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Archive for settembre 2009

La nuova Strada di Chamula.

La Jornada – Lunedì 28 settembre 2009

La nuova Strada di Chamula

Hermann Bellinghausen

La nuova Strada di San Juan Chamula (non “a”), che aspira ad essere una strada a quattro corsie, un viale con arie di grandezza (in questo caso, quella dei cacicchi del posto) verso la una volta orgogliosa Ciudad Real nella valle di Jovel, è rivelatrice dei tempi che corrono. Il popolo chamula prende il suo nome da un insulto (come per “tarasco” o “chilango”) che è diventato segno di identità. Per il padrone coloniale, questi tzotziles delle montagne erano i muli che trasportavano merci e persone. Essendo gli immediati vicini della città creola dei cashlanes (meticci, non indigeni), furono gli schiavi, la manodopera a basso costo ed accessibile. La prima vittoria culturale dei chamula è relativa a questa condizione di inferiorità. Oggi la Ciudad Real porta il nome del vescovo cattolico Bartolomé de las Casas, l’ideologo, progressista per il suo tempo, che dimostrò alla corona spagnola che gli indios erano persone, “avevano un’anima”. Ciò nonostante, i “chamulitas” continuarono ad essere peones senza diritti, sottouomini. Gli anni e la naturale malizia insegnarono loro a trasformarsi in compari del padrone urbano. Non senza guerre, come quella del Pajarito. Il “chamula”, come definizione generale di “indio” negli Altos del Chiapas, è sempre risultato essere una minaccia per i cashlanes. Il regime post-rivoluzionario, che come tutto in Chiapas fu anomalo e patriarcale, sempre nelle mani di poche famiglie, seppe associarsi a questo ineludibile popolo. Il PRI, quello dei proprietari terrieri e degli accaparratori, lo trasformò in compare. Almeno i cacicchi…   La storia moderna di San Juan Chamula è intrisa di fondamentalismi “cattolici”, tragedie dell’intransigenza, e strumentalizzazioni politiche lubrificate con posh e Coca-Cola.  Ha reso possibili fortune personali, poteri politici o con licenze celestiali. I perseguitati evangelici del passato, oggi, fuori da Chamula, aono anche potenti, e molto chamulas. Poiché l’identità è una delle risorse di questo popolo di “uomini pipistrello”. San Juan Chamula continua ad essere territorio di povertà e disuguaglianze, di terre contese, di espulsione migratoria. I potenti, gli alleati del grande potere, sono pochi. Oggi, il capoluogo municipale è sorprendente. Risaltano come templi grandi costruzioni di tre e quattro piani, la volta di un grande mercato in costruzione, spacci di bibite e di materiali da costruzione. Lì e negli abitati ai bordi  delle strade che lo circondano verso Chenalhó, e verso Tenejapa, proliferano le case fastose dei nuovi ricchi che possiamo solo supporre, sono di colori sgargianti e con splendide finiture in ferro battuto. Il potere politico, sempre priista, il monopolio del commercio, ma legale, e diverse attività illegali (traffico di clandestini, droga o armi, per esempio) hanno favorito la nascita di una casta di ricchi. Una villa di colore giallo sgargiante, di due piani e numerose stanze, con archi, grate e parcheggio per diversi veicoli, vicina al capoluogo municipale, ostenta due grandi bandiere, una messicana ed una statunitense. La sua gratitudine avrà a che fare col dollaro, perché si sa che appartiene ad un fiorente pollero (trafficante di clandestini – N.d.T.).  È anche un popolo di saggi agricoltori, iloles (medici tradizionali – N.d.T.) e guaritori ancor più saggi, maestri, professionisti, carpentieri che forniscono mobili tutte le case di San Cristóbal, ed un’impressionante ed inspiegabile massa critica di giovani poeti nella lingua di questo popolo. Senza dubbio si tratta di un popolo di lavoratori, uomini e donne con notevoli capacità artigianali. Bisogna anche riconoscere che porta una storia di smisurata violenza interna, al di sopra della media: squadroni della morte, paramilitari, gruppi di scontro con armi di grosso calibro. È tra i chamulas “espulsi” che recluta i suoi migliori soldati l’Ejército de Dios, che si dice pacifico, di ispirazione evangelica e pratiche militariformi, e che ultimamente ha fatto molto parlare di sé. Gli investimenti governativi a Chamula sono stati abbondanti e molto spesso solo di facciata. Col pretesto del “piso firme” (campagna governativa per fornire di pavimentazione solida le case con pavimento in terra battuta – N.d.T.), mito dello sviluppo e della banca mondiale, “migliora” gli indici economici per i rapporti ufficiali ed i discorsi sul palco, in anni recenti si è generata un’inondazione di cemento, ferro e mattoni che ha trasformato in maniera orribile il paesaggio rurale chamula, senza cambiare le condizioni di miseria di decine di migliaia di contadini che ora dormono sul cemento, per la gioia delle statistiche e delle imprese di costruzione (alcune di chamulas, e la maggioranza delle città cashlanes). L’affare dello “sviluppo”. Attualmente si sta costruendo il boulevard chamula, indipendentemente dal fatto che serva, che aggraverà il collo di bottiglia per arrivare a Jovel e che, nel suo trionfale tragitto, si porterà dietro decine di case e proprietà, centinaia (forse migliaia) di alberi. Ma non viene dalla città, si dirige verso essa. Questo significa abbastanza cose. I coletos (abitanti di San Cristóbal discendenti dai conquistatori – N.d.T.) hanno di che preoccuparsi. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/28/index.php?section=opinion&article=a12a1cul

(Traduzione “Maribel” – Bergamo )

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Grave provocazione contro l’EZLN.

La Jornada – Venerdì 25 settembre 2009

A CHI INTERESSA PROVOCARE L’EZLN?

Jaime Martínez Veloz

Venerdì 18 settembre. 15.45 ora del Pacifico. Squilla il telefono di casa.

– Chi parla?

–Sono tuo nipote, quello che vive dall’altra parte. Ho qui i flaconi di efedrina, i chili di cocaina e le carabine per Marcos

E chi diavolo è questo tipo?, mi domando contrariato.

Il bandito torna a ripetere il tutto affinché rimanga ben registrato in ogni sua parte.

– Ho qui i flaconi di efedrina, i chili di cocaina e le carabine per Marcos, te li mando al tuo indirizzo – lo ripete velocemente e poi riattacca. Era evidente che stava leggendo un “copione” preparato.

Non c’è dubbio: non è uno sbaglio né uno scherzo di cattivo gusto, non stava lasciando un messaggio per qualcun altro, l’indirizzo era il mio, non c’è alcun dubbio. Improvvisamente ti ritrovi coinvolto in una provocazione grossolana e schifosa.

Il coraggio e l’indignazione non mi offuscano la mente. Scrivo tre lettere insieme ad un vecchio amico della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa): una per il governatore del Chiapas, un’altra per quello della Bassa California, ed un’altra per Los Pinos. Fornisco i dettagli: ora, luogo e telefono con la speranza che si indaghi. Mando copia di questa lettera ai miei famigliari per qualsiasi evenienza.

