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Archive for aprile 2021

Dal quaderno di appunti del Gatto-Cane:

Ieri: La teoria e la pratica.

Un’assemblea in un villaggio in una delle montagne del sud-est del Messico. Devono essere i mesi di luglio-agosto di un anno vicino, con la pandemia di coronavirus che si impadronisce del pianeta. Non è una riunione qualsiasi. Non solo per la follia che la convoca, anche per l’evidente distanziamento tra sedia e sedia, e perché i colori delle mascherine sono opachi dietro lo schermo delle maschere trasparenti.

Ci sono i leader politico-organizzativi dell’EZLN. Ci sono anche alcuni leader militari, che restano in silenzio a meno che non si chieda loro di parlare su un punto preciso.

Sono molti di più di quanto si poteva supporre. Ci sono almeno 6 lingue originarie, tutte di radice Maya, e usano lo spagnolo o “la castilla” come ponte per capirsi.

Molti dei presenti sono “veterani”, erano nella sollevazione iniziata il 1 gennaio 1994 quando, armi in pugno, scesero nelle città insieme a migliaia di altre compagne e compagni, come una in più, uno in più. Ci sono anche “i nuovi”, uomini e donne che sono si sono inseriti nella dirigenza zapatista dopo molto apprendistato. La maggior parte dei “nuovi” sono “nuove”, donne di tutte le età e di diverse lingue.

L’assemblea stessa, il suo svolgimento, i suoi tempi, i suoi modi, riproduce le assemblee che si tengono nelle comunità. C’è qualcuno che coordina la riunione e che dà la parola e indica gli argomenti da discutere che sono stati concordati in precedenza. Non c’è limite di tempo per ogni intervento, cosicché il tempo qui acquisisce un altro ritmo.

Qualcuno, in questo momento, sta raccontando una storia o un racconto o una leggenda. A nessuno importa se ciò che viene narrato è un fatto reale o una finzione, ma ciò che viene detto con attraverso questo mezzo.

Questa è la storia:

Un uomo zapatista sta camminando in un villaggio. Indossa i suoi abiti migliori e il suo cappello nuovo perché, dice, cerca una fidanzata. Il narratore imita il passo e i gesti che ha visto in qualche film che circolava durante il Festival del Cinema “Puy Ta Cuxlejaltic”. L’assemblea ride quando, chi racconta la storia, fa il tono del Cochiloco (interpretato da Joaquín Cosío in “El Infierno”. Luis Estrada, 2010), e si toglie il cappello per salutare una donna immaginaria che passa con un mulo immaginario che porta legna immaginaria. Il narratore mescola lo spagnolo con una delle lingue maya, cosicché nell’assemblea, senza interruzioni, si traducono a vicenda.

Chi racconta la storia ricorda che è il tempo del mais, l’assemblea conferma. La narrazione continua:

L’uomo con il cappello incontra un conoscente, si salutano. “Ehi! Non ti avevo riconosciuto con quel cappello e così elegante”, dice il conoscente. L’interpellato risponde: “È che sto cercando una mia fidanzata”. E l’altro: “E come si chiama la tua fidanzata e dove vive?” Quello con il cappello: “Non lo so”. L’altro: “Come fai a non saperlo?”. Il cappello: “Beh, ecco perché ho detto che la sto cercando, guarda che l’ho già trovata perché conosco il suo nome e dove abita”. L’altro valuta per un secondo quella logica contundente e annuisce in silenzio.

È il turno del cappello: “E tu cosa fai?” L’altro risponde: “Sto piantando mais perché voglio le pannocchie”. Il cappello tace un attimo mentre guarda l’altro che, con un manico di scopa fa dei buchi in mezzo alla strada sterrata. Il cappello: “Ehi compare, con tutto il rispetto, ma sei abbastanza stupido”. L’altro: “e perché? Se ci sto dando dentro perché sono determinato a mangiare mais”.

Quello con il cappello si siede, accende una sigaretta e la passa all’altro, e se ne accende un’altra. Non sembrano avere fretta: né quello con il cappello per trovare la sua ragazza, né l’altro per mangiare il mais. Il pomeriggio si allunga e, a morsi, toglie alla notte un po’ di luce. Non piove ancora, ma il cielo comincia a spargere nuvole grigie per coprirsi. La luna si annida dietro gli alberi. Dopo un lungo silenzio, il cappello spiega:

“Bene, guarda, compare. Vediamo se mi capisci: in primo luogo si tratta del terreno. In questo acciottolato il mais non attecchirà. Il seme morirà sotto il calpestio e non ci sarà dove mettere radice. Il seme morirà. E poi la tua scopa, che usi come una zappa, ma la scopa è una scopa, e la zappa è una zappa, ecco perché la povera scopa è già tutta a pezzi.

Il cappello prende la scopa, controlla le toppe che l’altro ha fatto con nastro adesivo e corda, e continua: “Se ti vedesse mia madre a danneggiare così la sua scopa, ti caccerebbe a dormire in montagna”.

E prosegue: “allora, la milpa non è dovunque, compare, né si lavora con qualsiasi cosa, ma ha il suo dove e il suo con che cosa. Inoltre, non è il momento di seminare un campo di mais adesso, adesso è il tempo del raccolto. E perché ci sia il raccolto, devi prima aver lavorato duro nel campo. Cioè, nel campo non è che tu strilli “ehi donna, portami il mio pozol e le mie tortillas” che è il modo in cui urlavi alla tua donna, – beh, finché lei non si è riunita come donne che siamo e via, sono finite le urla -, ma questo è affar tuo, compare. Quello che ti sto dicendo è che alla terra non si danno ordini, ma le si spiega, le si parla, la si onora, le si raccontano storie per incoraggiarla. E la terra non ascolta un tempo qualsiasi, ma ha, come si suol dire, il suo calendario. Vuole che tu conti bene i giorni e le notti, e che guardi la terra e il cielo per vedere quando piantare il seme”.

