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Archive for marzo 2010

Contrainsurgencia.

La Jornada – Martedì 30 Marzo 2010

Magdalena Gómez

Contrainsurgencia: io non lo so con certezza… lo suppongo

L’evocazione al poeta Jaime Sabines non si riferisce all’amore, ma parafrasa la tappa attuale della guerra scatenata contro l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).

Le notizie che sono arrivate dal Chiapas nei mesi recenti ci parlano di crescenti conflitti, apparentemente “sociali”, tra forze antagonistiche alle basi zapatiste nelle giunte di buon governo, il cui asse è il recupero delle terre occupate dal 1994, e nei quali i governi federale e statale appaiono come “falsi mediatori”.

In quegli anni il governo federale destinò risorse per indennizzare chi si presentava come proprietario senza che fosse mai depositata una relazione chiara rispetto alle sopravalutazioni che furono coperte. Erano i giorni, si supponeva, in cui si stava aprendo la strada per il dialogo e rispondere alle cause giuste che avevano dato origine al conflitto armato in Chiapas.

Alla fine dell’anno scorso si sono presentate diverse situazioni (premonitrici). Da un lato si annunciava che si sarebbero regolarizzate le giunte di buon governo su richiesta di alcuni dei loro “rappresentanti”; tuttavia, queste denunciarono immediatamente che non conoscevano i presunti portavoce e che non avevano alcun interesse ad essere riconosciute, perché avevano già vissuto l’esperienza del 2001, quando i tre poteri sbatterono la porta in faccia al dialogo.

I giorni dopo corse voce in Chiapas che l’EZLN preparava uno scontro armato, e settimane dopo, quasi alla fine dell’anno, il governatore Sabines presentava un’iniziativa di legge senza una consultazione previa, contraria ad alcuni strumenti internazionali in materia indigena, la quale fu approvata, ma, davanti alle reazioni contrarie si decise che il governo non l’avrebbe promulgata; tutto passò sotto silenzio, non la vietò esponendo i motivi. Cosa poteva dire se il progetto era suo? Semplicemente la “congelò”.

Tuttavia, le erratiche manovre ufficiali nelle relazione con le basi zapatiste non presagiscono che si arrivi a buon punto e, invece, la tensione aumenta, per cui, specialmente in Europa nelle settimane scorse si sono svolte campagne di solidarietà con gli zapatisti, mentre in Messico siamo virtualmente saturi di tanti conflitti che si vivono in tutto il paese e non si è prestata la dovuta attenzione alla situazione del Chiapas.

Che la dirigenza zapatista stia in silenzio ed il calderonismo li abbia omessi dal discorso pubblico, non significa che l’apparato di intelligenza dello Stato sia immobile.

C’è da supporre che dal suo lavoro sporco provenga il materiale che lo scorso 27 marzo il giornale Reforma, quale ciliegia sulla torta avvelenata e manifesta irresponsabilità, ha pubblicato in otto colonne sull’EZLN e specialmente sul subcomandante Marcos, e questa volta il tema ha una portata molto pericolosa.

A partire da uno scritto di un presunto disertore di cui pubblicano una parte, perché annunciano che è di 83 pagine, enfatizzano l’armamento su cui contano gli zapatisti e danno cifre sulle risorse finanziarie che ricevono, affermando temerariamente che provengono da ETA. Insieme a ciò, pubblicano una foto che attribuiscono al subcomandante Marcos senza cappuccio e di una serie di persone che, come affermano, farebbero parte della struttura di quell’organizzazione.

D’altra parte, che cosa possiamo supporre ci sia dietro il fatto di vincolare lo zapatismo con un’organizzazione come ETA? Perché si omette la dissociazione pubblica che il sup Marcos fece rispetto ad ogni forma di terrorismo, “da qualsiasi parte venga”, in un conflittuale scambio di missive con la stessa ETA? (La Jornada, 9/12/02).

Intanto, questa accusa criminalizza le organizzazioni non governative europee che appoggiano economicamente le giunte di buon governo e questo le colloca nel mirino dello Stato spagnolo.

La faccenda non è da poco, poiché immediatamente si evoca quel 9 febbraio 1995, solo che questa volta non sappiamo se il colpo sarà solo mediatico o se è un annuncio preventivo di azioni più grandi dello Stato, cosa che non possiamo scartare.

C’è da supporre che la Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) giustifichi la sua ragion d’essere e indaghi con gli organismi di sicurezza nazionale e faccia conoscere il motivo di questo colpo mediatico. Che gli zapatisti abbiano le armi non è una notizia, il fatto rilevante è che rispettano il cessate il fuoco dal 1994. Il Legge ancora vigente per il Dialogo, la Negoziazione e la Pace Degna in Chiapas riconosce questa natura all’EZLN; giustamente se il dialogo avesse dato frutti la fase finale sarebbe il disarmo, ma tale processo è sospeso, perché spetterebbe formalmente solo alla Cocopa la dichiarazione che si è rotto. Per questo è importante enfatizzare in questo momento che lo zapatismo continua ad essere protetto legalmente. Speriamo il calderonismo non si sbagli ed il movimento sociale in Messico reagisca in tempo per impedirlo. È urgente volgere lo sguardo al Chiapas in questi giorni non tanto sacri. In ogni caso, il nostro silenzio sarà complice. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/30/index.php?section=opinion&article=016a1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Lunedì 29 Marzo 2010

Liberato l’indigeno tzotzil di Mitzitón

Elio Henríquez. San Cristóbal de las Casas, Chis., Manuel Díaz Heredia, indigeno originario della comunità di Mitzitón, municipio di San Cristóbal de las Casas, è stato liberato nel pomeriggio di giovedì “perché il giudice non ha trovato prove sufficienti per sottoporlo a processo”, ha comunicato il “popolo organizzato” di questa località, aderente all’Altra Campagna.  “Il malgoverno fabbrica reati contro di noi e ci persegue come delinquenti se siamo indigeni e lottiamo per i nostri diritti”, ha affermato il “popolo organizzato” in un comunicato.   Díaz Heredia era stato arrestato martedì mattina da poliziotti federali con l’accusa di “trafficare con clandestini centroamericani” nel 2006.  L’arresto dell’indigeno tzotzil aveva provocato il blocco della strada San Cristobal-Comitán martedì e mercoledì scorso da parte dei suoi compagni aderenti all’Altra Campagna in Mitzitón, i quali avevano trattenuto due poliziotti statali e tre impiegati della Segreteria di Sviluppo Sociale. Il blocco era stato rimosso mercoledì 24 marzo, e poco dopo erano stati liberati i cinque trattenuti senza che ci fosse notizia dell’accordo raggiunto con le autorità federali e statali.

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Allerta.

La Jornada – Lunedì 29 Marzo 2010

Allerta di un’offensiva contro l’EZLN

Elio Henríquez. San Cristóbal de las Casas, Chis., 28 marzo. La possibilità di un’aggressione contro il movimento zapatista si inserisce “nella continuità dell’offensiva controrivoluzionaria e contrainsurgente che il governo dispiega a partire dalla Iniciativa Mérida“, avverte il presidente del Consiglio Nazionale del Partito della Rivoluzione Democratica, Camilo Valenzuela.  Ha affermato che “il processo di crescente autoritarismo e militarizzazione e l’acuirsi della guerra in Messico raggiungerà sempre di più i movimenti democratici, patriottici e rivoluzionario che agiscono nel paese”.  Valenzuela, che ha visitato San Cristóbal per incontrare i militanti perredisti, durante un’intervista ha dichiarato che non è da scartare un’aggressione contro il movimento zapatista, nel contesto “del processo di crescente autoritarismo e militarizzazione dispiegato nel paese a partire dalla Iniciativa Mérida, dove è stata concordata la guerra in corso, recentemente ratificata vidimata con la visita nel paese del gabinetto di sicurezza e della guerra della prima potenza imperialista”

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Falso scoop.

Messico – Una strana notizia: smascherato il Subcomandante Marcos

27 / 3 / 2010

Il quotidiano Reforma , uno dei quotidiani più conservatori del Messico, ha pubblicato un articolo dal titolo “Rivelano la struttura dell’EZLN e nel suo sito web ha messo la notizia “Smascherato il SubComandante Marcos”.   Nell’articolo si parla di un presunto appartenente all’EZLN che avrebbe consegnato al quotidiano messicano un dossier su come si finanziano gli zapatisti, su dove hanno il loro quartier generale e sul loro armamento.  Nell’articolo si raccontano cose note a tutti descrivendo la zona della Giunta del Buongoverno de La Garrucha.  In merito ai finanziamenti internazionali si dice che i soldi arrivani dai Paesi Baschi e dall’Italia.   La notizia che ha presto fatto il giro del mondo è accompagnata da una foto di un uomo che sarebbe Marcos (foto ben diversa peraltro da quelle a più riprese fatte circolare dal Governo Messicano).  Detto fatto la connessione tra EZLN e ETA è fatta, il tutto condito da una lista di armi e da altre invenzioni.   Anche l’Ansa, AnsaLatina, Repubblica, Corriere della Sera ed altri siti italiani riprendono subito lo “scoop”.  Come non vedere in questo episodio un’altra delle tante provocazioni a vari livelli che in maniera subdola si stanno orchestrando contro gli zapatisti.   Alcuni mesi fa gustamente in Messico si era denunciato proprio la creazione di “rumores” di ogni genere, volti a creare un clima torbido intorno allo zapatismo .. ed ora anche lì’articolo della Reforma rilancia questo modo a dir poco squallido di attaccare gli zapatisti.  La solidarietà internazionale con gli zapatisti è sempre stata pubblica e ampia.   Noi, come molti altri abbiamo collaborato e collaboriamo a raccogliere fondi a sostegno dell’autonomia delle comunità zapatiste, del loro Sistema Autonomo di Salute, d’Educazione, d’Informazione, dei Progetti delle Donne, dei Progetti di Produzione … l’abbiamo fatto e continueremo a farlo perchè nelle montagne del Sud Est messicano uomini e donne stanno costruendo il loro presente e sognando un altro futuro.  Da pochi giorni abbiamo partecipato con tanti alla Settimana di mobilitazionein solidarietà con gli zapatisti per denunciare le provocazioni e le aggressioni alle comunità indigene e vogliamo denunciare anche questo ultimo episodio come parte di questo clima di attacco agli zapatisti.

Associazione Ya Basta http://www.globalproject.info/it/mondi/Messico-Una-strana-notizia-smascherato-il-SubComandante-Marcos/4388

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Situazione molto tesa.

La Jornada – Giovedì 25 marzo 2010

Frayba: La Opddic sequestra membri dell’Altra Campagna a Jotolá; la situazione è tesa. Gli ejidatari di Mitzitón tolgono i blocchi stradali e liberano i cinque funzionari

Hermann Bellingausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 24 marzo. Questa notte gli ejidatarios di Mitzitón hanno deciso di rimuovere il blocco sulla strada San Cristóbal-Comitán e liberare i cinque funzionari governativi che avevano trattenuto fino a conoscere la decisione del  giudice sulla situazione di Manuel Díaz Heredia, arrestato questo martedì dalla Procura Generale della Repubblica (PGR).   In mattinata si era temuto uno scontro con gli indigeni delle comunità vicine. Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) ha informato che le autorità di Mitzitón hanno riferito che “persone di diverse comunità vicine si stavano riunendo nel villaggio di Betania, si suppone per rimuovere il blocco”. Sono stati convocati, secondo i portavoce di Mitzitón, da membri dell’Ejército de Dios.   Il Frayba ha ricordato che non sarebbe la prima volta “che si usano ad altri gruppi di indigeni favorevoli al progetto del governo per compiere le azioni di sgombero, esproprio, controllo e recupero, in questo caso la rimozione del blocco stradale”.  Ieri sera, la delegazione statale della PGR ha ufficializzato la cattura di Díaz Heredia come presunto trafficante di clandestini. I media locali hanno evidenziato la notizia come la “caduta” di un “trafficante ricercato”.    La PGR ha citato presunte testimonianze di Gabino Pérez Pérez ed Ernesto Patishtán Gómez, minorenni arrestati a luglio 2006 mentre trasportavano 29 cladestini centroamericani. Questi, che lavoravano per Carmen Díaz Gómez, leader dell’Ejército de Dios, sono usciti liberi dal carcere minorile di Villa Crisol tre giorni dopo. Secondo le autorità di Mitzitón, lo stesso Díaz Gómez ed i suoi soci Refugio Díaz Ruiz e Santo Jiménez Díaz avrebbero aggiunto “in forma anonima” l’accusa di essere trafficanti di clandestini contro gli indigeni dell’Altra Campagna che avevano sorpreso con dei clandestini i loro autisti consegnati poi alle autorità.  L’agente del Pubblico Ministero federale Mario Cruz Cruz avrebbe ricevuto 150 mila pesos per “aggiungere” questi reati alla dichiarazione firmata dai due giovani autisti consegnati e liberati nel 2006, che successivamente hanno negato di aver fatto tale accusa contro Manuel, Artemio e Antonio, di cognome Díaz Heredia.   In base a quella denuncia, Artemio fu arrestato a San Cristóbal de las Casas nel 2008 ed ora si trova nel carcere di El Amate. E Manuel, in carcere da ieri, aspetta la decisione del giudice federale.