Luis Felipe Bravo Mena, segretario dell’Esecutivo e membro della Cocopa originale, mi manda a dire quale ente svolgerà l’indagine. Conosce a fondo la questione zapatista ed insieme a tutti i membri della Cocopa aveva affrontato la grossolana montatura di Ernesto Zedillo contro la comandancia zapatista il 9 febbraio del 1995.

Ripenso con attenzione ad ogni parola, all’atteggiamento del vigliacco personaggio che ha chiamato; vado a rivedere in internet i precedenti riguardanti estorsioni e minacce telefoniche, ma, salvo il dato del “nipote dell’altra parte”, non trovo similitudini.

I gruppi del crimine organizzato a Tijuana non avvisano, radono al suolo; non si è mai saputo che ricorrano a questo tipo di telefonate. Il loro “affare” non è la politica, non ancora.

Nella telefonata non c’erano né richieste di denaro né minacce, bensì l’intenzione che rimanesse ben inciso il vincolo efedrina-cocaina-carabine-Marcos. Lo ripete come se fosse una grazia e non un delitto. È ovvio che le informazioni che hanno dato a quel prostituito per dire quelle cose, sono completamente fuori strada. Non vedo Marcos dal 2006, quando andava per Ensenada con L’Altra Campagna. Come direbbero i vecchi imbonitori: “Ahi, figlio mio, per essere stupido, sei proprio stupido!”

Da 15 anni svolgo compiti di pacificazione in Chiapas, sono stato membro della Cocopa in quattro occasioni e svolgo i miei incarichi con discrezione e lealtà. Ho ancora nella memoria la giustificazione di Zedillo il giorno che diede l’ordine di cattura contro la dirigenza zapatista il 9 febbraio: “Ieri la Procura Generale della Repubblica ha scoperto due covi clandestini dell’EZLN, a Città del Messico e nello stato di Veracruz. In questi covi è stato fermato un gruppo di persone appartenenti proprio all’EZLN, che erano in possesso di un arsenale di armi di grosso calibro, bombe a mano, teste di mortaio ed esplosivi. Le indagini avviate indicano che l’EZLN stava per realizzare nuove azioni di violenza… Questi fatti e le prove scoperte permettono di stabilire che lungi dal prepararsi al dialogo ed al negoziato, la strategia dell’EZLN era guadagnare tempo per equipaggiarsi ed allargarsi al fine di realizzare altri atti di violenza”…

La storia ha seppellito tutte queste bugie. Non è stato l’EZLN a sparare un solo colpo, né quello che ha realizzato atti di violenza; al contrario, gli zapatisti sono stati vittime della violenza paramilitare e dell’inadempimento dei patti. Voler vincolare l’EZLN al narco è una canagliata.

Trovandomi in Bassa California, dove è avvenuto questo fatto, non escludo l’intromissione di qualche transnazionale colpita dalle mie opinioni. Nelle mie mani arrivano note, fatture, assegni e relazioni di operazioni della Sempra Energy che colpiscono la sovranità nazionale. Non hanno pudore: dalla California ingaggiano servizi di spionaggio contro istituzioni e cittadini messicani. Ho delle prove che ho fatto arrivare nelle mani di legislatori amici. Sarebbe grave che un’impresa di questa importanza si vedesse coinvolta in un’azione di provocazione antizapatista. Non posso affermare che sia stata lei, ma non lo escludo. Quello che posso dire è che ritengo responsabile Sempra Energy, i suoi lacchè e dipendenti Eugenio Elorduy e Bernardo Martínez, di qualsiasi cosa possa accadere alla mia famiglia.

Finché avrò vita e salute continuerò a lottare per il compimento degli Accordi di San Andrés e per impedire che le multinazionali continuino a trasformare la Bassa California nella sala macchine degli Stati Uniti. È responsabilità dello Stato verificare ed investigare su questo fatto e dare una spiegazione convincente. Nel frattempo, nessuno deve abbassare la guardia. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/25/index.php?section=opinion&article=023a2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Denuncia del Frayba.

La Jornada – Giovedì 24 settembre 2009

 Denuncia la volontà dei governi del Chiapas e federale di neutralizzare la ONG

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 23 settembre. Di fronte ai fatti violenti che venerdì scorso hanno messo a rischio l’integrità fisica di uno dei suoi avvocati, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) sostiene che l’attacco a colpi d’arma da fuoco perpetrato da elementi dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) “fa parte della strategia contrainsurgente portata avanti dal governo statale e federale nel suo tentativo di neutralizzare le organizzazioni civili che accompagnano coloro che in Chiapas difendono e rivendicano diversi diritti”.

Il CDHFBC assicura di sapere da “fonti attendibili” che lo stesso governatore Juan Sabines Guerrero “ha insultato e criminalizzato il lavoro di questo centro”. In un comunicato urgente diffuso ieri sera si afferma che questo discorso del governatore “coincide con le segnalazioni che hanno fatto alcuni mezzi di comunicazione vicini al suo progetto politico”, che “segue le linee de Plan de Campaña Chiapas 94, il cui obiettivo è che il governo dello stato, insieme ad altre autorità, applichi censura e controllo ai mezzi di comunicazione di massa”. Amnesty International aveva manifestato preoccupazione al riguardo, in particolare che “un gruppo armato attacchi i coloni di Jotolá, perché hanno ricevuto costanti minacce”. Da parte loro, le autorità ejidali di Jotolá, municipio di Chilón, denunciano che le aggressioni del “gruppo minoritario” della Opddic sono quotidiane. “Ci vogliono distruggere con la forza delle armi. Le autorità del governo sanno che il problema è di carattere agrario”, e che è stato creato da quelli della Opddic. Indicano come “capi criminali del gruppo paramilitare” Juan Medardo Carmelino, Guadalupe e Rogelio Cruz Méndez, Jerónimo Demeza Romero e Miguel Gómez Hernández, che dopo l’aggressione di venerdì “vogliono fare la ripartizione della terra senza il consenso delle autorità ejidali e dell’assemblea”. Secondo il CDHFBC, l’attacco all’avvocato Ricardo Lagunes Gasca ed ai contadini aderenti all’Altra Campagna il giorno 18 a Jotolá, “prova l’impunità con cui gruppi civili armati continuano ad agire in Chiapas, in complicità con poliziotti e militari”. Puntualizza che elementi della Polizia Statale Preventiva “ore prima si erano riuniti con gli aggressori”, e che molto vicino al luogo dei fatti “si trova una postazione di controllo” dell’Esercito. Ai molteplici fatti denunciati durante l’anno da diversi organismi, comprese le giunte di buon governo zapatiste, si somma “l’omissione” delle autorità chiapaneche che “esprime chiaramente la sua complicità con i piani contrainsurgentes nello stato”. In più di una decina di fatti documentati da febbraio ad oggi, si è andato configurando un nuovo “scenario di contrainsurgencia”. Il centro Fray Bartolomé avverte: “la mancata azione del governo statale e federale per investigare, smantellare e disarmare i gruppi civili armati di stampo paramilitare”, che si scontrano “in maniera deliberata” con attori in resistenza, “acutizza ancora di più la situazione di ‘conflitto armato interno non risolto’”. Il segretario di Governo, Noé Castañón León, “sapendo che esiste un clima di ostilità contro il centro”, ha fatto “dichiarazioni confuse e segnalazioni che contribuiscono ad acutizzare le condizioni di vessazione e persecuzione”. Il CDHFBC esige la sospensione della guerra di bassa intensità in Chiapas, l’uscita dell’Esercito dal territorio indigeno, lo smantellamento dei gruppi paramilitari che agiscono con la copertura del governo negli Altos, nella zona nord e nella selva, e che si sospenda la politica di “censura, controllo e strumentalizzazione dei media per insultare il lavoro dei difensori dei diritti umani e criminalizzare la protesta sociale”. Chiede l’azione penale contro gli autori materiali ed intellettuali dell’attacco a Jotolá contro gli ejidatarios di lì e del vicino San Sebastián Bachajón, aderenti all’Altra Campagna, e contro l’avvocato Lagunes Gasca. Il CDHFBC chiede inoltre che cessino le azioni “di polarizzazione e stigmatizzazione realizzate da funzionari” e dirette a “ostacolare o impedire” la difesa dei diritti umani.  http://www.jornada.unam.mx/2009/09/24/index.php?section=politica&article=016n1pol 

