rispetterà la sua parola, prenderemo altre misure poiché non siamo più disposti a continuare a sopportare delitti, danni, paura e provocazioni sui quali non si è mai indagato in tutto questo tempo e per i quali non è stata fatta giustizia da parte dei pubblici ministeri e funzionari di governo, perché tutti questi REATI, quali omicidio, tortura, sequestro, violenza, disboscamento, traffico di fratelli migranti, li abbiamo subiti noi, uomini, giovani, donne, bambini e bambine, anziani ed anziane della comunità, e li abbiamo denunciati tutti a suo tempo. 

2. – Il Segretario di Governo afferma che la Procura Generale di Giustizia non ha denunce penali di tutto questo che abbiamo subito e di cui sono responsabili i membri dell’Ejército de Dios e Alas de Aguila. Tuttavia, ci domandiamo: il sequestro, la tortura, la violenza, non sono reati gravi su cui la Procura deve indagare d’ufficio? I fatti sono stati denunciati pubblicamente e sono stati pubblicati dai giornali nazionali, quindi non possono dire di non conoscere i fatti che sono successi. Le nostre denunce giacciono nei cassetti della Procura Indigena, della Profepa, dell’INM e nessun ente di governo interviene per fare giustizia ai nostri compagni e compagne. Per questo l’assemblea di Mitzitón ha concordato di accettare solo il ricollocamento di queste persone. 

3. – Ripetiamo, sono 13 anni che denunciamo i fatti criminali di queste persone e non siamo più disposti a sopportarlo. Queste persone sono venute a vivere nella nostra comunità ed ora vogliono approfittare dei nostri boschi e delle nostre terre, ma non cooperano, non rispettano gli accordi comunitari, non fanno lavori collettivi, non partecipano alle assemblee, non sono ejidatarios ed invece trafficano con le persone, vessano e minacciano, sono armati, hanno ucciso il nostro compagno Aurelio investendo altri 5 compagni, hanno sequestrato il nostro agente ed il suo poliziotto insieme ad un altro compagno, i tre sono stati torturati gravemente e minacciati di bruciarli; aspettano le donne nei campi, quando vanno a pascolare gli animali, per molestarle eh hanno cercato di violentarle. Il governo sa tutto questo e non ha le denunce per agire? Allora com’è che paga alla vedova del defunto Aurelio Díaz Hernández una pensione mensile per i danni procurati da quelli dell’Ejércitos de Dios

4.- Siamo una comunità legalmente costituita come ejido, ci sono diritti e doveri, siamo anche un popolo indigeno e siamo messicani, difenderemo il nostro territorio perché senza esso non possiamo vivere. Esdras Alonso, comandante dell’Ejercito de Dios-Alas de Aguila tolga le mani dalla nostra comunità con tutta la sua gente, e che ci lascino vivere in pace. Non vogliamo più pretesti, la giustizia del governo può tardare altri 13 anni, ma prima che li ricollochino. Come abbiamo detto, hanno un mese di tempo.

Zapata vive y la lucha sigue!

Libertà per i Prigionieri Politici!

Il Popolo Unito Non Sarà Mai Sconfitto!

Distintamente
Il popolo organizzato di Mitzitón
ADERENTE ALL’ALTRA CAMPAGNA
 Área de Sistematización e Incidencia / Denuncia Pública
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 (Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Incontro Mitziton-Governo.

La Jornada – Martedì 6 luglio 2010

E’ iniziato il dialogo tra l’assemblea ejidale di Mitzitón ed il governo chiapaneco

Hermann Bellinghausen. Mitzitón, Chis. 5 luglio. Questa notte è iniziato il dialogo tra la comunità di Mitzitón ed il governo statale, dopo che l’assemblea ejidale, che blocca la strada Panamericana tra San Cristóbal de las Casas e Comitán da giovedì scorso, ieri ha accettato  questo incontro con i funzionari.

In una lettera indirizzata al governatore Juan Sabines, gli indigeni hanno confermato di aver ricevuto la seconda comunicazione inviata ieri dal segretario di Governo, Noé Castañón, e rispondono: “Le sue due lettere ci sembrano piene di bugie e insulti contro la nostra comunità. Pensiamo che ancora non sapete rispettare gli indigeni e questo si nota perché dite che stiamo commettendo un reato e che non avete nessuna denuncia contro quelli dell’Ejército de Dios. Come? Governatore, non siamo stupidi.”

