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Archive for novembre 2009

Zapatisti picchiati.

La Jornada – Domenica 29 novembre 2009

Zapatisti picchiati e minacciati di morte

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 28 novembre. Autorità della giunta di buon governo (JBG) di Oventic hanno informato che priisti della comunità La Lagunita II, municipio di San Cristóbal de las Casas, hanno picchiato dei contadini, basi di appoggio dell’EZLN, sequestrato Francisco Gómez Hernández e minacciato di ucciderlo.  I fatti sono avvenuti lo scorso 22 novembre quando un gruppo di zapatisti di La Lagunita II erano andati a pulire la sorgente dove si riforniscono di acqua ed hanno trovato che il flusso d’acqua era stato deviato al pozzo di Macario Pérez Sánchez, di filiazione priista. “I compagni hanno ricollegato i tubi perché l’acqua è di tutti”, riporta la testimonianza raccolta dalla JBG.  Ore dopo, Pérez Sánchez “si è avvicinato alla casa del nostro compagno base di appoggio, Luis Pérez Hernández, a tirare pietre contro la casa malgrado sua moglie fosse malata”. Questi “è uscito per dirgli in buona maniera che non era bene quello che stava facendo e che non voleva avere problemi proprio con suo zio”. Il signor Macario si è scagliato contro di lui ed ha cominciato a picchiarlo. Due zapatisti, Agustín Pérez Gómez ed Antonio Gómez Vásquez, hanno cercato di separarli, “ma Macario ha gridato richiamando il suo gruppo che è arrivato con bastoni e pietre a picchiare i compagni, poi hanno preso il nostro compagno Francisco Gómez Hernández e l’hanno portato via”.  Davanti a questo, gli zapatisti hanno trattenuto Pérez Sánchez che per fuggire si è lanciato in un piccolo dirupo dove si è ferito, ed ora sostiene di essere stato aggredito dai nostri compagni, ma questa è una bugia”. Poi è stato catturato dagli zapatisti, “ma senza essere picchiato”.  La JBG ha smentito la versione dei fatti rilasciata dall’agente municipale ufficiale Alberto Pérez Pérez, che ha dichiarato ai media locali che il conflitto è nato per l’utilizzo del serbatoio dell’acqua, della strada e di un terreno conteso, si presume di proprietà di Macario, “ma questa è una bugia”.  La giunta sostiene che i filogovernativi “vogliono dimostrare che gli zapatisti provocano scontri tra fratelli indigeni, ma le basi di appoggio non vogliono appropriarsi della sorgente, perché è per tutta la comunità; e non c’è nemmeno nessuna contesa per la terra, solo intimidiscono i nostri compagni impedendo loro di transitare; tanto meno c’è l’intenzione di togliere terre a qualcuno”.  Gli zapatisti ribadiscono di aver manifestato in varie occasioni “che la nostra lotta è contro il sistema capitalista e non contro i nostri fratelli poveri”. Accusano delle azioni violente Macario Pérez, sua moglie Rosa Feliciano Pérez Pérez ed una decina di “complici”. Hanno partecipato anche Juan e Martín Collazo, originari di Las Palmas Primera Sección, sul cerro Huitepecc. In casa del primo “è dove avrebbero ucciso Francisco”. Lo hanno denudato, gettato acqua fredda e picchiato con l’aiuto di Sergio Pérez Pérez, originario di Zacualpa. Lo zapatista è stato liberato il giorno dopo ed è stato portato in ospedale per le grave ferite; in ospedale sono ricoverati anche altri tre zapatisti feriti.  Lo stesso Macario Sánchez era stato scoperto dalla polizia giudiziaria statale, a seminare e coltivare marijuana e nell’agosto del 2006 “aveva ingaggiato Juan Díaz, di Zacualpa, per uccidere Antonio Gómez Vásquez”, ma il potenziale assassino aveva desistito. Le aggressioni sono continue fin dal 2004. Attualmente agli zapatisti è impedito l’accesso al tempio cattolico di La Lagunita. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/29/index.php?section=politica&article=015n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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JBG indagano.

La Jornada – Sabato 28 novembre 2009

“Una trappola” la notizia che gli zapatisti abbiano chiesto il riconoscimento del governo. Si indaga sull’identità delle persone che si sono spacciate per rappresentanti ed hanno firmato il documento.

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 27 novembre. Le giunte di buon governo (JBG) Hacia la esperanza, di La Realidad (zona selva di confine) e Nueva semilla que va a producir, di Roberto Barrios (zona nord) smentiscono di aver chiesto il “riconoscimento” al Congresso locale ed al governo di Juan Sabines Guerrero.  “È triste che qualcuno diffonda queste cose, secondo noi si tratta di una trappola. Non raggiungeranno i loro scopi, noi sappiamo che pubblicheranno altre cose con le quali non abbiamo niente a che vedere. Ci vogliono schiacciare, ma non ci riusciranno”, dichiara la JBG di La Realidad. “Per noi il denaro non vale, non può comprare la nostra dignità”.  Il 25 novembre, denunciano le autorità zapatiste, unendosi alle smentite delle altre tre JBG, “la corrispondente di La Jornada ha scritto che rappresentanti delle cinque JBG hanno avuto incontri con un gruppo di legislatori locali. Sono solo bugie con le quali altri si stanno arricchendo”.  Da parte sua, la giunta zapatista del caracol Que habla para todos, della zona nord, riferendosi alle “falsità” diffuse, “in cui il giornale sottolinea che gli zapatisti hanno chiesto riconoscimento giuridico, politico, finanziario e sociale”, smentisce che una “commissione” guidata dal deputato panista Trinidad Rosales Franco abbia visitato le JBG.  “Questi parassiti imbroglioni e ladri mantengono il potere con la menzogna e vogliono continuare ad esercitare il controllo con la distribuzione delle briciole”.  Gli zapatisti chiariscono che i poteri Esecutivo, Legislativo e Giudiziario, insieme ai partiti PRI, PAN e PRD, “hanno tradito gli accordi di San Andrés, che per loro erano solo carta straccia per pulirsi e da gettare nel cesso, e questo vuol dire che non hanno la capacità di governare il popolo ed il paese.”  La notizia contestata cita l’esistenza di un documento firmato da individui che si sono spacciati per zapatisti. Secondo la JBG della zona nord, “il malgoverno usa e corrompe gente che si presta e si vende per qualche soldo (….), ma ora indagheremo sulle persone che hanno firmato questo documento e si sono spacciate per membri delle JBG, per punirli e mostrare loro come si applica la giustizia nelle nostre comunità, perché non conosciamo queste persone che non fanno parte delle nostre fila zapatiste”.  Le autorità autonome dichiarano: “Il nostro potere è la nostra dignità, non ci vendiamo, non ci arrendiamo né tentenniamo, la nostra lotta è per giustizia, libertà e democrazia e siamo contro le bugie dei malgovernanti. La politica del malgoverno è creare disinformazione e confondere la gente onesta che lotta e resiste, il suo piano di contrainsurgencia è creare terrore e paura nella società”.  Di fronte a questa situazione, conclude, “chiediamo ai fratelli onesti che lottano per la giustizia e la democrazia di non lasciarsi ingannare dagli sporchi interessi di questi governi vampiri e dai media che non dicono la verità”. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/28/index.php?section=politica&article=012n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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SMENTITA DELLE JBG.

DA: DESINFORMEMONOS  27 NOVEMBRE 2009

OGGI 26 NOVEMBRE  LE GIUNTE DI BUON GOVERNO DI OVENTIC, LA GARRUCHA E MORELIA HANNO EMESSO TRE COMUNICATI, RISPETTIVAMENTE, PER SMENTIRE LA NOTIZIA DIFFUSA DAL GOVERNO DEL CHIAPAS E DAL CONCGRESSO LOCALE, PUBBLICATA IL 25 NOVEMBRE DAL QUOTIDIANO LA JORNADA, NELLA QUALE SI AFFERMAVA CHE, TRA ALTRE FALSITA’ , LE GIUNTE ZAPATISTE CITATE AVREBBERO CHIESTO IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLO STATO.

LE AUTORITA’ AUTONOME ZAPATISTE DELLE TRE GIUNTE CITATE PRECISANO DI NON AVER RAPPORTO ALCUNO CON IL GOVERNO DEL CHIAPAS E CHE MAI HANNO ACCOLTO MEMBRI DEL GOVERNO NEL LORO TERRITORIO.

“QUINDI, CHIEDIAMO A TUTTI, ORGANIZZAZIONI E PERSONE DI BUONA VOLONTA’ CHE LOTTANO PER LA LIBERTA’, PER LA GIUSTIZIA E PER I DIRITTI DI TUTTI, DI NON FARSI INGANNARE DAI PIANI E INTERESSI DEI MALGOVERNI E DAI LORO COMPLICI”, DICHIARA LA GIUNTA DI OVENITC.

 PER L’IMPORTANZA DI QUESTE DICHIARAZIONI, CONSULTARE IL TESTO ORIGINALE DEI COMUNICATI EMESSI DALLE GIUNTE ALLA PAGINA DI ENLACE ZAPATISTA (http://enlacezapatista.ezln.org.mx/)

ED OGGI, PIU’ CHE MAI, “CONTROIFORMIAMOCI……”

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Smentita delle JBG.

La Jornada – Venerdì 27 Novembre 2009

LE JBG SMENTISCONO LA NOTIZIA GIORNALISTICA SECONDO CUI SI SAREBBERO RIVOLTE AL CONGRESSO DEL CHIAPAS

Hermann Bellinghausen.  