“Quindi ecco, come si dice, la problema. Perché stai sbagliando tutto, e non è perché ci hai dato dentro e sei determinato che il tuo desiderio sarà esaudito. Ciò di cui hai bisogno è la conoscenza. Le cose non si realizzano solo perché ci dai dentro con decisione, ma serve che tu scelga un buon terreno, poi gli strumenti adatti, poi i tempi di ogni parte del lavoro. Cioè, come si suo dire, ci vuole la teoria e la pratica con conoscenza, e non le stupidate che stai facendo, che dovrebbero farti pena perché tutti ti guardano e ridono”.

“E gli stronzi che ridono non si rendono conto che le stupidate che fai colpiranno anche loro, perché proprio dove stai sprofondando, prima verrà allagato, poi l’acqua scorrerà e creerà dei rigagnoli come le rughe di tua nonna compa, che la mia è già in paradiso. E così l’auto della giunta di buon governo non riuscirà ad entrare, perché si bloccherà, e i materiali o le merci che porta dovranno essere scaricati a mano, sulle spalle, e camminando dentro i rigagnoli danneggeranno i loro stivali e pantaloni, tanto più se si vestiranno eleganti come me adesso, e così non troveranno mai una fidanzata. E le compagne, ancora peggio, compare, perché quelle sono toste. Ti passeranno accanto, con un asino che trasporta le loro cose, e diranno: “C’è chi è più cocciuto del mio asino, e più stupido”. E spiegheranno: “Ehi, quando dico ‘adesso fottuto asino’, non offenderti, sto parlando al mio animale”.

Che succede compare, mi offendi?” dice l’altro indignato.

Il cappello: “No, beh, te lo dico soltanto. Prendilo come un consiglio o un indicazione, non è un ordine. Ma, come diceva il compianto Sup: “è meglio che tu faccia come dico, perché se no, se va storto ti dirò “ odio dirti che te l’avevo detto, ma te l’avevo detto”. Quindi ascoltami, compare”.

L’altro: “Quindi questa terra è inutile, e così la mia zappa? Né è il momento?”.

Il cappello: “no, no e no”.

“E quando è il momento, allora?”.

“Ops, è già passato. Ora devi aspettare un altro giro. Intorno ad aprile, maggio, e affinché l’acqua non manchi, il 3 maggio vuole che alla terra venga dato il tuo pane, una bibita per il caldo, magari una sigaretta di foglie, le sue candele, e chi raccolga anche i suoi frutti e le sue verdure e persino il suo brodo di pollo. Il defunto Sup ha diceva che solo con la zucca no, che se alla terra dai la zucca ,si arrabbia e tira fuori un serpente. Ma credo che fosse una bugia del compianto, lo diceva perché non gli piaceva la zucca”.

Allora, quando?

“Mmm, ora vedrai: siamo già come si dice quasi a ottobre, quindi 6 mesi. Dunque in aprile-maggio. Ma dipende”.

“Va bene, e ora come faccio se voglio il mais in questo momento?” L’altro pensa e, improvvisamente, aggiunge: “Lo so! Chiederò in prestito del mais all’autorità autonoma”.

Il cappello: “E poi, come risarcisci l’autorità autonoma?”.

“Ah, beh, chiedo un prestito alla Giunta e restituisco con questo. E per restituire alla Giuta chiedo un prestito al Los Tercios. E per saldare Los Tercios chiedo di nuovo un prestito all’autorità, alla fine vedrai che pago.

Il cappello, grattandosi la testa, dice. “Accidenti compare, adesso viene fuori come nel film di Vargas, ne sei uscito più bastardo che bellino. Se la pensi come il malgoverno, dovresti essere un deputato, o un senatore o un governatore, o qualcuno di quegli stronzi”.

“Che dici, compare? Io solo resistenza e ribellione. Vedrai come faccio”.

Il cappello: “Allora me ne vado perché altrimenti non troverò la mia ragazza. Ci vediamo, amico”.

L’altro: “Vai con Dio, e se trovi la tua ragazza, chiedile se la sua famiglia non ha del mais che può prestarmi, che poi gli pagherò”.

Il narratore si rivolge all’assemblea: “Allora cos’è meglio? Prestiamo mais al compare o che se la sbrighi con la teoria e la pratica con consapevolezza?”.

-*-

È arrivata l’ora del pozol. L’assemblea si disperde. Il SupGaleano, solo per capriccio, dice al Subcomandante Moisés: “A me piacciono solo i popcorn” e si dirige alla sua capanna. Il Subcomandante Moisés gli risponde: “E pure la salsa piccante?”. Il SupGaleano non risponde ma cambia direzione. “Dove stai andando?”. Chiede il SubMoy. Il Sup, allontanandosi, quasi grida: “Vado a chiedere in prestito la salsa al negozio delle Insurgentas”.

In fede.

Miau-Guau.

Il Gatto-Cane, clandestino sul La Montaña.
(Vabbè, non aveva i soldi, inoltre, c’è un cartello all’ingresso de La Montaña che dice: “Non sono ammessi gatti, cani… o scarabei schizofrenici”).
Ancora in Messico. Aprile 2021

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale e foto, video: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/04/30/ayer-la-teoria-y-la-practica/

El Mariachi Renacimiento del Caracol di Roberto Barrios. https://vimeo.com/video/543483661

https://vimeo.com/video/543481628 Ragazza base zapatista saluta la delegazione marittima zapatista.

https://vimeo.com/video/543505441 Musica: Santiago Feliú, mentre suona «Créeme» di Vicente Feliú.

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Dalla Lacandona al mondo

Luis Hernández Navarro

La storia della colonizzazione del Nuovo Mondo e dell’espansione capitalista segue la rotta atlantica. Attraverso l’oceano i primi coloni e religiosi arrivarono in America, accompagnati dalle loro armi e dalla loro fede. Inseparabili, la croce e la spada solcavano i mari, seguite da schiavi e mercanzie. Trasportate dai venti e dalle correnti marine, le navi tornavano in Europa cariche dei frutti di saccheggi e spoliazioni.