Alle 20:30 un lungo corteo di indigeni ha accolto la delegazione inviata dal governatore Sabines e guidata da Antonio Gamboa López, il quale si è presentato agli ejidatarios riuniti dentro e all’esterno della scuola come “rappresentante personale” del mandatario.

Iniziando, Gamboa ha detto: “Il governo non ha intenzione di ricollocare la comunità”, in riferimento ad una proposta precedente dove il governo proponeva di “ricollocare” tutta la popolazione per creare una “riserva forestale”, proposta respinta dagli indigeni. Anche il funzionario si è dichiarato disponibile a ricercare le condizioni “affinché la comunità di Mitzitón viva tranquilla.”

La protesta dei tzotziles è contro il gruppo “paramilitare”, secondo loro – di evangelici appartenenti all’Ejército de Dios. Gli ejidatarios esigono il ricollocamento di questi “non cooperanti“.

Hanno scritto a Sabines: “Dialogheremo con la sua commissione affinché non si dica che siamo chiusi nonostante siano 13 anni che dialoghiamo senza risolvere questo problema e malgrado lei abbia già dimostrato la sua unica volontà di proteggere i paramilitari perché l’aiutino a toglierci le nostre terre, così come ha detto di volerci ricollocare tutti. Signor governatore, siamo EJIDATARIOS non possidenti e siamo INDIGENI, non ci arrendiamo. Come le viene in mente di proporre il ricollocamento?”.

Inoltre hanno detto al segretario di Governo: “La costituzione protegge i paramilitari; non sa il suo segretario che la massima autorità di un’ejido è l’assemblea e che se qualcuno viola il regolamento l’assemblea può togliergli i diritti?”

Accettando una commissione governativa a Mitzitón “affinché dialoghiamo e perché ascoltino la nostra assemblea per vedere chi ha ragione”, hanno posto determinate condizioni che sono state rispettate dal governo, tra queste la presenza del comandante della polizia statale preventiva Romeo López; il segretario di Pueblos Indio, Jesús Caridad Muñoz; il pubblico ministero indigeno Marcos Shilón ed un rappresentante di Sabines, il citato Gamboa. Inoltre, è arrivato il delegato di Governo Luis Guillén.

Circondati da uomini e donne della comunità si sono presentati davanti alla commissione ufficiale le autorità ejidali e comunitarie: Silviano Pérez, Jesús Heredia de la Cruz, Juan Díaz Heredia, Osvaldo e Ciro Heredia Hernández. Il moderatore, accettata dalle parti, è Diego Cadenas Gordilo, direttore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas.

L’assemblea si è impegnata affinché “non succeda nulla ai funzionari, parola di indigeni onesti”.

Alla chiusura di questa edizione il dialogo era ancora in corso. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/06/index.php?section=politica&article=016n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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BRIGATA EUROPEA DI SOLIDARIETA’ CON GLI ZAPATISTI IN CHIAPAS (MESSICO) 5 luglio2010

http://www.europazapatista.org/?Inicia-la-brigada-europea-de

Una brigata europea di solidarietà, appoggio e fratellanza con le comunità indigene ribelli è in Chiapas per salutare ed abbracciare i compagni e le compagne zapatisti, interessarsi della situazione in cui si trovano, condividere la loro realtà, documentarlo e diffonderlo.

Come delegazione e in rappresentanza del suo insieme, questa brigata è formata da membri di diversi collettivi, gruppi, organizzazioni della rete europea di solidarietà con gli zapatisti, aderenti alla Sesta Dichiarazione, e di altri collettivi che a livello europeo rivendicano la legittimità del progetto zapatista, del suo diritto alla resistenza, alla ribellione, all’autonomia ed al proprio sviluppo; che respingono l’usurpazione, l’esclusione, la repressione, le strategie contrainsurgentes e le violazioni dei diritti umani e ne chiedono la cessazione; che appoggiano i progressi e i risultati delle comunità indigene in resistenza e di altri movimenti che lottano in Messico.

È ampiamente noto che i popoli indigeni devono quotidianamente convivere ed affrontare la militarizzazione, la paramilitarizzazione, la corruzione e l’impunità da coloro che si alternano al potere politico ed economico in questo paese, in chiara connivenza e col consenso e complicità diretta dell’Unione Europea e del governo degli Stati Uniti.