Le cinque giunte di buon governo (JBG) zapatiste hanno smentito le notizie giornalistiche secondo le quali avrebbero chiesto al Congresso del Chiapas “il riconoscimento costituzionale”. Gli zapatisti “non hanno bisogno del riconoscimento dei malgoverni che non sono del popolo; siamo già riconosciuti dalla nostra gente che ci ha scelto e da moltissimi popoli a livello nazionale ed internazionale”, dichiarano.  A nome delle cinque JBG, quella di Oventic, Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo, ha dichiarato: “Il 25 novembre, il giornale La Jornada ha pubblicato che il Congresso locale ha approvato un accordo che sollecita il governo di Juan Sabines Guerrero a ‘rispondere’ alla richiesta che, secondo i legislatori, gli zapatisti hanno fatto di riconoscimento giuridico”.  Las JBG smentisce “energicamente” queste presunte richieste: “Mai abbiamo proposto, verbalmente o per iscritto, di chiedere le briciole al malgoverno statale né a quello federale”.  Anche le JBG di La Garrucha e Morelia si sono pronunciate al riguardo. Quella di Oventic sostiene: “Nessuno rappresenta le JBG di fronte ad alcuna istanza governativa”. Ai presunti “rappresentanti” menzionati nella notizia (David Gómez Pérez, Daniel Santiz López, Pablo Méndez Cruz, Moisés Cantor Decelis e Pedro Gómez Santiz) “nessuno li conosce in nessuna zona zapatista; tanto meno fanno parte delle nostre file; sono solo persone che vogliono approfittare delle risorse economiche che tanto promette il malgoverno”. Secondo la notizia giornalistica “una commissione governativa ha visitato le cinque JBG. Questo “è assolutamente falso, perché gli zapatisti non hanno bisogno della visita dei funzionari del malgoverno”. Inoltre, “nessun governo risolverà mai le principali domande dei nostri popoli, né i bisogni che i nostri popoli hanno da secoli.  

“Piano contrainsurgente

“Le menzogne del malgoverno, dei suoi deputati e dei suoi complici, sono parte di un piano contrainsurgente per confondere l’opinione pubblica e colpire la resistenza dei nostri popoli nella lotta per costruire la propria autonomia”.  Anche la JBG El camino del futuro, di La Garrucha, ha smentito questa notizia “su un giornale a cui piace molto il denaro e pubblica le bugie”. Nega che si sia stata una riunione con legislatori o funzionari: “È falso che ci siano documenti consegnati al malgoverno perredista. È una sciocchezza quanto dichiarano il Congresso locale e Juan Sabines Guerrero”.  Definiscono “falso” il deputato panista Carlos Pedrero che dice di aver visitato le JBG, e tutti i deputati locali e federali dei diversi partiti. “Non li vogliamo vedere neppure in foto e molto meno in persona, perché sono solo dei ladri che vivono alle spalle del popolo”. La notizia “fa schifo tanto è falsa”.  Aggiungono che “i malgoverni, insieme al loro padrone del neoliberalismo, si credono potenti con i loro soldi, ma si imbattono in noi gli zapatisti e zapatiste, che abbiamo un potere che può avere chiunque nel mondo che si chiama la dignità che non si vende, non si arrende e non claudica, che arriva fino al fine di una lotta”.  Gli zapatisti aggiungono di aver chiesto “ai tre poteri del Messico”, e non ai poteri locali, “che si faccesse la legge sui nostri diritti e cultura indigena; ma questi tre poteri ci hanno trattato come spazzatura. Non sappiamo leggere né scrivere bene, ma abbiamo memoria”.  Sostengono che “ci sono persone” che si spacciano per zapatisti “e si stanno arricchendo col tradimento, come la banda dei deputati; sappiamo che è lo stesso malgoverno che organizza questi gruppi che producono falsità, ma un giorno faremo giustizia”.  Ha parlato anche la JBG di Morelia, Corazón del arcoiris de la esperanza: “Il mondo è testimone dei nostri sforzi affinché si compissero i nostri primi accordi ed i professionisti della menzogna non si sono mai disturbati a rispettarli, si sono solo impegnati a perseguirci”. Sicuramente, i tre poteri dello stato “stanno assegnando compiti e risorse per realizzare la grande bugia”. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/27/index.php?section=politica&article=015n1pol

Comunicati integrali delle Giunte di Buong Governo: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2688 La Garrucha; http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2703 La Realidad; http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2701 Roberto Barrios; http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2687 Morelia; http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2685 Oventic

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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JBG riconosciute legalmente.

La Jornada – 25 Novembre 2009

I deputati chiedono a Juan Sabines di riconoscere legalmente le giunte di buon governo 

Ángeles Mariscal. Tuxtla Gutiérrez, Chis., 24 novembre. Il Congresso locale ha approvato un punto d’accordo che sollecita il titolare del Potere Esecutivo statale, nell’ambito di sua competenza, di rispondere alle richieste delle giunte di buon governo (JBG), instaurate dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Secondo i legislatori, gli zapatisti hanno chiesto il riconoscimento giuridico di queste istanze.  Il 19 novembre scorso il plenum della 63a Legislatura statale ha approvato la creazione della Commissione Speciale davanti alla Realtà delle Giunte di Buon Governo, su proposta della Giunta di Coordinamento Politico.  Il deputato panista Trinidad Rosales Franco, che guida questa istanza legislativa, ha comunicato che il Congresso del Chiapas lo scorso 9 novembre ha ricevuto un documento firmato dai cittadini David Gómez Pérez, Daniel Santiz López, Pablo Méndez Cruz, Moisés Cantor Decelis e Pedro Gómez Santiz, “in qualità di rappresentanti ed abitanti delle giunte di buon governo nello stato del Chiapas”.  Nel documento i firmatari ritengono che “di fronte all’attesa e inadempimento degli Accordi di San Andrés, hanno concordato come messicani che l’Esecutivo del Chiapas riprenda e compia i punti che gli competono di detti accordi nell’ambito delle sue attribuzioni costituzionali”.  Ha spiegato che gli zapatisti esigono il rispetto dei loro modi tradizionali di organizzazione sociale e politica, così come della “loro amministrazione comunale nello sfruttamento delle risorse naturali e habitat; protezione e integrità e legalità della terra in possesso delle giunte di buon governo come popoli autonomi, e il rispetto della risoluzione interna dei conflitti, nei quali predominano i loro diritti individuali”.  Rosales Franco ha ricordato inoltre che gli zapatisti sollecitano “l’elaborazione di regolamenti comunitari, compatibili con le legislazioni nazionale e statale”. Nello stesso tempo chiedono “la definizione di strategie per la soddisfazione dei bisogni umani fondamentali dei popoli autonomi mediante l’approvazione di un bilancio degno, stabilito per legge al Congresso locale, che sarebbe concesso alla struttura organizzativa di ogni giunta ed amministrato dalla stessa secondo i propri usi e costumi”.  Trinidad Rosales, a nome della commissione che guida, ha spiegato che la missiva ha motivato la creazione di questa commissione, la quale verificherà gli aspetti giuridici, politici, finanziari e sociali. Inoltre, ha già visitato le cinque giunte di governo – La Realidad, Morelia, La Garrucha, Roberto Barrios e Oventic – per accogliere le richieste poste dagli zapatisti.  Il deputato del Partito Azione Nazionale, Carlos Pedrero, presidente della Giunta di Coordinamento Politico, ha comunicato lunedì scorso in un intervista, che una commissione di legislatori locali ha fatto visita “ai rappresentanti delle cinque giunte di buon governo per raccogliere le loro necessità”.  Per questo, nella sessione ordinaria di questo martedì i legislatori hanno approvato questo punto di accordo. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/25/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Dialogo tra OCEZ e governo.

La Jornada – 25 Novembre 2009

La OCEZ riconosce la mediazione del PRD e proseguirà il dialogo col governo del Chiapas

In conferenza stampa, José Manuel Hernández, El Chema Ratón, ha riconosciuto la mediazione di María Elena Meneses, presidente della Commissione dei Diritti Umani del PRD, ed ha annunciato che il dialogo col governo continuerà al tavolo di negoziato.  Al tavolo di riconciliazione formato da rappresentanti del gobernó dello stato, del Tribunale Superiore di Giustizia, del Congresso dello stato e della Commissione dei Diritti Umani, si è convenuto che in Chiapas si privilegia l’applicazione Della giustizia ed inizia una nuova tappa per le organizzazioni sociali, come ha affermato anche José Manuel Hernández Martínez.  “Con la nostra liberazione abbiamo avuto la dimostrazione della volontà politica del governo. Crediamo che questo contribuisca a risolvere i problemi ancora pendenti con la nostra organizzazione”, ha dichiarato José Manuel Hernández, membro della OCEZ regione Carranza. (……..) http://www.jornada.unam.mx/texto/015n2pol.htm

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Liberato Chema.

La Jornada – Mercoledì 25 Novembre 2009

LIBERATO IL DIRIGENTE DELLA OCEZ

ELIO HENRÍQUEZ e ÁNGELES MARISCAL. San Cristóbal de las Casas, Chis., 24 novembre. Ore dopo la sua scarcerazione, il leader dell’Organizzazione Campesina Emiliano Zapata (OCEZ), José Manuel Chema Hernández Martínez, ha dichiarato davanti a decine di suoi compagni che per quasi due mesi hanno manifestato per liberarlo, che i contadini non sono “carne da cannone” e che la repressione e la corruzione dei leader non risolvono le domande di terra e giustizia.   Accogliendolo di fronte alla Cattedrale della Pace di questa città, tra fuochi d’artificio e allegria, molti dei presenti piangevano ricordando la lotta per la terra che in 30 anni è costata la vita a circa 40 compagni e la repressione poliziesca e militare.  Il dirigente era partito dalla sua abitazione nel municipio di Venustiano Carranza – dove l’avevano condotto dei funzionari statali – per San Cristóbal per riunirsi con i suoi compagni in presidio e che hanno occupato gli uffici locali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per chiedere la sua liberazione e quella di altri due contadini.  Chema era in carcere a Tepic, Nayarit, ed i suoi compagni José Manuel de la Torre e Roselio de la Cruz, nel carcere chiapaneco di Cintalapa. I tre già liberi sono stati portati dal governatore Juan Sabines Guerrero il quale ha chiesto loro di “riprendere i negoziati” ed ha promesso che non saranno eseguiti altri mandati di cattura. I contadini hanno ascoltato ma hanno chiarito che manterranno le loro richieste di terra e indennizzi alle famiglie dei due contadini morti durante uno degli operativi di polizia.  In un’intervista, Chema ha affermato che gruppi di potere dentro il governo chiapaneco vogliono una “repressione di massa” e pensavano di “annichilire la OCEZ”. rispetto all’occupazione degli uffici dell’ONU, ha detto di non sapere quando si concluderà, perché deve consultarsi ancora coi tutti i membri dell’organizzazione, ma l’ente internazionale ha fatto sapere che gli occupanti hanno accettato di sedere ad un tavolo di distensione questo giovedì.  Prima di far visita nell’ospedale regionale di San Cristóbal a José Santos Aguilar, ferito durante le operazioni di arresto del dirigente, questi ha precisato che il governo statale ha accettato di pagare la cauzione per i tre detenuti ed ha rinunciato all’azione penale per associazione a delinquere. Intanto, a Tuxtla Gutiérrez indigeni tzotziles dei municipi di Chenalhó, Rayon e Chalchihuitán hanno chiesto la liberazione di otto contadini detenuti a San Cristóbal, che il 16 novembre hanno iniziato uno sciopero della fame, ha riferito l’agenzia Notimex. http://www.jornada.unam.mx/texto/031n1est.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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Paramilitari in azione.

