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Archive for giugno 2016

oaxaca

L’Ora del Poliziotto 4.

Dal quaderno di Spoilers del Gatto-Cane.

Giugno 2016.

.- La domanda è: quale sarebbe la metafora più appropriata per il triste e grigio capo aspirante poliziotto?

¿Aurelio Donald Nuño Trump?

¿Aurelio Ramsey Nuño Bolton?

Noi crediamo che, in linea con la sua sete di sangue e la sua viltà, gli si addirebbe di più il secondo.

E proprio come, nella serie televisiva “Game of Thrones”, Ramsey Bolton è divorato dai cani utilizzati in precedenza per attaccare gli altri; i media a pagamento usati da Nuño per calunniare, minacciare e attaccare il magistero in resistenza e le comunità e organizzazioni solidali, si ciberanno di lui nel momento della sconfitta.

Magari domani gli si potrà dire:

Le tue parole spariranno.

La tua casa sparirà.

Il tuo nome sparirà.

Ogni ricordo di te sparirà”

 

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EZLN: Appunti sulla guerra contro i maestri in resistenza – (L’Ora del Poliziotto 3)

Giugno 2016.

Dal quaderno di appunti del gatto-cane:

.- Non sappiamo se nel resto del paese, ma almeno in Chiapas, dall’alto, stanno perdendo la guerra mediatica.

Abbiamo visto intere famiglie, nelle zone rurali e urbane, sostenere i maestri. E non intendiamo l’appoggio del tipo “questo pugno sì che si vede”, “el pueblo unido, jamás será vencido” e le parole d’ordine che, nonostante le distanze in calendari e geografie, rimangono le stesse perché, dal basso, continua ad essere fondamentale la solidarietà. Se, nelle precedenti mobilitazioni dei maestri ribelli, la “cittadinanza” (questo termine che nasconde la disuguaglianza) si mostrava stanca e fastidiosa, ora le cose sono cambiate.

Sono sempre di più le famiglie che assistono le maestre e i maestri, che li sostengono nei loro viaggi e le loro marce, che si affliggono quando vengono aggrediti, che gli offrono cibo, bevande e riparo. Sono famiglie che, secondo la tassonomia della sinistra elettorale, sarebbero “imbruttiti” dalla televisione, “sono poveracci”, “sono alienati”, “sono trascinati”, “sono inconsapevoli”. Ma, a quanto pare, la massiccia campagna mediatica contro i docenti che resistono, è fallita. Il movimento di resistenza contro la riforma dell’istruzione è diventato uno specchio per sempre più persone-persone (cioè non quelle delle organizzazioni sociali e politiche, ma la gente comune). Come se si fosse risvegliato un senso collettivo di urgenza nei confronti della tragedia imminente. Come se ogni colpo di manganello, ogni lacrimogeno, ogni proiettile di gomma, ogni mandato di arresto, fossero slogan eloquenti: “oggi ha attaccato lei, o lui; domani sarai tu. ” Forse proprio per questo, dietro ogni insegnante ci sono intere famiglie che simpatizzano con la sua causa e la sua lotta.

Perché? Perché un movimento che è stato ferocemente attaccato su tutti i fronti continua a crescere? Perché, se sono “vandali”, “pigri”, “fannulloni”, “terroristi”, ”corrotti”, “oppositori-del-progresso”, molte persone dal basso, non poche dal mezzo , e persino alcune dall’alto, omaggiano, a volte in silenzio, i maestri che difendono ciò che chiunque difenderebbe?

.- “La realtà è una menzogna”. Così avrebbe potuto intitolarsi la notizia del giornale chiapaneco erroneamente chiamato “Quarto Potere” (un media nostalgico per l’epoca delle tenute e dei signori della forchetta e del coltello) quando “denunciava” che era falsa la festa popolare che, il 9 giugno scorso per le strade di Tuxtla Gutiérrez, capitale dello stato messicano sudorientale del Chiapas, è stata celebrata a sostegno del magistero in resistenza. Parachicos, ballerini, musicisti, costumi tradizionali, persone in carrozzina, marimba, tamburi, fischietti e flauti, il meglio dell’arte zoque e migliaia di persone che omaggiano la resistenza delle maestre e dei maestri. Del “successo” della guerra mediatica contro la CNTE racconta uno striscione che dice “Grazie maestro, per insegnarmi a lottare.” Un altro dichiara: “Non sono un insegnante, ma sono chiapaneco e sono contro la riforma educativa.”