Intanto, aderenti dell’Altra Campagna a Jotolá (Chilón) hanno denunciato che elementi dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) questo pomeriggio hanno sequestrato per diverse ore Mariano Sánchez Arcos, di 13 anni. Eleuterio ed Alfonso Cruz Cruz hanno prelevato Mariano sulla strada che passa a lato del villaggio e l’hanno rinchiuso nella proprietà di Juan e Rogelio Cruz.   Successivamente, gli stessi membri della Opddic ed altre 7 persone hanno sequestrato Francisco Moreno Méndez, di 18 anni, che tentando di fuggire si era rifugiato in casa di Ricardo Sánchez Luna. Quelli della Opddic hanno tirato fuori il giovane “in maniera violenta”. Verso le 16:30 “Mariano e Francisco sono riusciti a scappare”.   Secondo un’informazione ricevuta alle 18:30 “quelli della Opddic si stanno organizzando per fermare altri aderenti all’Altra Campagna, e circondano la casa del professor Sánchez Luna e di Rosa Díaz Gómez, dove hanno già ammazzato il cane ed alcuni agnelli e rotto la linea telefonica”.  Il CDHFBC presume che le aggressioni siano la reazione al fatto che questa mattina alcuni membri dell’Altra Campagna avevano trattenuto Daniel Moreno Pérez, della Opddic, “poiché il governo non ha fatto nessuna azione per arrestarlo e giudicarlo per i suoi atti di violenza”. E’ stato portato davanti al Pubblico Ministero di Ocosingo che “non lo ha voluto ricevere poiché, dice, Moreno Pérez ha un appello a suo favore”. Per questo è stato deciso di consegnarlo al Pubblico Ministero di Bachajón”.  

Alla chiusura di questa edizione, quelli della Opddic avevano “sequestrato” la signora Días Gómez, e “alcuni suoi fratelli” a Jotolá, dove c’è un accampamento militare. Secondo il Frayba, la situazione è tesa “e se nessuno ferma i membri della Opddic potrebbe verificarsi l’irreparabile”.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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Arresto a Mitzitón.

La Jornada – Mercoledì 24 marzo 2010

Agenti federali catturano aderenti dell’Altra Campagna a Mitzitón, Chiapas

Hermann Bellinghausen. Mitzitón, Chis. 23 marzo. La cattura da parte di agenti federali di Manuel Díaz Heredia, aderente all’Altra Campagna a Mitzitón, ha riportato la tensione in questa comunità tzotzil. In risposta, gli ejidatarios hanno trattenuto due poliziotti statali e tre impiegati della Segreteria per lo Sviluppo Sociale, e da stamattina presto bloccano la strada Panamericana all’altezza del villaggio.  Alle 7 del mattino, un furgoncino Cherokee bianco è entrato nei campi di Mitzitón dove stava lavorando Díaz Heredia. Gli occupanti del furgone lo hanno catturato con violenza e si se ne sono andati travolgendo la recinzione di legno della proprietà, allontanandosi per i sentieri intorno alla comunità, come se li conoscessero. Díaz Heredia si trova già nella prigione di El Amate ed è già comparso davanti al giudice. Durante il viaggio è stato picchiato.

Questa notte la comunità si è raggruppata sulla strada bloccandola con tronchi d’albero. La coda di veicoli nelle due direzioni è stata molto lunga fino a verso mezzogiorno, ma ora ci sono solo camion a rimorchio con i motori spenti.  I taxi collettivi deviano verso Comitán o San Cristóbal, cosicché durante il giorno sono passati passeggeri e turisti tra i tronchi ed i tzotziles in protesta.

“Nel tentativo di piegarci come popolo indigeno e ignorare la nostra decisione di non permettere che si violenti il nostro territorio, il malgoverno messicano ai suoi tre livelli si è coordinato per continuare a reprimerci e perseguitarci, ora con l’arresto del nostro compagno, che si distingue per convinzione e combattività in difesa del nostro popolo” dichiara l’assemblea degli ejidatarios.  Il governo statale si è impegnato, attraverso la Segreteria di Governo, a chiedere al giudice la liberazione di Díaz Heredia entro 72 ore. La Procura Generale della Repubblica accusa il contadino di traffico illegale di persone, su denuncia “anonima” di Carmen Díaz Gómez, leader dell’Ejército de Dios, ripetutamente accusato a sua volta dello stesso reato e perfino catturato in fragrante dalla comunità circa due anni fa, per essere poi immediatamente liberato dalla polizia.

Gli indigeni riassumono: “Prima hanno appoggiato che il gruppo paramilitare Ejército de Dios assassinasse il nostro compagno Aurelio Díaz Hernández, per poi proteggere l’assassino Francisco Jiménez Vicente affinché prosegua il suo lavoro sporco di traffico di persone e vessazioni contro di noi. Quindi lo stesso governo ha mandato uno dei suoi lacchè, il comandante paramilitare Esdras Alonso, affinché con una denuncia penale criminalizzasse la nostra protesta a favore del nostro territorio e i difensori dei diritti umani che ci hanno accompagnati”, aggiunge l’assemblea. Il governo “vuole dividere la comunità ed ha ottenuto che il 27 e 28 febbraio l’Ejército de Dios tornasse ad aggredirci”.  Ora, il governo federale “cattura il nostro compagno per obbligarci ad accettare che si colpisca il nostro territorio con l’autostrada San Cristóbal-Palenque e l’ampliamento della strada per Comitán”. Per questo, “come comunità” rispondono con azioni di protesta: il blocco della Panamericana, e “il trattenimento di alcuni funzionari del malgoverno fino a che non lasceranno libero il nostro compagno”. Questi sono gli agenti Orlando Padilla Ramos e Alfonso Santis Vicente, della polizia statale preventiva, e gli impiegati della Segreteria per lo Sviluppo Sociale federale Virginia Velasco, Javier Zárate e Luis Borrallas.   I loro veicoli ufficiali rimangono vicino al chiosco, mentre loro aspettano seduti nelle vicinanze della casa ejidale, sicuramente molto arrabbiati. Un indigeno spiega: “li stiamo trattando bene. Speriamo che così trattino il compagno fino a che non ce lo restituiscano”.

Chiedono la liberazione di Díaz Heredia, “prigioniero politico” e di Artemio Díaz Heredia, da due anni nel carcere di El Amate, accusato dai polleros (trafficanti di clandestini – N.d.T.) dell’Ejército de Dios. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/24/index.php?section=politica&article=017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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Denuncia da Mitziton.

La Jornada – Martedì 23 marzo 2010

Le autorità di Mitzitón denunciano De los Santos quale palo del governo. Il direttore del centro universitario dei diritti umani “vuole legittimare l’Ejército de Dios

Hermann Belinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis. 22 marzo. Le autorità ejidali di Mitzitón, in questo municipio, la cui assemblea aderisce all’Altra Campagna dell’EZLN, hanno denunciato il Centro de Diritti Umani filogovernativo della Facoltà di Diritto dell’Università Autonoma del Chiapas ed il suo direttore, Miguel Ángel de los Santos, quale “palo” del governo statale che vuole legittimare il gruppo di persone dell’Ejército de Dios (della Chiesa evangeliche Alas de Águila) che, agendo fuori dalla legge ma coperte dalle autorità, negli ultimi mesi hanno creato inquietudini tra la comunità.  Gli indigeni riferiscono: “Il 18 marzo è arrivato il famoso avvocato Miguel Ángel de los Santos Cruz, e ad uno dei nostri compagni che si trovava per strada ha consegnato una lettera nella quale ci invita ad un dialogo per risolvere il nostro problema. Dice di essere preoccupato per la violenza e per questo vuole sedersi a dialogare, che saranno presenti quelli di Alas de Águila, di Fuente de Fe e quelli di Alabanza y Poder (chiese cristiane presenti nell’area di Teopisca e San Cristóbal), così come il governatore, il delegato della Procura Agraria, il delegato della Segretaria di Comunicazioni e Trasporti, il segretario di Pueblos Indios, il procuratore di Giustizia dello stato, il presidente municipale di San Cristóbal e la Commissione Nazionale dei Diritti Umani”.  Gli ejidatari si sono riuniti questa domenica in assemblea, “dove è stato detto che non accetteremo nessun dialogo, che Miguel Ángel de los Santos ‘vada al diavolo!’ perché non abbiamo chiesto il suo aiuto né lo chiederemo; non ha letto le nostre denunce e non ha visto i veri problemi che ci sono nella comunità? Non accettiamo nessun dialogo col malgoverno, sappiamo molto bene quali sono i suoi veri interessi; non ci stupisce che quello che si dice difensore dei diritti umani serva ora il malgoverno come suo ‘palo’, e non ci ingannano più.   “Il malgoverno sa quali sono gli accordi nella nostra comunità, abbiamo denunciato molte volte che non vogliamo più che paramilitari e criminali continuino a fare del male e che se li porti via, che rispetti i nostri diritti come popoli indigeni quali siamo. Che la smetta di dipingere la violenza prodotta dal malgoverno nella comunità come ‘problemi religiosi e conflitti’. Noi non siamo un gruppo, siamo un popolo che merita rispetto”.   Così rispondono “a quelli che dicono di ‘essere preoccupati per i violenti confronti’ nella nostra comunità, come il Centro dei Diritti Umani della Facoltà di Diritto, manipolato da Miguel Ángel de los Santos Cruz e dal governo di Juan Sabines Guerrero”.   E aggiungono: “Vogliamo dire a Miguel Ángel De los Santos di non preoccuparsi per noi, siamo poveri, ma abbiamo intelligenza e dignità per risolvere i nostri veri problemi”.  Emergendo dalla deliberata confusione mediata delle fonti ufficiali, gli ejidatari di Mitzitón dichiarano: “Vogliamo ricordare al malgoverno che i nostri accordi sono già stati presi in assemblea, che non vogliamo gente delinquente, assassini e paramilitari, e lo riteniamo responsabile di quello che continuerà a succedere. Chiediamo un po’ di rispetto dei nostri diritti come popoli indigeni”.   Bisogna ricordare che De los Santos – nel decennio scorso noto difensore indipendente di detenuti politici in Chiapas – già ricusato da mesi dal professor Alberto Patishtán, della Voz del Amate, anch’egli dell’Altra Campagna, a nome del centro che oggi guida si era presentò pubblicamente come rappresentante di Patishtán, cosa che era falsa.   Poi, in febbraio, il citato centro universitario si era pronunciato sull’aggressione agli zapatisti di Bolón Ajaw da parte di presunti paramilitari priisti, in questo stesso senso di “mediazione” non richiesta col governo statale, ed in combinazione con le sue strategie.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Giovedì 18 Marzo 2010

La Opddic appoggia il ritorno ad Amaytik delle persone coinvolte negli omicidi del 2002

Nel municipio autonomo Ricardo Flores Magón cresce l’ostilità contro le basi di appoggio zapatiste

Hermann Bellinguahusen

Da questo martedì, basi di appoggio zapatiste di Amaytik, nel municipio autonomo Ricardo Flores Magón, sono perseguitate e minacciate di sgombero e morte da circa 200 membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic). La giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro, del caracol di La Garrucha, ha denunciato che “priisti della Opddic”, con armi da fuoco, stanno “perseguitando i nostri compagni che vogliono catturare, mentre le donne sono sole nelle proprie case, e minacciano di uccidere i loro animali e di cacciarle via”.   Questi “opddiques“, che vivono nell’ejido Peña Limonar, hanno iniziato a costruire delle case ad Amaytik per i responsabili di due omicidi commessi lì nell’agosto del 2002. “Sono assassini, il malgoverno lo sa e non fa assolutamente niente, al contrario li sta appoggiando il presidente municipale paramilitare di Ocosingo, quello statale paramilitare Juan Sabines, ed il federale paramilitare Felipe Calderón”.   La JBG ricorda che il 25 agosto 2002 “ci fu una questione di separazione di una coppia a Amaytik dove si recarono le nostre autorità autonome per risolvere il problema; sulla strada del ritorno due compagni furono assassinati con un fucile calibro 16, machete e bastoni: Lorenzo Martínez Espinoza, portavoce del consiglio autonomo, e Jacinto Hernández Gutiérrez”.   Gli assassini erano Jacinto Hernández Ballinas (con arma da fuoco), Gaspar Hernández Pérez, Santiago Hernández Gutiérrez, Nicolás Hernández Gutiérrez, Jacinto Hernández Pérez, Santiago Hernández Gutiérrez, Nicolás Hernández Pérez, Nicolás Alfredo Hernández Ballinas, Manuel Gutiérrez Hernández e Ignacio Hernández Pérez (con bastoni e machete).  Seguirono le indagini su quei fatti ed il consiglio municipale autonomo convocò le autorità priiste dell’ejido Peña Limonar che non si presentarono mai. “Gli assassini si rifugiarono a Peña Limonar protetti dal malgoverno”. Di conseguenza, il consiglio autonomo decise di impedire che gli assassini “e tutti quelli che erano d’accordo con loro” rimanessero ad Amaytik.   “Ora si ripresenta questo vecchio problema”, dice la JBG, perché “gli assassini hanno cominciato a provocarne un altro”. “Molestano continuamente le basi di appoggio dell’EZLN che vivono a Peña Limonar, gli hanno tagliato la luce, li hanno obbligati a pagare l’imposta sulla terra”, visto che noi zapatisti non “riceviamo né diamo niente al malgoverno, siamo in resistenza”.   Lo scorso 8 marzo hanno tagliato la fornitura di acqua distruggendo e rubando 966 metri di tubatura e le chiavi di ogni casa. La JBG avverte: “Ripristineremo l’erogazione dell’acqua ai nostri compagni perché senza l’acqua non si può vivere, siamo impegnati in questo e non chiediamo l’elemosina del malgoverno, recupereremo il materiale col nostro lavoro e non vogliamo nuovi il problemi, ma quei ‘opddiques‘ il problema lo stanno aggravando”.