 (Traduzione “Maribel” – Bergamo )

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CCIODH lancia l’allarme.

La Jornada – Martedì 22 settembre 2009

ONG internazionale lancia l’allarme sulla situazione “molto grave” presente in Chiapas
Hermann Bellinghausen

San Cristóbal de las Casas, Chis., 21 settembre. Di fronte all’incremento delle azioni violente ed armate da parte di organizzazioni denunciate ripetutamente come paramilitari, mentre autorità e mezzi di comunicazione locali “intraprendono una campagna contro i difensori dei diritti umani”, la situazione nell’entità “si può definire molto grave”, sostiene oggi la Commissione Civile Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani (CCIODH).
L’organizzazione che dal 1998 realizza viaggi di osservazione nello stato, segnala la proliferazione di denunce in diverse zone e la constatazione di “un uso sempre più frequente e pubblico di armi da fuoco da parte degli aggressori”.
A sua volta, La Otra Magisterial, formata da docenti aderenti all’Altra Campagna dell’EZLN, denuncia “l’assoluta impunità con la quale agiscono i gruppi paramilitari protetti da coloro che proclamano lo stato di diritto”, e denuncia che, “come strategia di guerra contrainsurgente, i governi federale e statale hanno creato e protetto l’azione di questi gruppi allo scopo di reprimere chi, con la sua vita, difende il diritto all’autonomia ed alla libera determinazione sulla terra e il territorio”.
Il crescente allarme nazionale ed internazionale per i fatti di violenza contro comunità in resistenza e difensori dei diritti umani è salito di tono dopo lo scorso 18 settembre, quando Ricardo Lagunes Gasca, avvocato del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas è stato aggredito a Jotolá, Chilón, da un gruppo di persone armate dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic).
La Otra Magisterial elenca gli recenti scenari della strategia di impunità: Tila, Sabanilla ed Acteal, così come le aggressioni a Cruztón, San Sebastián Bachajón, Mitzitón, Jotolá e Casa Blanca, “solo alcuni esempi dell’azione dei gruppi contrainsurgentes”.
Per La Otra Magisterial in Chiapas, “la persecuzione e le vessazioni contro le comunità contadine che resistono ai voraci progetti neoliberisti si sono intensificate.”
L’impunità, sostiene da Barcellona la CCIODH, “provoca che aumentino le loro attività senza che ci sia nessuna risposta da parte delle autorità”. Benché le denunce identifichino chiaramente “le persone, autorità civili e di polizia che intervengono o sono presenti durante le aggressioni”, non si aprono indagini né si segnalano responsabilità. Le diverse denunce, ritiene la CCIODH, “segnalano la connivenza delle autorità, specialmente del governo del Chiapas, incoraggiando l’attività paramilitare”, con l’obiettivo di neutralizzare le istanze delle comunità “contro i progetti infrastrutturali studiati e sviluppati contro la loro volontà, e senza che rispetti il loro diritto ad essere consultati riguardo a tutto ciò che coinvolge il loro territorio.”
I tentativi delle autorità “e di alcuni media” di presentare i fatti come uno scontro tra indigeni per motivi religiosi o di possesso della terra, nascondono “i motivi veri del conflitto” che implicano di “risolvere le cause e rispondere alle domande di autonomia delle comunità indigene”. L’aggressione del giorno 18 a Jotolá “è la conseguenza di queste politiche.”
La sentenza della SCJN sul caso Acteal, con la liberazione di 20 dei condannati come autori materiali del massacro del 1997, “aggiunge un altro motivo di preoccupazione ed allerta a questa fragile situazione, in un contesto di guerra di bassa intensità.” http://www.jornada.unam.mx/2009/09/22/index.php?section=politica&article=021n1pol
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Lunedì 21 settembre 2009

La ONG Maderas del Pueblo del Sureste stigmatizza l’attacco contro gli indigeni a Jotolá

Hermann Bellinghausen

La recente aggressione “di stampo paramilitare” a Jotolá, Chiapas, contro indigeni aderenti all’Altra Campagna dell’EZLN e contro un avvocato del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, non può essere svincolata dall’ambizione dei potenti interessi nazionali e transnazionali di impadronirsi del controllo dei territori indigeni, ricchi di risorse naturali strategiche (biodiversità, acqua, foreste, minerali, bellezze naturali), con l’intenzione di privatizzarli per il lucro miliardario di impresari e politici associati”.

Questo ha affermato a San Cristóbal de las Casas l’organizzazione ambientalista Maderas del Pueblo del Sureste, dopo che l’avvocato Ricardo Lagunes Gasca è stato “imboscato, aggredito e sequestrato” venerdì scorso da elementi della Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), già in diverse ocasión segnalata come “entità paramilitare” che opera impunemente nella selva Lacandona e nella selva nord del

Chiapas. Nell’aggressione, Carmen Aguilar Gómez, abitante di San Sebastián Bachajón, è rimasto ferito da colpi d’arma da fuoco.

Maggiore persecuzione

Maderas del Pueblo sottolinea che “dall’inizio dell’amministrazione del governatore Juan Sabines Guerrero, coincidente con l’amministrazione federale di Felipe Calderón e di quella municipale a Chilón del priista Antonio Bruno López, sono aumentate le azioni di persecuzione e provocazione da parte della Opddic contro simpatizzanti zapatisti di San Sebastián Bachajón, dentro l’Area Naturale Protetta (ANP) Cascadas de Agua Azul.. Queste aggressioni, ricorda l’ONG, hanno contato “sul surrettizio appoggio della Conanp-Semarnat”.

In questo caso, come nelle recenti aggressioni armate contro indigeni dell’ejido di Mitzitón (municipio di San Cristóbal de las Casas) che si oppongono all’apertura dell’autostrada a Palenque, Maderas del Pueblo ritiene che, “benché ufficialmente lo si neghi, il bottino in disputa sono l’acqua e le bellezze naturali di quella bella zona naturale, la stessa che travestita da un falso ‘ecoturismo’ (in realtà un turismo elitario e di avventura) è lo sfondo delle aggressioni impunite.”