La Jornada – Martedì 24 novembre 2009

Denunciato il furto di un podere a Tunapaz da parte di ex elementi dei Chinchulines

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 23 novembre. Rappresentanti di Tunapaz, villaggio annesso all’ejido San Jerónimo Bachajón, municipio di Chilón, i cui abitanti hanno aderito all’Altra Campagna, hanno denunciato il furto di un podere da parte di Jerónimo Méndez Jiménez, ex membro del gruppo paramilitare Los Chinchulines, che dieci anni fa imperversava in questa regione tzeltal.  Nonostante alcuni leader siano in carcere per crimini e frodi, “questo gruppo ha contato e conta sull’appoggio delle autorità locali, municipali, statali e federali, quindi non temono nessuna persona od organizzazione”, sostengono Cristóbal e Nicolás Pérez Cruz a nome degli ejidatarios di Tunapaz.  Questo furto non è nuovo, data dal gennaio 1996. La novità sono le minacce di questa persona e del suo gruppo, della fattoria Kantelá, una delle culle dei Chinchulines. A quel tempo, “non avendo voluto unirci a questo gruppo, invasero i nostri appezzamenti per circa 20 ettari”, bruciarono case e coltivazioni ed assassinarono un professore della comunità. Col passare degli anni, e dopo cause legali e faticose pratiche agrarie, gli ejidatarios di Tunapaz recuperarono parte degli appezzamenti alienati con il sostegno del municipio autonomo zapatista Olga Isabel, oggi incorporato nel municipio Comandanta Ramona.  Il citato Méndez Jiménez, aggiungono gli ejidatarios, “si rifiuta di consegnare il nostro appezzamento; abbiamo cercato una soluzione pacifica ma lui non vuole ed inoltre sta organizzando i suoi familiari per realizzare delle costruzioni, sapendo di possederlo irregolarmente”.   Abbondano gli indizi che dimostrano che l’impunità dei gruppi paramilitari che operavano dieci anni fa nella zona Nord e negli Altos si estende al presente e benché le sigle siano cambiate e la loro aggressività sia diminuita, esistono ancora e partecipano agli schemi di contrainsurgencia sociale che non sono mai cessati contro le basi zapatiste e le organizzazioni indipendenti affini, oggi parte dell’Altra Campagna.  L’Organizzazione per la Difesa dei Popoli Indigeni e Contadini (Opddic) ha ereditato membri dei Chinchulines a Chilón, così come di Paz y Justicia a Sabanilla, Tumbalá e Tila. La seconda organizzazione è sopravvissuta sotto questo nome o scissa in altre sigle, sempre filogovernative, e perpetua l’invasione di proprietà appartenenti a zapatisti. La stessa cosa succede a Chenalhó, ora con l’aggiunta della liberazione di una trentina dei paramilitari che compirono il massacro di Acteal.  Questa domenica 22, la senatrice priista María Elena Orantes López ha tenuto nel parco centrale di Sabanilla una “udienza pubblica” con Paz y Justicia ed altre organizzazioni filogovernative alle quali ha ribadito il suo appoggio. Erano presenti abitanti di Boca Chulum, Shushupa, Calvario, Los Moyos, Paraíso, Naranjos, Cerro de Nava, Majastic ed Atoyac Naylum. Molti di loro, come negli Altos e Chilón, continuano ad occupare terre che appartengono agli zapatisti e loro simpatizzanti, cacciati nel 1996 e 1997. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/24/index.php?section=politica&article=016n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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Basi EZLN pronte a difendersi.

La Jornada – Lunedì 23 novembre 2009

Le basi dell’EZLN sono pronte a difendere il territorio e le risorse a Bachajón

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 22 novembre. “Siamo pronti a difendere le nostre terre quante volte sia necessario”, dichiara il signor Carmen Aguilar Gómez a nome dell’ejido San Sebastián Bachajón. Riferisce che la maggioranza degli ejidatarios e le loro famiglie, circa 4.000 persone, sono aderenti all’Altra Campagna dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), “perché il nostro principale obiettivo è difendere il territorio e le risorse naturali”.  Appena due mesi fa questa posizione gli è costata un’imboscata ed una pallottola da parte di elementi dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) a Jotolá, ejido vicino a San Sebastián, dove si trova la maggioranza degli aderente all’Altra Campagna osteggiati e minacciati dalla Opddic con la “tolleranza” della polizia statale (i cui agenti si comportano come amici dei priisti e frequentano perfino le loro case), il sostegno del sindaco tricolore di Chilón e la simpatia del giudice del tribunale penale di Tuxtla Gutiérrez.  Aguilar Gómez spiega che nel settembre scorso gli ejidatarios hanno recuperato la cabina di riscossione all’ingresso delle cascate di Agua Azul, che la polizia aveva distrutto il 17 aprile per stabilirvi un accampamento che è rimasto lì fino a che i contadini “hanno fatto ritirare” pacificamente 40 poliziotti il giorno 26 di quel mese. L’hanno riaperta il 3 ottobre ed ora l’hanno ricostruita e perfino abbellita da un murales. Il rappresentante indigeno sostiene che così tutti ne traggono beneficio, perché le risorse sono per gli ejidatarios e non unicamente per ‘il gruppetto’ della Opddic”.  Solo ieri la Brigata di Osservazione della Rete contro la Repressione e la Solidarietà riassumeva così la situazione del vasto ejido: “L’azione costante di elementi della Opddic si è aggravata nella comunità tzeltal San Sebastián Bachajón, dopo che il governo dello stato ha concesso dei documenti originali ai paramilitari comprovanti la loro appartenenza all’ejido, cosa assolutamente falsa”.  Nel giugno del 2007 fu consegnata “al gruppo paramilitare” la concessione della cabina di accesso al complesso turistico. A partire da quella data le vessazioni e le minacce diventarono ricorrenti. Il 18 giugno 2008 i coloni di San Sebastián Bachajón hanno presero per la prima la cabina “per esercitare il diritto all’uso e sfruttamento del loro territorio”, ha affermato questo sabato la Brigata di Osservazione.  Ad aprile di questo anno sono stati arrestati sette abitanti dell’ejido ed uno base di appoggio zapatista; dei sette restano ancora in carcere Antonio e Gerónimo Gómez Saragos. Il 16 aprile un operativo al quale hanno partecipato 1.800 poliziotti e truppe federali distruggeva la cabina di accesso ed occupava parte dell’ejido. Ora tutto è stato recuperato dai legittimi ejidatarios. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/23/index.php?section=politica&article=016n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Violenza dilagante.

La Jornada – Domenica 22 novembre 2009

La Brigata della Rete contro la Repressione dell’Altra Campagna ha concluso la sua visita in Chiapas e definisce preoccupante la situazione di violenza a Mitzilón, Jotolá e Bachajón

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 21 novembre.  Esiste una logica “comune e ricorrente” che tinge di violenza gli ejidos di Mitzitón, Jotolá e San Sebastián Bachajon, ha concluso la Brigata di Osservazione della Rete contro la Repressione e per la Solidarietà dell’Altra Campagna, dopo aver visitato per cinque giorni questi ejidos che stanno vivendo una “costante pressione della polizia statale e dei gruppi paramilitari Ejército de Dios e Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic): vessazioni, aggressioni fisiche e psicologiche, minacce di detenzione, morte e violenza”.  In questi tre villaggi – ora emblematici della resistenza indigena all’autostrada San Cristóbal-Palenque e in generale ai progetti turistici e di privatizzazione del territorio che li minacciano – l’impunità garantita agli aggressori dai governi statale, municipali e federale “permette la continuità della violenza”.  Secondo la Brigata, queste comunità resistono alla “sottrazione e sgombero della terra e del territorio che va contro l’autonomia e la libera determinazione dei popoli indigeni basata su legislazioni e trattati riconosciuti nel nostro paese (come il Trattato 169 della Organizzazione Mondiale del Lavoro)”.  Gli osservatori ritengono “preoccupante la situazione di violenza” che hanno constatato “per il fatto che un gruppo di 60 compagni indigeni hanno dovuto accompagnarci nel nostro viaggio” per motivi di sicurezza. Inoltre “sono stati documentati casi di violenza sessuale sulle donne e l’incarceramento di compagni aderenti in altre regioni”.  La problematica più recente e grave è a Jotolá, dove le minacce di esproprio di terre da parte del gruppo paramilitare Opddic sono state impunemente scatenate “contro i coloni dell’Altra Campagna dell’ejido tzeltal”, ha sottolineato la Brigata durante la conferenza stampa di oggi. “L’escalation di violenza è iniziata con l’arresto ingiustificato del professor Manuel Aguilar Gómez, dirigente della comunità, il 20 novembre 2008. Il 18 settembre 2009 in un’imboscata di membri della Opddic è stato aggredito Ricardo Lagunes, del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas mentre è stata ferita da una pallottola Carmen Aguilar Gómez e brutalmente picchiata Rosa Díaz Gómez”.  Per questi fatti erano stati catturati quattro degli aggressori: Juan, Rogelio e Guadalupe Cruz Méndez ed Agustín Hernández Santiz. Dopo tre giorni di carcere sono stati liberati dal giudice del tribunale penale a El Amate, Carlos Alberto Bello Avendaño, lo stesso che ha condannato i fratelli Gerónimo e Antonio Gómez Saragos, ejidatarios dell’Altra Campagna di San Sebastián Bachajón; scarcerato gli aggressori di Jotolá e dato consulenza ad Antonio Moreno López, sindaco priista di Chilón, ed al delegato di Governo, César Santiago.  Ora, donne e bambine di Jotolá “sono oggetto di costanti minacce di violenza da parte dei soggetti rilasciati e dei loro famigliari” che hanno anche minacciato di bruciare le case degli ejidatarios dell’Altra Campagna. Il governo statale si è dichiarato “non d’accordo” con la decisione del giudice ed ha tiepidamente annunciato ricorso. Doveva presentarlo questo venerdì, ma non c’è conferma che lo abbia fatto. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/22/index.php?section=politica&article=015n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Governo “nervoso”.