Questo 15 marzo i priistas hanno imposto il ritorno ad Amaytik degli assassini accompagnati da persone di Peña Limonar, Yoc Navil, Pamanavil, San Antonio Catarraya, Ranchería Ganxanil e Nueva Providencia, “e sono armati”.   “Difenderemo i nostri compagni e le nostre terre secondo i nostri costumi; non vogliamo problemi, cercheremo sempre una sistemazione tra le parti che hanno un problema, ma ci si mette sempre il malgoverno perché la sua intenzione si chiama contrainsurgencia“, conclude la JBG.

Comunicato della JBG. http://enlacezapatista.ezln.org.mx/denunciasjbg/3371

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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Aggressione a Chilón.

La Jornada – Mercoledì 17 Marzo 2010

A Chilón un ex poliziotto, aiutato dai soldati, ferisce 3 ragazzi

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 16 marzo. Tre giovani tzeltales della comunità Jotolá (municipio di Chilón), uno di loro minorenne, sono stati aggrediti da un ex poliziotto al posto di blocco militare installato nelle vicinanze  del villaggio. Francisco Moreno Hernández, alias El Caballo, ex elemento della Polizia Statale Preventiva (PEP), aiutato nella sua aggressione dai soldati, ha picchiato selvaggiamente i tre indigeni aderenti all’Altra Campagna dell’EZLN.   Le autorità del vicino ejido San Sebastián Bachajón e Della stessa ranchería Jotolá oggi hanno denunciato, “espressamente”, il distaccamento dell’Esercito federale, appartenente alla 31a Zona Militare, “per il cattivo comportamento dimostrato verso la società in generale”. I fatti sono avvenuti il 13 marzo scorso alle ore 21:00, sulla strada Ocosingo-Palenque.  Ai giovani sono stati “inferti colpi letali al collo che li hanno lasciati incoscienti per circa10 minuti”, sostengono i rappresentanti indigeni. Il più severamente colpito è stato David Ricardo Sánchez Gómez; gli altri due sono Wilson Wenceslao e Maykon Pakal Sánchez Gómez (quest’ultimo di 15 anni). Sono stati aggrediti da Moreno Hernández, “licenziato dalla PEP del Carcere di Ocosingo”, si aggiunge nella denuncia.   “Secondo i militari questi sono intervenuti per fermarli, ma non è stato così, invece hanno cominciato anche loro a picchiare violando l’integrità fisica degli aggrediti e violando alcuni articoli della Costituzione messicana. Sappiamo bene che i militari devono osservare una certa disciplina per preservare l’ordine pubblico. Ci siamo presentati al comandante brigadiere, che si è rifiutato di fornirci il suo nome, per chiedere il risarcimento dei danni a David Ricardo per i colpi ricevuti al naso, alla bocca, con un dente rotto, e in tutte le parti del corpo. Non c’è stato alcun risarcimento né un centesimo per le sue cure. Abbiamo dei filmati come prova”, avvertono i rappresentanti comunitari.   “Bisogna dire che i militari a questo posto di blocco si dedicano solo a picchiare gli ubriachi, ma è già due volte che commettono questo reato contro ragazzi sportivi. La prima volta il fatto non è stato denunciato”, sostengono i querelanti, ma per “qualsiasi chiarimento presenteremo i testimoni che hanno assistito all’aggressione dei militari”.  Il commissariato ejidale ed il consiglio di vigilanza di San Sebastián Bachajón, il Comitato di Difesa dei Diritti Indigeni, il Comitato di Difesa dei Diritti della Donna ed il Coordinamento degli aderenti all’Altra Campagna rivolgono la richiesta di giustizia e punizione “dei militari aggressori, secondo la legge”, al “comandante supremo dell’Esercito messicano” Felipe Calderón Hinojosa ed al generale Félix Galván Galván, segretario della Difesa Nazionale, “per un suo intervento”. Chiedono, “in maniera urgente, il ritiro dei militari che ritornino ai loro quartieri o che vadano dove c’è maggiore delinquenza e non nella comunità rurale tzeltal”.   In questa zona di Chilón, vicina al municipio di Tunbalá (un’area contesa per eventuali sviluppi turistici) nelle settimane e mesi scorsi si sono registrate diverse aggressioni contro aderenti all’Altra Campagna, così come contro basi di appoggio zapatiste del municipio autonomo Comandanta Ramona, in particolare della comunità Bolón Ajaw, da parte di membri della priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic). http://www.jornada.unam.mx/2010/03/17/index.php?section=politica&article=018n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Martedì 16 Marzo 2010

CIEPAC: In Chiapas si promuove la disintegrazione mascherata da piani di riordino

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 15 marzo. Le cosiddette città rurali sostenibili (CRS) sono nate da un ambizioso progetto governativo di “riordino” della popolazione nell’ambito del Progetto Mesoamericano che, del Messico alla Colombia, ha il suo centro geografico e strategico proprio nelle montagne del Chiapas. E’ stato avviato nel 2007 dopo le inondazioni del fiume Ostuacán che portarono alla costruzione della CRS San Juan de Grijalva, molto celebrata dal governo e dalla coalizione imprenditoriale che sponsorizzava il progetto.   Il Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria (CIEPAC) afferma dal 2008 che si tratta di una strategia di contrainsurgencia. I ricercatori Mariela Zunino e Miguel Pickard denunciano che i programmi governativi “che nei discorsi parlano dell’obiettivo dalla lotta contro la povertà e dello sviluppo dei popoli, obbediscono invece a meccanismi di disintegrazione comunitaria e rottura dello stile di vita contadino-indigeno”.   Sostengono che “il piano di contrainsurgencia è mascherato dal Piano di Sviluppo Chiapas Solidale che, lungi dal fondarsi ‘sul valore della solidarietà, nel rispetto delle risorse naturali per le prossime generazioni’, vuole trasformare lo stato in un ‘paradiso’ per gli investimenti” e “l’integrazione economica neoliberista”. Sotto la stessa logica si iscrivono “il riordino del territorio, la privatizzazione delle terre, la militarizzazione delle comunità, i megaprogetti infrastrutturali e turistici”. Il controllo di popolazione “mira a frammentare e dissipare qualsiasi tentativo di un modello che differisca dal modello statale” ed ha come fine “la smobilitazione dei popoli”.   Miguel Ángel García, dell’organizzazione ambientalista Maderas del Pueblo del Sureste, fa notare la coincidenza degli interessi di cementifici e imprese costruttrici, prime beneficiarie di queste opere. Così, tra i principali sponsor ci sono Cemex e Comex (industrie del cemento e di vernici, rispettivamente).   Secondo dati ufficiali, in Chiapas esistono 19.386 centri abitati. Di questi, 14.346 (il 74%) avrebbero meno di 100 abitanti. Avendo stabilito che la dispersione è la vera causa della povertà, e “deciso ad affrontare il binomio”, il governo statale lanciò il programma delle Città Rurali Sostenibili per concentrare la gente “dispersa”. La scommessa più grande per il governo è “convincere la gente delle campagne non solo a ricollocarsi e concentrarsi, ma a rompere con un stile di vita millenario e, inoltre, a perdere il suo maggiore patrimonio, la terra su cui vive”. Il dilemma “era grande”, sostiene Ciepac, “ma nella logica secondo cui le crisi offrono delle opportunità, piogge e valanghe offrirono al governo una soluzione”. La prima CRS sarebbe stata costruita per dare una casa ai disastrati. La presente amministrazione, all’inizio annunciò la costruzione di 25 CRS. Sembra che la meta non sarà raggiunta, ma quella di Santiago El Pinar, negli Altos, sarà pronta entro l’anno.  Per CIEPAC, la condotta del governo del Chiapas riguardo alle CRS mostra quanto descritto da Naomi Klein in Shock Economy: L’ascesa del capitalismo dei disastri (2007), nel quale si descrivono “eventi in cui le autorità di diversi paesi, con un’agenda di usurpazione dei popoli, sfruttano i disastri per attuare misure che in altri momenti incontrerebbero un netto rifiuto”. Possono essere eventi naturali (terremoti, uragani) o guerre e colpi di Stato, o una combinazione di entrambi.   Gli obiettivi delle CRS, conclude CIEPAC, fanno parte di una politica di Stato coordinata tra i diversi livelli di governo, forze di sicurezza, settore privato ed altri organismi, per “concentrare la popolazione rurale e, a tempo debito, separarla dalla terra in cui vive”.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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Progetto di contrainsurgencia.

La Jornada – Lunedì 15 Marzo 2010

Japhy Wilson : Si vogliono neutralizzare i caracoles promuovendo le città rurali sostenibili.  Il programma ha scopi di contrainsugencia; è già stato testatoo in altri paesi.

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis. 14 marzo. Le città rurali sostenibili (CRS) che il governo dello stato progetta di costruire negli Altos, nella selva e nel nord del Chiapas “rappresentano la risposta statale alla ‘minaccia’ costituita dall’esperienza dei caracoles zapatisti”, sostiene la ricercatrice Japhy Wilson, dell’Università di Manchester.  Benché ufficialmente queste CRS siano presentate e promosse come un progetto di sviluppo sociale, diversi studiosi ed analisti hanno osservato, negli ultimi due anni, la loro componente di contrainsurgencia ed esproprio di terre e modi di vita, che le trasforma in un programma di acculturamento già testato nelle comunità ixiles del Guatemala tre decenni fa. Vengono inoltre paragonate, e tanto più ora che si installano nella zona indigena dell’entità (la prima di queste a Santiago El Pinar, è in costruzione), con i “villaggi strategici” creati durante le guerre statunitensi, dal Vietnam all’Afghanistan.   In Chiapas sono presentate come progetto “innovativo” e “visionario”, di cui non si conoscono eguali in altre regioni del mondo”, (El Heraldo de Chiapas, 20/2/08). Wilson trova che queste CRS “hanno marcate similitudini con le strategie coloniali e contrainsurgentes di controllo sociale”. E citando l’antropologa Alicia Barabas afferma che nei secoli XVI° e XVII° la corona spagnola ricollocò le comunità indigene attraverso uno schema di “congregazioni” o “riduzioni”, rimpiazzando le concezioni indigene di territorialità ed uso dello spazio “con un sistema di villaggi e città coloniali che rappresentava e concretizzava il potere dell’impero sulle popolazioni disperse e potenzialmente ribelli della Nuova Spagna”.   Ricorda i più recenti “villaggi modello” del Guatemala, dove in condizioni di guerra civile sono stati ricollocati migliaia di indigeni in “poli di sviluppo” come strategia contrainsurgente. Dice Wilson: “Come le CRS, i villaggi modello cercarono di cambiare il modo di vivere e le modalità di produzione dei popoli indigeni e contadini attraverso un sistema integrale di servizi e l’integrazione forzata della produzione contadina agli interessi capitalisti dei settori dominanti”.   In Messico questo si chiama, allegramente, riconversione produttiva. Concentrate nelle CRS, le comunità indigene e contadine perderanno il controllo dei loro modi di produzione. Promosse dal governo calderonista (Mouriño dixit) come soluzione all’emarginazione, spinte dalle Nazioni Unite, appoggiate dalla Banca Interamericana di Sviluppo e patrocinate da decine di grandi imprese (da Telmex a Wall Mart), hanno un altro tipo di implicazioni, ritiene l’investigatrice britannica: “il controllo di ogni aspetto della vita degli indigeni e contadini da parte dello Stato, con la negazione delle proprie pratiche e forme di vita”.   E riporta l’osservazione di un membro della Giunta di Buon Governo di La Realidad, secondo il quale con le CRS, “il malgoverno ci promette terra insieme a luce, acqua potabile, casa e perfino ci danno da mangiare; è solo vivere ed ingrassare come un maiale, questo è quello che ci promettono”. Invece, osserva Wilson, “i caracoles rappresentano un’alternativa concreta dove le ‘comunità disperse’ sono coinvolte in un intenso processo di sviluppo di sistemi autonomi di salute, educazione e produzione, fuori dal controllo sociale dello Stato e dalla logica cumulativa e distruttrice del capitale”. Dunque, i caracoles costituiscono uno ostacolo al progettato “spazio astratto” di autostrade, piantagioni intensive e città rurali.   Per il momento, a Santiago El Pinar c’è tristezza tra i vecchi che vedono sparire piantagioni di caffè, milpas, piantagioni di banane ed il loro modo di vivere, secondo una testimonianza raccolta da La Jornada. Ma il governo municipale partecipa e molti giovani, non educati alla resistenza ma a tutto il contrario, sembrano convinti che il cambiamento sarà favorevole per loro.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La città contrainsurgente.