Ma ciò che ha infastidito i direttori del “Quarto Potere” è stato quello che diceva, parola più, parola meno: “Se quel bianco di Velasco lo mettono a governare nel deserto, tra un paio di mesi scarseggerebbe la sabbia”.

.- Beh, a più di 3 anni dalla promulgazione della presunta “riforma scolastica”, il signor Nuño non è ancora capace di presentare alcun argomento educativo, neppure minimo, a favore del suo “programma personale di aggiustamento”. I suoi argomenti sono stati, finora, gli stessi che qualsiasi capo dell’epoca porfirista: urla isteriche, percosse, minacce, licenziamenti, incarceramenti. Gli stessi che utilizzerebbe qualsiasi triste e grigio aspirante poliziotto postmoderno.

.- Li hanno già picchiati, li hanno già gassati con gas lacrimogeni, li hanno già imprigionati, li hanno già minacciati, li hanno già licenziati ingiustamente, li hanno già calunniati, hanno già decretato lo stato d’assedio a Città del Messico. Cosa succederà? Li faranno sparire? Li uccideranno? Davvero? La riforma “educativa” nascerà dal sangue e dai cadaveri delle maestre e dei maestri? Sostituiranno i presidi magisteriali con presidi di polizia e militari? I blocchi di protesta con carri armati e baionette?

.- Lezioni di Terrorismo per Nuño. La presa di ostaggi (questo è, e nient’altro, l’arresto di membri della direzione della CNTE) in ogni terrorismo (quello di Stato e quello dei suoi specchi fondamentalisti) è una risorsa per rinforzare il dialogo e la negoziazione. Non sappiamo se lassù, in alto, se ne sono accorti o no, ma risulta che l’altra parte (gli insegnanti) è quella che cerca il dialogo e la negoziazione. O la SEP si è già unita all’ISIS e prende ostaggi solo per seminare terrore?

.- C’è una storia che circolava tra i servizi di intelligence del governo delle grandi potenze. Si dice che per vincere la battaglia mediatica nella guerra contro il Vietnam, i servizi di intelligence nordamericani creavano, questa è la parola, scenari di vittorie clamorose, della crescente debolezza del nemico, della forza morale e materiale delle proprie truppe. Perché risulta che la strategia chiamata “vincere i cuori e le menti”, che inizialmente era destinata ad essere usata in Vietnam, finì per essere combattuta per le strade delle grandi città dell’Unione Americana. Dopo l’aprile del 1975 -che ha ricordato la sconfitta nella Baia dei Porci, nella Cuba degna, nello stesso mese, ma del 1961- un funzionario nordamericano ha detto: “il problema è che fabbricavamo tante bugie per i media che finimmo per crederle noi stessi. Creammo una scenografia della vittoria che nascondeva il nostro fallimento. Le nostre stesse discrepanze evitarono che sentissimo il rumore del nostro collasso. Il problema non è mentire, ma credere alle proprie bugie.” Infine, è chiaro che noi, zapatisti, non sappiamo molto dei media, ma a nostro modesto parere, è un cattivo affare mettere a capo della campagna mediatica di una palese privatizzazione, un capo triste e grigio che vuole essere poliziotto.

.- Accompagnare i bambini nei primi passi verso la scienza e l’arte, questo è ciò che fanno maestri, maestre e maestrie.

In fede.

Guau-Miau.