La Jornada – Sabato 21 novembre 2009

Senza alcuna base le voci di disordini in Chiapas

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 20 novembre. È risultato infondato il nervosismo del governo nel 99° anniversario della Rivoluzione Messicana che attraverso informazioni della stampa locale e notiziari radio aveva generato  la paura di una “sommossa” di gruppi contestatari. Era talmente ufficiale l’origine di queste voci da dare corso ad arresti, perquisizioni, interrogatori ed accuse pubbliche contro dirigenti contadini, comunità, religiosi delle zone indigene e difensori dei diritti umani. Notizie filtrate”, dichiarazioni di funzionari e comunicati – che sono risultati essere stati alimentati da un documento “confidenziale” della procura statale (La Jornada, 14 novembre) – concordavano che la data probabile per la “sommossa”, denominata “20 y 10”, sarebbe stata questo venerdì. Secondo tali previsioni, la Segreteria di Sicurezza e Protezione Cittadina (SSPC) a partire dalle ore zero di oggi ha scatenato un ampio ed inusuale “operativo di sicurezza nella geografia chiapaneca per proteggere la pace sociale e l’armonia tra la popolazione durante la commemorazione della Rivoluzione Messicana”, come dichiarato dall’ente stesso. Il piano aveva l’obbiettivo di proteggere “la folla che assiste alla celebrazione nei municipi, proteggere l’integrità fisica e le proprietà delle persone, e con ciò evitare fatti deplorevoli”. La SSPC spiegava: “Le strategie comprendono pattugliamenti a pedi, in auto, così come controllo sulla circolazione veicolare, delle piazze dove si concentra la cittadinanza e le autorità dei tre livelli di governo per presenziare alla manifestazione”. Questo, alludendo alle manifestazioni ufficiali ed alle mobilitazioni annunciate da organizzazioni come MOCRI e OCEZ-CNPA che non avevano nessuna ragione di essere violente. All’operazione hanno partecipato 4.700 agenti delle polizie statali Preventiva, di Confine,  Stradale, Ausiliare e del Traffico, oltre ai gruppi speciali della SSPC. In un altro contesto i lavoratori del municipio di San Cristóbal riferiscono che giorni prima era stato ordinato loro di “proteggere” i loro computer di fronte alla possibilità che “gruppi sovversivi” potessero occupare il palazzo municipale. Con tali ingredienti non stupisce che tra la popolazione si fossero diffuse voci di ogni genere. Molta gente si diceva convinta che “qualcosa” sarebbe successo. Nei primi minuti di oggi una fonte governativa bene informata avvertiva della presenza di “incappucciati” a nord della città; un’organizzazione filogovernativa assicurava: “Gli zapatisti occuperanno le installazioni della ‘INI’ (CDI)”. Ed anche che un’improbabile gruppo di “zapatisti, gruppi di Carranza, Aric ed Abejas occuperanno le strade a San Cristóbal, Comitán, Ocosingo, Altamirano, Polhó ed Oventic, oltre a Tuxtla”. Niente di questo è accaduto, ma la “premonizione” è rimasta nell’aria e sui media stampati. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/21/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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“Rumors” in Chiapas.

La Jornada – Sabato 21 novembre 2009 – Los de Abajo

Voci in Chiapas

di Gloria Muñoz Ramírez

Nelle scorse settimane un’ondata di voci invade lo stato meridionale nel quale 26 anni fa si installò la prima cellula di quello che dieci anni dopo si sarebbe conosciuto come l’EZLN. Nei quasi 16 anni di lotta pubblica i momenti di silenzio della comandancia generale zapatista sono stati sfruttati da altri per propagare voci di ogni genere, così come comunicati apocrifi, manifesti con firme collettive che li includono, annunci di un prossimo attacco zapatista o un piano militare che mira a decapitare il movimento. “La politica delle voci” in Chiapas non nasce ora, ma già da molto prima, e adesso: a chi convengono le voci su possibili iniziative militari in Chiapas? Chi ne beneficia? Da dove parte la voce? Chi la studia e per quale motivo?  Quando le voci si riferiscono a “possibili sollevazioni di gruppi armati“, pur trattandosi di sigle differenti dall’EZLN, sulle comunità zapatiste si intensifica la pressione militare, si rafforzano i pattugliamenti e si creano nuovi posti di controllo. In questo contesto si potrebbe pensare che le voci siano diffuse da qualche sfera del potere per giustificare la pressione che viene comunque esercitata sulle comunità in resistenza. Da quali istanze possono provenire? Dall’Esercito? Dal governo statale? Dall’Esecutivo? Da tutti loro, rappresentano gli stessi interessi od ognuno ha le proprie mire?  La cosa certa è che, al di là delle voci, in Chiapas c’è una guerra che oltrepassa i tre lustri e da questa in diversi momenti hanno voluto trarre vantaggio i governi di turno, l’Esercito, le multinazionali, la Chiesa ed alcune ONG. Quando la parola dell’EZLN è assente, il vuoto si riempie non solo di voci, ma di iniziative e strategie di ogni tipo che seminano incertezza in settori realmente interessati a sapere che cosa sta succedendo.  Lo scorso 17 novembre l’EZLN ha compiuto 26 anni senza festeggiamenti pubblici e, apparentemente, neanche privati. È vero, ci sono cose che stanno accadendo: nei giorni scorsi le giunte di buon governo con sede a La Garrucha, Roberto Barrios ed Oventic hanno lanciato l’allarme su diverse provocazioni provenienti da gruppi paramilitari coordinati con le forze armate ed i governi locali. Da parte sua il gruppo civile Las Abejas, di Acteal, ha denunciato che negli Altos continuano ad operare gruppi paramilitari e contemporaneamente organizzazioni dei diritti umani denunciano la loro costante persecuzione. Nonostante la tensione e la mancanza di festeggiamenti, nelle comunità il lavoro autonomo non si ferma. Sembra che si viva in due epoche diverse. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/21/index.php?section=opinion&article=012o1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Minacce di morte agli zapatisti.

La Jornada – Venerdì 20 novembre 2009

Le autorità di Zinacantán minacciano di morte le basi zapatiste

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 19 novembre. Basi di appoggio zapatiste di San Isidro Chactoj, municipio di Zinacantán, oggi sono state apertamente minacciate di morte dalle autorità ufficiali della loro comunità appartenenti al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) che governa il municipio. La giunta di buon governo (JBG) Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo ha informato che i familiari di Juan Gómez Méndez e Luis Pérez Gómez sono accorsi questo giovedì al caracol di Oventic per denunciare che i perredisti “vogliono catturare i compagni ma non per arrestarli ma per ammazzarli, e così minacciano di fare con Pedro Gómez Gómez, Agustín López López, José Laurencio Pérez e Manuel Conde Patihstán che sono già sotto controllo per essere presi e colpiti”. Il giorno 16 scorso, i menzionati Gómez Méndez e Pérez Gómez, insieme a Mariano López Jiménez, basi di appoggio dell’EZLN, sono stati rinchiusi per 16 ore senza mangiare. “Il pretesto della detenzione è stato un lavoro comunitario di cui non erano stati avvertiti; l’abitudine di questa comunità è avvisare gli incaricati andando a casa loro una settimana prima”. Questa volta non è andata così, “perché sanno bene che i compagni zapatisti collaborano sempre nei lavori comunitari come concordato, per fare lavori di manutenzione sulle strade comunali o sugli impianti della luce”. Quelli del PRD “sono stati in riunione tutta la notte per controllarli, minacciando le comunità vicine perché pensavano che sarebbero venute a liberarli e così hanno fatto esplodere 10 cariche come avvertimento”. La JBG denuncia come responsabili diretti di questi fatti il primo agente di Chactoj, Alfredo Benito Gómez Gómez, il sua vice Domingo Gómez López, e Juan Conde Patihstán ed altre nove persone. Il giorno 17 Mariano e Luis sono stati liberati dopo il pagamento di una multa. “Siccome non è giusto, Luis non ha voluto pagare. Le autorità perrediste si sono arrabbiate ed hanno proibilito loro di transitare sulla strada con qualsiasi mezzo, biclicletta o auto”. Nel frattempo, Juan è rimasto in carcere 23 orea San Pedro Chactoj ed il giorno 17 è stato trasferito a Pastè e lì è rimasto per altre 16 ore. Il giudice municipale lo ha rilasciato a “condizione di firmare una presunta ‘minuta di lavoro’ dove si ‘impegna’ a svolgere i lavori comunitari che già svolge regolarmente”.http://www.jornada.unam.mx/2009/11/20/index.php?section=politica&article=014n2pol

Comunicato completo della JBG http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2667

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Contro la repressione.

La Jornada – Giovedì 19 novembre 2009

Petizione degli aderenti all’Altra Campagna per chiedere che cessino le ostilità contro gli attivisti in Chiapas

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 18 novembre. Il Consiglio Regionale Autonomo della Costa del Chiapas chiede la sospensione “di persecuzione, repressione e minacce contro gli aderenti all’Altra Campagna nello stato, perpetrate dalle autorità”. Dalla città di Tonalá denuncia “l’ondata di atti repressivi contro le basi di appoggio dell’EZLN e gruppi simpatizzante della lotta zapatista” e respinge “la politica adottata dai governi dello stato e federale contro gli attivisti sociali”.  Il consiglio che riunisce comunità costiere aderenti all’Altra Campagna, informa che si è mobilitato a Pijijiapan lo scorso venerdì per chiedere la sospensione dei tagli della luce contro i membri della Rete Statale di Resistenza Civile La Voz de Nuestro Corazón in diversi municipi. Esige “tariffe giuste ed il rispetto degli accordi di San Andrés Larráinzar”.  Si pronuncia per la libertà dei detenuti politici e di coscienza del paese (Atenco) Campeche, Chiapas) e chiede alle autorità di fermare la persecuzione contro “attivisti sociali, difensori dei diritti umani e militanti in Chiapas”. (…….)  Conclude con la richiesta al sindaco di Tonalá, Hilario González Vázquez, di rispettare il Comitato de Diritti Umani Digna Ochoa, poiché la giunta del municipio “nega assistenza e servizi affinché il comitato possa svolgere il suo lavoro”, in una zona dell’entità dove non è molto diffusa la difesa delle garanzie individuali e collettive.  Il consiglio ribadisce il suo impegno con L’Altra Campagna: “se toccano uno di noi,  toccano tutti”, perché “il dolore che uno sente lo sentiamo tutti noi”, e lanciano un appello a “continuare ad organizzarsi”. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/19/index.php?section=politica&article=016n2pol

 (Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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26° anniversario dell’EZLN.