Questo 3 maggio, giorno della Santa Cruz, Chan Santa Cruz, il nome dato al santuario e al governo Maya autonomo che gli indigeni ribelli hanno tenuto in vita per mezzo secolo, i ruoli si invertiranno. In quella data, sempre attraverso l’Atlantico, la nave zapatista La Montaña, salperà da Isla Mujeres verso il porto di Vigo, in Spagna, per incontrare i loro compagni e una poliedrica serie di figure e movimenti sociali. L’antica rotta della Conquista sarà la via per la spedizione emancipatrice, battezzata dall’EZLN Viaggio per la Vita, per arrivare in Europa.

Così, ora in senso opposto, si rivisiterà l’appassionante incontro tra ribelli, fuorilegge e protagonisti delle rivolte popolari anticapitaliste dei due i continenti narrato da Peter Linebaugh e Marcus Redinker, nel loro meraviglioso libro L’idra della rivoluzione. Marinai, schiavi e contadini nella storia nascosta dell’Atlantico. I marinai – scrivono Linebaugh e Redinker – portavano in Europa storie che parlavano delle società alternative d’America. Lungo la strada allacciavano il comunismo primitivo del Nuovo Mondo con il comunismo plebeo del Vecchio Mondo.

La portata dell’iniziativa può essere compresa appieno solo se si mette da parte la mistificazione di presumere che tutto si risolve nello Stato e dallo Stato. Le lotte attuali, prese nella loro globalità, invece di accettare l’omogeneità dello Stato, del capitalismo, della tecnologia, conducono a differenze. La nostalgia per la Cortina de Nopal non c’entra niente con la sinistra. Le lotte di emancipazione sono sempre state internazionaliste.

Certamente – come ha sottolineato lo storico sociale inglese Edward P. Thompson – cercare di influenzare il corso della storia per mezzo di movimenti dal basso è un compito ingrato e terribilmente lungo. Ma, a lungo andare, è uno dei pochi posti onorevoli in cui stare.

Nella sua tappa europea, la delegazione marittima dell’EZLN, alla quale si uniranno altri delegati che arriveranno in aereo, visiterà più di 30 paesi. E lì incontreranno migliaia di attivisti che, dal 1994, hanno visitato e vissuto per intere stagioni nelle comunità autonome zapatiste. Vedranno le loro vecchie conoscenze altromondiste che oggi (come ieri) sono combattenti instancabili contro il fascismo, generosi organizzatori di migranti, costruttori vitali di nuove forme di convivenza urbana, agguerriti sindacalisti in un mondo del lavoro precario, feroci demolitori di statue di mercanti di schiavi e colonialisti (https://bit.ly/2PluaBF).

I legami duraturi e sorprendentemente vitali tra gli zapatisti ed i loro interlocutori europei, nonostante il passare degli anni, sono stati ignorati o sono passati inosservati da chi guarda il mondo dall’alto. Tuttavia, hanno segnato profondamente le dinamiche delle lotte antisistemiche. Sebbene formalmente lo sia, Bruxelles non è più la capitale dell’Unione Europea. Sulla mappa della resistenza, Atene, Genova, Gibilterra o i centri di arrivo dei migranti hanno cambiato la mappa delle resistenze ed occupano il suo posto.

Tra entrambi c’è una lunga storia di cooperazione, solidarietà dal basso, linguaggio condiviso, rivendicazione e reinvenzione del comune; il noi. Hanno sviluppato un orizzonte collettivista, antiautoritario ed egualitario. I loro stili di vita alternativi sono profondamente intrecciati. Hanno forgiato legami di amicizia, affetto e comunione a prova di avversità. Sono una comunità unita da idee, sentimenti ed esperienze comuni. Tra loro c’è, anche se in maniera incipiente, un destino globale creato congiuntamente (https://bit.ly/3gDMd14).

Il viaggio zapatista può essere letto come un esodo dal tessuto organizzativo in cui sono istituzionalizzate le ortodossie. I ribelli di entrambi i continenti condividono che le loro eresie sono nate dalle periferie. Come sottolinea il filosofo francese Henri Lefebvre, la periferia a volte si trova al centro, o è la chiave per raggiungerlo. Solo le periferie raggiungono la coscienza e la conoscenza dei centri. La coscienza periferica metodicamente guidata permette – dice – di raggiungere la conoscenza del centro e del mondo.

Molto distante dalla waltdisneyizzazione del passato, con il riconoscimento delle memorie dei popoli storici del continente americano in pegno, confrontati radicalmente con il persistere dell’arroganza coloniale, lungi dal vittimismo paralizzante che non rompe con le logiche del potere, hanno deciso di seguire un’altra politica per la vita, che non è soggetta all’orologio degli affari o al calendario di quelli sopra. La loro proposta, che evita di ripetersi e nasce dalle loro realtà terrene, sfugge ai tempi dell’economia e ai momenti della rappresentazione.

Nell’ora della parola, dalla Lacandona al mondo, in procinto di levare le ancora a Isla Mujeres per solcare le acque dell’Atlantico, gli zapatisti, come i marinai, non parleranno sotto voce, perché, come si sa, il mare parla forte.

Testo originale: https://www.jornada.com.mx/2021/04/27/opinion/016a1pol

Traduzione “Maribel” – Bergamo

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La Rotta di Ixchel.

Aprile 2021

La Montaña uscirà.

Da una delle case de Ixchel, la madre dell’amore e la fertilità, la nonna di piante e animali, madre giovane e madre anziana, la rabbia nella quale il dolore della terra si trasforma quando è ferita e macchiata, uscirà la Montaña.

Una delle leggende maya racconta che Ixchel si distese sul mondo in forma di arcobaleno. Lo fece per dare così al pianeta una lezione di pluralità e inclusione, e per ricordargli che il colore della terra non è uno solo, bensì molti, e che tutti, senza smettere di essere quel che sono, illuminano la meraviglia della vita. E lei, Ixchel, la donna arcobaleno, abbraccia tutti i colori e li rende parte di sé.

