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Archive for agosto 2014

women-gathering-tim-russo-3Caracol Resistencia Hacia un Nuevo Amanecer – Denuncia di aggressioni da parte della ORCAO in diverse comunità BAZ della Garrucha

Caracol Resistencia Hacia un Nuevo Amanecer

Giunta di Buon Governo El camino del futuro

La Garrucha Chiapas

Messico, 14 agosto 2014

Alle compagne d ai compagni della Sexta Nazionale ed Internazionale

Ai media alternativi nazionali ed internazionali della Sexta.

Al popolo del Messico e del mondo.

DENUNCIAMO PUBBLICAMENTE

I fatti sono iniziati il giorno venerdì 25 luglio 2014. Non abbiamo voluto renderli pubblici a motivo della condivisione che si sarebbe svolta nel Caracol della Realidad dal 4 al 9 agosto, per non turbare la grande condivisione tra i popoli originari di questo paese.

Abbiamo avvertito solo il centro dei diritti umani Fray Bartolome de las Casas Chiapas.

Ma poiché queste provocazioni proseguono, questi sono i fatti.

1.- Un gruppo di 19 persone del villaggio Pojkol, Municipio di Chilón, dell’organizzazione ORCAO, del quartiere chiquinaval, citiamo alcuni nomi di queste persone, sono Andrés Gutierrez Guillen, Andrés Gutierrez de Meza, Eliceo Ruiz Gutierrez, Guillermo Pérez Guillen, Vidal Gutierrez Gomez e Juan Ruiz Gutierrez, questi ultimi due sono i proprietari dei camioncini che trasportavano le persone, è entrato nel villaggio San Jacinto dei compagni basi di appoggio zapatisti, del Municipio autonomo di San Manuel del caracol di La Garrucha.

Alle 6 del mattino del giorno 25 luglio, sono arrivati armati e sparando in aria hanno occupato la terra recuperata.

Hanno distrutto il cartello installato per denunciare l’assassinio del compagno Galeano.

Hanno costruito delle baracche che sono ancora lì. Continuamente minacciavano verbalmente i nostri compagni e compagne basi di appoggio. Siccome lì vicino ci sono gli altri villaggi dei compagni basi di appoggio zapatisti, i villaggi El Egipto ed El Rosario, sono andati anche lì a minacciare di cacciarli e poi sono tornati nelle loro baracche. Nella mattina del giorno 26 luglio, alle ore 1:30 si sono si ritirati.

2.- Il giorno 30 luglio sono tornati alle 6 del mattino ed hanno fumigato il campo di 3 ettari con una sostanza che non conosciamo, proprio lì dove si trovava il bestiame collettivo del Municipio San Manuel, spingendo il bestiame ad andare ad alimentarsi dove avevano fumigato.

Hanno ferito con un pugnale un torello, proprio vicino al corno dove si trova il punto per ucciderlo. Sul terreno hanno tracciato la scritta “Territorio Pojkol” e formato una croce con bossoli di fucile calibro 22 e calibro 20.

Alle 4 del pomeriggio si sono ritirati.

3.- Il 1° agosto alle 11:30 di notte, sono ritornati a San Jacinto, sempre armati gli stessi di Pojkol, del quartiere santiago, ecco alcuni nomi di queste persone: Bersain Gutierrez Gomez, Víctor Gutierrez Gomez, Valdemar Gutierrez Gomez, Romeo Gutierrez Gomez. Questi paramilitari hanno ucciso un torello, mentre altri sparavano in aria e poi si dirigevano verso il villaggio zapatista El Egipto, tutti con le torce in mano, per questo motivo i compagni, le compagne, i bambini e le bambine alle 12:30 del mattino si sono rifugiati in un altro villaggio zapatista dove si trovano tuttora.

Quelli che hanno ucciso il torello erano arrivati su 2 motociclette, 4 persone, e si sono portati via la carne lasciando solo le ossa.