La Jornada – Domenica 14 marzo 2010

La città rurale di Santiago El Pinar favorisce i paramilitari

Hermann Bellinghausen. Inviato. Santiago El Pinar, Chis. 13 marzo. L’imminente “città rurale” in questa località tzotzil non obbedisce solo a direttive contrainsurgentes come modello di concentrazione e controllo della popolazione, ma permetterà letteralmente l’installazione di antenne di telecomunicazione militari e di polizia sui municipi autonomi zapatisti San Juan de la Libertad e San Andrés Sakamch’en. Secondo una fonte locale che ha chiesto l’anonimato, “i veri beneficiari saranno i membri di un gruppo di 12 paramilitari che operano nella zona”, e le antenne saranno controllate da loro. Li guida una persona a chi si conosce come Cayetano, di Pontewitz, nella vicina San Andrés.  La nuova “città” collocata sulle montagne a 36 chilometri da San Cristóbal de las Casas, è patrocinata da imprese come Televisión Azteca, Telmex e Coppel che spingeranno la creazione di un “corridoio commerciale”. E’ stato inoltre annunciato che ci saranno “industrie agricole”. Con questo passerà da essere un municipio con “basso indice di sviluppo umano” ad uno con negozi di elettrodomestici dove comperare i televisori per sintonizzarsi sulla televisione dell’Ajusco. Non è casuale che la posa della prima pietra da parte del governatore chiapaneco Juan Sabines, un mese e mezzo fa, fosse avvenuta alla presenza di Esteban Moctezuma Barragán, presidente della Fondazione Azteca e attivo promotore di queste città.   La popolazione, si disse allora, “uscirà dalla povertà estrema e comincerà una vita degna, con educazione, salute, stiopendi, posti di lavoro dignitosi e servizi pubblici”. Il municipio, di 17 chilometri quadrati, 2.500 abitanti e 11 comunità, si sviluppera in tre centri comunali, due di quartiere ed un altro urbano “con abitanti del capoluogo municipale e le comunità Nachón, Pechultón, Ninamhó e Pushilhó, che saranno integrati in questo nuovo schema di abitabilità che risolve i problemi della dispersione della popolazione”.   L’edificazione della “città rurale sostenibile” che secondo il governo sarà inaugurata il prossimo 30 maggio, ancora non si vede. Siamo ancora nella fase di spianamento e tracciatura. Sui pendii di “El Pinar”, come dicono gli abitanti, si costruiranno 464 abitazioni; 137 saranno nuove “ed il resto entrerà nel programma di miglioramento attraverso l’autocostruzione”, aggiunge il governo. Cioè, si distribuiranno mattoni, cemento e lamiere, come si è fatto in anni recenti in altri municipi degli Altos, trasformando non solo il paesaggio ma, come commentava uno studente chamula poco fa, “modificando il rapporto delle famiglie con lo spazio e la vita”. E lo diceva con preoccupazione. “Le idee dei cashlanes (meticci, non indigeni – N.d.T.) non hanno niente a che vedere con le abitudini nei villaggi”.  Sotto i macchinari nascono strade e spianate e spicca la strada verso la cima della collina dove ci saranno le nuove antenne. In nome dello sviluppo sono già sparite varie milpas, piantagioni di caffè e banani. Il governo costruirà una chiesa cattolica ed una avventista, fatto nuovo in un paese ufficialmente laico.  Lo schema delle città rurali sostenibili, promosso in America Latina dalle Nazioni Unite seguendo le direttive della Banca Mondiale, è stato sviluppato in Guatemala e Brasile per “concentrare” la popolazione rurale, distruggere il tessuto comunitario e fare largo ad investitori che approfittano dei territori. In entrambi i casi hanno sono servite da anticamera all’emigrazione, non più degli uomini, ma di intere famiglie.  In maniera eloquente, il presidente della Fondazione Azteca nella citata cerimonia dichiarò che “passare da uno stato di povertà estrema ad un livello di benessere superiore è un esempio che vogliamo che si ripeta in molti altri posti del Messico, per questo siamo tutti molto contenti e lavoreremo spalla a spalla con voi”. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/14/index.php?section=politica&article=011n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo http://chiapssbg.wordpress.com )

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La Jornada – Sabato 13 marzo 2010

Centro Fray Bartolomé: a Mitzitón lo Stato viola i diritti umani http://www.frayba.org.mx/archivo/informes/100312_informe_mitziton.pdf

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 12 marzo. Lo Stato messicano è responsabile della violazione dei diritti umani nella comunità tzotzil di Mitzitón – dove alla fine di febbraio ci sono stati fatti violenti per un presunto conflitto religioso – denuncia un rapporto del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) diffuso oggi. “Il conflitto latente è fomentato dall’esterno con l’intenzione di dividere la comunità”, sostiene.

Anni fa fu spogliato di parte del suo territorio per ampliare il quartiere militare della 31a Zona, spiega il CDHFBC. Ora, “la conflittualità si alimenta per imporre l’autostrada San Cristóbal-Palenque e l’ampliamento della strada verso Comitán”, entrambe parte del Proyecto Mesoamérica.

In questo contesto, aggiunge il rapporto, “appare il gruppo di scontro Ejército de Dios che insieme ad un gruppo di tradizionalisti non rispetta gli accordi comunitari, e sono identificati come non cooperanti”. Oltre a rifiutare gli accordi dell’assemblea ejidale, “aggrediscono, minacciano e vessano gli abitanti di Mitzitón aderenti all’Altra Campagna”.

L’origine del recente “conflitto” si può datare 2 febbraio, quando Ciliano Pérez Díaz, designato dall’assemblea, si è presentato nel municipio di questa città per registrarsi come agente rurale. Lì ha saputo che il sindaco Mariano Díaz Ochoa aveva conferito il riconoscimento ufficiale a Celestino Pérez Hernández, nominato dai non cooperanti fuori dall’assemblea, la quale decide di trattenere per 24 ore Francisco Gómez Díaz per aver rubato il timbro ufficiale dell’agente rurale e promuovere la nomina di un altro fuori dall’assemblea. La detenzione è avvenuta il giorno 4. il giorno dopo gli ejidatarios hanno liberato Francisco dopo averlo condannato a risarcire quattro biciclette distrutte dai non cooperanti, e gli hanno chiesto di smettere di agire contro gli accordi comunitari. Hanno inoltre chiesto a Díaz Ochoa di annullare la nomina illegale di Pérez Hernández, e così è stato.

Secondo le testimonianze della comunità, Francisco promuove l’autostrada “perché passerebbe per le sue terre e pensa di trarne vantaggio con la vendita di terra ejidale”. Il suo gruppo “vuole la rappresentanza dell’agente municipale ed il timbro” per firmare i documenti richiesti dal municipio, dall’impresa costruttrice privata e dalla Segreteria di Comunicazioni e Trasporti”.

Funzionari municipali hanno offerto lamiere per i tetti delle case, pavimenti in cemento, rivestimenti, marciapiedi, strade, serbatoio, l’installazione di una fabbrica di inscatolamento purché “passino” le due autostrade che gli ejidatarios respingono.

Da questa situazione sono scaturiti i fatti violenti del 27 febbraio, “quando Andrés Jiménez Hernández, dei non cooperanti ha abbattuto cinque alberi senza il permesso dell’autorità comunitaria”. Come accordato in assemblea, “l’infrazione prevede una multa per evitare il disboscamento e proteggere il bosco comunitario”. Il giorno 28 l’assemblea decide di sequestrare il legname. Invece di rivolgersi alle autorità, il trasgressore si rivolge “al suo gruppo”. Elementi dell’Ejército de Dios si organizzano per l’aggressione che ha lasciato un morto del gruppo aggressore e numerosi feriti da entrambe le parti.

Il CDHFBC sostiene che “la strategia militare di contrainsurgencia contro i popoli indigeni” vuole imporre “lo sfruttamento intensivo delle loro risorse naturali”, e conclude che la “guerra integrale di logoramento” è per generare conflitti nelle comunità. “Lo Stato messicano ha realizzato riforme legislative affinché le imprese possano avere accesso alle risorse”, rendendo più severa la legislazione penale “per impedire ogni dissidenza”. Ciò nonostante, i popoli si organizzano, si mobilitano ed esercitano i loro diritti, trasformandosi in obiettivo militare”. È il caso di Mitzitón, dove lo Stato “impone progetti ed interferisce col diritto all’autonomia e alla libera determinazione”. Invece, “non è mai intervenuto” per impedire le azioni dell’Ejército de Dios, “che ha fatto crescere la tensione nella zona”. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/13/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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Los de Abajo.

Los de Abajo

Solidarietà mondiale con l’EZLN

Gloria Muñoz Ramírez

Le recenti aggressioni e minacce alle basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione (EZLN) non solo suscitano l’indignazione di altri popoli del mondo, ma anche azioni concrete di sostegno. Questa settimana in Europa, associazioni svizzere, galiziane, italiane, catalane, greche, austriache, francesi, olandesi, aragonesi, tedesche e spagnole organizzano un’intensa giornata di solidarietà.

Ad Atene, Grecia, nel contesto dello sciopero generale di giovedì scorso contro le misure economiche, hanno manifestato collettivi solidali con gli zapatisti sotto lo slogan: “Strade di Atene, montagne del sudest messicano, ora la rivolta è ovunque”. Dalle terrazze degli edifici sono stati lanciati centinaia di volantini e distribuiti opuscoli informativi sulla situazione in Chiapas, come la prima di una serie di mobilitazioni che si svolgeranno ad Atene, Salonicco, Ioanina e Creta.

Venerdì 12 le azioni di denuncia e protesta contro la repressione orchestrata dal governo del Messico, si sono svolte a Munster, Germania; Milano, Italia, e Saragozza, Aragona.

Questo sabato gli attivisti del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Chiapas in Lotta realizzeranno – sempre per gemellare le lotte della Francia con quelle del sudest messicano – un percorso per i presidi dei Senza Documenti a Parigi che si concluderà con una proiezione e dibattito sulla persecuzione delle comunità dell’EZLN.

Le azioni in Italia si svolgeranno per tutta la settimana a Milano, Napoli e Roma. A La Corunha oggi ci sarà una manifestazione in Plaza de Lugo. La CGT dello Stato spagnolo annuncia azioni dal 13 al 27 marzo in diverse località, perché ritiene “responsabile di qualsiasi attacco contro gli zapatisti i tre livelli di governo, l’Esercito messicano ed i gruppi paramilitari”.

Anche da Lugano, Svizzera, faranno arrivare il loro appoggio alla lotta dell’EZLN; mentre a Saragozza si annunciano incontri, documentari, mercato solidale e concentramenti tra il 12 ed il 21 marzo. A Madrid oggi ci sarà un concentramento a Plaza de Cibele, di fronte alla Casa de América.