Nelle montagne del sudest messicano, nella lingua di radice maya dei più vecchi tra i vecchi, si narra una delle storie di Ixchel, madre-luna, madre-amore, madre-rabbia, madre-vita. Parlando il Vecchio Antonio, così disse:

“Da oriente venne la morte e la schiavitù. Arrivò e basta. Non possiamo cambiare niente di ciò che è stato. Ma così disse Ixchel:

Che domani ad oriente navighino la vita e la libertà nella parola delle mie ossa e sangue, le mie figlie. Che non comandi un colore. Che non comandi nessuno affinché nessuno ubbidisca e che ognuno sia ciò che è con gioia. Perché la pena e il dolore vengono da chi vuole specchi e non vetri per affacciarsi su tutti i mondi che io sono. Con rabbia bisognerà rompere 7 mila specchi fino ad alleviare il dolore. Molta morte dovrà dolere perché, finalmente, il cammino sia la vita. Che l’arcobaleno incoroni dunque la casa delle mie figlie, la montagna che è la terra dei miei successori”.

Quando l’oppressione arrivò in ferro e fuoco sul suolo maya, il Ts´ul, arrivato da lontano, vide molte figure della dea arcobaleno e così chiamò questa terra: Isla Mujeres.

Una mattina del domani, quando la croce parlante invochi, non il passato, ma il futuro, la montagna navigherà fino alla terra del Ts´ul e attraccherà di fronte al vecchio olivo che dà ombra al mare e identità a chi vive e lavora su quelle coste.”

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Il giorno 3 maggio dell’anno 21 del secolo 21, da Isla Mujeres, Quintana Roo, Messico, salperà la Montaña per attraversare l’Atlantico in una traversata che sa molto di sfida e nessun rimprovero. Nel sesto mese del calendario, avvisterà le coste del porto di Vigo (Ciudad olívica), Pontevedra, nella Comunità Autonoma della Galizia, Stato Spagnolo.

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Se non si potrà sbarcare, sia per il COVID, migrazione, pura discriminazione, sciovinismo, o che si sbagliano di porto o l’ostia, saremo preparati.

Siamo pronti ad aspettare e lì, di fronte alle coste europee, spiegheremo un grande striscione che dica “Sveglia!“. Aspetteremo di vedere se qualcuno leggerà il messaggio e poi se, in effetti, si sveglierà; e di vedere ancor di più se farà qualcosa.

Se l’Europa del basso non vorrà o non potrà, allora, previdenti, abbiamo 4 cayucos con rispettivi remi ed intraprenderemo il ritorno. Certo, ci vorrà un po’ per arrivare a scorgere le sponde della casa di Ixchel.

I cayucos rappresentano 4 tappe del nostro essere zapatisti:

.- La nostra cultura come popolo originario di radice maya. È il cayuco più grande dentro il quale possono starci gli altri 3. È un omaggio ai nostri antenati.

.- La tappa della clandestinità e la sollevazione. È il cayuco che segue il primo per dimensione, ed è un omaggio ai caduti del primo gennaio 1994.

.- La tappa dell’autonomia. È il terzo per volume, dal maggiore al minore, ed è un omaggio ai nostri villaggi, regioni e zone che, in resistenza e ribellione, hanno innalzato ed innalzano l’autonomia zapatista.

.- La tappa dell’infanzia zapatista. È il cayuco più piccolo che hanno dipinto e decorato bambini e bambine zapatiste con le figure ed i colori che hanno deciso loro.

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Ma, se riusciremo a sbarcare ed abbracciare con la parola coloro che là lottano, resistono e si ribellano, allora ci saranno festa, ballo, canzoni, e cumbie ed i fianchi scuoteranno suoli e cieli distanti tra loro.

E, su entrambi i lati dell’oceano, un breve messaggio inonderà tutto lo spettro elettromagnetico, il cyberspazio e l’eco sarà nei cuori:

вторгнення почалося
bosqinchilik boshlandi
a invasión comezou
Die Invasion hat begonnen
istila başladı
la invasió ha iniciat
l’invasione hè principiata
invazija je započela
invaze začala
инвазията е започнала
invasionen er startet
invázia sa začala
invazija se je začela
la invado komenciĝis
the invasion has started
invasioon on alanud
inbasioa hasi da
hyökkäys on alkanut
l’invasion a commencé
mae’r goresgyniad wedi cychwyn
η εισβολή έχει ξεκινήσει
tá an t-ionradh tosaithe
innrásin er hafin
l’invasione è iniziata
بدأ الغزو
êriş dest pê kiriye
iebrukums ir sācies
prasidėjo invazija
d’Invasioun huet ugefaang
започна инвазијата
bdiet l-invażjoni
de invasie is begonnen
invasjonen har startet
حمله آغاز شده است
rozpoczęła się inwazja
a invasão começou
invazia a început
вторжение началось
инвазија је започела
invasionen har börjat

“L’invasione è iniziata”.
.-.. .- / .. -. …- .- … .. — -. / …. .- / .. -. .. -.-. .. .- -.. — (in alfabeto morse)

E forse, solo forse, Ixchel, dea luna, sarà allora illuminazione sul nostro cammino e, come in questa alba, luce e destino.

In fede.

Dal Centro di Addestramento Marittimo-Terrestre Zapatista
Semillero Comandanta Ramona. Zona Tzotz Choj.

Il SupGaleano.
Messico, 26 aprile 2021. Luna piena.

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale, video e foto: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/04/26/la-ruta-de-ixchel/

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INTANTO, NELLA SELVA LACANDONA…”
(Terci@s Compas).

Frammenti visivi del saluto alle delegazioni zapatiste in alcune comunità indigene zapatiste, sulle rive dei fiumi Jataté, Tzaconejá e Colorado, montagne del sud-est messicano, Chiapas, Messico, America, America Latina, pianeta Terra.

Musica sulle zattere: La piragua (di José Barros). Trío Los Inseparables (versione ridotta di Sonido Dueñez / Sabotaje Dub. Sabotaje Media (2021).

Bene. Saluti e “se non va, ti porterò nel mio cuore, ti porterò qui nel mio canto”.

Il SupGaleano mentre balla raspadito, raspadito, la cumbia, raspando la terra, amandola, difendendola, ballandola (che non è lo stesso ma è uguale). La vita! “Fino ad un altro continente della pianeta Terra”.

