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Archive for marzo 2017

Gli zapatisti sanno che non possono modificare il paese con metodi tradizionali. Lontani dal ricorrere alle armi che li resero visibili, cercano un’altra maniera di partecipazione, sfruttando le crepe di un sistema monolitico per entrare di nascosto dal basso, come l’umidità e le formiche.

Il suono del mondo

di Juan Villoro – El País 16 marzo 2017

Gli zapatisti sono scomparsi?

I media, alcune volte avidi di notizie col passamontagna, li trattano come se fossero tornati nell’oblio.

Però esistono, dediti alla trasformazione del quotidiano nei loro Caracoles e Giunte del Buon Governo, e non smettono di organizzare iniziative. Contro “l’ozio del pensiero”, hanno organizzato stimolanti seminari che preferiscono chiamare “focolai”.

Nel 2013, l’Escuelita Zapatista ha ricevuto oltre 3000 alunni di vari paesi disposti ad ascoltare le idee che sorgono dal basso. Nel 2014, l’incontro La Rabbia Degna sancì la necessità di concepire cammini di speranza in tempi di persecuzione (in quell’anno il maestro José Luis Solís López, che aveva preso il nome di battaglia Galeano in onore a Hermenegildo Galeana, è stato assassinato da paramilitari, e l’EZLN ha presentato cambiamenti nella sua direzione: il subcomandante Moisés ha assunto l’incarico di portavoce e Marcos si è trasformato in Galeano, esecutore dei testi del vecchio subcomandante e autore di nuove riflessioni). Nel 2015, un altro “focolaio” è stato celebrato ad Oventik e all’Università della Terra (CIDECI, ndt): il pensiero critico di fronte all’idra capitalista. I dialoghi con vari ospiti dal Messico e internazionali si sono intensificati nel 2016 con i festival CompArte e ConCiencias, il cui scopo è immaginare il cambiamento partendo dalla cultura e dalla scienza e dal Congreso Nacional Indigena (CNI). Questa febbrile attività non ha avuto la copertura mediatica che avrebbe meritato, in un contesto degradato dalla violenza e dalla corruzione dei partiti politici.

Dal 1994, gli zapatisti hanno organizzato alternative per rinnovare il contratto sociale in un paese che ignora i popoli originari. Nel 1996 hanno firmato gli Accordi di San Andrés Larráinzar, ma il Parlamento si è rifiutato di convertirli in legge. Nel 2001, la Carovana Zapatista arrivò a Città del Messico per chiedere al Governo di onorare gli accordi sottoscritti. L’appello è caduto nel vuoto.

È nata allora una nuova strategia. Gli zapatisti sanno che non possono modificare il paese con metodi tradizionali. Lontani dal ricorrere alle armi che li resero visibili, cercano un’altra maniera di partecipazione, sfruttando le crepe di un sistema monolitico per entrare di nascosto dal basso, come l’umidità e le formiche.

Alla fine del 2016, il CNI e l’EZLN, analizzarono l’ipotesi da presentare una donna indigena come candidata indipendente alle elezioni del 2018. Una dilatata consulta determinerà se è una via percorribile e chi sarà la candidata.

Non si tratta di un cambio di rotta, né di ansia elettorale, ma del gesto morale di chi ha meno. In un paese dove le donne e gli indigeni sono discriminati, il CNI e l’EZLN propongono che la forza venga dall’unione dei deboli. In uno splendido saggio pubblicato in “Viento Sur”, Arturo Anguiano, professore della UAM e autore di “El ocaso interminable. Politica e società nel Messico dei cambiamenti rotti”, racconta di come l’intervento dell’EZLN affronti la contesa elettorale del 2018 come “un processo aperto e in evoluzione di mobilitazione politica [che favorirà] il tessuto delle resistenze e della solidarietà tra comunità, quartieri, villaggi, collettivi, nuclei organizzati o dispersi che potranno portare all’organizzazione dal basso”.

Il 21 dicembre del 2012, i turisti della catastrofe hanno prenotato abitazioni in Yucatan per ammirare dalla prima fila “l’apocalisse maya”.

La notizia veniva da un bassorilievo tra le rovine di Tortuguero; tuttavia non annunciava la fine del mondo ma di un ciclo cosmico, il 13 “baktún maya”. Il giorno “dell’apocalisse” gli zapatisti sfilarono in silenzio in varie città del Chiapas, sotto il motto: “Avete sentito? È il rumore del vostro mondo che si sta distruggendo. E il nostro che sta risorgendo“.