La Rete dell’Europa Zapatista (europazapatista.org) annuncia concentramenti davanti ad ambasciate ed uffici turistici messicani, assemblee, dibattiti nelle scuole, università e centri sociali, proiezioni di film e documentari, tra altre azioni che si uniscono alla mobilitazione nazionale ed internazionale che l’Altra Campagna e la Rete Contro la Repressione hanno lanciato dal Messico per il prossimo 20 marzo. Gli zapatisti, è sicuro, non sono soli. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/13/index.php?section=opinion&article=013o1pollosylasdeabajo@yahoo.com.mx

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Venerdì 12 Marzo 2010

I sopravvissuti di Acteal smentiscono la versione ufficiale di un patto con i colpevoli rilasciati dalla Corte

Las Abejas: Se il governo vuole un accordo è perché sta pianificando di aggredirci un’altra volta 

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 11 marzo. L’organizzazione della società civile Las Abejas ha smentito le governo statale e la sua versione di presunti accordi, ed ha ribadito il suo rifiuto di un tavolo di dialogo quando non si sta fornendo nemmeno assistenza medica per le conseguenze del massacro di Acteal a molti dei sopravvissuti.   Rifacendosi ad un’inserzione del governo sui giornali – lo scorso 27  febbraio – Las Abejas sostiene che “il governo del Chiapas ripete il permanente invito al dialogo ad un tavolo di distensione che formalizzi un ‘patto di non aggressione e mutuo rispetto’ con le persone che la Corte Suprema di Giustizia della Nazione ha liberato dopo essere state in prigione” per il caso Acteal.  “Con la parola sincera tzotzil diciamo alla gente che parla in questo modo, senza vergogna o con cinismo: non ha sangue il vostro volto, perché un volto con il sangue sente dolore; ma questo governo non ha sangue in volto. Dice che dialoghiamo e che esiste un patto di non aggressione con i paramilitari? Un patto di non aggressione? E quando abbiamo aggredito i paramilitari?”, chiedono gli indigeni.   Il governo insiste nel suo meccanismo di dialogo “come misura precauzionale”. Nuovamente chiedono: “Come misura precauzionale? Noi non abbiamo mai aggredito né pensiamo di aggredire nessuno”.  Sottolineano che se il governo crede sia necessario un patto, “può solo voler dire che le persone liberate vogliono tornare ad aggredirci”. Per evitarlo “non serve che firmiamo un patto di mutuo rispetto”, ma che “i paramilitari ci rispettino ed il governo faccia giustizia”.   E citano la “preoccupazione” del comunicato ufficiale per la presenza nella regione di Acteal “di stranieri provenienti da Pakistan, India, Perù, Spagna e Stati Uniti che dicono loro di non accettare aiuti dal governo”. Las Abejas  contesta questa lista: “Al governatore diciamo che le sue spie gli hanno fornito informazioni incomplete. Sono venuti anche osservatori dei diritti umani da Germania, Argentina, Cile, Svezia, Svizzera, Francia, Belgio, Norvegia, Giappone, Australia, Guatemala e molti più”.  “Se non lo sa, il massacro di Acteal e la responsabilità del governo sono noti nei cinque continenti. Ma il governo dimostra la sua mentalità razzista, come ha fatto dalla sollevazione dell’EZLN: ‘se gli indigeni decidono di fare qualcosa è perché sono guidati da stranieri, perché non sanno pensare con la propria testa’ “.   Las Abejas ribadisce che “non ci sono le condizioni per credere alle sue false promesse” né accetta aiuti e progetti produttivi. “Non abbiamo bisogno degli stranieri per dire quello che vedono i nostri occhi”.   Il governo ha addotto un “precedente”: il “tavolo di distensione” dove “funse da testimone tra Las Abejas ed il municipio di Chenalhó nel 2007 e 2008”. Qui replicano gli indigeni: “Dopo averci insultati, ora ci trattano come se non avessimo memoria. Non ci fu nessun tavolo di distensione nel 2008. E quella del 2007 fu una manovra per controllare Las Abejas. Siccome rifiutammo quei tentativi, i leader che si lasciarono ingannare abbandonarono la nostra organizzazione. Ma il governo non si accontenta di dividerci, vuole farci tacere totalmente”.    Per Las Abejas le autorità non “riconoscono il bisogno di giustizia ed in cambio offrono aiuti e progetti (che non daranno)”, e non menzionano l’assistenza ai sopravvissuti del massacro che è loro obbligo, e che è negata dall’inizio di questo anno. Dopo aver descritto la situazione dei sopravvissuti, affermano: “Indigna che ci dicano che non ci sono soldi per l’assistenza medica. Quando si tratta di dividere le organizzazioni, allora sì ci sono i soldi per opere e regalie”.   Chiedono che il governo messicano “compia il suo dovere e non condizioni l’assistenza che dobbiamo ricevere degnamente, un diritto che ci spetta come sopravvissuti e vittime del massacro di Acteal che fu un crimine di Stato”. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/12/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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Città contrainsurgente.

La Jornada – Giovedì 11 Marzo 2010

Con celerità avanza l’edificazione della “città rurale” di Santiago el Pinar, in Chiapas

Hermann Bellinghausen. Inviato. Santiago el Pinar, Chis., 10 marzo. Punto centrale e profondo della montagna tzotzil, questo municipio è stato creato nel 1999 dal governo di Roberto Albores Guillén come parte di un esperimento di rimunicipalizzazione contrainsurgente che si è sviluppato nella selva Lacandona e negli Altos dopo i massacri di Acteal e El Bosque. Oggi è lo scenario di un nuovo esperimento: sarà una “città rurale”, concetto di urbanizzazione promosso dal governo statale come rimedio alla “dispersione” delle comunità; anche se sono sempre state disperse, perché vi vivono da secoli i contadini.   L’innovativo concetto, avallato dagli Obiettivi del Millennio, delle Nazioni Unite, è così interpretato dai ricercatori Miguel Pickard e Mariela Zunino: “Dopo le piogge torrenziali cadute in gran parte nel sud-sudest del Messico nell’ottobre e novembre del 2007, il governo dello stato del Chiapas ha promosso il programma delle Città Rurali Sostenibili, per dare una casa a migliaia di disastrati che avevano perso i loro cari, le case, le terre, gli animali e gli effetti personali”.   Tuttavia, sottolineano, “l’obiettivo reale del programma è ‘riordinare’ l’uso delle risorse della campagne, cosa che implica la separazione del contadini dalla terra dove attualmente vivono. Il programma produrrà la concentrazione di persone delle campagne in piccoli villaggi, l’alienazione delle loro terre e lo sfruttamento di queste da parte delle grandi imprese”. Qui non ci sono state inondazioni, si tratta solo di località con i più bassi “indici”di sviluppo urbano”, secondo il governo.   Questa mattina gli scavi avanzano sui pendii della collina che domina l’attuale capoluogo municipale (fino ad una decina di anni fa San Andrés Larráinzar, che gli zapatisti chiamano municipio autonomo San Andrés Sakamch’en de los Pobres). Ruspe, gru, scavatrici, betoniere. La terra spianata è solcata da nuove strade appena uscite dal fango, tra banani in agonia su una spianata per fare spazio ad edifici che formeranno una unità abitativa che ufficialmente sarà “città”.   Alcuni tratti sono già densamente lastricati. Dai loro veicoli coordinano il febbrile lavoro gli ingegneri delle imprese edili private e personale del governo ai cui piedi sta crescendo una moderna riserva india.   Nel suo studio “Ciudades rurales en Chiapas: despojo gubernamental contra el campesinado”, Pickard e Zunino ricordano che nel giugno del 2008 i mandatari di Messico, America Centrale e Colombia rilanciarono il Piano Puebla-Panama (PPP) come Progetto di Integrazione e Sviluppo della Mesoamerica, o Progetto Mesoamerica. La nuova denominazione “vuole ammodernare il PPP, anche se la sua logica continui ad essere integrare e rimodellare il territorio dal sud del Messico alla Colombia perché serva al grande capitale. Degli oltre 100 progetti economici che esistevano quando partì il PPP nel 2001, si concordò di lasciarne solo una ventina concentrati nell’energia, elettricità, salute, educazione, telecomunicazioni, biocombustibili, strade ed abitazioni”.   Santiago el Pinar sarà la prima città di cemento, edifici e strade tra queste montagne. In posizione strategica, confina con San Cayetano (El Bosque), dove si trova la base militare che ha nel mirino il caracol zapatista di Oventic. Insieme ai capoluoghi di San Andrés e Magdalenas (un altro “nuovo” municipio alborista, altrettanto sottratto a San Andrés, ma oggi anche lui zapatista). Solo Santiago ha un ruolo pienamente contrainsurgente: base di operazioni dell’Esercito federale dal 1995 fino a cinque anni fa, il suo primo sindaco nel 1999 è stato un militare in pensione.  Nella monografia ufficiale del nuovo municipio, pubblicata dal governo nel 2006, si ammette che gli abitanti di Santiago “in una congiuntura specifica (la sollevazione dell’EZLN nel 1994) seppero approfittare della loro situazione politica privilegiata di trovarsi in un municipio strategico, sia per lo zapatismo sia per il governo”. Oggi sono i più poveri di tutti. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/11/index.php?section=politica&article=014n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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Protesta internazionale.

La Jornada – Mercoledì 10 Marzo 2010

Si preparano proteste su scala internazionale per denunciare gli incessanti attacchi contro gli zapatisti

En Europa si svolgerà una settimana di mobilitazioni per informare sulla situazione degli indigeni

 Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 9 marzo. Poiché “da vari mesi le aggressioni e le vessazioni contro le comunità ed i popoli zapatisti sono aumentate”, la campagna Primero Nuestros Presos, la Red Contra la Represión y por la Solidaridad ed altri collettivi ed organizzazioni dell’Altra Campagna hanno convocato mobilitazioni ed azioni di condanna degli attacchi di gruppi di civili armati legati al governo, e di appoggio alle comunità colpite.   In Europa organizzazioni di diversi paesi hanno annunciato una settimana di protesta – dal 12 al 21 del presente mese – contro il governo messicano per queste aggressioni.   I gruppi nazionali respingono le versioni dei fatti del governo statale secondo cui le giunte di buon governo avrebbero sollecitato il riconoscimento al Congresso locale. Citano lo sgombero a Laguna de San Pedro (Montes Azules), “al quale hanno partecipato i tre livelli di governo contro la comunità zapatista che era già stata cacciata dai suoi luoghi di origine”, così come le aggressioni delle “forze paramilitari dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti dei Popoli Indigeni e Contadini (Opddic), appoggiate da poliziotti statali e municipali a Bolón Ajaw”. Ed ora a Santo Domingo (Casa Blanca), “dove la Opddic minaccia i compagni di cacciarli dalla loro comunità”.   A questo clima di “persecuzione fisica” si sommano “persone che senza scrupoli dichiarano che le aggressioni sono provenute dalle basi zapatiste e dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), contribuendo a costruire uno scenario di intervento militare dalle gravi conseguenze”. Tutto questo “per servire i dettami dei padroni del denaro che vedono le terre chiapaneche e la sua ricchezza naturale come bottino per la costruzione di progetti turistici che verranno a usurpare e cacciare i veri padroni di questo territorio, i popoli originari”.   Dalla “Europa solidale”, collettivi ed organizzazioni di Spagna, Francia, Italia, Germania e Svizzera invitano ad una “settimana di azione in solidarietà con le comunità zapatiste in resistenza”, con un manifesto nel quale dichiarano: “Questo 2010 in Chiapas il capitalismo colpisce duro”. Dalla loro sollevazione nel 1994 gli zapatisti hanno sviluppato nelle loro comunità sistemi di salute, educazione, commercio, giustizia, cultura ed agricoltura”. Loro sono, “il governo ed il territorio autonomo ed autogestito più grande, più duraturo e più stabile dell’ultimo secolo”. Inoltre, “dimostrano che è possibile una vita senza capitalismo, costruita collettivamente e per la collettività”.   L’autonomia “continua ad avanzare”, ma “i malgoverni non cessano di attaccare e minacciare” la continuità di quest’alternativa. “Sono già molti gli eventi violenti (San Sebastián Bachajón, Mitzitón, Bolón Ajaw,)che si sommano alla liberazione dei paramilitari di Acteal ed alla ricostituzione di gruppi paramilitari formati, addestrati e finanziati dallo Stato messicano”.   I ribelli affrontano una campagna del governo chiapaneco che, mentre dice di rispettare i diritti dei popoli “imprigiona ed ammazza i dissidenti sociali e plaude la liberazione dei paramilitari”, sostiene il manifesto.  Da parte loro, organizzazioni sociali ed operaie spagnole denunciano che per le “gravi aggressioni alle comunità” nelle settimane recenti, “la tensione è sempre più alta, mentre il governo ed i media vogliono nascondere la realtà dicendo che sono conflitti intercomunitari o religiosi”. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/10/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Martedì 9 marzo 2010

Il governo generalizza la violenza per scatenare un’offensiva, denunciano gli zapatisti