traduzione a cura di 20zln

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DALLA TEMPESTA.
Comunicato congiunto del Congresso Nazionale Indigeno e dell’EZLN sul vile  attacco della polizia contro il Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione e della comunità indigena di Nochixtlán, Oaxaca.
20 giugno 2016.
Al Popolo messicano.
Ai Popoli del Mondo:
Contro il vile attacco repressivo che hanno subito i maestri, le maestre e la comunità di Nochixtlán, Oaxaca, -con cui lo Stato messicano ci ricorda che questa è una guerra contro tutte e tutti-; noi popoli, nazioni e tribù che componiamo il Congresso Nazionale Indigeno e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, diciamo al magistero degno che non è solo, che sappiamo che la ragione e la verità sono dalla sua parte, che la dignità collettiva con cui parla la sua resistenza è infrangibile e che questa è l’arma principale di quelli che, come noi, stanno in basso.
Condanniamo l’intensificazione della repressione con la quale si cerca di imporre in tutto il paese la riforma neoliberale capitalista chiamata “educativa”, soprattutto negli stati di Oaxaca, Chiapas, Guerrero e Michoacán. Con minacce, persecuzioni, colpi, imprigionamenti ingiusti e ora persino uccisioni, si vuole spezzare la dignità del magistero ribelle.
Invitiamo la nostra gente e la società civile in generale a stare dalla parte dei docenti che resistono in ogni momento, di riconoscerci in loro, perché la violenza di privarli delle garanzie lavorative fondamentali al fine di privatizzare l’istruzione, è un riflesso della violenza con la quale ci stanno depredando, noi popoli indigeni, noi popoli contadini e urbani.
Coloro che godono del potere hanno deciso che l’istruzione, la salute, i territori indigeni e contadini, e persino la pace e la sicurezza, sono una merce per coloro che possono permettersi di pagarla, che i diritti non sono diritti, ma prodotti e servizi da strappare, da depredare, da distruggere e da scambiare secondo il dettame dal grande capitale. E questa aberrazione cercano di imporla in modo cruento; assassinando e sequestrando le nostre compagne e i nostri compagni, mandando in prigioni di massima sicurezza i nostri portavoce, facendo della tortura sfacciata il marketing del governo e, con l’aiuto dei media a pagamento, equiparando con la delinquenza il meglio della società messicana, vale a dire quelli che lottano, che non si arrendono, che non si vendono e non vacillano.
Esigiamo il cessare della repressione contro il magistero in lotta e il rilascio immediato e incondizionato di TUTTI i prigionieri politici.
Invitiamo tutte le persone dalla campagna e dalle città ad essere attenti e solidali con la lotta degli insegnanti, ad organizzarsi autonomamente per essere informati e allerta su questa tempesta che cade su tutte e tutti, sapendo che una tempesta, oltre che portare caos e tumulto, rende fertile la terra da cui nasce sempre un nuovo mondo.
Dalle montagne, dai campi, dalle valli e dai quartieri dei popoli, delle nazioni e delle tribù originarie del Messico.
¡Mai più un Messico senza di Noi!
Congresso Nazionale Indigeno.
Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Messico, 20 giugno 2016.
 
TRADUZIONE a cura di 20ZLN

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oaxaca#MexicoNosUrge AL FIANCO DEI MAESTRI E DELLE MAESTRE DELLA CNTE IN MESSICO

“Fondamento dell’accordo. Il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali, così come si enunciano nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ispira le politiche interne e internazionali delle parti e costituisce un elemento essenziale del presente Accordo.”

Art. 1 trattato di libero commercio tra il Messico e l’UnioneEuropea

Un anno dopo siamo ancora qui a dire #MexicoNosUrge

Dopo gli omicidi del foto giornalista Rubén Espinosa, dell’attivista Nadia Vera, della studentessa Yesenia Quiroz Alfaro e di altre due donne che si trovavano con loro, Mile Virginia Martin e Alejandra Negrete, avvenuti a Città del Messico venerdì 31 luglio 2015, l’appello #MéxicoNosUrge volle rompere il silenzio. Perché non si può rimanere in silenzio di fronte alle violenza nei confronti di chi vuole denunciare la situazione che subiscono milioni di persone in un Paese, il Messico, che l’Italia e l’Unione Europea riconoscono soltanto come importante socio commerciale. Rimanere in silenzio sarebbe una forma di complicità.

Un anno dopo, nel giugno del 2016, torniamo a urlare che #MéxicoNosUrge, dopo che domenica 19 maggio nello Stato di Oaxaca abbiamo assistito al massacro di 10 cittadini. La Polizia Federale è tornata a reprimere la lotta degna dei maestri e delle maestre del sindacato CNTE che lottano contro la riforma educativa. Pistole, fucili di precesione e cecchini hanno operato assieme alla polizia in assetto anti-sommossa, per sgomberare uno dei tanti blocchi stradali che dal 15 maggio batte il tempo della resistenza contro la svendita e la distruzione della scuola pubblica messicana. A maggio avevamo celebrato il decimo anniversario dalla nascita dell’Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, figlia dello sgombero violento di un presidio di maestre e maestri della CNTE nella capitale dello stato di Oaxaca. Negli ultimi mesi sono a decine gli arresti “politici” che colpiscono aderenti della CNTE e simpatizzanti. Già a dicembre 2015, in Chiapas, due maestri sono stati uccisi dalla Polizia durante gli scontri.