I tempi e le parole degli zapatisti sono differenti: aspettano il loro impiego. Come gli oggetti che appaiono negli specchi retrovisori, sono più vicini di quanto sembri.

Traduzione a cura dell’Associazione YaBasta! ÊdîBese! http://www.globalproject.info/it/mondi/il-suono-del-mondo/20695

Testo originale: http://internacional.elpais.com/internacional/2017/03/11/mexico/1489191151_589951.html?id_externo_rsoc=TW_CC

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EZLN: La prima della serie

 ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

Marzo 2017

Alla Sexta nel mondo:

Compas:

Vi avevamo detto che avremmo trovato il modo di sostenervi per fare in modo che, anche voi, sosteniate la resistenza e la ribellione di tutti coloro che sono perseguitati e separati da muri, ecco, abbiamo già un piccolo anticipo.

È pronta la prima tonnellata di caffè zapatista per la campagna “Di fronte ai muri del Capitale: la resistenza, la ribellione, la solidarietà e l’appoggio dal basso e a sinistra”.

È caffè zapatista al 100%. Coltivato in terre zapatiste da mani zapatiste; raccolto da zapatisti; essiccato sotto il sole zapatista; macinato in una macchina zapatista; il mulino zapatista si è rotto per colpa di zapatisti; è stato aggiustato da zapatisti (era un cuscinetto a sfera non-zapatista); poi impacchettato da zapatisti, etichettato da zapatisti e trasportato da zapatisti.

Questa prima tonnellata è stata ottenuta con la partecipazione dei 5 caracol, con le loro Giunte di Buon Governo, i loro MAREZ e i collettivi delle comunità, ed è già al CIDECI-UniTierra di San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico ribelle.

Questo caffè zapatista è più buono se lo si beve lottando. Ecco qui un piccolo video che hanno fatto i Tercios Compas dove si vede il processo: dalla piantagione di caffè, fino al magazzino.

Stiamo anche smistando e imballando le opere con cui le/gli zapatist@ hanno partecipato all’ultimo CompArte, vi manderemo anche quelle per sostenere le vostre attività.

Speriamo di poterlo consegnare durante l’evento di aprile affinché il tutto possa muoversi verso i vari angoli del mondo dove si trova la Sexta, vale a dire, dove ci sono resistenza e ribellione.

Speriamo che con questo primo sostegno possiate iniziare o continuare il vostro lavoro di appoggio a tutt@ le/i perseguitat@ e discriminat@ del mondo.

Forse vi chiederete come il tutto arriverà dalle vostre parti. Beh, nello stesso modo in cui è stato prodotto, e cioè, organizzandosi.

In altre parole, vi chiediamo di organizzarvi non solo per questo, ma anche e soprattutto per fare attività di sostegno a tutte quelle persone che oggi si ritrovano perseguitate per il semplice fatto di avere un colore della pelle, una cultura, un credo, un’origine, una storia, una vita.

E per ora non è tutto: ricordatevi sempre che bisogna resistere, bisogna ribellarsi, bisogna lottare, bisogna organizzarsi.

Ah, e chiediamo come si dice questa cosa che vogliamo dire, ma in modo che lo capisca quello là:

¡Fuck Trump!

(e finalmente anche gli altri -vale a dire i Peña Nieto, Macri, Temer, Rajoy, Putin, Merkel, May, Le Pen, Berlusconi, Jinping, Netanyahu, al-Assad, e metteteci come si chiama o come si chiamerà il muro da abbattere, in modo che tutti i muri ricevano il messaggio-).

(Vale a dire che è la prima di varie tonnellate e la prima di una serie di mentadas (sferzate) -che non sono alla menta-).

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés           Subcomandante Insurgente Galeano

Messico, marzo 2017

 

Ecco il video https://youtu.be/6ZnYPHUoLb8 dei tercios compas che accompagna il comunicato. Con la canzone “Somos sur”, testo e musica di Ana Tijoux, accompagnata da Shadia Mansour

 

Testo originale http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2017/03/16/la-primera-de-varias/

Traduzione a cura di 20zln https://20zln.noblogs.org/1246-2/

 

 

 

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