La Jornada – Mercoledì 18 novembre 2009

Notevole dispiegamento di truppe in Chiapas nel 26° anniversario dell’EZLN

Hermann Bellinghausen, Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 novembre. Mentre una dichiarazione pubblica di sacerdoti e religiose ha rivelato oggi il livello di tensione esistente tra la diocesi di San Cristóbal de las Casas ed il governo statale, l’Esercito continua a svolgere un’intensa attività con perquisizioni e pattugliamenti in comunità del centro e la selva di confine, e questo lunedì è stato registrato un eccezionale spostamento di truppe verso gli Altos, secondo le testimonianze raccolte a San Juan Chamula.  A 26 anni dalla fondazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione (EZLN) e sottolineando il silenzio zapatista da più di otto mesi, oggi è risaltata l’assenza di qualsiasi manifestazione commemorativa nei caracoles; non c’è stato nemmeno un pronunciamento del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’EZLN, il quale non ha firmato né emesso alcun comunicato  dall’8 marzo scorso. Come avverte da alcune settimane la pagina web di Enlace Zapatista, “qualsiasi testo successivo a questa data che porti la firma dell’EZLN, è apocrifo”.  Intanto, sacerdoti, religiose e missionarie della zona sud della diocesi di San Cristóbal hanno protestato “energicamente” contro “la persecuzione scatenata contro la Chiesa cattolica” dal governo statale nei confronti del vescovo Felipe Arizmendi e, “in particolare”, del sacerdote Jesús Landín (padre Chuy), parroco di San Bartolomé, a Venustiano Carranza, ed i suoi collaboratori. “Non siamo criminali né stiamo promuovendo la violenza in nessuna forma”, sostengono.  I funzionari pastorali denunciano che “l’ossessione persecutoria” contro Landín è arrivata ad un punto tale che il governatore Juan Sabines Guerrero ha tentato di metterci del suo per far espellere il vescovo dalla diocesi e da Chiapas”. Tuttavia – aggiungono – “nessuno ha il diritto di espellere un cittadino da nessun posto nel territorio nazionale; se fa questo, si sta procedendo contro la Costituzione”.  Il governo “ha scatenato una persecuzione permanente contro Landín, accusandolo di aizzare la gente e promuovere la violenza e l’uso delle armi”. Affermano che sono “calunnie” e “bugie”. Manifestano la loro solidarietà con i membri della parrocchia di San Bartolomé e ribadiscono il loro impegno sociale, dichiarandosi “a fianco del popolo”, che  “vogliono sostenere nei suoi diritti alla libertà ed al rispetto della nostra Madre Terra”.  Sulla base all’esperienza delle comunità nella loro zona, dichiarano: “La causa della persecuzione contro la Chiesa ed i popoli del Chiapas sono le concessioni minerarie a compagnie straniere per estrarre i tesori del sottosuolo. Si sa che il governo ha dato loro il permesso di esplorare e sfruttare il sottosuolo chiapaneco per più di un milione di ettari”.  I religiosi si ritengono obbligati a protestare “contro la persecuzione e l’indebita ingerenza in questioni proprie della nostra chiesa”. Il governatore – affermano – “accusano la chiesa del fatto che gli abitanti di Acteal si siano rifiutati di riceverlo. Questi considerano una presa in giro la presenza di funzionari di un governo che fu complice del massacro e che liberando gli assassini continua ad essere parte di tremendo delitto.  “La diocesi non avrebbe accompagnato il governatore, ma non è stata lei a prendere la decisione di non riceverlo. Queste decisioni spettano unicamente ed esclusivamente alle comunità interessate”.  Infine, respingono l’infiltrazione di spie della polizia “in atti di culto e formazione cristiana, che cercano inutilmente di dimostrare reati che non abbiamo mai commesso e che, Dio lo voglia, non commetteremo mai”. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/18/index.php?section=politica&article=014n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Assedio dei militari.

La Jornada – Martedì 17 novembre 2009

I militari entrano nei villaggi del Chiapas quando le donne sono sole

Hermann Bellinghausen.  San Cristóbal de Las Casas, Chis., 16 novembre. Malgrado il governo statale abbia firmato con decine di organizzazioni altrettanti “accordi di governabilità” (che includono la consegna di risorse economiche e l’impegno di non realizzare azioni di protesta né presentare istanze agrarie), continuano le perquisizioni, i pattugliamenti, le minacce armate e l’ammassamento di truppe federali nei villaggi di Las Margaritas, Comitán, Socoltenango, Venustiano Carranza, Frontera Comalapa, La Trinitaria, Amatenango del Valle e Nicolás Ruiz.  È significativo quanto accade alla Organización Proletaria Emiliano Zapata (OPEZ), cosiddetta “storica”, sempre molto docile nei riguardi del governo statale.  Il fine settimana scorso l’organizzazione ha chiesto il ritiro dell’Esercito dalle sue comunità. Solo nel mese di novembre le truppe hanno realizzato perquisizioni delle case e si sono addirittura installati in alcuni villaggi. L’occupazione militare viene giustificata, come in altre aree della frontiera e del centro dello stato, con l’ambigua combinazione di “lotta alla criminalità organizzata” e caccia ai “sovversivi”.  Rubén Méndez Méndez, dirigente della OPEZ, ha denunciato perquisizioni, posti di blocco e ammassamenti di soldati a La Trinitaria, Frontera Comalapa e Comitán. I militari della Settima Regione Militare, con sede nella base di Copalar, entrano nelle comunità “quando le donne sono sole con i bambini”, sostenendo di cercare armi, droga o narcotrafficanti.  Lo stesso è accaduto a Nuevo Villaflores, dove i soldati hanno perquisito diverse case “davanti a donne e bambini spaventati”.  Ed ancora, durante un corso per donne nello stabilimento balneare Uninajab, decine di militari hanno fatto irruzione “saltando fuori dai cespugli” e provocando “molto spavento”, come testimonia Reina Santiago Guadalupe, della stessa organizzazione.   Méndez si è detto sorpreso di fronte a questa persecuzione, poiché la OPEZ realizza solo “azioni pacifiche” e non è mai successo che i suoi soci, indigeni e contadini, siano stati coinvolti nella sovversione o nella delinquenza. Ha annunciato che l’organizzazione prossimamente deciderà azioni contro la presenza dei soldati “che si trovano nelle comunità da un paio di settimane”.  Intanto, centinaia di cattolici questa domenica a Comitán hanno chiesto la sospensione delle “calunnie contro sacerdoti ed agenti di pastorali della diocesi di San Cristóbal”, e si sono pronunciati in favore dei sacerdoti Jesús Landín (Venustiano Carranza) e Juan Manuel Hurtado (della diocesi di Ocosingo ed Altamirano), così come dei vescovi Felipe Arizmendi Esquivel ed Enrique Díaz Díaz.  Hanno protestato contro l’attività militare anche nelle comunità di Frontera Comalapa, La Trinitaria ed in altri municipi, chiedendo di interrompere lo sfruttamento minerario nelle regioni sul confine e sulla Sierra.   In questo contesto restano in carcere tre dirigenti dell’Organizzazione Campesina Emiliano Zapata (OCEZ-regione Carranza) ed altri oceístas si sono rifugiati negli uffici delle Nazioni Unite a San Cristóbal per chiedere la sospensione della persecuzione nelle loro comunità e per evitare di essere catturati.  Luis Manuel Hernández ha comunicato che María Elena Meneses, inviata del governo statale e dirigente de El Barzón, ha fatto visita a suo padre, José Manuel Hernández Martínez, Chema, rinchiuso nel carcere di Nayarit, accompagnata dal dirigente perredista Alejandro Gamboa, e gli ha consigliato di “convincere” la OCEZ a negoziare, “altrimenti la situazione si aggraverà con le ‘azioni programmate per il 20 novembre’, poiché il governo ha ricevuto informazioni secondo le quali ci sarà una mobilitazione (di presunti gruppi guerriglieri) che si chiama ’20 y 10′ “. http://www.jornada.unam.mx/texto/014n2pol.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Aggressioni a Roberto Barrios.

La Jornada – Lunedì 16 novembre 2009

 La giunta zapatista denuncia indimidazioni di paramilitari e militari

Aggrediti e filmati gli alunni del caracol Roberto Barrios. Rotti a colpi di pietre i tetti delle aule e dei dormitori.