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 8 marzo. “Di fronte alla mancanza di legittimità, il malgoverno generalizza una situazione di violenza costruendo pretesti per creare condizioni favorevoli per un intervento militare contro l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN)”, hanno dichiarato oggi le donne dell’Altra Campagna nel contesto del Giorno Internazionale della Donna Ribelle, alla fine del loro incontro con un corteo per le strade di questa città.  Hanno così reso omaggio “alla comandanta Ramona, alla compagna Olga Isabel, le senza nome, le senza volto e quelle che non sono qui ma ci ascoltano, quelle che dalle carceri non smettono la loro ribellione e dignità”. Nello stesso tempo hanno protestato “contro la guerra che i malgoverni orchestrano per mezzo di gruppi di scontro, paramilitari e le loro forze armate”, nella quale “trasforma le donne ribelli in obiettivi da attaccare, sfruttare e crudele bottino”.   Nei mesi recenti, hanno affermato, “sono aumentate le aggressioni e le provocazioni contro chi resiste in basso e a sinistra; il malgoverno persegue l’esproprio, la repressione, lo sfruttamento ed il disprezzo come mezzi per avanzare nel controllo geopolitico, economico e sostenere il sistema capitalista”, per il quale “la terra e le persone sono merci; per i popoli, la terra, il territorio sono la base per la vita, la cultura, il lavoro”.  Accusano il governo di usare il suo potere “per controllare i mezzi di comunicazione, costruire realtà e mascherare la sua strategia di terrore e morte”, perché “sotto la copertura del dialogo, conciliazione ed accordo, confondono chi resiste e l’opinione pubblica”. Le autorità “finanziano, addestrano e danno impunità a paramilitari, delinquenti, corpi di polizia e militari”, mentre vogliono “dare l’immagine che gli attivisti sociali sono delinquenti”.   A Bolón Ajaw (municipio autonomo Comandanta Ramona), hanno detto che il governo vuole creare l’impressione che gli zapatisti “vogliano appropriarsi delle terre di altri contadini, ma convenientemente ‘dimentica’ che queste sono state recuperate (da un fattore) dalle basi di appoggio, che le coltivano e proteggono; ‘dimentica’ i precedenti di aggressioni da parte dei contadini dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), gruppo paramilitare che deve rispondere di molte morti e che in cambio di briciole e di essere diventato un servo malpagato, si presta a favorire l’esproprio e l’introduzione di grandi progetti turistici ad Agua Azul”. Questo stesso gruppo “ha stretto accordi col governo per cacciare ed occupare altri territori recuperati dalle basi dell’EZLN nella zona del caracol di La Garrucha, come la comunità di Santo Domingo”.   In questo stesso contesto “e con la finalità in particolare di provocare l’EZLN, ha sgomberato Laguna San Pedro (municipio autonomo Ricardo Flores Magón), bruciando tutto al suo passaggio, usando le donne ribelli come ostaggi, terrorizzando e creando le condizioni per il ricollocamento delle comunità basi di appoggio attorno alla regione dei Montes Azules, appropriarsi di questa e lasciare una ferita nei cuori zapatisti”.   Elencando gli attacchi avvenuti dall’inizio dell’anno, le donne sottolineano che la strategia governativa “vuole distruggere i progetti promossi dalle comunità zapatiste e da altre organizzazioni che vogliono una vita degna”.

La dichiarazione politica dell’incontro, firmata da più di 20 organizzazioni e collettivi di una decina di municipi chiapanechi, ratifica l’impegno con le lotte storiche delle donne e denuncia che “nel primo centenario di questa commemorazione, il sistema capitalista, neoliberale e patriarcale ha aggravato le nostre condizioni di vita e lavoro, comunitarie, familiari, ambientali, mentre ha accresciuto le disuguaglianze di genere, classe ed etnia”. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/09/index.php?section=sociedad&article=041n1soc

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Lunedì 8 Marzo 2010

L’esperto della ENAH José Andrés García esclude che le frizioni a Mitzitón siano dovute a divergente religiose

Le divergenze mascherano il tentativo di spaccare le comunità zapatiste per impadronirsi delle terre

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis. 7 marzo. Gli studiosi dello scenario religioso in Chiapas hanno rilevato che le differenze di credo non sono il principale motivo di conflitto nelle comunità, e che in fondo potrebbero essere irrilevanti. Così, José Andrés García Méndez, ricercatore della Scuola Nazionale di Antropologia e Storia (ENAH), ammette che “gli eventi iniziati nel 1994 hanno modificato il campo religioso, tanto nella Chiesa cattolica come in quella evangelica”, che si può riassumere nella loro posizione rispetto al movimento zapatista.

Le chiese evangeliche hanno sviluppato differenti risposte, alcune completamente opposte tra loro, documenta lo studioso: “La maggioranza, a livello della dirigenza, ha manifestato rifiuto verso lo zapatismo, mentre gran parte dei fedeli ha simpatizzato col movimento indigeno (principalmente presbiteriani e pentecostali),ad un livello tale che in diverse comunità intere congregazioni di evangelici si sono unite allo zapatismo, mostrando con questo la varietà di forme di concettualizzare e praticare l’attività cristiana e politica degli evangelici”.

Per il resto, il protestantesimo è ora “più chiapaneco che protestante”, postula García Méndez in Chiapas para Cristo: diversidad doctrinal y cambio político en el campo religioso chiapaneco (MC editores, México, 2008). Qui c’è stato uno sviluppo autoctono, complesso e cangiante. Le chiese non cattoliche si suddividono, si adattano a necessità immediate.

Come si sa, la componente politica della religione in Chiapas va oltre le classificazioni. Le religioni non sono organizzazioni politiche, anche se le sue chiese calpestino questo terreno. Una cosa è essere cattolico “tradizionalista” o della teologia della liberazione, o evangelico, presbiteriano, pentecostale, ed un altro è essere del PRI, del PRD o zapatista. In tutti c’è di tutto, come illustra lo studio Chiapas para Cristo. Per questo è artificioso rinchiudere in “conflitto religioso” quello che normalmente è un’altra cosa.

Molto diverso è quando l’organizzazione di determinati gruppi contrainsurgentes sia favorita da qualche sigla religiosa, come succede con il gruppo evangelico Ejército de Dios (almeno i suoi membri) nella comunità di Mitzitón ed i suoi paraggi. Lì, il punto di rottura o inflessione politica nasce non tanto dal cambiamento di religione di un gruppo, quanto dal suo sfidare le pratiche e agli accordi comunitari. Questo è caratteristico dell’uso politico delle religioni in Chiapas.

Oggi tali differenze risultano utili per chi vuole far passare un’autostrada ed i suoi progetti di turismo alle cascate ed estrattivi al di sopra dei diritti e della viabilità futura delle comunità. Serve anche per orchestrare dispute di terre con gruppi che non hanno diritto ad esse; le promesse dei partiti in periodo elettorale, come l’attuale, introducono la legittimità di spogliare gli zapatisti dei loro territori e, di conseguenza, frenare il processo di autonomia consolidato in 15 anni nonostante i tentativi di “smantellamento” economico, militare ed agrario.

L’informazione ufficiale e le chiese stesse sono state propense a porre l’enfasi dei conflitti comunitari su presunti o reali differenze di credo, sempre cristiano e tutti, senza eccezioni, imposti in modi diversi alla popolazione indigena. Il cattolicesimo è arrivato 500 anni fa, il protestantesimo 100 anni fa. Entrambi continuano a lottare per sovrapporsi alla spiritualità maya ed ai suoi costumi, che sono essenzialmente democratici e comunitari, come ha suggerito con singolare empatia Carlos Lenkersdorff.

A Mitzitón, come in decine di località sulle montagne del Chiapas, la divergenza di credo maschera tentativi di spaccare le comunità zapatiste ed i loro simpatizzanti, e strapparli tanto dalle loro terre ancestrali come da quelle recuperate dopo la sollevazione del 1994 nelle selve di Chilón ed Ocosingo. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/08/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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Il ripudio delle mincacce.

Los de Abajo

Il ripudio delle minacce

Gloria Muñoz Ramírez

Di fronte alla minaccia esplicita di un attacco alle basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) da parte del gruppo paramilitare Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (OPDDIC), di filiazione priista e perredista, centinaia di aderenti all’Altra Campagna ha manifestato davanti alla rappresentazione del governo del Chiapas nel Distrito Federal. Accompagnati da grandi striscioni e slogan contro la paramilitarizzazione e la militarizzazione in Chiapas, i manifestanti, provenienti da diversi collettivi di Città del Messico, hanno accusato in particolare i tre livelli di governo di quanto potrà succedere contro i popoli zapatisti, contro gli abitanti del villaggio di Santo Domingo, noto come Casa Blanca, corrispondente al caracol La Garrucha, i quali erano stati avvertiti che questo venerdì 5 marzo sarebbero state usate le armi e perfino le bombe per sgomberarli dalla loro comunità. L’attacco non è avvenuto, ma la minaccia continua, come la determinazione annunciata dagli zapatisti di “difendere la terra e non permettere lo sgombero”. La solidarietà e la vicinanza agli zapatisti durante la recente escalation di violenza contro di loro si manifesta non solo in Messico, ma in diverse parti del mondo. In Europa, per esempio, si prepara una giornata di mobilitazioni il prossimo 13 marzo, con la partecipazione di collettivi di Italia, Spagna, Francia, Grecia, Germania e Svizzera, tra altri. Ed con una risposta quasi immediata si sono pronunciati nello stesso senso un gruppo di intellettuali, come John Berger, Immanuel Wallerstein, Paulina Fernández, Fernanda Navarro, Luis Villoro, Jean Robert, Ronald Nigh, Gustavo Esteva, François Houtart e Walter Mignolo, tra altre personalità e collettivi di solidarietà Europei.  Durante l’azione pacifica convocata dalla Rete Contro la Repressione e la Solidarietà, i partecipanti hanno dichiarato che “non permetteranno che si concretizzino le minacce di usurpazione e repressione contro gli zapatisti, perché nel sudest messicano si sta creando una vera alternativa per il paese”. Hanno criticato i mezzi di comunicazione, in particolare questo giornale, che nel caso della violenza a Mitzitón ha “riportato che si tratta di conflitti religiosi mentre in realtà si tratta della complicità dei governi federale, statale e locale, e dell’esercito e dei gruppi paramilitari, contro le comunità indigene che si oppongono ai loro progetti”.  Calle de Toledo, dove si trova la sede del governo di Juan Sabines, è stata dipinta di rosso e nero con le scritte “Assassini” e “Stop alla guerra”, mentre la polizia vigilava l’azione in atteggiamento intimidatorio. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/06/index.php?section=opinion&article=011o1pollosylasdeabajo@yahoo.com.mx

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Domenica 6 marzo 2010

Un esperto sostiene che in Chiapas dapprima sono stati le vittime dei cacicchi e del sistema, ed ora attaccano

Sono una minoranza gli evangelici coinvolti nelle ggressioni contro gli zapatisti a Mitzitón

Secondo testimoni del recente episodio di violenza nella zona, quelli dell’Ejército de Dios non rispettano nessuno