L’organizzazione ripudia “l’appoggio e la copertura concesse alla Opddic dalle segreterie statali di Governo e Sviluppo Sociale, così come dei corpi di polizia del Chiapas”. http://www.jornada.unam.mx/texto/017n2pol.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Lunedì 21 settembre 2009

I vescovi di San Cristóbal indignati per la sentenza della Corte sul massacro di Acteal

La decisione è ingiusta ed aumenta l’insicurezza a Chenalhó, dichiarano. In una lettera denunciano che gli accusati recentemente liberati devono scontare le pene che meritano.

Elio Henríquez

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 20 settembre. I vescovi della diocesi di San Cristóbal, Felipe Arizmendi Esquivel ed Enrique Díaz Díaz, accompagnati da 120 agenti pastorali raggruppati nell’organizzazione Pueblo Creyente, hanno affermato che “l’ingiusta” decisione della Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) di liberare 20 indigeni accusati di aver partecipato al massacro di Acteal, “aumenta l’insicurezza nelle”comunità” del municipio di Chenalhó. 

In una lettera indirizzata alla Corte Suprema, chiedono la punizione agli autori materiali del massacro “che sappiamo bene chi sono per la testimonianza dei sopravvissuti”, e di quelli intellettuali “che tanto male hanno causato al nostro paese, indipendentemente da incarichi e funzioni che svolgono ai diversi livelli di governo, oscurando con questa decisione il sistema di applicazione della giustizia”.

Inoltre aggiungono: “lotteremo fino a che giustizia sia fatta per i nostri fratelli e sorelle di Acteal”, assassinati il 22 dicembre 1997 mentre pregavano e digiunavano per la pace in Chiapas.

Lo scorso 13 agosto sono stati liberati 20 indigeni condannati per la loro partecipazione nell’assassinio, grazie ad una risoluzione del Potere Giudiziario Federale, mentre altri 37 che rimangono in prigione hanno richiesto appello e la Corte Suprema dovrà pronunciarsi al riguardo prossimamente. http://www.jornada.unam.mx/texto/017n1pol.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Aggressioni e impunità.

La Jornada – Domenica 20 settembre 2009

Denunciata l’aggressione della Opddic contro l’avvocato del centro Fray Bartolomé, a Jotolá

Elementi de gruppo priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), gruppo “di stampo paramilitare”, che questo venerdì hanno imboscato ed aggredito a Jotolá (municipio di Chilón) Chiapas, Ricardo Lagunes Gasca, avvocato del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC), e ferito con armi da fuoco Carmen Aguilar Gómez, hanno agito “sotto copertura dal governo dello stato”, ha dichiarato il CDHFBC, che ha accusato in particolare il sottosegretario generale di Governo, Nemesio Ponce Sánchez. Questo funzionario ha già operato con pericolosa inefficienza nel caso dei conflitti di San Sebastián Bachajón e Mitzitón, tra altri, in mal dissimulata alleanza con i priisti della Opddic e dell’Ejército de Dios. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/20/index.php?section=politica&article=015n1pol

La Jornada – Sabato 19 settembre 2009

Elementi della Opddic aggrediscono ejidatarios aderenti all’Altra Campagna. L’attacco del gruppo priista ha provocato un ferito da arma da fuoco ed un avvocato del Frayba picchiato.

Hermann Bellinghausen

San Cristóbal de las Casas, Chis., 18 settembre. Questa mattina dopo essersi riuniti in “assemblea” con elementi della Polizia Statale Preventiva (PEP), circa venti membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) a Jotolá (municipio di Chilón) hanno aggredito a pugni e spari gli ejidatarios di Jotolá e San Sebastián Bachajón, aderenti all’Altra Campagna dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionae (EZLN). http://www.jornada.unam.mx/2009/09/19/index.php?section=politica&article=018n1pol

Paz y Justicia, oltre 10 anni di impunità

Ángeles Mariscal

Masojá Shucjá, Tila, Chis., 18 settembre. I famigliari di 122 indigeni morti o desaparecidos per mano del gruppo paramilitare Paz y Justicia, hanno denunciato che a più di un decennio dai crimini, lo stato non ha fatto nulla contro gli aggressori, e che nella zona nord del Chiapas c’è ancora paura di parlare e di spostarsi perché persiste il timore di subire imboscate e sequestri. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/19/index.php?section=politica&article=018n2pol

Decretato l’arresto per due tzeltales simpatizzanti dell’EZLN

Hermann Bellinghausen

La difesa denuncia irregolarità nel processo. Il Centro Frayba respinge la decisione del giudice perché “senza elementi probatori sufficienti”. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/19/index.php?section=politica&article=019n1pol

La Jornada – Giovedì 17 settembre 2009

Il governo di Juan Sabines usa il tzotzil come “ostaggio politico”, denuncia la ONG Voces Inocentes. Nonostante aver dimostrato la sua innocenza, Patishtán Gómez è ancora in prigione. Senza progressi il processo per trasferire il caso in ambito statale.

Hermann Bellinghausen

San Cristóbal de las Casas, Chis. 16 settembre. La liberazione del professor Alberto Patishtán Gómez è una questione ancora pendente del governo del Chiapas. E’ l’unico imputato dell’organizzazione di prigionieri politici de La Voz del Amate a restare in carcere, e non più a El Amate ma, dall’aprile scorso, nel carcere di Los Llanos, a San Cristóbal de las Casas. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/17/index.php?section=politica&article=021n1pol

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La Jornada – Venerdì 11 settembre 2009

Inizierà ad Acteal la campagna per la liberazione dei prigionieri di Atenco

Elio Henríquez e Javier Salinas

Il Fronte dei Popoli a Difesa della Terra (FPDT) di San Salvador Atenco, stato di México, inizierà questo venerdì nella comunità di Acteal, municipio di Chenalhó, Chiapas, la seconda tappa di una campagna nazionale ed internazionale per chiedere la liberazione di 12 dei suoi membri, in carcere da maggio del 2006. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/11/index.php?section=politica&article=017n1pol

La Jornada – Domenica 13 settembre 2009

Gli Ataquensi in campagna per la liberazione dei loro prigionieri incontrano la JBG degli Altos

Hermann Bellinghausen

Caracol di Oventic, Chis., 12 settembre. In un incontro privato la giunta di buon governo (JBG) degli Altos questo pomeriggio ha ricevuto la delegazione di rappresentanti del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) che inizia in Chiapas la seconda tappa della sua campagna nazionale per la liberazione di Ignacio del Valle e degli altri detenuti che si trovano nelle prigioni di El Altiplano e Molino de Flores: la delegazione percorrerà 12 stati per i suoi 12 prigionieri. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/13/index.php?section=politica&article=014n1pol

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Ancora aggressioni.