Hermann Bellinghausen – Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 15 novembre. La giunta di buon governo (JBG) “Nueva semilla que va a producir”, del caracol Roberto Barrios, nella zona nord, denuncia le costanti minacce ed aggressioni contro le autorità civili zapatiste, e contro gli alunni Della scuola autonoma che si trova dentro il caracol. “La situazione è sempre peggio”, avverte allarmata la giunta zapatista.  “Negli ultimi mesi il malgoverno ha intensificato le sue azioni di intimidazione e provocazione attraverso gruppi armati paramilitari che operano nella zona nord, responsabili di sparizioni, violenze, assassini, sgomberi contro i loro stessi fratelli indigeni”.  Individui “addestrati dalle istituzioni repressive” provocano “tensioni e violenze dentro il nostro territorio zapatista”. Principalmente nel “Caracol que habla para todos“. Dal 1994 il governo applica una “guerra di bassa intensità contro i popoli in resistenza, al fine di dividerci, farci arrendere ed annichilirci”, sostiene la JBG.  “Il tentativo di sgombero del centro educativo autonomo è dovuto al progetto di ecoturismo per metterci i negozi, perché la scuola si trova proprio all’entrata alle cascate del fiume Bascán”.  In realtà, il governo ha spinto la creazione di uno stabilimento balneare nella località, dove si trova un bel gruppo di cascate che da dieci anni hanno risvegliato l’avidità turistica. Questo, “pianificato dalle imprese e dallo stesso malgoverno”, attraverso Luis H. Álvarez (ex coordinatore del dialogo di pace del governo federale ed attuale titolare della Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni) ed i suoi subalterni Hugo García e Jesús Caridad.  Lo scorso 20 ottobre sono arrivati nel caracol Carlos e Luciano Méndez Méndez minacciando gli alunni della scuola “con le cartucce di una pistola calibro 9 millimetri”. Gli aggressori indossavano uniformi dell’Esercito federale “e passano sempre con una pistola infilata nella cintura”. Il giorno 26, degli sconosciuti hanno rubato nel negozio di artigianato delle donne basi di appoggio della comunità Roberto Barrios, che si trova di fronte al portone del caracol.  La JBG segnala: “Lo stesso comandante supremo delle forze armate manda i suoi militari ad addestrare gente delle comunità che si lasciano ingannare e convincere a creare la violenza e la disintegrazione della convivenza comunitaria”.  A settembre, “per alcune notti si sono sentiti gruppi di persone marciare gridando slogan militari nell’oscurità, a circa 50 metri dal caracol“, nelle cui vicinanze si sono sentiti “continui spari”.  La JBG cita altri precedenti: l’8 gennaio 2007 “un gruppo di priisti radicali e violenti occuparono la scuola autonoma, cacciando e spaventando i bambini e le promotrici di educazione”. Gli aggressori erano armati di machete. Il 27 agosto 2008, gli stessi priisti occuparono la scuola per la seconda volta capeggiati da José Méndez Méndez e con la partecipazione di tre maestri della scuola ufficiale secondaria. Gli alunni, le promotrici e “i compagni genitori” dovettero sopportare “una sequela di volgarità”.  “Le aggressioni contro le autorità civili autonome sono cominciate” da quando si è installata questa JBG. “Gli alunni sono costantemente vessati durante le lezioni, quando si lavano nel fiume, nella pausa pranzo e quando fanno educazione fisica”. I tetti delle classi e dei dormitori sono stati rotti a sassate.  Il governo “ha informatori forniti di videocamere e cellulari” che giornalmente vanno a Palenque “a fare rapporto e prendere istruzioni dai loro capi”. La persona “più visibile che fa questo lavoro sporco” è Humberto Balcázar Mendoza che filma gli alunni autonomi, il personale che lavora in questo centro e le strutture della JBG. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/16/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Agricoltori zapatisti minacciati.

La Jornada – Domenica 15 novembre 2009

Persone vicine al governo statale e municipale cercano di appropriarsi del mercato indigeno di Ocosingo. Gli agricoltori zapatisti sono stati minacciati di espulsione

Hermann Bellinghausen- Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 14 novembre. Gli agricoltori zapatisti che da molti anni vendono i loro prodotti al mercato indigeno della città di Ocosingo, vengono discriminati e sono minacciati di espulsione dal cosiddetto mercato campesino. Questo denunciano le giunte di buon governo (JBG) di La Garrucha e Morelia.  Le JBG denunciano che commercianti Della regione ed un consigliere del governo municipale, insieme a elementi dell’Organizzazione Regionale dei Coltivatori di Caffè di Ocosingo (Orcao) “si sono organizzati per impadronirsi del mercato campesino, mentre in realtà rincorrono solo il beneficio personale”.  Il mercato è aperto al pubblico dal 1975, ma ora alcune persone vicine al governo statale perredista ed al sindaco panista di Ocosingo, Carlos Leonel Solórzano, vogliono “comperarlo”. Si tratta dei commercianti Marcos Gómez López e Daniel Gómez López, Delle fattorie 5 de Febrero e Getsemaní, rispettivamente. Sono “capeggiati” da Elías López Gómez, Della fattoria Guadalupe e consigliere del municipio, e José Pérez Gómez, dirigente della Orcao.  “Ora, con l’ambizione di questi capi, in complicità con alcuni locatari, stanno ingannando di obbligando a contribuire, secondo loro, per comprare il mercato campesino“, denuncia il comunicato. “C’è già un gruppo che ha collaborato e sono quelli che provocano gli scontri”. Dal 2005 “i venditori degli altri municipi sono discriminati che vengono cacciati e picchiati con l’intervento della polizia municipale”.  Firmano la Denuncia della JBG (http://enlacezapatista.ezln.org.mx/jbg/2632) i consigli municipali autonomi di Lucio Cabañas, Francisco Gómez, Francisco Villa, Ricardo Flores Magón e San Manuel, da dove provengono i produttori ed i commercianti zapatisti coinvolti.  Le autorità zapatiste sostengono che questi “opportunisti approfittano dello stato di bisogno dei piccoli produttori”, appoggiati “dai tre livelli del malgoverno”, cioè, Felipe Calderón Hinojosa, Juan Sabines Guerrero e Carlos Leonel Solórzano.  “A causa delle intenzioni di questi leader corrotti ed ambiziosi, stanno peggiorando sempre più i problemi tra i produttori stessi ed i nostri compagni basi di appoggio”, prosegue il comunicato. Marcos Gómez e Daniel Gómez, “su istruzioni” del governo, “devono far litigare i venditori tra loro, così da far credere che i tre malgoverni possono comprare il mercato per darlo ai loro agenti provocatori”. Ricordano che dal 1971 lo spazio dove si trova il mercato fu donato dall’allora proprietario del luogo, José Solórzano Navarro, al presidente municipale provvisorio José Adán Sánchez López. Il posto fu consegnato “legalmente” ai produttori nel 1975. “A quel tempo  i produttori dei villaggi non avevano problemi a vendere i loro prodotti, perché tutti erano rispettati”. (Come succede in qualsiasi mercato indigeno, un numero significativo di donne vende i prodotti agricoli).  I cinque municipi autonomi e le due JBG dichiarano: “Nel 1994 sono state sacrificate molte vite per recuperare le terre che sono state sempre nostre. Non con l’ambizione di qualche opportunista che vuole privatizzare spazi pubblici e collettivi, che sono patrimonio del popolo”.  I governi zapatisti della regione rivolgono un appello ai venditori contadini affinché si astengano dal contribuire all’acquisto di questo mercato poiché da molto tempo è nelle mani del popolo e non permetteremo che un gruppo di avidi continui ad ingannare la gente”.  Dai caracoles Torbellino de nuestras palabras e Resistencia hacia un nuevo amanecer, le giunte ed i municipi autonomi dichiarano: “Il mercato è del popolo, per zapatiste e non zapatisti”. E avvertono: “Lo difenderemo a tutti i costi. Riteniamo responsabili di quanto potrà accadere Calderón, Sabines, Leonel ed il gruppo di provocatori”. www.jornada.unam.mx/2009/11/15/index.php?section=politica&article=011n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo  https://chiapasbg.wordpress.com )

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Criminalizzazione in Chiapas.

La Jornada – Sabato 14 novembre 2009

“Preparativi di un movimento armato”, pretesto per la repressione in Chiapas

La Procura diffonde un documento dal titolo Situazione prevalente nel municipio Venustiano Carranza. La Procura Generale di Giustizia lancia l’allarme su una presunta rete “sovversiva” guidata dal parroco cattolico Jesús Landín

Hermann Bellinghausen – Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 13 novembre. Le autorità chiapaneche si dicono convinte che in certe zone dell’entità si starebbe forgiando un “movimento armato” per l’anno prossimo. Questo illustra l’eloquente documento Situazione prevalente nel municipio Venustiano Carranza, elaborato dalla Procura Generale di Giustizia dello Stato (PGJE) e diretto specificamente a “documentare” l’esistenza di una presunta rete “sovversiva” il cui asse sarebbe il parroco cattolico Jesús Landín García. L’ampio documento, datato 27 luglio di questo anno, e del quale La Jornada possiede una copia, è l’origine delle numerose “versioni” e “notizie filtrate” ai media locali e nazionali che hanno giustificato recenti azioni poliziesche e militari, catture, perquisizioni e conrolli sulle strade delle comunità di Carranza e municipi circostanti (Comitán, Nicolás Ruiz, San Cristóbal de las Casas). Col metodo “taglia e incolla”, il documento mette insieme presunti passaggi di omelie del chierico Landín (già parroco di San Andrés Larráinzar) con le foto prese con telefono cellulare di una riunione pastorale a Nicolás Ruiz, la cattura di una banda criminale denominata Los Pelones in possesso di un arsenale a Frontera Comalapa, ed una visita dei fratelli Héctor ed Antonio Cerezo Contreras al Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) durante la commemorazione pubblica dei 20 anni di questo centro. Si aggiungono “considerazioni” sul vescovo emerito Samuel Ruiz García che avrebbe fatto di Landín il “suo successore”, non è chiaro in che cosa, ma si deduce come leader di “movimenti antisistema finanziati da diverse organizzazioni non governative che fungono da protezione dei principali leader”. Il sacerdote “gode di ampia stima nelle zone emarginate di ascendenza indigena, per il suo carattere radicale ed i suoi discorsi di rifiuto dell’ordine stabilito e delle istituzioni del governo”. L’intento diretto del documento della PGJE è screditare il dirigente della OCEZ-Carranza José Manuel Hernández Martínez, Chema, il quale “se autodefinisce (sic) attivista sociale da 30 anni”. Sulla base delle “prove” contenute nel documento, Hernández Martínez ed altri dirigenti della OCEZ-Carranza sono stati poi arrestati. Il primo, in maniera irregolare, è stato trasferito in un carcere federale a Nayarit. Il documento cita azioni agrarie della OCEZ, soprattutto l’occupazione di fattorie di proprietà dei grandi cacicchi della zona, come la famiglia Orantes, e le mischia con la cattura di Los Pelones, senza provare il legame di questi con la OCEZ. Fa riferimenti al “traffico di droga e clandestini”, poiché il centro del Chiapas, dice la PGJE, “è percepito come una regione dove prevalgono condizioni favorevoli per il traffico illecito di qualsiasi merce”. Più avanti descrive i “gruppi avversi allo Stato” con frasi che non lasciano adito a interpretazioni: “La presenza di attori belligeranti sorti dalla lotta contadina e dalla disputa delle terre attrae l’attenzione di leader sociali e religiosi collegati alla sovversione, i quali davanti al dissenso dei coloni, cercano di raccogliere simpatie per comportamenti dottrinari, situazione che contribuisce a generare nuove condizioni di mobilità della protesta”. E aggiunge: “la formazione di un fronte antisistema regionale per raccogliere istanze di carattere strategico quali la protesta per le tariffe dell’energia elettrica, la giustizia sociale indigena ed un maggiore sviluppo delle comunità rurali emarginate” come “principale obiettivo dei gruppi di protesta “. Presuppone che il Fronte Nazionale di Lotta per il Socialismo (FSLN), starebbe preparando “la convocazione del movimento di disobbedienza civile generalizzata nel 2010”, dove “sottolinea la partecipazione della chiesa cattolica che predica il Neoliberismo (sic), così come la Teologia Indigena”. A questa presunta “rete” parteciperebbe il CDHFBC, perché diffonde denunce “per presunti atti di persecuzione e diventa, insieme al FSLN, il principale mezzo per attrarre l’attenzione della comunità internazionale”. Aggiustando all’uopo fatti isolati, perfino falsi, il documento vuole criminalizzare anche Diego Cadenas Gordillo, direttore del CDHFBC, collegandolo ala presunta struttura della “sovversione antisistema”. Lo schema della “rete” di padre Landín ritiene un certo Patrocinio González essere il “collegamento con l’EZLN” ed interpreta la presenza in riunioni ecclesiastiche di presunti diaconi zapatisti e membri dell’Altra Campagna di Cruztón, Socoltenango e San Cristóbal de las Casas parte come della trama “sovversiva”. Tutto questo ha generato una tensione inedita tra il governo del Chiapas e la diocesi di San Cristóbal de las Casas, al punto che, come avrebbero dichiarato funzionari statali, “si sta indagando” sullo stesso vescovo Felipe Arizmendi. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/14/index.php?section=politica&article=014n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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A tre anni da Viejo Velasco.