Hermann Bellinghausen. Inviato.San Cristóbal de las Casas, Chis., 6 marzo. I gruppi di evangelici coinvolti nelle aggressioni alle comunità zapatiste e dell’Altra Campagna non rappresentano certamente la maggioranza dei fedeli di questa congregazione cristiana, che nella regione sono molte migliaia, in maggioranza pacifici. Ed anche le azioni dell’Ejército de Dios a Mitzitón non sono nemmeno condivise da tutti i membri della loro chiesa: Alas de Águila. Inoltre, nella stessa “teologia della prosperità” su cui si fondano queste chiese esistono correnti progressiste. In Guatemala hanno difeso i diritti umani e si sono opposte al paramilitarismo e alla militarizzazione. Come le congregazioni fondate sull’uso della forza e della sfida violenta, avevano la loro matrice in Stati Uniti e Canada, ma a differenza di quelle, senza vincoli formali né ideologici col Pentagono né con le strategie di contrainsurgencia. Il ricercatore guatemalteco di origine maya Miguel de León Ceto scrive: “Le chiese evangeliche si sono sviluppate in un contesto di violenze politiche che caratterizzano la regione. Nel caso guatemalteco, dentro i settori conservatori (l’élite politica, padronale e militare). Nel sudest messicano questo fenomeno si è prodotto in maniera paradossale: in origine sono nate come chiese vittime della violenza e della repressione del cacichismo e del sistema politico, e successivamente sono state coinvolte in atti di barbarie” (Las lógicas de poder de las iglesias evangélicas en tierras mayas, tesis de posgrado en la École des hautes etudes en sciences sociales, París, 2009). Questo risulta rilevante nella regione chiapaneca, dove venti anni fa si è registrata una grave violenza derivata dall’intolleranza e dal ferreo controllo dei cacicchi priisti a San Juan Chamula, Zinacantán e nella stessa San Cristóbal (chiamata dall’Ejército de Dios semplicemente “Cristóbal de las Casas”). Ci furono omicidi, espulsioni e villaggi distrutti contro evangelici o testimoni di Geova, così come contro cattolici non “tradizionalisti” seguaci della diocesi progressista del vescovo Samuel Ruiz García. In questo contesto nacquero gruppi di autodifesa, come Guardián de mi Hermano, dal quale nacquero Alas de Águila e L’Ejército de Dios, disposti ad una “guerra spirituale” – come spiega De León – propria dei neopentecostali. Rimontare la rassegnazione e il fatalismo, non porgere più “l’altra guancia”. Da qui a trasformarsi in potenti e aggressori non c’è voluto molto. Nella sua idea che la problematica della comunità tzotzil di Mitzitón è “religiosa”, lo scorso fine settimana il governo del Chiapas ha inviato come negoziatore il sottosegretario per gli Affari Religiosi della Segreteria di Governo, Enrique Guillermo Ramírez Conrado. Il gruppo identificato come “evangelico”, anche se ora comprende anche alcuni “cattolici tradizionalisti” (cosa che smonta il concetto “religioso” del conflitto, così come è accaduto ad Acteal e nella zona nord nel decennio scorso), ha accolto il negoziatore del governo di Sabines con scherno ed aggressività inusitati. Secondo i testimoni (esiste un audio dell’episodio) l’hanno apostrofato con “idiota”, l’hanno preso a calci e malmenato  gli hanno rivolto ripetutamente gesti osceni. La sua scorta era terrorizzata. Il funzionario voleva convincere il gruppo aggressore, guidato da membri dell’Ejército de Dios, a liberare i suoi ostaggi – ejidatarios di Mitzitón – uno di loro, l’agente municipale Silerio Pérez Díaz, riconosciuto dal comune di San Cristóbal, era ricoperto di benzina, seminudo nel freddo dell’alba di lunedì scorso, torturato e vessato, a pochi metri da dove avvenovano i negoziati. Tale atteggiamento provocatorio è lo stesso che mostrano davanti a poliziotti ed agenti della Polizia di Migrazione quando li fermano mentre trasportano carichi di materiali illeciti o migranti centroamericani. Si sentono impuni. Ramírez Conrado non ha raccolto la fiducia nemmeno dei rappresentanti ejidali aderenti all’Altra Campagna, che si sono rivolti a lui con severità quando è arrivato da loro per chiedere che liberassero i tre ostaggi che avevano preso dopo essere stati aggrediti a colpi d’arma da fuoco. Ma non l’hanno insultato, ed ha potuto verificare che questi ostaggi non erano maltrattati né torturati. Questo è anche evidente nelle fotografie pubblicate di entrambi i gruppi di ostaggi (La Jornada 2/3/10). In questo contesto non è strano che il recente e grave scontro a Bolón Ajaw tra basi zapatiste e membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) abbia rivelato che gli aggressori di Opddic appartengono alla chiesa presbiteriana El Horeb, di Agua Azul. Il suo pastore, Samuel Gutiérrez Solórzano, sosteneva la versione ufficiale secondo la quale “gli zapatisti avevano aggredito gli evangelici, provocando la morte di Adolfo Moreno Estrada”, ed invitava ad una crociata nazionale dei suoi correligionari contro gli zapatisti, perfino dopo che questa versione è stata decisamente smentita dalla giunta di buon governo di Morelia. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/07/index.php?section=politica&article=011n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada -5 Marzo 2010

LA OPDDIC MINACCIA DI ATTACARE CON LA VIOLENZA UNA COMUNITA’ ZAPATISTA IN CHIAPAS

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 4 marzo. L’organizzazione filogovernativa Opddic ha minacciato di attaccare con la violenza questo venerdì la comunità zapatista Casa Blanca, o Santo Domingo, appartenente al caracol Resistencia hacia un nuevo amanecer, con sede a La Garrucha.

La giunta di buon governo (JBG) Camino del futuro ha denunciato “il piano dei tre livelli del malgoverno con le sue persone prezzolate nel villaggio di Santo Tomás (Ocosingo)”, di continuare “le campagna di contrainsurgencia“. E di “continuare ad armare la Opddic (responsabile di numerose azioni di stampo paramilitare) mascherandolo di progetto governativo”.

Secondo la JBG, “Quelli di Santo Tomas condividono i piani col governo”. Rivela che è giunta nelle sue mani un verbale di accordo firmato dal dirigente della Opddic, Manuel Hernández Jiménez. “L’accordo” consiste nello “sgomberare i nostri compagni basi di appoggio di Santo Domingo, noto come Casa Blanca, dove hanno già fatto provocazioni lo scorso primo di settembre”. Si tratta di terra recuperata, sostiene la JBG. “Non permetteremo lo sgombero delle basi zapatiste”.

Nel documento citato, quelli della Opddic “confermano di essere armati perfino con bombe”, e descrivono “che entreranno organizzati in due gruppi, uno per sgomberare e l’altro per prendere possesso del territorio”. Guidano gli “armati”: Juan Sántiz Ruiz, Fausto Gómez Hernández, José Cruz Méndez, Bartola Sántiz Clara, Manuel Clara Cruz e Mario Ruiz Cruz, “addestrati” da Caralampio Álvarez Gómez, Luis López Hernández, Benito e Vicente Álvarez Gómez e Mariano Cruz Toledo.

Le autorità autonome zapatiste denunciano: “Questo è evidente nei piani del Governo che compra le persone affinché facciano in modo di perseguitare il popolo che lotta contro il sistema. Stanno creando divisioni perché il terreno è recuperato, il malgoverno lo ha consegnato a persone che non hanno lottato per recuperarlo”.

E avvertono: “Difenderemo le nostre terre costi quel che costi, accada quel che accada, che sia chiaro ai responsabili di quello che potrà accadere”.

I paramilitari che nelle settimane e mesi scorsi hanno realizzato aggressioni armate in questa località e nelle vicinanze di Agua Azul (soprattutto a Bolón Ajaw), “danno un termine di 20 giorni a partire dalla data del verbale di accordo del 28 febbraio 2010, quindi il 20 marzo eseguiranno l’ordine ricevuto dai tre malgoverni”, ma ora “la minaccia è anticipata al 5 marzo”.

La JBG avverte i dirigenti della ARIC Historica, la ARIC Independiente e delle altre organizzazioni “di controllare se gli aggressori sono loro membri a Santo Tomás” e di assumere le proprie responsabilità.

Nel frattempo, l’ejido San Sebastián Bachajón, vicino alla comunità zapatista Bolón Ajaw e aherente all’Altra Campagna dell’EZLN, ha denunciato “il pessimo comportamento” dei candidati priisti alla commissariato ejidale – legati alla Opddic – Francisco Guzmán Jiménez (Goyito) e Jorge Navarro Pérez, del centro Bachajón; Juan Hernández Guzmán, del centro Chich, e Francisco Guzmán Saragoz, dell’organizzazione Yomlej y Yipjlumaltic, nel centro Alán Sacun.

“Fanno campagne di diffamazione contro L’Altra Campagna, minacciano di morte i leader e di impossessarsi della cabina di riscossione dell’ingresso alle cascate di Agua Azul e del banco di ghiaia”, avvertono le autorità dell’ejido. Quelle persone agiscono per “interessi personali, protetti dal sindaco di Chilón, Antonio Moreno López, dal deputato locale César Augusto Yáñez e dal delegato di Governo, Ledin Nucamendi, che inoltre autorizzano aiuti economici per la politica sporca dei candidati”.

Bisogna segnalare che in vista dell’imminente stagione elettorale in Chiapas, si registra un incremento delle ostilità dei gruppi priisti che aggrediscono sistematicamente le basi zapatiste e gli aderenti dell’Altra Campagna. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/05/index.php?section=politica&article=022n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Giovedì 4 Marzo 2010

A Mitzitón denunciano che le autorità proteggono i paramilitari dell’Ejército de Dios

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 3 marzo. Riunita in assemblea, la comunità tzotzil di Mitzitón ha smentito la versione ufficiale dei fatti accaduti durante l’aggressione subita domenica scorsa da parte di un centinaio di membri del cosiddetto Ejército de Dios (gruppo di stampo paramilitare appartenente alla chiesa evangelica Alas de Águila) “dove dicono che ci facciamo giustizia da soli, che siamo delinquenti, che il conflitto è per il traffico dei clandestini o del legname, che è un conflitto religioso, che siamo indios barbari”.   L’assemblea e le autorità ejidali, aderenti all’Altra Campagna, sostengono di difendere il loro “diritto di essere un popolo e di prendere e rispettare accordi sul nostro territorio”.   Il nuovo conflitto provocato dall’Ejército de Dios – di filiazione priista – sembrava essere meno grave: sabato 27, Andrés Jiménez Hernández – di questo gruppo – ha abbattuto cinque alberi senza il permesso della comunità. Le autorità ejidali sono andate da lui per “ricordargli gli accordi” ed hanno trovato il trasgressore insieme ad altre sei persone. E’ stato quindi “invitato” nella casa ejidale per sistemare la situazione, ma quelli hanno ribattuto: “Se cercate rogne, anche noi siamo organizzati ed abbiamo l’appoggio del governo”.   Su accordo dell’assemblea, il legname è stato sequestrato e portato nella casa ejidale la mattina di domenica, mentre “i devastatori si organizzavano per sequestrare le autorità comunitarie”. Alle ore 16, 20 persone sono andate nella casa dell’agente rurale Siliano Pérez Díaz e “in maniera violenta l’hanno perquisita”. Insieme ad Isidro Heredia Jiménez, poliziotto comunitario, è stato portato al domicilio di Francisco Gómez Díaz. Julio Heredia Hernández, che transitava col suo camion, “l’hanno fatto scendere a botte e l’hanno portato via”. Altri due ejidatari accorsi in suo aiuto sono stati picchiati da Raúl Jiménez Jiménez, “poliziotto di settore, tra altri dei principali provocatori della violenza dell’Ejército de Dios”.   Circa 90 persone del gruppo filogovernativo sono andate a casa del commissario ejidale, “cercando di sequestrarlo”, ma è riuscito a scappare. Gli aggressori “che avevano pietre, bastoni ed armi”, hanno picchiato i parenti e gli ejidatari che erano accorsi sul posto. “E’ chiaro che la provocazione viene dall’Ejército de Dios per creare altra violenza e togliere forza alla nostra assemblea comunitaria, al nostro popolo. Inoltre, godono della complicità del governo che alla fine paga sempre multe e danni, e li protegge. Ci vogliono deboli per potere realizzare il loro megaprogetto dell’autostrada San Cristóbal-Palenque”.  Gli aggressori, “in particolare Miguel Jiménez”, hanno sparato e ferito Agustín Jiménez Hernández. Tomás Jiménez Vicente sparava dalla strada internazionale “verso dove ci stavano picchiando, e lì ci sono stati i due feriti da arma da fuoco del loro stesso gruppo”, riferisce l’assemblea.   Agenti della Polizia Statale Preventiva (PEP) “erano già sul posto, hanno sentito gli spari ma non hanno fatto niente. Si sono avvicinati ad aggressione conclusa”.  I rapiti sono stati legati a dei pali con gli occhi bendati per circa 12 ore. “Sono stati brutalmente colpiti e torturati; li hanno cosparsi di benzina mentre dicevano loro: ‘vi bruciamo vivi’ “.   Il pomeriggio di domenica, gli ejidatari hanno bloccato la strada internazionale che attraversa Mitzitón “per impedire che i paramilitari continuassero a sequestrare” e chiedere la restituzione in vita dei loro compagni. Così è trascorsa la notte e la mattina di lunedì. Le autorità governative non “facevano niente, rilasciavano solo dichiarazioni alla stampa per confondere la gente”.  Sono intervenuti solo alle ore 13 di lunedì. Alle 15:30 hanno liberato i sequestrati: “Il governo ha pagato la multa e i danni provocati dai paramilitari. E’ evidente che li protegge”. Gli ejidatari concludono: “Abbiamo denunciato L’Ejército de Dios. Trafficano con i migranti ed il legname della comunità, si dedicano ad attività illecite, li abbiamo consegnati alle autorità ma non sono mai stati né indagati né puniti”. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/04/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com)

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Denuncia da La Garrucha.

CARACOL III DE RESISTENCIA HACIA UN NUEVO AMANECER.

JUNTA DE BUEN GOBIERNO EL CAMINO DEL FUTURO CHIAPAS MEXICO.

3 MARZO 2010

Alla società nazionale e internazionale.
Ai compagni aderenti all’Altra Campagna nazionale e internazionale.
Ai fratelli dei diritti umani nazionali e internazionali.

Fratelli e sorelle.