Testo originale e foto: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/04/24/y-mientras-tanto-en-la-selva-lacandona/

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SQUADRONE 421

(La delegazione marittima zapatista)

SQUADRONE 421

(La delegazione marittima zapatista)

Aprile 2021

Calendario? Un’alba del quarto mese. Geografia? Le montagne del sudest messicano. Un silenzio repentino si impone sui grilli, sul latrato diffuso e lontano dei cani, sull’eco di una musica di marimba. Qui, nelle viscere delle alture, un sussurro più che un russare. Se non fossimo dove siamo, si potrebbe pensare che è una voce dal mare aperto. Non le onde che si infrangono contro la costa, la spiaggia, la scogliera delimitata da una stravagante frastagliatura. No, qualcos’altro. E poi … un lungo gemito e un intempestivo, breve tremore.

La montagna si solleva. Si rimbocca, con pudore, le falde. Non senza sforzo, solleva i piedi da terra. Compie il primo passo con una smorfia di dolore. Ora sanguinano i piedi a questa montagna piccola, lontana dalle mappe, dalle destinazioni turistiche e dalle catastrofi. Ma qui tutto è complicità, così una pioggia anacronistica le lava i piedi e, con il fango, cura le sue ferite.

Abbi cura di te, figlia”, le dice la Ceiba madre. “Coraggio”, dice la corteccia di huapác come a sé stessa. L’uccello tapacamino la guida. “Ad oriente, amica, ad oriente”, dice mentre saltella da una parte all’altra.

Vestita di alberi, uccelli e pietre, la montagna cammina. Al suo passaggio, uomini, donne, chi non è né l’uno né l’altro, ragazzi e ragazze assonnati, si aggrappano ai bordi delle sue falde. Si arrampicano sulla sua blusa, le incoronano le punte dei seni, la seguono alle spalle e, ormai sulla sua cima, si svegliano.

Ad oriente il sole, che a malapena fa capolino all’orizzonte, interrompe un poco il suo giro ostinato e quotidiano. Ti è sembrato di veder camminare una montagna con una corona di esseri umani. Ma oltre al sole ed alcune nuvole grigie che la notte ha dimenticato, nessuno qui sembra sorprendersi.

Era scritto così”, dice il Vecchio Antonio affilando il machete a doppio taglio, e Doña Juanita annuisce con un sospiro.

Il focolare odora di caffè e mais cotto. Dalla radio comunitaria esce una cumbia. Il testo parla di una leggenda impossibile: una montagna che naviga controcorrente alla storia.

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Sette persone, sette zapatisti, compongono la frazione marittima della delegazione che visiterà l’Europa. Quattro sono donne, due sono uomini e unoa è otroa. 4, 2, 1. Lo squadrone 421 è già acquartierato nel “Centro di Addestramento Marittimo-Terrestre Zapatista”, situato nel Semillero Comandanta Ramona nella zona Tzotz Choj.

Non è stato facile. Piuttosto, è stato tortuoso. Per arrivare a questo calendario abbiamo dovuto affrontare obiezioni, consigli, scoraggiamenti, inviti alla misura e alla prudenza, veri sabotaggi, bugie, volgarità, resoconti dettagliati delle difficoltà, pettegolezzi e insolenze, e una frase ripetuta fino alla nausea: “quello che volete fare è molto difficile, se non impossibile”. E, naturalmente, dicendoci, ordinandoci cosa dovremmo e non dovremmo fare. Tutto questo, su questa e sull’altra sponda dell’oceano.

Tutto questo senza contare gli ostacoli del governo supremo e della sua burocrazia ignorante, ostinata e razzista.

Ma vi parlerò di tutto questo in un’altra occasione. Ora devo parlarvi della nostra nuovissima delegazione marittima zapatista.

Le 4 donne, i due uomini e lao otroa sono esseri umani. A loro è stato fatto il Test di Turing, con alcune modifiche che ho ritenuto pertinenti per escludere che alcun@ di loro, o tutt@, fossero un organismo cibernetico, un robot, capace di ballare la cumbia del Sapito sbagliando il passo. Ergo, i 7 esseri appartengono alla razza umana.

Le/I 7 sono nati nel continente che chiamano “America” e il fatto che condividano dolore e rabbia con altri popoli originari da questa parte dell’oceano, li rende Latinoamericani. Sono anche messicani di nascita, discendenti dei popoli originari maya, come verificato con le loro famiglie, vicini e conoscenti. Sono anche zapatisti, con documenti dei municipi autonomi e delle Giunte di Buon Governo che lo avallano. Non hanno crimini dimostrati a loro carico e che non siano stati sanzionati opportunamente. Vivono, lavorano, si ammalano, si curano, amano, si disamorano, ridono, piangono, ricordano, dimenticano, giocano, fanno sul serio, prendono appunti, cercano un pretesto, insomma, vivono nelle montagne del Sudest Messicano, in Chiapas, Messico, Latinoamerica, America, Pianeta Terra, eccetera.

Le/I 7, inoltre, si sono offerti volontari per il viaggio via mare – cosa che non suscita molto entusiasmo tra la grande varietà di zapatisti di tutte le età -. Quindi, per essere chiari, nessuno voleva viaggiare in nave. Quanto ha contribuito a ciò la campagna di terrore scatenata da Esperanza e da tutta la banda di Defensa Zapatista, sintetizzata nel famoso algoritmo “moriranno tutt@ miseramente”? Non lo so. Ma il fatto di aver sconfitto i social, compreso whatsapp, senza alcun vantaggio tecnologico (beh, senza nemmeno campo nel cellulare), mi ha motivato a mettere il mio granello di sabbia.

Così, mosso dalla mia simpatia per la banda di Defensa Zapatista, ho chiesto al SubMoy il permesso di parlare con la delegazione che, tra grida, gridolini e risate de@ bambin@, si stava preparando all’invasione che non è un’invasione… beh, sì, lo è, ma è qualcosa, diciamo, consensuale. Qualcosa di simile a un internazionalismo sadomasochista che, ovviamente, non sarà ben visto dall’ortodossia dell’avanguardia, che, come si deve, si spinge così avanti dalle masse, che non si riesce a vedere.