La presenza della Brigata è di appoggio ad un progetto di trasformazione sociale, in base al diritto ed al dovere degli individui, dei gruppi e delle istituzioni di promuovere e proteggere universalmente i diritti umani e le libertà fondamentali riconosciute, e di denuncia della campagna governativa contro la solidarietà nazionale ed internazionale, sfacciata e pericolosa, fino ad arrivare a conseguenze mortali, semplicemente perché porta testimoni scomodi nelle realtà e atrocità che si compiono con le più che note responsabilità dirette e intellettuali.

Il lavoro della Brigata sarà di visitare il territorio zapatista e le comunità minacciate. Incontrerà gruppi aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona per una migliore conoscenza reciproca e scambio di informazioni ed esperienze.

Promuovono la Brigata Europea:

Alana –Grecia; ASSI (Acción Social Sindical Internacionalista) de Zaragoza – Estado Español; Associazione Ya Basta – Italia; caracol mundo-eco de latido en solidaridad -Viena, Austria; Caracol Solidario – Besançon, Francia; Caracol Zaragoza -Aragón-estado español; Centro de Documentación sobre Zapatismo (CEDOZ); Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo- Italia; Comité de solidarité avec les peuples du Chiapas en lutte (CSPCL) – Francia ; Confederación General del Trabajo -Estado Español; Fuga em Rede -Galizia, Estado Español; Grupo B.A.S.T.A – Alemania; Grupo IRU -Estado Español; Plataforma de Solidaridad con Chiapas de Aragón -Estado Español; Plataforma de Solidaridad con Chiapas de Madrid -Estado Español; Grupo Les trois passants, Paris-Francia); Red Latina sin fronteras – Estocolmo, Suecia; Unión Mexicana Suiza (UMES) – Zürich, Suiza; Solidaires (Unión Sindical) – Francia; Les trois passants (Paris-Francia)

Sostengono la Brigata Europea anche:

Spagna: Red Libertaria Apoyo Mutuo; Ecologistas en Acción; Attac España; Comité Óscar Romero de Madrid; Salva la Selva; Carlos Pereda, sociólogo de Colectivo Ioé; Centro de Defensa y Estudio de los Derechos Humanos (CEDEHU); Red de Economía Alternativa y Solidaria (REAS Aragón); Coordinadora Antifascista de Zaragoza; Centro Social Okupado La Vieja Escuela (Aragón); Komando Güebo (Aragón); La enredadera de Radio Topo; AraInfo – Achenzia de Notizias d´Aragón; Red de apoyo a sin papeles de Aragón; Asociación Vecinal de la Madalena “Calle y Libertad”; Foro Social de Segovia.
Grecia: Asocación de los Abogados de Salonica; Asociación de los Empleados del Banco de Pireus; Asociación de Objetantes de Conciencia, Salonica; Asociación Sindical de Profesores en las Academias Privadas ( SEFK); Asociación Sindical de Trabajadores en Librerías, Papelerías y Editoriales de Attica; Centro Social – Red de Emigrantes, Salonica; Colectivo F.A.R.M.A. (Lucha por métodos alternativos renovables y por la autonomía); Cooperativa de Comercio Alternativo y Solidario “LA SEMILLA”; Foro Social de Grecia; Iniciativa Antimilitarista; Iniciativa de los Habitantes de Kesariani, Atenas; Iniciativa Contra el Racismo de Salonica; Iniciativa para los Derechos de los Pres@s; Iniciativas de Lucha de los Maestros del Primer Grado, Salonica; Movimiento Radical de los Medic@s de los Hospitales de Salonica; Movimiento Radical Unido de Educadores de Salonica; Ocupación “Prapopoulou”; Xalandri, Atenas; Red de Apoyo de los Derechos de los Emigrantes; Red de las Organizaciones Ecologicas de Creta; Red por la Defensa de los Derechos Politicos y Sociales; Revista “RESISTENCIAS”; Revista “Utopia”; Universidad Free Underground (UFU).

Ed altre firma a titolo individuale di molte altre località in Europa.

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Liberare prigionieri politici.