DENUNCIAMO: IL PIANO DEI TRE LIVELLI DEI MALGOVERNI, CON LE LORO PERSONE PREZZOLATE NEL VILLAGGIO DI SANTO TOMAS; MUNICIPIO DI OCOSINGO CHIAPAS.

F A T T I

I tre malgoverni continuano con le campagne di contrainsurgencia.   Sono preparati a questo e vogliono farlo per avere il controllo.    In questo caso, armano la OPDDIC mascherando la cosa di progetto.    Quelli di Santo Tomas condividono i piani col governo. E’ giunto nelle nostri mani un verbale di accordo firmato dal dirigente della OPDDIC, Manuel Hernandez Jiménez. Nel verbale di accordo è contenuto il piano di sgomberare i nostri compagni basi di appoggio di Santo Domingo, noto come Casa Blanca, dove hanno già realizzato provocazioni lo scorso primo settembre 2009; questa terra è recuperata, non permetteremo lo sgombero delle Basi di Appoggio Zapatiste.  

Confermano di essere armati e di avere perfino le bombe.   Che arriveranno organizzati in due gruppi: uno per sgomberare ed uno per prendere possesso. I nomi di coloro che guidano le persone armate sono Juan Santiz Ruiz, Fausto Gomez Hernandez, Jose Cruz Mendez, Bartola Santiz Clara, Manuel Clara Cruz, Mario Ruiz Cruz, addestrati da Caralampio Albarez Gomez, Luis lopez hernandez, Benito Albarez Gomez, Vicente Albarez Gomez, Jose Cruz Mendez, Mariano Cruz Toledo.  

Questo è evidente nei piani del Governo che compra le persone affinché facciano in modo di perseguitare il popolo che lotta contro il sistema. Stanno creando divisioni perché il terreno è recuperato, il malgoverno lo ha consegnato a persone che non hanno lottato per recuperarlo.   Questo è quanto stanno subendo i nostri compagni Basi di Appoggio dell’EZLN.   Difenderemo le nostre terre costi quel che costi, accada quel che accada, che sia chiaro ai responsabili di quello che potrà accadere.   Dicono che ci daranno un termine di 20 giorni a partire dalla data del verbale di accordo del 28 febbraio 2010, quindi il 20 marzo eseguiranno l’ordine ricevuto dai tre malgoverni, ma la minaccia è anticipata al 5, e diciamo ai dirigenti della ARIC storica, l’ARIC Indipendente che controllino se è gente membri della loro organizzazione nel villaggio di Santo Tomas, perché loro dicono di essere di 4 organizzazioni.

Ci rivolgiamo a voi popolo del Messico e di altri Paesi del mondo che lottate per la giustizia, ed anche dell’Altra Campagna del Messico e del mondo.   Ci rivolgiamo a voi.  Vi terremo informati su quello che accadrà perché noi difenderemo la nostra terra, non permetteremo che sgomberino i nostri compagni basi di appoggio di Santo Domingo, noto come Casa Blanca. http://enlacezapatista.ezln.org.mx/denunciasjbg/3138

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Scambio di ostaggi.

La Jornada – Martedì 2 marzo 2010

Mitzitón: Cattolici ed evangelici si scambiano gli ostaggi ed il clima di distende

Elio Henríquez. Mitzitón, Chis., 1º marzo. Evangelici identificati come membri dell’Ejército de Dios e cattolici di questa comunità, si sono scambiati i rispettivi tre ostaggi (sei in totale) trattenuti da domenica per la disputa per il legname del posto. Alcuni giorni fa uno degli evangelici ha tagliato senza permesso cinque alberi della comunità. Domenica le autorità ejidales, di filiazione cattolica ed aderenti all’Altra Campagna, hanno ripreso il legname e consegnato all’agenzia municipale.  In risposta, gli evangelici hanno preso in ostaggio l’agente municipale Silviano Pérez Díaz ed i suoi compagni Julio Heredia Hernández e Ciro Heredia Jiménez, che sono stati picchiati e legati a dei pali nel cortile di una casa privata, proprietà di evangelici di Mitzitón.  Questo ha provocato uno scontro nel quale sono rimasti feriti tre cattolici e quattro evangelici. Lo scontro è iniziato alle quattro del pomeriggio di domenica. Dopo poco sono arrivati agenti della Polizia Statale Preventiva (PEP) che hanno cercato di portare all’ospedale i quattro evangelici feriti. Tuttavia, i cattolici non l’hanno permesso e li hanno trattenuti tutta la notte. Hanno permesso a uno solo, ferito da una pallottola, di lasciare la comunità.  Così, alle sette di domenica ogni fazione aveva tre ostaggi del gruppo avversario. Alcuni sul rimorchio di un pick-up ed altri legati. Questo lunedì è avvenuto lo scambio poco prima delle ore 15. Quando sembrava che i due gruppi fossero sul punto di un nuovo scontro, sono arrivati sul posto più di 200 agenti della PEP e della Polizia Ministeriale di San Cristóbal de las Casas.  Un’ora più tardi i simpatizzanti zapatisti, aderenti all’Altra Campagna, hanno rimosso il blocco che mantenevano dal pomeriggio di domenica per far passare le centinaia di veicoli che avevano formato lunghe code in entrambi i sensi della Panamericana sul tratto San Cristóbal-Comitán.

Questa disputa tra cattolici ed evangelici dura da oltre 10 anni. Iniziato come un conflitto religioso, oggi si tinge di caratteristiche politiche ed agrarie, perché i cattolici appartengono all’Altra Campagna ed i protestanti sono priisti. Per quanto riguarda l’aspetto agrario, il fatto è per poter tagliare legna nei propri terreni, ogni ejidatario deve chiedere il permesso all’autorità comunitaria, in questo momento in mano ai cattolici. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/02/index.php?section=politica&article=011n1pol

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Mitziton: Aggressione armata dell’Ejercito de Dios.

 Lunedi 1 marzo 2010

 SCLC. Domenica 28 febbraio nel pomeriggio, compagni di Miziton hanno lanciato l’allarme che c’era un problema con L’Ejercito de Dios nella comunità, che c’erano feriti e arrestati. Per questo alcuni compagni dell’Altra Campagna sono andati nella comunità per vedere cosa stava succedendo, ci hanno quindi raccontato che si sono trovati davanti un posto di blocco della polizia e diversi camion della polizia antisommossa appostati nella comunità, altri invece si sono recati all’ospedale civile a vedere i feriti che erano stati portati lì dai loro compagni. 

Nell’ospedale, uno dei feriti, un compagno ferito alla testa da una sassata, ci ha raccontato che il problema di oggi e’ iniziato quando Andres Himenez Hernandez aveva tagliato quattro alberi senza il permesso della comunità, quindi nell’assemblea si era preso l’accordo di raccogliere questo legname fino a che il medesimo avesse pagato quanto doveva. L’ejdatario Andres Himenez non era però d’accordo con questa decisione e si è rivolto a quelli dell’Ejercito de Dios. I quali hanno cominciato a girare attorno in un carosello al commissario ejidale con una camionetta rossa e un’altra più grande, da tre tonnellate, sempre rossa. Nel sentire il frastuono diversi compagni sono corsi in suo aiuto e sono stati raggiunti da pietrate e pallottole sparate dai membri dell’Ejercito de Dios. Il saldo è di 3 feriti, due dalle sassate e uno da colpi d’arma da fuoco. 

Hanno inoltre raccontato che una commissione ha portato i feriti all’ospedale civile di San Cristobal , appoggiati da altri compagni che nel frattempo bloccavano il cammino alla settoriale che li stava inseguendo. 

L’Esercito de Dios ha allora sequestrato 3 compagni tra i quali si trova il commissario ejidale , a quel punto la comunità ha fermato 3 paramilitari con i quali si sta negoziando la liberazione dei compagni con la mediazione del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas. 

Informazioni che giungono dalla comunità indicano che il commissario ejidale è stato torturato gettandogli benzina negli occhi. Nella comunità si teme per la vita dei compagni dato che L’Ejercito de Dios ha già ammazzato un loro compagno l’anno scorso, crimine tuttora impunito. 

Passate le 10 di notte, al rifiuto da parte dell’Ejercito de Dios di liberare gli ostaggi e per il fatto che questi paramilitari sono armati, la comunità- ha acconsentito all’ingresso di un centinaio di agenti della polizia, fintanto che il sottosegretario per le questioni religiose dello stato e’ entrato per negoziare con gli evangelici la liberazione degli ostaggi.

 AGGIORNAMENTI MINUTO PER MINUTO 

Alle 12:45 a.m. Di lunedì i compagni hanno fatto sapere che il sottosegretario ha terminato di parlare con gli evangelici e che ora negozierà con loro. 

2:00 a.m. Il negoziato continua, L’Ejercito de Dios vuole che sia loro restituito il legname e le motoseghe che la comunità ha sequestrato , mentre i compagni vogliono il pagamento della multa corrispondente. 

2:10 a.m. L’inviato del governo propone che siano liberati gli ostaggi da entrambe le parti e che ci si sieda a un tavolo di negoziato domani nella capitale Tuxtla Gutierrez. 

2:45 a.m. L’Ejercito de Dios non accetta le condizioni proposte dal governo, insiste che il legname venga loro restituito e che il negoziato si tenga a Miziton.

5:00 a.m.  Entrambe le parti decidono di risposare ed i negoziati riprenderanno in mattinata. La Strada è ancora bloccata. 

8:00 a.m. Sembra esserci un ferito dell’Ejército de Dios in un ospedale di Tuxtla Gutiérrez raggiunto da una pallottola dei suoi compagni. L’Ejército de Dios accusa i compagni negano di aver aparato a questa persona perchè erano disarmati. 

8:23 a.m. Riprendono le trattative. La strada viene riaperta alla circolazione per 20 minuti ogni mezz’ora. 

9:30 a.m. Il compagno dell’Altra Campagna ferito da arma da fuoco è stato operato. Non è stata trovata la pallottola. 

3:30 p.m. I negoziati proseguono. I due gruppi hanno liberato gli ostaggi. È arrivata un’ambulanza della protezione civile per i feriti dell’Ejército de Dios. I medici di L’Altra Salute si occuperanno dei compagni feriti, come stabilito dagli accordi tra le parti. 

4:00 p.m. La strada è stata riaperta al traffico.

FONTE Indymedia Chiapas  http://chiapas.indymedia.org

(Traduzione Consolato Ribelle del Messico di Brescia)

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E’ morto Carlos Montemayor.

La Jornada – Lunedì 1 Marzo 2010

 Carlos Montemayor lascia una vita di creatività e impegno

Lo scrittore Carlos Montemayor è spirato, tranquillo e senza soffrire, domenica alle ore 3:35 del mattino dopo una difficile battaglia contro il cancro che lo aveva colpito negli ultimi mesi.

Secondo le sue volontà, non ci sono stati funerali, è stato cremato ieri stesso e le sue ceneri sono state portate all’Accademia Messicana della Lingua, dove è stato salutato da colleghi, amici, familiari e, soprattutto, da coloro che hanno condiviso i suoi ideali.

Scrittore, saggista, poeta, tenore, critico puntuale della politica sociale e culturale del paese, era nato il 13 giugno 1947 a Parral, Chihuahua,.

I suoi romanzi, cronache e saggi sui diversi movimenti sociali sono dei riferimenti per analizzare il contesto e l’attualità intorno a fenomeni come le guerriglie e le sollevazioni indigene. Tra questi ci sono titoli quali: Chiapas, la rebelión indígena de México (1998); La guerrilla recurrente (1999); Rehacer la historia (2000).

Nel 2007, il Fondo di Cultura Economica ha pubblicato il primo volume delle sue Opere, nel quale si trovano due dei suoi romanzi più emblematici: Guerra in paradiso (1991) e Las armas del alba; nel primo si narrano le vicissitudini di Lucio Cabañas.

Come attivista politico e sociale ha svolto un ruolo rilevante. In questo ambito, il suo più recente contributo è stato come membro dell’estinta Commissione di Mediazione tra il governo federale e l’Esercito Popolare Rivoluzionario, per ritrovare due desaparecidos politici. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/01/index.php?section=politica&article=003n1pol

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Scontro a fuoco.

La Jornada – Lunedì 1 Marzo 2010

Scontro a fuoco in Chiapas; 6 feriti

Elio Henríquez, Corrispondente.Mitzitón, Chis. Al meno sei indigeni tzotziles sono rimasti feriti, due da colpi d’arma da fuoco, durante uno scontro per il legname tra due gruppi di questa comunità di San Cristóbal de las Casas. Alla chiusura di questa edizione, entrambi i gruppi – uno evangelico e l’altro cattolico ed aderente all’Altra Campagna – avevano picchiato e catturato tre membri del gruppo rivale. La strada che comunica San Cristóbal con Comitán è chiusa e decine di poliziotti controllano il villaggio. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/01/index.php?section=estados&article=034n4est

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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