La Jornada – Martedì 8 settembre 2009

Ejidatarios di Mitzitón denunciano una nuova provocazione di paramilitari e criminali

Hermann Bellinghausen – Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 7 settembre. Mentre le opere dell’ambiziosa autostrada San Cristóbal-Palenque sono orami alle porte di Mitzitón, gli ejidatarios del luogo, aderenti all’Altra Campagna, hanno denunciato che questa mattina “un gruppo di non cooperanti, delinquenti e paramilitari, tra loro Luis Rey Pérez Heredia e Javier Jiménez Heredia, hanno distrutto a colpi d’ascia i cartelloni con cui facciamo conoscere il nostro rifiuto dell’autostrada, dove comincia il chilometro zero, nel quartiere di Mirabel.” In questo quartiere vivono i “non cooperanti” più ostili dell’ejido; i loro dirigenti ed i pastori della chiesa Alas de Águila vivono nel vicino municipio di Teopisca. (…..) L’8 agosto, in un comunicato stampa che proclamava nuovamente il suo rispetto per le giunte di buon governo zapatiste, il governatore Juan Sabines Guerrero aveva dichiarato: “Il progetto dell’autostrada San Cristóbal-Palenque ubbidisce alla situazione non più sopportabile dell’attuale strada e non ad oscuri progetti di investimenti turistici. Non esiste l’intenzione di colpire popoli né siti. Non esiste nemmeno il tracciato definitivo. E non si contempla il suo passaggio per Mitzitón. La problematica di Mitzitón ha elementi di complessità diversa e si cercano meccanismi di accordo e soluzione.” Questo non sembra chiaro agli ejidatarios. Molestati dai non cooperanti, seguaci dell’Ejército de Dios, si ritengono ingannati dal governo. E le macchine degli appaltatori sono già arrivate a Mitzitón. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/08/index.php?section=politica&article=018n1pol

La Jornada – Giovedì 10 settembre 2009

La Opddic, ariete priista contro gli zapatisti

Si citano dirigenti del gruppo quali istigatori dell’aggressione nell’ejido Santo Tomás.Fermato Francisco Jiménez Vicente, accusado della morte di Aurelio Díaz Hernández.

Hermann Bellinghausen – Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 9 settembre. Dietro il clima prevalente di aggressioni e tentativi di esproprio contro basi di appoggio zapatiste in diverse comunità e contro altri aderenti all’Altra Campagna dell’EZLN, appare in maniera cospicua la mano dell’organizzazione priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), strumento politico del gruppo tricolore dominante in Chiapas, guidato dall’ex funzionaria alborista Arely Madrid. Questo è stato appena confermato dall’attacco agli zapatisti del municipio autonomo San Manuel nell’ejido Santo Tomás, nel tentativo di sottrarre la proprietà Casa Blanca, recuperata dopo l’insurrezione del 1994. Sebbene la disputa specifica di queste terre sarebbe tra le due fazioni priiste della Asociación Rural de Interés Colectivo, ARIC (e ne esiste già un’altra, panista, in detta comunità), chi ha incoraggiato l’azione il passato 1° settembre, dove c’è stato un morto (della ARIC) ed almeno 23 feriti, sono stati i dirigenti di Opddic di San Jacinto, Rancho Primavera e Las Tacitas. Tra il 2006 e 2007 Opddic si era diffusa da Ocosingo verso Altamirano, Chilón e la zona nord, con l’evidente sostegno istituzionale e delle truppe federali. Così è avvenuto nella valle di Las Tazas, dove si trova Santo Tomás. Dopo avere reclutato membri di diverse organizzazioni, come Paz y Justicia ed ARIC ufficiale, Opddic ha smesso di crescere ed ha subito defezioni, spinte dal governo formalmente perredista del Chiapas per il quale Opddic era un alleato scomodo. (…..)  http://www.jornada.unam.mx/2009/09/10/index.php?section=politica&article=015n1pol

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La Jornada – Lunedì 7 settembre 2009

Gli zapatisti sementiscono di aver negoziato con le autorità

Le terre non si trattano, dichiara la giunta di buon governo El camino del futuro

Hermann Bellinghausen – Inviato

Caracol de La Garrucha, Chis. 6 setembre. La giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro ha negato aver negoziato con rappresentanti del governo dopo i fatti violenti del 1° settembre scorso nell’ejido di Santoo Tomás, quando basi di appoggio zapatiste sono state aggredite da un gran numero di elementi di tre organizzazioni priiste del municipio ufficiale di Ocosingo.

Viene così smentita la versione di fonti governative di un accordo tra zapatisti e funzionari. Se hanno fatto accordi a Santo Tomás di dare denaro o altro, sono affari tra loro, afferma un membro della JBG nel caracol di questa comunità. Circondato da circa 15 membri della giunta dichiara: la terra non si negozia.

La mattina di martedì scorso circa 150 persone hanno attaccato un gruppo di basi di appoggio zapatiste che lavoravano nella proprietà Casa Blanca, nel villaggio insediato recentemente su terre che coltivano da 12 anni, dentro il municipio autonomo San Manuel. Nello scontro è morto un membro della Aric Unión de Uniones e ci sono stati oltre 20 feriti, la maggioranza zapatisti. Sette di loro sono stati fermati, imprigionati e torturati a Santo Tomás. Uno è stato appeso ad un albero con l’intenzione di impiccarlo.

Secondo la JBG, durante lo scontro Manuel Santiz Clara, il caduto, stava per “colpire alla testa con il suo ‘Acapulco’ (nome che danno ai machete molto grandi) un compagno che era già a terra ferito dai colpi di machete, ed un altro anch’egli ferito dai fendenti, ha difeso il compagno che stava per essere ucciso”. (…)

Tra gli otto compagni fermati e torturati, c’era Antonio al quale hanno fatto firmare un documento che gli hanno impedito di leggere (…) dicendogli che con la sua firma accettava di consegnare tre ettari di terra e tutto il raccolto alla famiglia del deceduto negli scontri. (…)

I prigionieri sono stati poi consegnati seminudi e completamenti derubati di scarpe ed orologi, ai centri dei diritti umani Fray Pedro Lorenzo de la Nada e Fray Bartolomé de las Casas. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/07/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Zapatisti aggrediti a La Garrucha.

La Jornada – Sabato 5 settembre 2009

La Garrucha denuncia aggressioni di Aric e Opddic contro gli zapatisti di Santo Tomás

Hermann Bellinghausen – Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 4 settembre. La giunta di buon governo (JBG) di La Garrucha, nella selva tzeltal, ha dato la sua versione dei fatti di violenza avvenuti il 1° di settembre nel municipio autonomo San Manuel. La JBG sostiene che le basi zapatiste hanno subito una nuova aggressione dai membri delle Asociaciones Rurales de Interés Colectivo (Aric), chiamate Oficial e Histórica (o Unión de Uniones) di Santo Tomás, Ocosingo, e dei loro alleati dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic). Secondo informazioni del governo, lì ha perso la vita Manuel Santiz Chiaro, della Aric-UU.

La JBG riferisce che il 28 luglio, le due fazioni priiste della Aric dell’ejdo Santo Tomas, avevano deciso di occupare la proprietà Casa Blanca, 200 ettari recuperati nel 1994 che sono coltivati dalle basi di appoggio zapatiste. Questi gruppi sono entrati nella proprietà dicendo che la terra era loro, “mentre i nostri compagni non stavano facendo nessuna provocazione. Il giorno 30 sono arrivate 150 persone con machete, pietre e bastoni e da allora le basi zapatiste non hanno fatto altro che resistere.”