La Jornada – Lunedì 5 luglio 2010

La Campaña Primero Nuestros Presos chiede la liberazione di 24 detenuti

Prosegue il blocco a Mitzitón per ricollocare i “non-cooperanti”

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 4 luglio. Una ventina di organizzazioni e collettivi dell’Altra Campagna, convocata dall’EZLN, che promuovono la Campaña Primero Nuestros Presos, rivendicano il rilascio di 24 detenuti politici in diverse prigioni del paese. Sono nove in Chiapas, tra loro tre basi di appoggio dell’EZLN: Francisco Méndez Velasco, Sebastián Hernández Gómez e Francisco Santis Méndez. Gli altri detenuti nello stato sono Alberto Patishtán Gómez, Rosario Díaz Méndez, Artemio Díaz Heredia, Manuel Heredia Jiménez, Pascual Hernández Gómez e Armando Méndez Pérez.

Intanto, prosegue da quattro giorni senza particolari incidenti il blocco stradale a Mitzitón, dove gli ejidatarios aderenti all’Altra Campagna chiedono il “ricollocamento dei “non-cooperanti” dell’Ejército de Dios.

Salutando la liberazione dei 12 detenuti di San Salvador Atenco, la Campaña Primero Nuestros Presos ribadisce il suo impegno “di estendere e rafforzare la lotta per un Messico senza prigionieri politici e senza repressione.

“La Corte Suprema di Giustizia della Nazione ci dà ragione. Ci mostra l’accanimento, la brutalità, l’ingiustizia e l’illegalità con le quali hanno agito i poteri e le istituzioni nel nostro paese… contro i nostri compagni. La loro libertà non è una concessione, bensì la conquista di una lotta lanciata dai compagni del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, dall’Altra Campagna – principalmente i compagni dell’EZLN e le Basi di Appoggio Zapatiste – e da molte organizzazioni e persone.

“Fin dal primo giorno, nel 2006, centinaia di organizzazioni e migliaia di persone in Messico e nel mondo hanno preso parte alla lotta per la liberazione dei compagni dello stato del Messico”, sottolinea. L’Altra Campagna aveva installato un presidio all’esterno della prigione di Santiaguito che poi ha trasferito a a Molino de Flores.

La Corte Suprema di Giustizia Della Nazione non ha fatto giustizia, chiarisce, “ammette solo un arbitrio, non punisce gli assassini di Alexis Benhumea e Francisco Javier Cortez né i responsabili della tortura sessuale contro le compagne dell’Altra Campagna”, che hanno citato lo Stato messicano nei tribunali internazionali perché “in Messico è impossibile che il Potere Giudiziale giudichi i suoi pari dell’Esecutivo federale e dei governi statali”.

La Campaña Primero Nuestros Presos spiega che “nasce come proposta dei compagni della Commissione Sesta dell’EZLN per ridare impulso alla lotta per la libertà dei detenuti il 3 e 4 maggio di 2006, ma anche per liberare i nostri prigionieri nel paese”. Ha visitato le prigioni di Oaxaca, Guerrero, Chiapas, Tamaulipas, stato del Messico, Distretto Federale, Nayarit ed altri, “ottenendo la liberazione di centinaia di aderenti all’Altra Campagna”.

I suoi prigionieri ancora dietro le sbarre sono: Víctor Herrera Govea (DF); Máximo Mojica Delgado, María de los Ángeles Hernández Flores e Santiago Nazario Lezma (carcere di Tecpan, Guerrero); Tomás de Jesús Barranco (Nayarit); gli indigeni di Loxichas: Agustín Luna Valencia, Álvaro Sebastián Ramírez, Justino Hernández José, Mario Ambrosio Antonio, Fortino Enríquez Hernández, Eleuterio Hernández García, Abraham García Ramírez e Zacarías P. García López (Santa María Ixcotel, Oaxaca), così come Abraham Ramírez Vázquez, del Comitato per la Difesa dei Diritti Indigeni-Xanica dell’Alleanza Magonista-Zapatista. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/05/index.php?section=politica&article=018n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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H. Bellinghausen: Atenco.

La Jornada – Lunedì 5 luglio 2010

Atenco e domani

Hermann Bellinghausen

È la vittoria di molti la liberazione degli ultimi detenuti di Atenco, sul punto di restare in gattabuia per tutta la vita (tre di loro sarebbero arrivati al il XXII° secolo in una prigione di massima sicurezza, quando narcos, sequestratori ed assassini seriali ne sarebbero già usciti). La lotta è riuscita dapprima a liberare decine di detenuti nelle carceri messicane, ed ora, in ultima istanza, hanno frustrato la vendetta del governo di Enrique Peña Nieto e del regime calderonista. Gli atenquensi non hanno ucciso nessuno, ma erano condannati a morte. Lo sforzo per impedirlo è stato enorme. Dice male del Messico che ci ha messo quattro anni per vincere questa battaglia di giustizia; a questo livello di sfacciataggine ed impunità è arrivato il sistema politico.