Mi sono presentato in assemblea e, mostrando la mia migliore espressione da tragedia, ho raccontato loro cose orribili sul mare aperto: il “vomito infinito; la monotona vastità dell’orizzonte; la dieta povera di mais, senza popcorn e – orrore! – senza salsa Valentina; la reclusione con altre persone per diverse settimane – con le quali, le prime ore, si scambiano sorrisi e attenzioni e poco dopo sguardi assassini -; ho pure descritto, molto dettagliatamente, terribili tempeste e minacce sconosciute; ho fatto riferimento al Kraken e, attraverso uno di quei richiami letterari, ho raccontato loro di una gigantesca balena bianca che cercava, furiosa, qualcuno a cui staccare la gamba, cosa che non lascerebbe alla vittima un ruolo decoroso nella cumbia più lenta. È stato inutile. E devo confessare, non senza il mio orgoglio di genere gravemente ferito, che sono state di più le donne a dire: “in barca”, quando si offriva loro la possibilità di viaggiare via mare o viaggiare in aereo.

Quindi si sono iscritt@ non 7, non 10, non 15, ma più di 20. Perfino la piccola Veronica di 3 anni si è iscritta quando ha sentito la storia della balena assassina. Sì, incomprensibile. Ma se la conosceste (la bambina, non la balena), la compatireste. Voglio dire, compatireste Moby Dick.

Allora perché solo 7? Bene, posso parlarvi dei 7 punti cardinali (quello davanti, quello dietro, quello di un lato, dell’altro lato, quello in centro, quello sopra e quello sotto), dei 7 primi dei, quelli che hanno creato il mondo, e così via. Ma la verità è che, lungi da simboli e allegorie, il numero è dovuto al fatto che la maggior parte non ha ancora ottenuto il passaporto e sta ancora lottando per ottenerlo. Ve ne parlerò più tardi.

Beh, di sicuro non vi interessano questi problemi. Quello che volete sapere è chi salperà con “La Montaña”, attraverserà l’Oceano Atlantico e invaderà… ehm, intendevo, visiterà l’Europa. Quindi qui metto le loro foto e un brevissimo profilo:

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Lupita. 19 anni. Messicana di nascita. Tzotzil degli Altos del Chiapas. Parla la sua lingua madre, tzotzil e il castigliano correntemente. Sa leggere e scrivere. È stata coordinatrice locale giovanile, coordinatrice regionale giovanile e responsabile locale del lavoro collettivo. Musica preferita: pop, romantica, cumbia, ballate, elettronica, rap, hip hop, musica andina, musica china, rivoluzionaria, classica, rock degli anni ’80 (così si diceva), mariachi, musica tradizionale del suo popolo… e reggaeton (nota della redazione: se questo non è “un mondo dove stanno molti mondi”, non so cosa altro sia. Fine della nota). Colori preferiti: nero, rosso, ciliegia e caffè. Esperienza marittima: quando era piccola ha viaggiato in lancia. Si è preparata per 6 mesi per essere delegata. Volontaria per viaggiare in nave per l’Europa. Svolgerà attività come Tercia Compa durante il viaggio in mare.

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Carolina. 26 anni. Messicana di nascita. Originaria tzotzil degli Altos del Chiapas, ora Tzeltal della selva Lacandona. Parla la sua lingua madre, tzotzil, oltre al tzeltal e il castigliano correntemente. Sa leggere e scrivere. Madre single di una bambina di 6 anni. Sua madre l’aiuta con la bambina. È stata la coordinatrice di “come mujeres que somos” ed ha seguito corsi di veterinaria. Attualmente è Comandanta nel direttivo politico-organizzativo zapatista. Musica preferita: pop, romantica, cumbia, rock degli anni ’80 (così si diceva), gruperas e rivoluzionaria. Colori preferiti: crema, nero e ciliegia. Esperienza marittima: qualche volta in lancia. Si è preparata per 6 mesi per essere delegata. Volontaria per viaggiare in nave per l’Europa.

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Ximena. 25 anni. Messicana di nascita. Cho´ol del nord del Chiapas. Parla la sua lingua madre cho’ol e castigliano correntemente. Sa leggere e scrivere. Madre single di una bambina di 6 anni. Sua madre la aiuta con la bambina. È stata coordinatrice giovanile ed è attualmente Comandanta nel direttivo politico-organizzativo zapatista. Musica preferita: cumbia, tropicale, romantica, rivoluzionaria, rock anni ’80 (così si diceva), elettronica e rancheras. Colori preferiti: viola, nero e rosso. Esperienza marittima: qualche volta in lancia. Si è preparata per 6 mesi per essere delegata. Volontaria per viaggiare in nave per l’Europa. Seconda in comando nella delegazione marittima, dopo Darío.

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Yuli. 37 anni. Compirà i 38 a maggio, in alto mare. Originaria Tojolabal della Selva di confine, ora Tzeltal della Selva Lacandona. Parla correntemente lo spagnolo. Sa leggere e scrivere. Madre di due bambini: una ragazza di 12 anni e un bambino di 6 anni. Il suo compagno l’aiuta con i bambini. Il suo compagno è Tzeltal, quindi si amano, litigano e tornano ad amarsi in castigliano. È stata promotrice di educazione, formatrice di educazione (preparano promotor@ di educazione) e coordinatrice di collettivi locali. Musica preferita: romantica, gruperas, cumbia, vallenato, rivoluzionaria, tropicale, pop, marimba, rancheras e rock degli anni ’80 (così si diceva). Colori preferiti: nero, caffè e rosso. Nessuna esperienza marittima. Si è preparata per 6 mesi per essere delegata. Volontaria per viaggiare in nave per l’Europa.

