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Archive for giugno 2010

Rompere la tregua dell’EZLN.

La Jornada – Martedì 29 giugno 2010

Giornata di solidarietà con le basi zapatiste del Chiapas

L’aggressione a El Pozo è avvenuta per rompere la tregua dell’EZLN, accusa la rete di appoggio

HERMANN BELLINGHAUSEN

Di fronte ai fatti di violenza contro le basi di appoggio dell’EZLN nella comunità tzeltal Idi El Pozo, negli Altos del Chiapas, la Rete Contro la Repressione e per la Solidarietà denuncia che questo dimostra che i governi federale, statale e municipale vogliono provocare, attraverso l’aggressione, “la reazione dei compagni per scatenare uno scontro che rompa il silenzio e la tregua degli zapatisti”.

Annunciando che convocherà “una giornata nazionale ed internazionale di solidarietà con le comunità zapatiste del Chiapas”, la Rete ricorda che la giunta di buon governo di Oventik ha denunciato l’aggressione subita dalle basi di appoggio dell’EZLN a El Pozo (municipio ufficiale di San Juan Cancuc) il 21 giugno “da parte di persone appartenenti al PRI ed al PRD che volevano obbligare nove famiglie zapatiste del luogo a pagare i servizi di acqua ed elettricità, sapendo che i nostri compagni sono in resistenza”.

Aggiunge che “gli aggressori avevano raggruppato 240 persone armate di machete, pietre ed attrezzi, incitate da alcool, droga ed appoggio governativo”.

L’aggressione ha lasciato gravemente feriti Miguel Hernández, con frattura del cranio ed esposizione di massa encefalica, ricoverato presso l’ospedale di Tuxtla Gutiérrez; Manuel López Hernández, anche lui ferito alla testa e ricoverato nell’ospedale di San Cristóbal, e molti altri feriti”.

La Rete, formata da aderenti dell’Altra Campagna in diversi stati, aggiunge che si trovano in carcere gli zapatisti Francisco Méndez Velasco, Sebastián Hernández Gómez e Francisco Santiz Méndez, e dichiara: “La resistenza zapatista e la costruzione delle sue autonomie non solo non sono capite dai malgoverni e dai loro lacchè, ma ora neppure le tollerano e tentano di distruggerle arrivando all’aggressione fisica. Gli zapatisti hanno dimostrato nei fatti il compimento della loro parola di realizzare un movimento civile e pacifico, e l’hanno dimostrato in questa occasione, poiché loro non sono stati gli aggressori, bensì gli aggrediti ed hanno agito per legittima difesa della loro gente e della propria vita”.

La provocazione di azioni violente tra indigeni “è il modo in cui i malgoverni vogliono legittimare la presenza di militare e dei poliziotti statali nelle loro comunità”.

Con questa azione “si dimostra che gli attacchi provengono dai tre livelli di governo, che gli aggressori sono parte di essi e che agiscono su ordine e per convenienza degli interessi dei padroni del denaro, i veri padroni del potere”, sottolinea la Rete. “Mentre i nostri compagni sono in carcere, gli aggressori sono liberi e minacciano le famiglie zapatiste in altre comunità.”

L’organizzazione invita l’Altra Campagna, la Zezta Internazional ed in particolare i membri Della Rete stessa “a realizzare azioni di protesta, a far sentire la propria voce in solidarietà con le basi di appoggio zapatiste e con l’EZLN, e a denunciare gli attacchi dei malgoverni federale, statale  municipale”.

Ricordiamo che nei fatti della settimana scorsa un indigeno priista ha perso la vita ed altri sono rimasti feriti. Da parte loro, le famiglie zapatiste hanno dovuto cercare rifugio nella capoluogo del municipio autonomo di San Juan Bautista Cancuc.  http://www.jornada.unam.mx/2010/06/29/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Gli zapatisti a El Pozo.