La Jornada – Sabato 14 novembre 2009 –Los de Abajo

A tre anni da Viejo Velasco Suárez

Gloria Muñoz Ramírez

Non c’è governatore del Chiapas che non abbia la sua quota di sangue indigeno. Uno dietro l’altro proseguono la politica di repressione contro le comunità che indipendentemente dalla loro appartenenza politica resistono al furto del territorio ed al ricollocamento che favorisce unicamente i progetti imprenditoriali nella regione. Come tanti altri crimini di Stato, o che hanno contato sulla sua complicità, il massacro avvenuto nella comunità indigena Viejo Velasco Suárez, nel municipio di Ocosingo, questo 13 novembre compie un altro anno di impunità. Esattamente tre anni fa furono assassinate quattro persone ed altre quattro furono fatte sparire durante un operativo al quale parteciparono 300 agenti con armi di grosso calibro, che affiancavano un gruppo di 40 persone in abiti civili, provenienti dalla comunità Nueva Palestina. In questo terzo anniversario, per non dimenticare e continuare a chiedere giustizia, diverse organizzazioni dei diritti umani ricordano che il massacro “avvenne in un contesto di rivendicazione del diritto al territorio (…) e di violazioni sistematiche da parte dello Stato messicano, in quanto all’implementazione di politiche agrarie ed ambientali che hanno generato processi di esproprio territoriale, ricollocamento forzato e minacci di sgombero violento nella regione, in particolare contro quattro villaggi: Viejo Velasco, Flor de Cacao, Ojo de Agua Tsotsil e San Jacinto Lacanjá, dove si commisero molte violazioni del diritto alla vita, all’integrità personale, alla personalità giuridica, alla libertà personale ed alla sicurezza personale, così come ai diritti alla terra, al territorio, al non ricollocamento forzato, all’abitazione e ad una vita degna, con azioni come l’omicidio, la sparizione forzata, lo sgombero interno di 39 persone, la sottrazione di territorio, la distruzione di abitazioni, aggressioni fisiche e detenzioni illegali”. Organizzazioni come il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas ed il Comitato di Difesa delle Libertà Indigene Xi´nich, tra altre, chiedono la risoluzione delle cause che diedero origine a questi avvenimenti ed all’uso sproporzionato e indebito della forza pubblica; di realizzare un’indagine completa, imparziale, efficace e veloce dei fatti, e di eseguire un’analisi genetica che permetta di identificare i resti dei due corpi ritrovati il 6 luglio 2007 e di localizzare, identificare e consegnare alle famiglie i resti mortali delle persone ancora scomparse; la punizione dei responsabili materiali ed intellettuali del massacro avvenuto a Viejo Velasco e la cancellazione immediata dei mandati di cattura che ancora pendono sui sopravvissuti e sui familiari delle vittime. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/14/index.php?section=opinion&article=014o1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Messico 2010.

Dalla rivista LATINOAMERICA – Venerdì 13 Novembre 2009

Luce e Forza per il Messico che si prepara al 2010

 Per il fiume di popolo che questa settimana è tornato a scendere in piazza a Città del Messico e in 35 altre città del paese ci sono in ballo ben più dei 44.000 posti di lavoro della compagnia elettrica “Luz y Fuerza del Centro” (LyFC), liquidata come un ferro vecchio dal presidente Felipe Calderón lo scorso 10 ottobre e che da allora sono in resistenza.  Mentre i lavoratori dell’elettricità senza stipendio da un mese resistono all’idea di trasformarsi in padroncini di una giungla di microimprese deregolamentate, così come vuole il governo, il grande popolo di quelli che stanno pagando un prezzo troppo duro nel Messico neoliberale, dove il presidente Calderón è solo a metà del mandato, è sceso in piazza come passo indispensabile verso uno sciopero generale da molti evocato ma difficilissimo da realizzare soprattutto per le debolezze, divisioni ed opportunismi della classe politica.  Dallo Stato del Messico a Puebla, da Morelos a Hidalgo a Michoacán, dal Chiapas a Jalisco fino a Oaxaca, che ha vissuto una manifestazione particolarmente partecipata, fino ovviamente allo Zócalo di Città del Messico il Sindacato Messicano degli Elettricisti ha vinto la prova della solidarietà in una delle più grandi manifestazioni sindacali della storia del paese. C’erano tutti, dagli altri sindacati agli studenti e i docenti dell’UNAM e delle altre Università della capitale, ai militanti vicini ad Andrés Manuel López Obrador, ai partiti di sinistra, ai movimenti sociali, alla otra campaña zapatista.  Intanto il governo ha approvato la finanziaria 2010 che prevede un generalizzato aumento delle tasse per i redditi medio bassi. È un passo fatto con leggerezza per un governo ultraliberale che vuole completare la liquidazione del Messico del XX secolo, quello priista dove, nonostante mille fallacie ed ignominie, lo Stato nato dalla Rivoluzione contribuiva a perequare le enormi ingiustizie del paese.  Così il Messico stato fallito si prepara al 2010. Crisi economica, aumento delle tasse, carestia nelle campagne alla fame, narcotraffico rampante che controlla intere zone del paese come fossero in Italia. Addirittura l’ONU valuterebbe, poi smentisce, se mandare i caschi blu a Ciudad Juárez, la città di frontiera con il Texas dove si sono già superati i 2.000 morti ammazzati quest’anno in una delle più sanguinose guerre criminali della storia.  Già: il 2010, l’anno fatale dal quale molti messicani si aspettano un nuovo inizio per veder rinascere un paese che da decenni si sta avvitando in una crisi di sistema. Nel 1810 vi fu il “Grito de independencia”. Era finito il Messico coloniale e nasceva il Messico indipendente. Il 1910 fu l’anno della Rivoluzione zapatista. Moriva il porfiriato e le masse degli esclusi entravano nella storia del paese. Non ci vuole Nostradamus per capire che anche alla vigilia del 2010 un modello di Messico è finito e qualcosa deve succedere.  http://www.giannimina-latinoamerica.it/archivio-notizie/498-luce-e-forza-per-il-messico-che-si-prepara-al-2010

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L’Aviazione contro l’EZLN.

La Jornada – Venerdì 13 novembre 2009

 

l’Aviazione Messicana (FAM) armò aerei C-7 per combattere l’EZLN nel 1994, mentre questi potevano essere usati solo per addestramento. Il costruttore svizzero ha applicato un ambargo per alterazione del contratto.

Jesus Aranda

Nel 1994 la Forza Aerea Messicana (FAM) armò irregolarmente aeroplani Pilatus C-7 affinché intervenissero nel conflitto armato in Chiapas. Quando il governo della Svizzera se ne accorse, applicò un embargo commerciale per impedire che il governo messicano nel 1995 acquisisse 48 aeronavi Pilatus C-9, in ragione del fatto che le aeronavi erano state usati per scopi diversi da quelli per i quali erano state acquisite. Cioè, da aeroplani da addestramento si erano trasformati in aerei da combattimento. (…)Come riportato da media aeronautici internazionali, il contratto di compravendita stabiliva che i Pilatus acquisiti dal Messico sarebbe stati utilizzati strettamente per addestramento; tuttavia questi accordi non furono rispettati ed i Pilatus furono armati per appoggiare l’Esercito a soffocare il movimento zapatista nel 1994. (…)  http://www.jornada.unam.mx/2009/11/13/index.php?section=politica&article=017n1pol

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Impunità.