Nel maggio del 2016 sono stati ricordati,anche, i dieci anni dal massacro di San Salvador Atenco. Una Commissione Civile di Osservazione dei Diritti Umani -i cui componenti erano cittadini europei- nel giugno del 2006 ha presentato al Parlamento Europeo un rapporto sui fatti e sulle gravi violazioni dei diritti umani in relazione allo sgombero forzato di una comunità per costruire il nuovo aeroporto di Città del Messico in una zona ejidal (cioè di proprietà collettiva) dello Stato del Messico.

La mattanza di Nochixtlan inauguara una nuova fase nello schema repressivo messicano: la polizia spara sulla folla uccidendo e la stessa polizia si rivendica di aver usato armi da fuoco. Non era mai successo prima.

Negli ultimi dieci anni, infatti, la situazione si è fatta se possibile ancora più grave, con decine di migliaia di sparizioni forzate, violenza sistematica contro chi vuole difendere e promuovere i diritti umani, contro attivisti dei movimenti sociali e contro i giornalisti e fotografi che documentano la condizione di violenza strutturale scelta come forma di“politica attiva” dai governi di Felipe Calderón, prima, e di Enrique Peña Nieto (che nel 2006 era governatore dello Stato del Messico durante i fatti di Atenco), ora.

Tra gli attivisti e giornalisti minacciati e perseguitati ci sono anche cittadini italiani ed europei; tra le vittime ci sono anche cittadini italiani ed europei (come il finlandese Jyri Antero Jaakkola,assassinato dai paramilitari nello stato del Oaxaca nel 2010).

In questo panorama di violenza diffusa e repressione contro i civili ricordiamo la sparizione forzata dei 43 studenti della Escuela Normal Rural di Ayotzinapa,avvenuta la notte del 26 settembre del 2014 nella città di Iguala, stato del Guerrero, in cui sono coinvolti la polizia municipale di Iguala ed elementi dell’esercito messicano.

Il 30 giugno 2014 l’esercito messicano, con un ordine scritto dall’Alto Comando Militare, fucilava 22 ragazzi in un’esecuzione extragiudiziale, una delle tante esecuzioni extragiudiziali portate a termine dall’esercito che ha l’ordine di “abbattere” civili considerati delinquenti senza alcun diritto ad avere un processo.

L’ONU ha recentemente spiegato come in Messico la tortura sia un metodo utilizzato in maniera sistematica negli interrogatori da tutte le forze di sicurezza.

Tutto questo accade nel silenzio della cosiddetta “comunità internazionale” e l’Unione Europea di fatto si disinteressa dei crimini dello stato messicano, continuando a mantenere relazioni commerciali con uno Stato che viola costantemente i diritti umani.

Tra il 2007 e il 2016 in Messico ci sono stati più di 164mila omicidi di civili. Negli stessi anni in Afghanistan e in Iraq si sono contate circa 104mila vittime. Il numero di persone sparite dal 2006 ad oggi, basandosi su dati conservativi del governo messicano, supera le 30mila persone. Organizzazioni dei diritti umani dicono che se oggi venisse fatto un conto di morti e desaparecidos i numeri andrebbero verso il raddopio.

A fronte di tutto questo l’indifferenza dei grandi mezzi di comunicazione internazionali è impressionante e complice.

Per tutto questo, #MexicoNosUrgee non possiamo rimanere in silenzio.

Chiediamo che il Parlamento Europeo esprima la sua preoccupazione rispetto alla grave crisi dei diritti umani che vive il Messico,in particolare per le costanti aggressioni ai giornalisti e difensori dei diritti umani.

Chiediamo all’Italia e all’Unione Europea che si sospendano tutte le relazioni (politiche e commerciali) con il Messico fino a quando non si farà luce sui gravi casi di omicidio, violenza e sparizione forzata di persone. I paesi dell’Unione Europea devono applicare l’embargo agli investimenti in Messico e chiudere le loro Ambasciate, così come si è fatto nel caso di altri paesi che non osservano l’obbligo del rispetto dei diritti umani e del diritto alla vita dei propri cittadini.

Italia, giugno 2016

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