4.- Il 6 agosto, alle 7:30 del mattino, gli stessi di Pojkol sono arrivati su 2 camioncini Nissan, con 15 persone ed una motosega, sono arrivati sparando ed hanno abbattuto un grande albero, al crollo dell’albero hanno cominciato a sparare in aria per tenere lontane le persone e che nessuno li vedesse mentre si ritiravano nel pomeriggio hanno continuato a sparare.

Passando nel villaggio dei compagni basi di appoggio El Rosario, hanno esploso 5 colpi. Passando nel villaggio dei compagni basi di appoggio El Kexil hanno esploso 2 colpi contro la casa di un nostro compagno base di appoggio, hanno sparato dal veicolo Nissane poi si sono diretti al villaggio Pojkol.

5.- EIl giorno giovedì 14 agosto, alle 4:50 del mattino, sono arrivati in 18, gli stessi di Pojkol, armati, appartenenti alla ORCAO, ed hanno circondato il villaggio dei compagni di San Jacinto.

Hanno sparato con armi di diverso calibro contro i muri delle case dove stavano dormendo i compagni che hanno dovuto cercare rifugio in un altro villaggio zapatista, abbandonando ogni cosa.

Solo così sono riusciti ad evitare un massacro come ad Acteal.

Fuggendo hanno potuto sentire il frastuono dei danni che stavano facendo i paramilitari.

Fino ad ora sappiamo che:

5 case sono danneggiate e 50 fgli di lamiera distrutti.

7 sacchi di mais e 130 chili di mais in grani rubati.

Dov’è la pace tanto declamata da Peña Nieto? Questa è la pace di cui parla Manuel Velasco? Ed il presidente Municipale di Ocosingo, Octavio Albores, crede che sia pace quello che stanno facendo alle compagne e compagni basi di appoggio zapatisti?

Che ci pensino se vogliono la pace. Perché loro sono i responsabili di tutto quello che può succedere o succederà.

Se governano come dicono, perché non controllano i paramilitari di Pojkol del quartiere Chiquinival del Municipio di Chilón?

Non li controllano perché sono loro stessi che finanziano, organizzano e realizzano questi attacchi contro di noi.

Ai governanti ed ai paramilitari diciamo che sono di sangue, ossa e carne come noi, ma noi non siamo drogati come voi e come questi paramilitari. Diciamo loro di non manipolare la gente, di non pagare i malviventi,di non spendere denaro per peggiorare la vita dei poveri che è già grama di per sé.

Davvero noi vogliamo la pace, se non c’è pace lotteremo fino a che ci sia la pace.

Non ci vendiamo, non ci arrendiamo, non claudichiamo.

Noi siamo organizzati per una pace giusta e degna. Voi, 3 livelli del malgoverno, non volete la pace, sappiamo che non vi pentite, ma sarete condannati dal popolo del Messico povero e noi siamo con il popolo.

Dunque compagne e compagni del Messico e del mondo, bisogna essere vigili, questi selvaggi ci attaccano e noi e saremo vigili.

Questa è la nostra denuncia.

Distintamente

Autorità dela Giunta di Buon Governo di La Garrucha

Jacobo Silvano Hernandez
Rudy Luna Lopez
Fredy Moreno Rominguez
Elizabeth Ruiz Camera
Yornely Lopez Alvarez

Testo originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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FraybaSan Cristóbal de Las Casas, Chiapas

15 de agosto de 2014

Acción Urgente No. 03

Actualización

Desplazamiento, riesgo de despojo y amenazas a Bases de Apoyo del EZLN

El Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas documentó nuevos actos de agresión perpetrados por integrantes de la Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo de (ORCAO) en contra de Bases de Apoyo del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (BAEZLN), ocurridos en las tierras de trabajo colectivo1 del Municipio Autónomo Rebelde Zapatista (MAREZ) San Manuel (Municipio oficial de Ocosingo), perteneciente a la Junta de Buen Gobierno (JBG) “El Camino del Futuro”, del Caracol III de La Garrucha, Zona Selva Tseltal en Chiapas.