La Jornada – Giovedì 24 giugno 2010

In un documento negano di aver dato inizio al conflitto

A El Pozo ci siamo solo difesi da un’aggressione, sostengono gli zapatisti

Dalla Redazione

Dal caracol di Oventic, la giunta di buon governo (JBG) Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo, della zona Altos, in Chiapas, ha chiarito la sua posizione rispetto ai fatti successi a El Pozo, municipio di Cancuc, lunedì scorso, dove c’è stato un morto e vari feriti. Non si è trattato di uno scontro, come dicono i mezzi di comunicazione, né tanto meno di un’aggressione provocata dagli zapatisti.

La JBG sostiene: Davanti all’aggressione, i compagni hanno dovuto difendersi in qualche modo, utilizzando le loro estreme risorse per legittima difesa davanti all’aggressione provocata dai priisti e perredisti di El Pozo, vedendo i nostri compagni colpiti brutalmente in testa.

La JBG smentisce la versione secondo la quale le basi dell’EZLN avrebbero provocato il confronto: Al contrario, noi stiamo portando avanti la nostra lotta in maniera pacifica, non contro i nostri stessi fratelli. In questa aggressione c’è stato un morto tra gli aggressori, e si tratta di colui che guidava l’aggressione. Le nostre basi hanno dovuto difendersi.

La mattina del 21 giugno, priisti e perredisti si sono divisi in quattro gruppi, ognuno di 60 persone circa, armati di machete, pietre, bastoni, zappe, picconi, pale e pinze per tagliare il servizio di erogazione della luce e dell’acqua a nove famiglie zapatiste. Queste hanno chiesto a costoro di non farlo, ma gli aggressori non hanno ascoltato ed hanno iniziato ad aggredire e colpire con pietre e bastoni.

Miguel Hernández Pérez e Manuel López Hernández hanno subito fratture al cranio, il primo con esposizione della massa encefalica ed è grave. Sono rimasti feriti anche Antonio López Guzmán, Sebastián Pérez Cruz, Eliseo Martínez Pérez, Miguel Gómez Hernández y Antonio Cruz Gómez. Alla fine i nostri compagni sono riusciti a scappare in un’altra comunità del municipio autonomo San Juan Apóstol Cancuc, ma uno di loro, Antonio Gómez Pérez, ferito, risulta desaparecido.

Quando i promotori di salute autonomi sono andati a recuperare i feriti, sono stati fermati dalla polizia settoriale, dal sindaco Cirio Vásquez Cruz, dal pubblico ministero di Giustizia Indigeno Marcos Shilón Pérez e dal personale del sottosegretariato di governo. Secondo la JBG, i cinque non sono responsabili e nemmeno si trovavano sul luogo dei fatti.

La JBG ha identificato gli organizzatori dell’aggressione, guidati da Miguel Gómez Pérez e sostiene che i filo-governativi di El Pozo non hanno il diritto di privare di energia ed acqua gli zapatisti in resistenza.

Nei fatti, secondo la versione ufficiale, è morto Sebastián Hernández Pérez, del gruppo priista.

Il presidente municipale ufficiale di Cancuc “sa che la sua gente perseguita le basi zapatiste col pretesto della resistenza al pagamento dell’energia elettrica a Crucilj’a, Tzuluwitz, Nicht’el, La Palma, Ya’xcoc, Baak’il, Cruztón, tra altri”. Con questo, vogliono dimostrare che si tratta di scontri tra indigeni per giustificare la militarizzare delle comunità.

Come è possibile che il malgoverno agisca in questo modo, fermando i nostri compagni mentre sono le nostre basi di appoggio ad essere state aggredite, picchiate e gravemente ferite. Gli aggressori sono liberi di fare quello che vogliono perché contano sull’appoggio dei tre livelli di governo, ma quando i nostri compagni e compagne si difendono dalle aggressioni, li si accusa di essere provocatori ed aggressori, e questo vuol dire che gli zapatisti non hanno il diritto di difendere le loro vite, conclude il comunicato. http://www.jornada.unam.mx/2010/06/24/index.php?section=politica&article=018n2pol

Comunicato completo della JBG

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Chiapas: un morto e 9 feriti.