La Jornada – Venerdì 13 novembre 2009

Liberati, gli aggressori degli aderenti all’Altra Campagna ora minacciano la comunità

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 12 novembre. Le autorità giudiziarie del Chiapas hanno rilasciato quattro dei responsabili delle aggressioni a spari e percosse contro indigeni aderenti all’Altra Campagna nell’ejido Jotolá (municipio di Chilón) e contro un difensore dei diritti umani avvenuta due mesi fa. Benché la cattura degli aggressori fosse stata molto reclamizzata, sono rimasti in carcere solo una settimana. Ieri sono tornati nella comunità ed ora minacciano di “vendicarsi”.  Sono stati riconosciuti come membri del gruppo priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), ripetutamente denunciata come paramilitare.  Secondo le testimonianze degli ejidatarios di Jotolá, i fratelli Juan, Guadalupe e Rogelio Cruz Méndez, ed Agustín Hernández Sántiz, fermati lo scorso 3 novembre dalla polizia ministeriale per la loro partecipazione nelle aggressioni del 18 settembre, sono stati liberati ieri dal Centro Statale di Reinserimento Sociale numero 14, El Amate, e sono giunti in comunità alle ore 23. “Tra l’una e le tre del mattino di oggi, i priisti liberati sono stati visti ubriachi e in atteggiamento minaccioso nei dintorni della casa di un’ejidataria aderente all’Altra Campagna, madre di Cándido Cruz, testimone a carico nel procedimento penale istruito contro gli aggressori liberati”, riferiscono gli ejidatarios tzeltales.  Più tardi, quando alcune donne di Jotolá transitavano per strada, i fratelli Cruz Méndez ed altri membri della Opddic hanno gridato loro: “ammazzeremo quelli dell’Altra Campagna uno alla volta e violenteremo le donne”. Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) ha lanciato l’allarme “sul rischio imminente” di un’aggressione contro gli ejidatarios dell’Altra Campagna e delle loro famiglie da parte di quelli della Opddic, ed ha sollecitato il governo statale ad adottare idonei provvedimenti per la comunità. Il CDHFBC ha espresso “sorpresa al governatore Juan Sabines Guerrero, perché il nuovo evento di impunità conferma l’uso del sistema giudiziario per reprimere la protesta sociale (come nel caso dei detenuti politici Jerónimo ed Antonio Gómez Saragos) e d’altra parte per coprire i paramilitari”. Il 18 settembre erano stati aggrediti con armi, pietre e bastoni, donne e uomini di Jotolá e l’avvocato del CDHFBC Ricardo Lagunes, che era stato minacciato di linciaggio. Gli aggrediti avevano sporto denuncia ed il Pubblico Ministero aveva spiccato mandato di cattura al giudice Carlos Alberto Bello Avendaño, titolare del tribunale penale a Tuxtla Gutiérrez, per i reati di omicidio, privazione illegale della libertà e lesioni. Il 3 novembre erano stati arrestati Juan, Guadalupe e Rogelio Cruz Méndez ed Agustín Hernández Sántiz. “Tuttavia, il giorno 10, il sopracitato giudice ha decretato il rilascio dei quattro aggressori”. Si tratta dello stesso magistrato che ha arrestato i fratelli Gómez Saragos, aderenti all’Altra Campagna di San Sebastián Bachajón, rinchiusi a El Amate da mesi.  Solo questo sabato, gli ejidatarios hanno denunciato un’incursione della Opddic che minacciava di incendiare le case con le taniche di benzina. Quel pomeriggio, 30 di questi si sono riuniti nella casa dei Cruz Mendez, identificati come i principali aggressori degli ultimi mesi. I 23 ottobre Cándido Cruz fera stato picchiato dai priisti che avevano partecipato all’aggressione di settembre. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/13/index.php?section=politica&article=018n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Laguna Verde.

Installato Accampamento di Osservazione a Laguna Verde

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas informa che a partire da questa settimana è stato installato un Accampamento di Osservazione a Laguna Verde, Venustiano Carranza.
 
Saluti solidali,
Rosy, Yasmina y Bárbara
Coordinamento delle Brigate Civili di Osservazione
Centro die Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas AC
Brasil #14, Barrio Mexicanos, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas
29240, MEXICO
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
Fax +52 (967) 6783551
www.frayba.org.mx – bricos@frayba.org.mx     

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OPDDIC minaccia zapatisti.

La Jornada – Domenica 8 novembre 2009

La OPDDIC minaccia di incendiare le case degli zapatisti

Elio Henríquez, corrispondente. San Cristóbal de Las Casas, Chis. Membri dell’organizzazione priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (OPDDIC) hanno minacciato di dare alle fiamme le case degli aderenti all’Altra Campagna zapatista nella comunità di Jotolá, municipio di Chilón, come rappresaglia per l’arresto di quattro suoi iscritti (http://www.jornada.unam.mx/2009/11/07/index.php?section=estados&article=029n6est) accusati di aver aggredito un avvocato del movimento guidato dal vescovo emerito Samuel Ruiz. Al fine di impedire l’aggressione è stata chiesta la protezione ufficiale, ha comunicato Diego Cadenas Gordillo, direttore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/08/index.php?section=estados&article=028n5est

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OCEZ propone il dialogo.

La Jornada – Venerdì 6 novembre 2009

 La OCEZ propone un tavolo di distensione

 Elio Henríquez e Ángeles Mariscal. San Cristóbal de las Casas, Chis., 5 novembre. L’Organizzazione Campesina Emiliano Zapata (OCEZ) ha proposto al segretario di Governo del Chiapas, Noé Castañón León, di parire un tavolo “di distensiones e buona volontà” per dare soluzione alle sue richieste ed all’occupazione degli uffici dell’Organizzazione delle nazioni Unite (ONU) in questa città.  “Sarebbe un primo avvicinamento per preparare un possibile dialogo”, ha dichiarato Emma Cosío Villegas, portavoces della OCEZ, che da venerdì scorso occupa la sede dell’ONU per chiedere la liberazione del suoi dirigenti José Manuel Chema Hernández Martínez, arrestato il 30 settembre, e José Manuel de la Torre e Roselio de la Cruz González, catturati il 24 ottobre.  Ha spiegato che la sera di mercoledì negli uffici dell’ONU è arrivato Héctor Buendía, collaboratore di Castañón León, dicendo ai manifestanti che si poteva montare una tenda e chiudere la strada affinché il segretario di Governo dialogasse con loro.  Questa mattina, davanti a Óscar Torrens, direttore dell’ufficio dell’ONU in Chiapas, Cosío Villegas ha parlato per telefono con Buendía al quale ha detto: “Come dimostrazione di buona volontà, il gruppo ha accettato l’installazione di un tavolo di distensione per preparare un possibile dialogo.”  Ha inoltre riferito che la proposta sarebbe che questa riunione si tenga sabato e domenica, come proposto dallo stesso Buendía, per strada, di fronte agli uffici dell’ONU.  Buendía ha detto: “Lo riferirò al segretario di Governo non appena lo incontrerò e resterò in contatto con Oscar per dare una risposta affermativa o negativa per sederci a tavola a dialogare”. Il gruppo è ora in attesa della risposta di Castañón León. http://www.jornada.unam.mx/texto/033n2est.htm

(Traduzione “Maribel” – Bergamo )

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Nuove scarcerazioni per Acteal.

La Jornada – Giovedì 5 Novembre 2009

 La Corte ordina il rilascio di altre 9 persone condannate per il massacro di Acteal

Jesús Aranda

La prima sezione della Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) ha ordinato – per quattro voti contro uno – la liberazione immediata di altri nove accusati per il massacro di Acteal; a 16 ha concesso l’appello affinché un tribunale unitario stabilisca la loro situazione giuridica, ma prendendo in considerazione esclusivamente prove lecite, ed ha archiviato (rifiutato) sei richieste di appello. Come accaduto il 12 agosto scorso, quando la sezione ordinò il rilascio di 20 indigeni accusati di partecipazione nell’assassinio di 45 tzotziles che si trovavano in una cappella, i magistrati hanno argomentato che la loro decisione si è basata sulla violazione del diritto al processo legale, la Procura Generale della Repubblica (PGR) fabbricò prove ed il Pubblico Ministero Federale non ha mai dimostrato la responsabilità dei presunti colpevoli che erano già stati condannati a 25 anni di carcere. http://www.jornada.unam.mx/texto/017n1pol.htm

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Uffici ONU occupati.

La Jornada – Domenica 1° novembre 2009

 I funzionari hanno offerto una mediazione in cambio dello sgombero degli uffici

Elio Henríquez, corrispondente. San Cristóbal de Las Casas, Chis, 31 ottobre. Funzionari dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno tenuto oggi la prima riunione con i 18 membri dell’Organizzazione Campesina Emiliano Zapata (OCEZ) che venerdì scorso hanno occupato gli uffici dell’ONU in questa città per chiedere la liberazione di tre dei suoi dirigenti. Óscar Torrens, responsabile del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) in Chiapas, ha detto che “in nessun caso” l’organizzazione chiederà alle autorità di sgomberare i suoi uffici con la forza, ma ha ripetuto il suo appello agli indigeni affinché escano volontariamente. Ha aggiunto che sulla base del primo accordo al quale si è giunti nell’incontro privato di questo sabato, i contadini gli consegneranno una petizione affinché la faccia avere alle autorità statali e federali al fine di stabilire un tavolo di negoziato, con l’impegno “da parte nostra di accompagnarli in tutto il processo di dialogo, se questo si concretizzerà”. Si è concordato che solo gli indigeni che sono entrati venerdì possono rimanere negli uffici dell’ONU, le cui chiavi sono in possesso del personale dell’organizzazione mondiale.  “Abbiamo ribadito loro di lasciare gli uffici perchè impediscono il nostro lavoro e non è il luogo adatto a fare proteste….. non possiamo garantire loro la sicurezza dentro i nostri uffici perché non è un’ambasciata, non possiamo dare asilo a nessuno”, ha dichiarato, ed ha comunicato che la risposta dei contadini è stata negativa e che non usciranno dall’edificio. Torrens ha detto che si è accordato con i membri della OCEZ che “sarà sua responsabilità, da questo sabato, fornirli di cibo, acqua e medicine in caso di bisogno. Abbiamo stabilito due orari – le 9 e le 16 – per aprire la porta e permettere ai loro compagni di consegnare i generi alimentari”. Ema Cosío Villegas, portavoce dei contadini, ha dichiarato che la loro richiesta è la rinuncia all’azione penale affinchè siano liberati i loro dirigenti José Manuel Hernández Martínez, Roselio de la Cruz González e José Manuel de la Torre Hernández; che si diano cure mediche adeguate a José Santos López Aguilar, ricoverato in un ospedale di Tuxtla Gutiérrez; che si crei una fideiussione per indennizzare le famiglie dei due indigeni morti nell’incidente in cui è stata coinvolta l’auto sulla quale viaggiavano nel tentativo di impedire la cattura del loro dirigente José Manuel Hernández, Chema, il 30 settembre scorso, e che si cancellino gli 11 mandati di cattura contro membri della OCEZ. Ema, il cui padre Daniel Cosío Villegas è stato presidente del consiglio economico e sociale dell’ONU, ha aggiunto che la delegazione dell’organismo internazionale si è impegnata a “bussare a tutte le porte affinché si stabilisca un tavolo di negoziato.”  Come ringraziamento per l’appoggio ricevuto dalla società, i 150 membri della OCEZ che da lunedì scorso hanno installato un presidio di fronte all’entrata principale della cattedrale, hanno lasciato libero il passaggio ai fedeli che si recano alla messa in questa chiesa. http://www.jornada.unam.mx/2009/11/01/index.php?section=estados&article=028n1est

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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