Dice bene, molto bene, del Messico, il fatto che per quattro anni ha resistito, senza indebolirsi, un movimento di protesta che per il mondo incarna un modello di resistenza all’ingiustizia e agli abusi del potere. Qui si sono incontrati i familiari con i gruppi e le diverse organizzazioni: indigeni, intellettuali, operai, donne senza paura, artisti, avvocati, gente di strada, ejidatarios, studenti e qualche giornalista.

Perché se andiamo ai media, vale la pena ricordare che la brutale punizione della resistenza a San Salvador Atenco e le comunità vicine fu aizzata apertamente dalle grandi televisioni e da buona parte dei giornali. Mostrano Ignacio del Valle, Felipe Álvarez, Héctor Galindo e gli altri, completamente fuori contesto e come “macheteros” violenti, chiedendone la punizione ed il governo obbedì.

Gli interessi dietro la repressione erano e continuano ad essere scandalosi. Una comunità agricola con eccellenti terre e risorse idriche le difese con intelligenza e coraggio quando il governo di panisti e priisti voleva costruire lì un grande aeroporto per la capitale. Gli atenquensi rovinarono gli affari a Fox, Montiel e soci. Riuniti nel Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) brandivano i machete che non hanno mai scaricato su persona alcuna. I machete di Atenco sono solo il loro punto esclamativo.

L’attacco poliziesco di maggio del 2006, guidato dal viceammiraglio Wilfrido Robledo Madrid, fu teletrasmesso in diretta (o meglio: le scene più sanguinose non furono trasmesse ed i notiziari ignorarono violazioni ed aggressioni sessuali, minacce di morte, tortura ed altre “libertà” che si presero i poliziotti federali e dello stato di México contro quegli irriducibili contadini).

L’umiliazione degli atenquensi fu pubblica. Controcorrente, riuscì ad essere pubblica anche l’indignazione di diversi settori e movimenti che hanno saputo restare uniti per tutto il tempo necessario. La liberazione dei detenuti del ’68, lotta anche questa lunga e difficile, ha richiesto meno tempo in un Messico ancora monolitico. Nelle repressioni del 2006 contro Atenco e Oaxaca, avallate da Felipe Calderón per aprirsi la strada verso Los Pinos, e per il futurista Peña Nieto, the man who would be president (“l’uomo che volle farsi presidente“, parafrasando Rudyard Kipling), è stata evidente la complicità tra governanti, poliziotti e mezzi di comunicazione: cinghie di trasmissione del potere imprenditoriale oltraggiato dalla plebaglia di Atenco nel 2002.

Il FPDT ed i suoi compagni non si sono mai dati per vinti. Come racconta Javier Hernández Alpízar, editore di Zapateando: “Le mobilitazioni furono molte: dalle iniziali chiusure di scuole e di strade promosse dall’Altra Campagna nel 2006, alcune di queste represse dal governo del Distretto Federale; la marcia con la quale L’Altra Campagna arrivò fino ad Atenco; un presidio durato anni nella prigione di Santiaguito e poi a Molino de las Flores; la formazione del Comitato Libertà e Giustizia per Atenco e il suo viaggio per 13 stati – cominciando dal Chiapas, ‘cuore della resistenza’ come disse Trinidad Ramírez – e la pressione seguita fino alla giornata internazionale di questo 29 giugno”.

E sottolinea: “il momento può essere la dimostrazione che si comincia a formare un contropotere: quello del movimento sociale”.

Abituati alla prostrazione dello stato di diritto e della vita civile nel paese, forse perdiamo di vista che le resistenze persistono nonostante le pressioni violente ed economiche che conoscono molto bene i comuneros di Atenco (anche ora il governo vuole comprare le loro terre per una manciata di milioni). La lotta, con un sostenuto appoggio internazionale, era diventata un incubo per visite presidenziali, ambasciate e consolati d’Europa e d’America.