“Quasi un mese dopo, il 25 agosto, gli elementi della Aric hanno rotto le zampe delle nostre mucche e ne hanno accecata una”, denuncia la JBG. E non hanno smesso più di minacciare, sempre ubriachi e fumando marijuana per farsi coraggio e sono entrati nel nuovo villaggio con i machete guidati da César Ruiz Mendoza.”

“Il giorno 26 sono arrivate 30 persone a cercare di impedire che i nostri compagni costruissero le loro case, ed hanno chiamato altre persone. Sono arrivati 150 uomini, donne e bambini con machete, pietre e bastoni. Dapprima hanno mandato avanti le donne approfittando che i compagni erano solo 60, e poi ne hanno colpiti due, distruggendo il tetto di legno e rubando attrezzi, utensili, corde per misurazioni e forconi.”

(….).

Il 1° settembre, approfittando che solo circa 50 zapatisti stavano lavorando, quelli di Santo Tomás, un gruppo di 15 persone, bloccavano gli zapatisti mentre altri li circondavano accerchiandoli. Nello scontro otto zapatisti sono rimasti feriti da colpi di machete e bastoni e inseguiti fin sulla soglia di casa.

Sette sono stati trattenuti. Uno di loro completamente colpito e ferito dai machete non sapevano se era vivo. Sono stati trattenuti per 26 ore e dichiarano di essere stati torturati; uno di loro presenta i segni sul collo dove l’hanno appeso. In prigione sono stati inzuppati d’acqua, feriti con i machete ed hanno infilato la canna della pistola in gola; li hanno fatti correre senza scarpe, hanno tagliato ferendoli i testicoli e gli hanno fatto firmare dichiarazioni con gli occhi bendati..

La JBG ritiene responsabili i governi federale, statale e municipale di Ocosingo, perché “sanno che la terra è recuperata dal 1994 e la stanno riassegnando proprio perchè succedano fatti come questi. Il piano di contrainsurgencia si è rivelato con l’arrivo di 35 poliziotti, per imprigionare e torturare i nostri compagni fermati; ovviamente non l’abbiamo permesso. Sono arrivati gli elicotteri a provocare ulteriormente lo scontro sapendo che il clima era teso.”

La JBG ha identificato i leader del gruppo aggressore di Santo Tomás: César Ruiz Mendoza, Jacinto Hernández Gómez, Feliciano Ruiz Santiz, Francisco Clara Méndez, Mario Ruiz Santiz e Juan López Gómez. E quelli di Opddic sono Caralampio Álvarez Gómez e Mariano Ruiz Toledo, tra gli altri. Questo giovedì hanno accusato gli zapatisti di rubare mucche, cavalli e rotoli di filo di ferro. È completamente falso, sostiene la JBG. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/05/index.php?section=politica&article=014n1pol

Comunicato originale della JBG: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2386

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Giovedì 3 settembre 2009

Commissariato e consiglio di vigilanza di Mitzitón denunciano altre aggressioni dell’Ejército de Dios

Hermann Bellinghausen – Inviato

 Il commissariato ejidael ed il consiglio di vigilanza di Mitzitón denunciano che mentre proseguono le aggressioni contro la comunità da parte di membri del gruppo evangelico Ejército de Dios, il governo statale vorrebbe indire una riunione questo mercoledì nella comunità. Giorni fa, il 27 agosto, Enrique Hernández Hernández, di 17 anni, è stato aggredito da tre degli evangelici “non cooperanti” mentre procedeva da Flores Magón verso l’accampamento Sibacá, dove vive. Uno degli aggressori, Félix Jiménez Heredia, settimane fa ha partecipato all’attacco in cui ha perso la vita Aurelio Díaz Hernández. 

Gli aggressori risiedono a Mitzitón. Lo stesso giorno, questi sparavano in aria e spaventando i pastori di agnelli, e dalla casa di Carmen Gómez Gómez, anche lei dell’Ejército de Dios, hanno continuato a sparare per minacciare il villaggio. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/03/index.php?section=politica&article=017n2pol

 Ocosingo: le parti negozieranno il possesso delle terre

Elio Henríquez, corrispondente

 San Cristóbal de las Casas, Chis., 2 settembre. Gli abitanti del villaggio Santo Tomás ed indigeni basi di appoggio zapatiste della comunità Avellanal, municipio di Ocosingo, hanno deciso di dialogare per risolvere il conflitto per la disputa delle terre che martedì ha provocato degli scontri in cui una persona è morta e 16 sono risultati feriti. Fonti ufficiali hanno informato che grazie all’accordo, firmato questo mercoledì, sono stati rilasciate sette basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), fermati dagli abitanti di Santo Tomás, di dove era originario Manuel Sántis Chiaro, di 24 anni, membro dell’Associazione Rurale di Interesse Collettivo-Unione di Unioni, morto negli scontri. L’accordo è stato siglato dopo che il governo dello stato si è impegnato a versare 200mila pesos ai famigliari del defunto. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/03/index.php?section=politica&article=017n3pol

 (Traduzione “Maribel” – Bergamo )

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Focolai di conflitti.

La Jornada – Mercoledì 2 settembre 2009

L’autostrada invaderà diverse comunità in resistenza

Alcuni gruppi legati alla criminalità appoggiano l’autostrada San Cristóbal-Palenque

Hermann Bellinghausen

San Cristóbal de las Casas, Chis. 1º settembre. Nella regione indigena che attraverserebbe l’autostrada tra questa città e quella di Palenque sono presenti focolai di conflitti, in apparenza isolati, ma che in comune hanno  che sono in comunità in resistenza, zapatiste o dell’Altra Campagna, che si oppongono a sacrificare i loro territori sull’altare del turismo.

Le località dove questi “conflitti” risultano più evidenti, lungo i 174 chilometri che coprirebbe l’autostrada – con una velocità media calcolata dalla Segreteria di Comunicazioni e Trasporti (SCT) di 110 chilometri l’ora – sono: Mitzitón, Bosque Bonito (appartenente al municipio autonomo zapatista 17 de Noviembre), Jotolá (Ocosingo), aderente all’Altra Campagna, ed il suo vicino San Sebastián Bachajón (Chilón), anch’esso aderente. Più avanti, ad Agua Clara, dove basi di appoggio zapatiste del municipio autonomo Comandanta Ramona gestiscono lo stabilimento balneare del luogo.

In tutti i casi c’è una controparte filogovernativa, a volte legata alla criminalità, che contende le terre e l’usufrutto delle risorse in certe comunità. La maggioranza sono del PRI, ma anche del PRD, in municipi governati dal PAN o dal PRI. Benché siano alleati del governo statale, per questo risultano essere alleanze scomode, per la varietà di azioni violente ed illegali in cui incorrono questi gruppi.

Le organizzazioni filogovernative che osteggiano le comunità che si oppongono alla strada sono principalmente L’Ejército de Dios e la chiesa Alas de Águila (oggi della Confederación Nacional Campesina, priista); l’Organizzazione Regionale dei Coltivatori di Caffè di Ocosingo (Orcao), di filiazione perredista, e l’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), priista e camaleontica.