  • El día 13 de agosto de 2014, por acuerdo de Zona de la JBG, nueve familias BAEZLN construyeron nueve casas (en una de ellas una tienda de abarrotes) fundando así el Nuevo Poblado “San Jacinto” en las tierras recuperadas, de trabajo colectivo, pertenecientes al MAREZ San Manuel que colinda con las comunidades de Egipto y El Rosario; ese mismo día se presentaron también 250 BAEZLN para realizar tareas de roza para preparar el terreno para la siembra.
  • El día 14 de agosto, aproximadamente a las 3:50 horas, un grupo de 18 personas armadas con escopetas y armas calibre .22, provenientes de la comunidad Pojcol, municipio de Chilón, pertenecientes a la ORCAO, rodearon el terreno de trabajo colectivo y comenzaron a disparar al aire sus armas durante aproximadamente 40 minutos. Según testimonios de las personas que dormían esa noche ahí, los agresores gritaban: “estas armas que usamos son de gobierno”, “estas tierras son nuestras y no de esos pinches zapatistas”, advirtiéndoles a la vez que las BAEZLN tenían un plazo de 6 horas para que desalojaran el lugar.

Para evitar que fueran atacadas, las nueve familias (que suman 40 personas entre niñas, niños, mujeres y hombres) más 250 BAEZLN que descansaron en el lugar, decidieron retirarse hacia distintas direcciones. Tras el desplazamiento, los integrantes de la ORCAO de la comunidad Pojcol destruyeron las nueve casas (incluyendo la tienda de abarrotes), robándose la mercancía que se encontraba en la tienda y dinero en efectivo que estaba en las viviendas; además quemaron la ropa que dejaron todas las personas que se encontraban en el lugar, destruyendo 150 techos de lona y nylon, robándose los machetes con los que estaban trabajando la tierra. Los daños hasta el momento no se han terminado de cuantificar.

El mismo 14 de agosto, aproximadamente a las 20:30 horas, se tuvo información de que las mujeres, niñas y niños de la comunidad El Rosario, pertenecientes a la ORCAO, abandonaron la comunidad quedándose únicamente los hombres, mientras según testimonios, se amenazaba con un desalojo inmediato a las BAEZLN. Como consecuencia de ello, las mujeres, niñas y niños de la misma comunidad, pero pertenecientes a las BAEZLN, también decidieron salir ante el riesgo de una posible agresión, quedando también únicamente los hombres.

Durante las últimas horas se nos reportó que las amenazas de la ORCAO contra BAEZLN en la Comunidad de El Rosario se intensifican amenazando con consumar un posible despojo.

Ante esta situación, expresamos nuestra preocupación por el inminente riesgo a la vida, integridad y seguridad personal en que se encuentran expuestas las BAEZLN de las comunidades El Rosario, Kexil, Egipto y Nuevo Poblado San Jacinto pertenecientes al MAREZ de San Manuel.

Ante el desplazamiento de BAEZLN de las comunidades Egipto, Nuevo Poblado San Jacinto y El Rosario por actos de hostigamiento, amenazas, agresión y destrucción de su patrimonio responsabilizamos al gobierno de Chiapas por hacer caso omiso de los hechos denunciados inicialmente, permitiendo que gradualmente se sigan perpetrando violaciones flagrantes a los Derechos Humanos con agravantes cada vez más serios.

Ante estos hechos, este Centro de Derechos Humanos exige a las autoridades del gobierno estatal y federal que:

  1. Cesen las amenazas de muerte, hostigamiento, agresiones, daños e intentos de despojo que han motivado el desplazamiento de BAEZLN de tres comunidades hasta el día de hoy.
  1. Se garanticen adopten las medidas e investigaciones necesarias a fin de favorecer condiciones para proteger la vida, integridad y seguridad personal de las BAEZLN del MAREZ San Manuel, respetando su proceso de autonomía que vienen construyendo en el marco del derecho a la libre determinación de los pueblos, contemplado en los Acuerdos de San Andrés y establecido en tratados internacionales como el Convenio 169 sobre Pueblos Indígenas y Tribales en Países Independientes y en la Declaración de las Naciones Unidas sobre los Derechos de los Pueblos Indígenas.