Peña Nieto e i suoi comandanti di polizia godranno della stessa impunità di cui beneficia, fino all’ignominia, il governo di Oaxaca? In questi momenti nessuno sta vincendo là in alto. Almeno, non quelli che dicono di vincere. In mezzo alla confusione e al polverone emerge e pesa forte un pugno di uomini col sombrero che brandiscono i machete. Così come li vedete, piccoli e urlanti, hanno vinto, perché nessuno dubitava che avessero ragione. Vedendo il risultato, e quello che sta succedendo, non resta altro da dire che la lotta continua, col sorriso. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/05/index.php?section=opinion&article=a06a1cul

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Risposta degli ejidatari di Mitzitón al governo dello stato

Ejido Mitzitón, Municipio di San Cristóbal de las Casas
4 luglio 2010.
C. Juan Sabines Guerrero.
Governatore del Chiapas.

Abbiamo ricevuto la sua seconda lettera che ci manda il suo segretario di governo il Noé Castañón, e le rispondiamo quanto segue.

1 – Le sue due lettere ci sembrano piene di bugie e insulti contro la nostra comunità. Pensiamo che ancora non sapete rispettare gli indigeni e questo si nota perché dite che stiamo commettendo un reato e che non avete nessuna denuncia contro quelli dell’Ejército de Dios. Come? Governatore, non siamo stupidi.

2 – Ma nnon vogliamo nemmeno sprecare il nostro tempo con le sue bugie, non siamo ciechi e sappiamo che razza di gente sono i politici.

3 – Comunque, dialogheremo con la sua commissione affinché non si dica che siamo chiusi nonostante siano 13 anni che dialoghiamo senza risolvere questo problema e malgrado lei abbia già dimostrato la sua unica volontà di proteggere i paramilitari perché l’aiutino a toglierci le nostre terre, così come ha detto di volerci ricollocare tutti. Signor governatore, siamo EJIDATARIOS non possidenti e siamo INDIGENI, non ci arrendiamo.  Come le viene in mente di proporre il ricollocamento.

4 – Il suo segretario di governo dice che la costituzione protegge i paramilitari; non sa il suo segretario che la massima autorità di un’ejido è l’assemblea e che se qualcuno viola il regolamento l’assemblea può togliergli i diritti?

5 – In ogni caso riceveremo la sua commissione a Mitzitón affinché dialoghiamo e perché ascoltino la nostra assemblea per vedere chi ha ragione.

6 – Ma deve esserci un rappresentante della procura indigena, uno di Pueblo Indio, un altro della polizia settoriale, meglio se è il comandante Romeo, ed un suo rappresentante, signor governatore.

7 – Li aspettiamo a Mitzitón il giorno lunedì 5 luglio alle 5 del pomeriggio.

8 – Per fugare i suoi timori, l’assemblea garantisce che non succederà niente ai suoi funzionari, parola di indigeni onesti.

Distintamente.
I Rappresentanti dell’assemblea dell’Ejido
Da Mitzitón, Aderenti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

c.c.:Lic. Diego Cadena Gordillo

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Tensione a Mitziton.

La Jornada – Domenica 4 luglio 2010

Il governo del Chiapas offre al grupo tzotzil il dialogo, non di indagare sulle denunce

Definisce “comportamento radicale illecito” il blocco Della strada San Cristóbal-Comitán

Hermann Bellinghausen. Inviato. Mitzitón, Chis. 3 luglio. Mentre per il terzo giorno consecutivo è in corso il blocco della strada San Cristóbal de Las Casas-Comitán in questa comunità di tzotziles aderenti all’Altra Campagna, questi ultimo hanno ricevuto oggi una comunicazione del segretario generale di Governo, Noé Castañón, in cui esprime la convinzione che “imperi la ragione e si abbandonino comportamenti radicali illeciti”, ed invita gli ejidatarios ad intavolare un dialogo col governo.

” Non abbiamo chiesto il dialogo, bensì il ricollocamento dell’Ejército de Dios e di Alas de Águila“, ha dichiarato questa notte uno dei rappresentanti dell’assemblea ejidale. Ma aggiunge: “Ne discuteremo nell’assemblea dell’ejido. Noi non possiamo deciderlo, siamo solo dei rappresentanti. Porteremo in assemblea questa proposta affinché si decida per il sì o per il no.”

Contemporaneamente alla lettera del segretario di Governo, gli ejidatari di Mitzitón questo pomeriggio hanno ricevuto un’altra missiva della delegazione in Chiapas della Procura Generale della Repubblica (PGR), firmata da Lydia Leticia Zúñiga Domínguez, che li invita a “desistere dal loro atteggiamento e dalla condotta illecita”, e propone loro anche di “stabilire un dialogo col governo”. Per evitare misure più severe, aggiunge, soprattutto dopo l’avvertimento che giovedì il blocco sarebbe stato rimosso.