I conflitti, ammorbiditi nell’informazione ufficiale ma non nei fatti, cominciano dal “chilometro zero” dell’autostrada, nell’ejido di Mitzitón, dove gli alleati del progetto appartengono alla chiesa Alas de Águila ed all’Ejército de Dios, organizzazione di stampo militare che proclama non avere altre armi se non la Bibbia ma che dal 2008 ha realizzato diverse aggressioni contro l’assemblea ejidale; il più grave due mesi fa, quando un gruppo di “non cooperanti” evangelici ha investito intenzionalmente diversi indigeni causando la morte, fino ad ora impunita, di Aurelio Díaz Hernández.

Il punto conflittuale successivo si trova nelle vicinanze del crocevia di Cuxuljá, dove la Orcao ha occupato e commercializzato terre recuperate della regione autonoma zapatista Che Guevara, in particolare Bosque Bonito, che quelli della Orcao hanno battezzato Jetjá.

Non lontano, a Carrizalito e dintorni, la Organización Campesina Emiliano Zapata (Ocez), subisce le aggressioni della Orcao, che insistentemente si ritiene paramilitare.

Nelle comunità di Jotolá e San Sebastián Bachajón (entrambe dell’Altra Campagna), il gruppo filogovernativo che li aggredisce, e che collabora con la prevista autostrada dietro la promessa di partecipare all’abbondanza turistica che prevede il governo e gli impresari (turistici, delle pompe di benzina ed appaltatori) è la Opddic. A volte sotto altre sigle, ma sempre del PRI, nei municipi ufficiali di Ocosingo, Chilón, Tumbalá, Salto de Agua e Palenque.

San Sebastián Bachajón si trova tra le cascate di Agua Azul e la regione autonomo zapatista San José. Lì, come hanno recentemente ricordato gli ejidatarios, “poliziotti statali e federali continuano ad occupare illegalmente il nostro territorio, minacciando con loro paramilitari della Opdicc e spogliandoci del nostro diritto di controllare il nostro territorio e le risorse naturali”.

A sua volta, gli ejidatarios di Jotolá la settimana scorsa hanno denunciato minacce ed aggressioni da parte di membri della Opddic “che sparano con le loro armi spaventando le nostre compagne e compagni ed i nostri figli.” http://www.jornada.unam.mx/2009/09/02/index.php?section=politica&article=015n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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La Jornada – Mercoledì 2 settembre 2009

Un morto negli scontri tra ARIC-UU e zapatisti

Elio Henríquez

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 1º settembre. Indigeni dell’Asociación Rural de Interés Colectivo-Unión de Uniones (ARIC-UU) e basi di appoggio del Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) si sono affrontati questo martedì per la disputa di 200 ettari di terra nel municipio di Ocosingo, con il risultato di un morto, almeno 15 feriti e 4 fermati, informano fonti ufficiali.

Lo scontro è avvenuto a mezzogiorno nel villaggio Santo Tomás, dove è stato attivo per anni un accampamento dell’Esercito Messicano. Un mese fa, hanno dichiarato le fonti, basi di appoggio dell’EZLN sono arrivate nel villaggio per misurare le terre, cosa che ha provocato l’aggravamento delle divergenze tra i due gruppi.

Santo Tomás è stato fondato dopo l’insurrezione del 1994 da non zapatisti della vicina comunità di Avellanal, quando i suoi abitanti si erano divisi per questioni ideologiche. Il villaggio è stato costruito su due poderi: Casa Blanca e Monte Limar, comprati dal governo federale nel 1993, e assegnati quando i coloni erano ancora uniti.

Le famiglie basi di appoggio dell’EZLN, che sono la maggioranza, rimasero ad Avellanal ma sostengono che le terre sono loro, cosa che ha portato entrambi i gruppi ad un costante scontro, perché i loro concorrenti sostengono la stessa cosa e dicono di avere i documenti.

Da un mese crescente tensione

Da un mese i membri della ARIC-UU avevano avvertito che se il governo non cacciava le basi di appoggio zapatiste lo avrebbero fatto loro, perché contano sull’appoggio dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti dei Popoli Indio e Contadini, che è stata denunciata essere di stampo paramilitare.

Alla fine, questo martedì i due gruppi si sono affrontati. Secondo le informazioni, negli scontri ha perso la vita Manuel Santis Clara, di 24 anni, della ARIC-UU, e 15 dei suoi compagni sono rimasti feriti. Non è stato comunicato il numero degli zapatisti feriti.

In rappresaglia, i coloni di Santo Tomás hanno fermato quattro membri del gruppo avversario. La situazione nella zona è molto tesa, poiché gli zapatisti hanno minacciato di liberare i loro compagni.

Le fonti hanno segnalato che nel pomeriggio, vicino alla comunità San Marcos, decine di indigeni basi di appoggio dell’EZLN hanno fatto tornare ad Ocosingo il sottosegretario di Governo della regione selva, Alejandro Constantino, mentre insieme ad altri funzionari ed accompagnato da poliziotti statali si dirigevano nella zona. http://www.jornada.unam.mx/2009/09/02/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Ancora su Mitziton.

La Jornada – Martedì 1 settembre 2009

La contestata autostrada da San Cristóbal a Palenque passa per l’ejido Mitzitón

Hermann Bellinghausen

Il progetto dell’autostrada San Cristobal de las Casas-Palenque, in Chiapas, è stato reso noto dalla Segreteria di Comunicazioni e Trasporti (SCT) prima dell’inizio della sua costruzione lo scorso primo giugno. Il primo tratto, di otto chilometri, avanza oggi speditamente fuori i della città di San Cristóbal fino alla base militare di Rancho Nuevo, seguendo la strada esistente nell’ejido El Aguaje e le installazioni militari ed è solo un allargamento della strada verso Comitán.

Secondo la SCT, la nuova autostrada inizierà dopo Rancho Nuevo, a Mitzitón (il “chilometro zero”). Ciò nonostante, il governo statale ha negato che questo accadrà, sebbene ammetta che l’opera sarà a carico dell’ente federale. Uno studio sulla “apertura e costruzione” della strada, presentato dalla SCT ed il programma Biologia Integrale nell’Impatto Ambientale (BIIA) mostra chiaramente il tragitto dell’opera attraverso il nord di Mitzitón fino all’attuale strada per Ocosingo, dove attraverserebbe in direzione di Huixtán, e più avanti Oxchuc. (….)

Le tipologie di suolo colpite dall’infrastruttura, “sulla base di rilevamenti fotografici del 2008”, saranno così distribuite: “44% zone agricole ed urbane”, 35% foreste, 17% boschi frammentati, 3% frammenti isolati di boschi, ed un 1% girasoli.

L’autostrada attraverserà boschi mesofili di montagna. Il Chiapas possiede il 20% del totale nazionale di questi boschi, considerati “gli ultimi rifugi pleistocenici”. Data la topografia della zona, l’opera scenderà dai 2.500 metri sul livello del mare, precisamente a Mitzitón, fino ad un’altitudine inferiore ai 10 metri sul livello del mare, nella piana di Palenque.

Riveste speciale significato che tra i chilometri 50 e 120 dell’autostrada, percorrerà 70 chilometri del denominato Corridoio Biologico Mesoamericano, includendo le cascate di Agua Azul, l’obiettivo turistico più importante dell’opera oltre a Palenque, la sua zona archeologica e l’annunciato aeroporto internazionale, a 180 chilometri da Mitzitón. Si prevedono inoltre ponti di grandi dimensioni e tunnel in località montuose.