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Bernal. 57 anni. Tojolabal della zona della Selva di confine. Parla la sua lingua madre tojolabal e castigliano correntemente. Sa leggere e scrivere. Padre di 11 figl@: il più grande ha 30 anni e il più giovane 6. La sua famiglia lo sostiene nella cura dei piccoli. È stato miliziano, responsabile locale, insegnante della escuelita zapatista e membro della Giunta di Buon Governo. Musica preferita: rancheras, cumbia, musical huichol, marimba e rivoluzionaria. Colori preferiti: blu, nero, grigio e caffè. Esperienza marittima: cayuco e lancia. Si è preparato per 6 mesi per essere delegato. Volontario per viaggiare in nave per l’Europa.

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Darío. 47 anni. Cho´ol del nord del Chiapas. Parla la sua lingua madre, cho’ol e castigliano correntemente. Sa leggere e scrivere. Padre di 3 figl@: uno di 22 anni, un altro di 9 anni e il più giovane di 3 anni. Il ragazzo e la ragazza andranno con la madre in Europa in aereo a luglio. È stato un miliziano, responsabile locale, responsabile regionale, e attualmente è Comandante nel direttivo politico-organizzativo zapatista. Musica preferita: rancheras di Bertín y Lalo, musica tropicale, marimba, musica regionale e rivoluzionaria. Colori preferiti: nero e grigio. Esperienza marittima: cayuco. Si è preparato per 6 mesi per essere delegato. Volontario per viaggiare in nave per l’Europa. Sarà il coordinatore della delegazione marittima zapatista.

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Marijose. 39 anni. Tojolabal della zona della Selva di confine. Parla correntemente lo spagnolo. Sa leggere e scrivere. È stato milizianoa, promotoroa di salute, promotoroa di educazione e formatoroa di educazione. Musica preferita: cumbia, romantica, rancheras, pop, elettronica, rock anni ’80 (così si diceva), marimba e rivoluzionaria. Colori preferiti: nero, blu e rosso. Esperienza marittima: cayuco e lancia. Si è preparat@ per 6 mesi per essere delegatoa. Volontarioa per viaggiare in nave per l’Europa. È stato designato come loa primeroa zapatista a sbarcare e, con ciò, inizia l’invasione… ok, la visita in Europa.

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Quindi il primo piede che si poserà sul suolo europeo (ovviamente, se ci faranno sbarcare) non sarà di un uomo, né di una donna. Sarà di unoa otroa.

In quello che il defunto SupMarcos avrebbe definito “uno schiaffo a tutta la sinistra etero patriarcale”, è stato deciso che a sbarcare per primo sarà Marijose.

Non appena poserà i suoi due piedi sul territorio europeo e si riprenderà dal mal di mare, Marijose griderà:

“Arrendetevi visi pallidi etero patriarcali che perseguitate il diverso!”

Nah, scherzo. Ma, non sarebbe bello se lo dicesse?

No, toccando terra loa compa zapatista Marijose dirà in tono solenne:

“A nome delle donne, dei bambini, degli uomini, degli anziani e, naturalmente, degli otroas zapatisti, dichiaro che il nome di questa terra che i suoi nativi ora chiamano “Europa”, d’ora in poi si chiamerà: SLUMIL K´AJXEMK´OP, che significa “Terra Indomita”, o “Terra che non si rassegna, che non cede”. E così sarà conosciuta dalla gente del posto e dagli estranei finché qui ci sarà qualcuno che non si arrende, non si vende e non cede”.

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In fede.

SupGaleano.

Aprile 2021

(Continua…)

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale e foto: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/04/17/escuadron-421/

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VIAGGIO PER L’EUROPA…

COMMISSIONE SEXTA DELL’EZLN

MESSICO

10 aprile 2021

Alle persone, gruppi, collettivi, organizzazioni, movimenti, coordinamenti e popoli originari in Europa che attendono la nostra visita:
Alla Sexta Nazionale e Internazionale:
Alle reti in resistenza e ribellione:
Al Congresso Nazionale Indigeno:
Ai popoli del mondo:

Sorelle, fratelli e compagn@:

Questo 10 aprile 2021 le/i compagn@ che fanno parte del primo gruppo di delegati del nostro Viaggio per la Vita, capitolo Europa, hanno raggiunto il “Semillero Comandanta Ramona”. Si tratta della delegazione marittima.

Con una piccola cerimonia, secondo i nostri usi e costumi, la delegazione ha ricevuto dai popoli zapatisti il mandato di portare lontano i nostri pensieri, cioè i nostri cuori. Le/i nostr@ delegat@ hanno un cuore grande. Non solo per abbracciare coloro che nel continente europeo si ribellano e resistono, ma anche per ascoltare e imparare dalle loro storie, geografie, calendari e modi.

Questo primo gruppo rimarrà in quarantena per 15 giorni, isolato nel Semillero, per assicurarsi di non essere infettato dal COVID19 e per prepararsi al lungo viaggio per mare. Durante queste due settimane vivranno all’interno della replica della barca che, per questo, abbiamo costruito nel Semillero.

Il 26 aprile 2021 partiranno per un porto della Repubblica messicana. Arriveranno entro e non oltre il 30 aprile e saliranno a bordo dell’imbarcazione che abbiamo chiamato “La Montaña”. Resteranno a bordo della nave per due o tre giorni e il 3 maggio 2021, il giorno del la Santa Cruz, Chan Santa Cruz, la nave “La Montaña” salperà con i nostri compagni con destinazione le coste europee, in un viaggio che dovrebbe durare dalle 6 alle 8 settimane. Si stima che nella seconda metà di giugno 2021 saranno al largo delle coste europee.

A partire da questo 15 aprile 2021, dai 12 caracol zapatisti le nostre basi di appoggio de@ nostr@ compagn@ svolgeranno attività per salutare la delegazione zapatista che, via mare e via aerea, viaggerà per la geografia che chiamano “Europa”.