“Si comportano come se fosse la prima volta che sentono parlare di noi”, aggiunge un secondo indigeno. E legge la lettera di Castañón nella quale si comunica agli indigeni che presso gli uffici del governatore non esistono “fino ad oggi richieste di dialogo né denunce dei fatti” come quelli menzionati dall’assemblea ejidale nella sua più recente denuncia di abusi e provocazioni nella comunità da parte di membri dell’Ejército de Dios.

Il governo statale, afferma Castañón, non possiede prove né denunce “relative alle persone per le quali si chiede il ricollocamento”. Sottolinea inoltre che L’Ejército de Dios e la chiesa Alas de Águila sono registrati come associazioni religiose e non esistono prove che siano un gruppo paramilitare.

Un terzo rappresentante dell’assemblea estrae da un raccoglitore due denunce consegnate alle autorità e le mostra. Entrambe hanno il timbro di ricevuta. Uno datato 8 giugno, indirizzata al pubblico ministero indigeno Marcos Shilón; in questa si descrive l’irrazionale disboscamento realizzato dai membri dell’Ejército de Dios e dei suoi seguaci.  Nonostante il timbro, il pubblico ministero non è intervenuto né investigato.

L’altro documento, spedito il 20 giugno al delegato statale della Procura Federale dell’Ambiente (Profepa), Alfonso Frías López, denuncia il saccheggio del legno del gruppo di cui chiedono il ricollocamento al governo statale. E mostra 32 fotografie di altrettanti moncherini di alberi di grandi dimensioni appena tagliati. Nemmeno la Profepa è intervenuta né ha indagato.

Nessuno di questi documenti sarebbe arrivato nell’ufficio del governatore. Lo stesso indigeno, mostrando un altro raccoglitore, aggiunge: “Ecco le molte denunce che abbiamo fatto. E tutte le volte che abbiamo consegnato alla polizia e gli agenti della Migrazione i polleros (trafficanti di clandestini – n.d.t.) che sono dell’Ejército de Dios, con i clandestini. Una volta abbiamo portato perfino il Pubblico Ministero. Ora vediamo che non hanno mai redatto verbali né indagato sui reati.”

Il primo indigeno ricorda che dal 2002 i funzionari “hanno tutte le informazioni sul traffico di clandestini” che compiono le persone che l’assemblea di Mitzitón chiede di ricollocare,  i “non-cooperanti”, i cui leader anni fa vivevano in un altro ejido dove hanno accumulato una fortuna e possiedono numerosi veicoli e case per nascondere gli immigrati illegali centroamericani.

Parte del legname tagliato nelle scorse settimane è stato usato per costruire un edificio dopo che il candidato priista locale aveva consegnato 40 tetti di lamiera ai membri dell’Ejército de Dios a scopo di proselitismo per le elezioni statali di questa domenica. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/04/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Forum USA.

La Jornada – Giovedì 1° luglio 2010

IL FORUM SOCIALE USA CHIEDE LA FINE DEGLI ATTACCHI CONTRO LE COMUNITA’ ZAPATISTE

Riconosce il contributo dell’EZLN ai movimenti di resistenza nel mondo

Hermann Bellinghausen

Il Forum Sociale degli Stati Uniti, realizzato nei giorni scorsi nella città di Detroit, Michigan, ha emesso una Dichiarazione di appoggio alle comunità zapatiste in Messico che riconosce il contributo dell’EZLN ai movimenti di resistenza e di liberazione nel mondo ed esige la sospensione delle aggressioni militari, poliziesche e paramilitari contro i popoli indigeni del Chiapas.

“Gli zapatisti sono stati un’ispirazione molto importante per quelli che stanno in basso nel mondo. Sono riusciti a costruire l’autonomia e praticano realmente la democrazia ed esercitano l’autodeterminazione nelle proprie comunità. Essi dimostrano che è possibile creare quell’altro mondo che vogliamo”, riconosce il Forum Sociale.

La loro autonomia, prosegue la dichiarazione, “irrita i servi del sistema capitalista che si rendono malgoverni; questi governi federali, statali e municipali utilizzano il loro Esercito, forze poliziesche e gruppi paramilitari per cercare di distruggere l’autonomia e sterminare i degni popoli indigeni zapatisti”.