La Jornada – Martedì 22 giugno  2010

Attacco in Chiapas; un morto e nove feriti

Elio Henríquez, Corrispondente. El Pozo, Chis. Un indigeno è morto e nove sono rimasti feriti (quattro da pallottole) in un attacco perpetrato in questa comunità del municipio di San Juan Cancuc, per il fatto che uno dei due gruppi si rifiuta di pagare il servizio di erogazione dell’acqua e dell’energia elettrica. Abitanti del luogo che hanno chiesto l’anonimato, hanno raccontato che l’incidente  è avvenuto questo lunedì alle nove del mattino,  quando circa 200 uomini hanno tentato di sospendere l’erogazione dell’acqua e dell’elettricità a 22 famiglie, presunte basi di appoggio zapatiste, che da anni si rifiutano di pagare il servizio. Le autorità statali hanno dislocato una decina di agenti della polizia statale sul posto.

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Denuncia da Roberto Barrios.

La Jornada – Sabato 12 giugno 2010

La JBG denuncia l’invasione nel villaggio Choles de Tumbalá. Le basi di appoggio dell’EZLN subiscono furti e distruzione delle coltivazioni. La comunità zapatista è minacciata dal gruppo Xi’ Nich.

Dalla Redazione.

La Giunta di Buon Governo (JBG) Nueva semilla que va a producir, della zona nord del Chiapas, ha denunciato che un gruppo di provocatori vuole impadronirsi della comunità zapatista Choles de Tumbalá, con l’appoggio dell’organizzazione Xi’ Nich “ufficiale” – vecchia scissione dell’organizzazione indipendente con lo stesso nome – guidata dal leader invasore di terre Mario Landeros Cárdenas.    Choles de Tumbalá, vicina alla città di Palenque, appartiene al municipio autonomo zapatista El Trabajo. La JBG accusa dei fatti Gregorio Álvaro Cruz, Miguel Álvaro Montejo, Miguel Sánchez Jiménez, Rafael Álvaro Montejo, Miguel Montejo Arcos, Francisco Montejo Torres, Miguel Méndez Montejo, Santiago López Arcos e Miguel Solís Velasco, persone “che non hanno mai inteso ragione né rispetto per le autorità e la comunità”, e che si sono organizzate per sgomberare le basi di appoggio dell’EZLN.   Con il sostegno di Landeros Cárdenas, il 20 maggio “improvvisamente” sono arrivate 79 persone per invadere la comunità. I giorni 21 e 22 maggio, “senza rispettare le nostre basi di appoggio, hanno effettuato misurazioni della terra e della zona urbana con l’appoggio di un topografo”.    Il 2 giugno hanno provocato l’incendio di 100 ettari; ora gli invasori “accusano i nostri compagni” di abbattere alberi e perfino “della morte di una signora”, perché “vogliono fabbricare reati per giustificare uno sgombero o la repressione”. Il 3 giugno hanno fatto irruzione nel terreno di uno zapatista, “spezzando 18 file di peperoncini su una lunghezza di 90 metri.”   Il 5 giugno Álvaro Cruz e Álvaro Montejo “hanno distribuito” case a gente che hanno portato da fuori. Tra queste case, c’è la sede del collettivo “delle compagne donne”. Il giorno 9 “hanno distrutto la recinzione impadronendosi di 80 metri di rete di filo di ferro, tavole e 40 pali della recinzione”. Lo stesso giorno, cinque basi di appoggio di Choles de Tumbalá sono state aggredite “con estrema violenza” e perseguitate con machete da Gregorio Álvaro e dal suo gruppo.    I compagni “sono riusciti a nascondersi in montagna ed altri nelle proprie case per evitare di essere uccisi”. Il leader invasore ha minacciato di morte gli indigeni. Un’altra sua minaccia è che “porterà la pubblica sicurezza a sgomberarci.”     Gli aggressori “si sentono protetti dal governo”. La JBG sostiene che “voleva sistemare il conflitto con le buone” convocandoli, ma non si sono mai presentati. “Siamo stati solo presi in giro”.     