In questa parte di quello che abbiamo chiamato “Viaggio per la Vita”. Capitolo Europa”, le/i delegat@ zapatist@ incontreranno coloro che ci hanno invitato a parlare delle nostre reciproche storie, dolori, rabbie, conquiste e fallimenti. Finora abbiamo ricevuto e accettato inviti dalle seguenti aree geografiche:

Austria

Belgio

Bulgaria

Catalogna

Cipro

Croazia

Danimarca

Finlandia

Francia

Germania

Grecia

Italia

Lussemburgo

Norvegia

Olanda

Paesi Baschi

Polonia

Portogallo

Regno Unito

Romania

Russia

Serbia

Slovenia

Stato Spagnolo

Svezia

Svizzera

Turchia

Ucraina

Ungheria

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Da oggi il Subcomandante Insurgente Galeano pubblicherà una serie di testi in cui vi parlerà di chi compone la delegazione marittima zapatista, del lavoro svolto, di alcuni problemi che abbiamo affrontato e così via.

In breve: siamo già in viaggio per l’Europa.

Per ora è tutto.

Dalle montagne del Sud-est Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés
Commissione Sexta dell’EZLN
Messico, aprile 2021

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/04/12/camino-a-europa/

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Paramilitarismo in Chiapas nella Quarta Trasformazione

Gilberto López y Rivas

2 aprile 2021

Il 30 aprile 1999, in qualità di presidente di turno della Commissione di Concordia e Pacificazione, ho presentato un esposto, presso l’allora Procuratore Generale (PGR), sull’esistenza di gruppi paramilitari in Chiapas, uno dei quali perpetrò il massacro di Acteal il 22 dicembre 1997. Questo esposto denunciava la pratica da parte delle forze armate messicane di una strategia di guerra irregolare, descritta nei manuali della Sedena e nel Plan de campañ Chiapas 94, e l’applicazione di una tattica contrainsurgente nota come incudine e martello, che consiste nel fatto che le forze armate agiscono come contenimento passivo (incudine), sotto la protezione del quadro giuridico, mentre i gruppi paramilitari (martello) attuano, clandestinamente, le vessazioni attive contro comunità e basi di appoggio dell’EZLN. Inoltre gli strateghi messicani usano una metafora per spiegare il ruolo di questi gruppi paramilitari, sostenendo che non solo l’acqua (sostegno popolare) deve essere tolta ai pesci (insurrezione), ma che bisogna anche mettere in acqua pesci più feroci.

In questa denuncia, tra l’altro, si evidenziava la presenza di militari o ex militari nel massacro di Acteal in relazione diretta con il comando della Sedena. Uno fu identificato in Mariano Pérez Ruiz, il quale, nel giugno 1998, dichiarò dinanzi al PGR, come a fascicolo 96/98, che ex funzionari e dirigenti del PRI sono responsabili dell’assunzione di militari e poliziotti per istruire nell’uso delle armi e sulla strategia paramilitare tra le comunità indigene di Chenalhó, ma aggiunse un chiarimento significativo: È vero che ho fatto un’affermazione in questo senso, ma è stato perché elementi della Polizia Militare mi hanno costretto a testimoniare in questo modo, perché se non lo avessi fatto mi avrebbero fatto sparire. Inoltre, ero ancora un militare effettivo e dovevo eseguire gli ordini dei miei superiori (GLR, Viejas y nuevas guerras sucias, El Cotidiano, 172, 2012, UAM-A).

Sebbene i risultati dell’Ufficio del Procuratore Speciale per i Crimini Commessi nell’Acquisizione e nell’Amministrazione della Giustizia nello Stato del Chiapas, rilasciati nel 2011 hanno indicato, senza dubbio, che ad Acteal era stato perpetrato un crimine di Stato, la Corte Suprema di Giustizia della Nazione ha rilasciato molti degli autori materiali di questo crimine contro l’umanità, mentre gli autori intellettuali e complici per omissione o commissione, non sono mai stati perseguiti: l’allora presidente Ernesto Zedillo, funzionari federali e statali e locali, la dirigenza e ufficiali delle forze armate, nella catena di comando.

Venti anni dopo questa denuncia, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, con un comunicato urgente svela gli innumerevoli attacchi contro le comunità di Aldama, Chiapas, con la presenza significativa della Guardia Nazionale e della Polizia di Stato. Sulla base delle informazioni dirette della Commissione permanente dei 115 membri della comunità e degli sfollati di Aldama, vengono descritti i costanti attacchi con armi da fuoco di grosso calibro provenienti “da punti situati a Santa Martha-Miguel Utrilla, municipalità di Chenalhó, Chiapas, atti provocati. dal gruppo paramilitare in complicità con il governo municipale (…) in un contesto di terrore, dove i bambini, le donne e la popolazione in generale sopravvivono in un ambiente di torture. Le azioni del governo sono state insufficienti, inefficaci e simulate, poiché non garantiscono la sicurezza e l’integrità della popolazione”. Va segnalato che questa prestigiosa organizzazione per la difesa dei diritti umani ha documentato, monitorato e denunciato questa guerra di logoramento contrainsurgente sin dai primi giorni della ribellione zapatista nel gennaio 1994.

Da parte sua, la Missione Civile di Osservazione composta da 14 organizzazioni della Rete Nazionale delle Organizzazioni Civili per i Diritti Umani Todos los Derechos para Todas y Todos, accompagnata da tre organizzazioni internazionali, nel dicembre 2020 ha visitato le comunità delle regioni settentrionali, Altos e Costa, dove hanno documentato situazioni critiche di violazione dei diritti fondamentali, “con una preoccupante mancanza di volontà ed empatia da parte delle autorità (…). La Missione Civile di Osservazione ha avuto l’opportunità di visitare le comunità di Chalchihuitan, Acteal, Aldama, Nuevo San Gregorio, Moisés Gandhi, Chilón e Tonalá, dove abbiamo raccolto testimonianze da persone colpite da situazioni di sfollamento forzato, espropriazione di terra, detenzioni arbitrarie, torture, molestie, minacce, criminalizzazione, e altre aggressioni. (…) È indignante la violenza strutturale consentita e persino fomentata dai diversi livelli di governo così come la loro scarsa o nulla disposizione ad affrontare il conflitto, banalizzando, discriminando e criminalizzando le comunità”.

Si prepara un altro crimine di Stato?

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: https://jornada.com.mx/2021/04/02/opinion/014a2pol

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