Il pronunciamento statunitense denuncia che, recentemente, le basi di appoggio zapatiste hanno resistito ad attacchi, persecuzione e provocazioni nelle comunità di Bolón Ajaw, Laguna de San Pedro, Santo Domingo, Casa Blanca, Peña Limonar, Choles de Tumbalá e El Pozo.

“I tre livelli di potere utilizzano diversi gruppi paramilitari, come la Opddic e L’Ejército de Dios, per reprimere le comunità. Lo fanno perché gli zapatisti esercitano il loro diritto di essere autonomi e non permettono che il malgoverno li usurpi. Il malgoverno agisce allo scopo di cacciarli dalle loro terre, prenderne possesso e costruire zone turistiche a beneficio dei ricchi e di quelli che stanno in alto”.

Per tutto questo, “noi, come membri della società civile nazionale statunitense riuniti nel Forum Sociale Stati Uniti 2010, dichiariamo che gli zapatisti non sono soli e ratifichiamo il nostro impegno a stare in all’erta e denunciare le gravi violazioni che stanno succedendo in Chiapas”.

Il forum denuncia “l’allarmante incremento dell’offensiva contro il movimento zapatista nel sudest del Messico, evidenziata dall’aumento di attività contrainsurgentes”. Accusano i tre livelli di governo, federale, statale e municipale, delle aggressioni di repressione contro l’autonomia delle comunità indigene, chiedono “il rispetto dell’autonomia e della libera autodeterminazione degli zapatisti” e la fine della repressione di cui sono oggetto. http://www.jornada.unam.mx/2010/07/01/index.php?section=politica&article=022n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Azione del Frayba.

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, AC
San Cristóbal de Las
Casas, Chiapas, Messico
1 luglio 2010

AZIONE URGENTE

IMMINENTE RISCHIO DI REPRESSIONE CONTRO GLI INDIGENI DI MITZITON

Il Governo dello stato minaccia uno sgombero che potrebbe sfociare in gravi violazioni dei diritti umani.

Il governo dello stato del Chiapas minaccia di realizzare un operativo di polizia per sgomberare il blocco stradale installato dai coloni di Mitzitón in difesa del loro territorio.

Il governo dello stato propone ai coloni di Mitzitón il ricollocamento di tutta la comunità e la trasformazione del loro territorio in riserva forestale, a tale proposta la comunità ha risposto non solo negativamente ma che difenderà il suo territorio a qualunque costo. Davanti a questa risposta della comunità il governo dello stato ha annunciato lo sgombero della strada.

La comunità di Mitzitón da febbraio del 2009 è in lotta per la difesa del suo territorio davanti alle notizie e prove che indicano che il governo messicano vuole costruire l’autostrada San Cristóbal de Las Casas-Palenque ed ampliare la strada San Cristóbal de Las Casas-Comitán de Domínguez. Il governo dello stato in varie occasioni ha negato che esista tale progetto, tuttavia, la proposta di ricollocamento della comunità dimostra la volontà di spogliare il Popolo Tzotzil del suo territorio.

Precedenti:

Il blocco stradale è stato messo in atto per chiedere al governo dello stato di ricollocare i non-cooperanti del gruppo conosciuto come Ejercito de Dios, che da 13 anni vessa la comunità, e per questo l’assemblea comunitaria ha deciso di chiedere il ricollocamento del gruppo. Nei giorni scorsi alcune persone dell’auto-denominato Ejecito de Dios hanno tagliato degli alberi in maniera indiscriminato violando il regolamento interno dell’ejido e le leggi in materia forestale, cosa di cui le autorità ejidales hanno avvertito le autorità competenti proprio mentre si realizzava detto disboscamento, senza che fino ad ora i trasgressori siano stati fermati. (…)

Davanti al rischio imminente di uno sgombero violento esortiamo la comunità nazionale e internazionale ad esigere dalle autorità messicane che:

– Si cerchi una soluzione attraverso il dialogo e non con l’uso della forza pubblica.

– Che si rispetti il Diritto al Territorio che, come popolo indigeno ha Mitzitón, come stabilisce ll Trattato 169 dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro.

– Come chiedono i coloni di Mitzitón, che sia allontanato dalla comunità il gruppo paramilitare denominato Ejército de Dios.

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