La JBG denuncia che è “la strategia di contrainsurgencia del governo” contro i popoli “che lottano e resistono contro il piano neoliberale” che compera i leader per ingannare, confondere e manipolare la gente povera, “creando conflitti tra gli stessi diseredati della nostra società”. Gli zapatisti si rivendicano quali “legittimi proprietari di questa terra che ci spetta storicamente e perché lì ci sono i corpi dei nostri antenati; l’abbiamo recuperata nel 1994 ed è stata pagata con la vita e con il sangue dei nostri compagni e la difenderemo ad ogni costo”. http://www.jornada.unam.mx/2010/06/12/index.php?section=politica&article=016n1pol

Comunicato completo della JBG di Roberto Barrios

 (Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Notimex e La Jornada on line 08/06/2010 ore 12:14 http://www.jornada.unam.mx/ultimas/2010/06/08/avanza-caravana-por-la-paz-hacia-copala

Fermata la Carovana per la Pace che si dirigeva a Copala per mancanza di sicurezza. La Ubisort ha bloccato la strada, e così anche la polizia col pretesto di aver sentito degli spari.

Messico, DF. La Carovana per la Pace che si dirigeva a San Juan Copala, a pochi chilometri dalla deviazione per la sua destinazione finale, è tornata indietro per ristudiare le prossime azioni.

Secondo le informazioni, la Unión de Bienestar Social de la Región Triqui (UBISORT) ha bloccato la strada, così come hanno fatto elementi della Polizia Federale e dell’Agenzia Statale di Investigazione col pretesto di aver sentito degli spari nella zona di La Sabana. Poco prima la carovana era stata ricevuta dal procuratore di Oaxaca che aveva chiesto di desistere perché non c’erano le condizioni di sicurezza adeguate.

In serata è prevista una conferenza stampa del Municipio Autonomo a Huajuapan dove saranno esposte le prossime azioni.

La Carovana per la Pace che si dirigeva a San Juan Copala era passata senza contrattempi per il municipio di Huajuapan de León, ed alla testa della comitiva il deputato federale del PRD, Alejandro Encinas, ha negato davanti ai funzionari statali che l’incursione della Carovana nella zona triqui fosse una provocazione.   “Speriamo che non ci sia nessun blocco, che l’autorità locale e federale forniscano le garanzie di sicurezza necessarie a tutti i membri della Carovana e che permetta di far arrivare a tutti i membri della comunità gli aiuti umanitari”, aveva dichiarato.   La “Carovana Umanitario Bety Cariño e Jiry Jaakkola” è stata ricevuta dal direttore del governo di Oaxaca, Alfonso Zárate e dalla sottosegretaria dei Diritti Umani locale, Rosario Villalobos, che hanno esortato i volontari umanitari a “riflettere prima di andare a San Juan Copala a portare 30 tonnellate di viveri”.   “Rispettiamo la decisione che prenderanno e come stato abbiamo la responsabilità di offrire tutta la sicurezza; inoltre, sono garantiti i diritti umani e la libertà di transito”, ha detto Villalobos.  (…)  Il funzionario locale Alfonso Zárate ha comunicato che all’arrivo nel municipio di Juxtlahuaca la Carovana è stata ricevuta dal segretario di Pubblica Sicurezza dello stato, Javier Roda Velásquez, e dal presidente della Commissione statale per la Difesa dei Diritti Umani, Heriberto Antonio García, e che una volta a Juxtlahuaca, a 40 minuti da San Juan Copala, i funzionari si sarebbero coordinati con la Carovana al fine di conoscere la strategia per entrare nel municipio Triqui e così, “essere corresponsabili e proteggere il percorso della Carovana”.

La carovana di 240 persone che viaggiano su sei autobus provenienti da Città del Messico, tra loro 10 deputati federali e tre senatori è partità da Huajuapan alle 10:30 per Juxtlahuaca. Lì studierà come raggiungere San Juan Copala.

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