In sintesi, il progetto della SCT offre tre “proposte sociali” della BIIA per “l’integrazione delle comunità indigene”: realizzazione di collegamenti necessari alle comunità, costruzione di stazioni per trasporto pubblico, così come “incentivare l’ingresso del turismo nelle comunità indigene attraverso l’autostrada”. (…)  . http://www.jornada.unam.mx/texto/015n1pol.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Acteal: l’impronta di Zedillo.

La Jornada – Martedì 1 settembre 2009

Luis Hernández Navarro

Ritorno ad Acteal: l’impronta di Zedillo

Non è diffidenza. È il peso delle prove. Dopo che da molti anni il massacro di Acteal giaceva nel limbo politico e giuridico, improvvisamente il caso divenne un tema dell’agenda politica nazionale a partire dalle elezioni presidenziali del 2006. Si trattava di riscrivere la storia del crimine di Stato per discolpare davanti all’opinione pubblica i suoi responsabili intellettuali.

La sequenza dei fatti è incontrovertibile. Primo, nel 2006 si è firmata un’alleanza per appoggiare la candidatura presidenziale di Felipe Calderón e l’associazione politica Encuentro Social. Punto centrale di questo patto era “rivedere lo stato processuale degli atti relativi al massacro di Acteal.”

Secondo, il direttore di Encuentro Social, Hugo Eric Flores Cervantes, professore del Centro de Investigación y Docencia Económicas (CIDE), pubblicò due articoli sulla rivista Nexos che diedero il via all’impresa di costruire una nuova versione del massacro. Quasi un anno dopo, la stessa rivista divulgò, come parte del suo progetto revisionista, una nuova cronaca dei fatti.

Terzo, nel dicembre del 2006 il CIDE informò di aver assunto la difesa di 75 dei detenuti di Acteal e chiese alla Corte Suprema di Giustizia della Nazione di stabilire nuovi parametri di attuazione.

Quarto, il 12 agosto 2009 la Corte Suprema ha ordinato la liberazione immediata di 20 dei paramilitari accusati del crimine, perché non fu concesso loro un giusto processo.

Uno degli attori chiave di questa storia è Hugo Eric Flores. Nel 1999 fu consulente del presidente Ernesto Zedillo, indicato come principale responsabile intellettuale del massacro. Benché egli lo neghi, in quello stesso anno si offrì agli avvocati dei detenuti di intercedere davanti al capo di stato ed al suo segretario personale.

Il 17 agosto 2009 il direttore di Encuentro Social ha dichiarato in un’intervista a Carmen Aristegui, che il suo interesse per il caso di Acteal deriva da una visita che egli fece nell’anno 2000 alla cappella dove avvenne il massacro. In questa il pastore evangelico Manuel Arias lo informò che persone innocenti si trovavano in carcere per il crimine, ed egli notò che le pareti di legno della cappella non presentavano segni di pallottole e seppe che non erano state cambiate. Lì nacque in lui l’interesse di investigare e documentare con prove peritali se veramente era successo quello che si diceva fosse successo. Da allora si è impegnato nella difesa dei detenuti.

Flores Cervantes ha dichiarato ad Aristegui che lui non ha mai affrontato il tema di Acteal col presidente Zedillo. “Ha mai parlato dell’argomento con Ernesto Zedillo prima, durante o dopo la sua decisione di investigare sul caso?“, gli ha chiesto la giornalista. Lui ha risposto: “Mai“. Ed ha assicurato di non aver mai affrontato il tema nemmeno con qualche membro del gabinetto.

Arturo Farela Pacheco ha una versione radicalmente diversa dei fatti. E le prove che la dimostrano. Afferma che dal 1999 Flores Aguilar si occupò del tema essendo consulente di Zedillo. Così disse il 24 agosto 2009 durante il programma Relieves, di Radio Educación, condotto da Lenica Ávila. Il dott. Farela sa di cosa parla. È stato membro della squadra legale della Confraternita Nazionale delle Chiese Evangeliche Cristiane (Confraternice), tra gennaio del 1999 e 2003 avvocato dei detenuti accusati di essere i responsabili del massacro ed una delle figure rilevanti di questo caso.

Secondo la sua testimonianza, nei primi mesi dell’ultimo anno dell’amministrazione di Zedillo, Hugo Eric Flores si avvicinò all’ufficio della confraternita per chiedere del caso Acteal. “Sapeva – narra – che l’ufficio di Confraternice portava avanti la difesa. Spiegammo una serie di violazioni al procedimento, abbondanti, e ci chiese di preparare una specie di sintesi da portare ad Ernesto Zedillo. A quel tempo Hugo Eric era suo consulente. Naturalmente, procedemmo a consegnargli subito tre o quattro cartellette che contenevano gli elenchi dettagliati e specifici delle violazioni al procedimento. Le prese e disse: ‘le consegnerò immediatamente al dott. Zedillo e, a sua volta, anche, a Liébano Sáenz’. Ho l’impressione che lui ci disse che quello fu il tramite attraverso il quale arrivò ad essere consulente di Ernesto Zedillo.”

Confraternice diede a Flores Cervantes i documenti. Frequentemente gli avvocati gli domandavano se li avesse consultati. E, secondo Farela Pacheco, Hugo Eric Flores “diceva di sì, che il dott. Ernesto Zedillo aveva ricevuto le cartelle che noi gli avevamo dato con tutte le violazioni al procedimento, ma che alla fine aveva preferito non toccare più l’argomento perché stava lasciando la presidenza. Questi sono i fatti. Alla fine le informazioni che gli abbiamo dato gli sono state utili, in parte, per la pubblicazione del suo libro.

In due occasioni precedenti l’intervento del CIDE, alla Corte Suprema fu chiesto di riprendere il caso. Il 16 gennaio 1998 l’avvocata dei diritti umani Mariclaire Acosta presentò la prima richiesta di riapertura; un mese dopo fu respinta. Più avanti, a causa di un appello, Confraternice chiese alla Corte la riapertura argomentando violazioni al procedimento penale. La richiesta fu nuovamente respinta.

Il CIDE ammette che furono Hugo Eric Flores ed Alejandro Posadas a coinvolgere le istituzioni nella difesa dei detenuti di Acteal, ma assicura che vennero a sapere della loro alleanza con Felipe Calderón “solo tempo dopo” (La Jornada, 28/8/08). Ovvero, che nella migliore delle ipotesi i dirigenti del centro di investigazione di eccellenza né leggono i giornali né sono in grado di valutare l’impatto politico delle avventure nelle quali vengono (o sono) coinvolti.

Chi difende il comportamento del CIDE e della Corte nel caso del massacro di Acteal e la liberazione degli assassini, assicura che la sua azione si basa su norme di legge. Nega il carattere politico del caso. Dice di basarsi su una legge che, come disse Anatole France, “nella sua magnifica equanimità, proibisce, tanto al ricco come al povero, di dormire sotto i ponti, mendicare per le strade e rubare il pane.” http://www.jornada.unam.mx/texto/017a1pol.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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