A la sociedad civil nacional e internacional reiteramos el llamado a solidarizarse para difundir los hechos denunciados y manifestar su indignación ante las agresiones sistemáticas contra las BAEZLN pertenecientes a la JBG de La Garrucha (municipio oficial de Ocosingo).

 

Agradecemos que, en solidaridad, envíen sus llamamientos a:

Lic. Enrique Peña Nieto

Presidente de la República

Residencia Oficial de los Pinos

Casa Miguel Alemán

Col. San Miguel Chapultepec, C.P. 11850, México DF

Tel: (52.55) 2789.1100 Fax: (52.55) 5277.2376

Lic. Miguel Ángel Osorio Chong

Secretario de Gobernación

Bucareli 99, 1er. Piso, Col. Juárez,

Del. Cuauhtémoc, C.P. 06600 México D.F.

Fax: (52 55) 50933414;

Correo: secretario@segob.gob.mx

Lic. Jesús Murillo Karam

Procuraduría General de la República

Av. Paseo de la Reforma #211-213 Col. Cuauhtémoc, Deleg. Cuauhtémoc

Distrito Federal CP. 06500,

Teléfono: 5346-0000 ext. 0108 Fax: 5346-0000 ext. 0908

Lic. Raul Plascencia Villanueva

Presidente de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos

Periférico Sur 3469, Col. San jerónimo Lidice,

Delegación Magdalena Contreras, C.P. 10200, México D.F.

Teléfonos: (55) 56 81 81 25 y (55) 54 90 74 00

Lada sin costo 01800 715 2000

E-mail: correo@cndh.org.mx

Lic. Manuel Velasco Coello

Gobernador Constitucional del Estado de Chiapas

Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 1er Piso
Av.
 Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla
 Gutiérrez, Chiapas, México

Fax: +52 961 61 88088 – + 52 961 6188056; Extensión 21120. 21122;

Correo: secparticular@chiapas.gob.mx

Lic. Oscar Eduardo Ramírez Aguilar

Secretario General de Gobierno del Estado de Chiapas

Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 2do Piso

Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009

Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México

    1. Conmutador: + 52 (961) 61 2-90-47, 61 8-74-60; Extensión: 20003;

    2. Correo: secretario@secgobierno.chiapas.gob.mx

Lic. Raciel López Salazar

Procuraduría General de Justicia de Chiapas

Libramiento Norte Y Rosa Del Oriente, No. 2010, Col. El Bosque

C.P. 29049 Tuxtla Gutiérrez, Chiapas

Conmutador: 01 (961) 6-17-23-00. Teléfono: + 52 (961) 61 6-53-74, 61 6-53-76, 61 6-57-24.

Correo: raciel.lopez@pgje.chiapas.gob.mx

Lic. Octavio Elías Albores Cruz

Presidente Municipal de Ocosingo

Domicilio Conocido , Centro C.P. 29950 Ocosingo, Chiapas.

Teléfono: (919) 67 3-05-06, 67 30015, 67-30500 Fax: 67-30015

Lic. Leonardo Rafael Guirao Aguilar

Presidente Municipal de Chilón

Domicilio Conocido S/N, Presidencia Municipal C.P. 29943 Chilón, Chiapas.

Teléfono: (01 919) 6710115, 6710230, 6710116, 6710030, Fax: 6710034

Enviar con copia a:

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A.C.

Calle Brasil 14, Barrio Méxicanos, CP: 29240 San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México

Tel: 967 6787395, 967 6787396, Fax: 967 6783548

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Subcomandante Moises

 

Trascrizione della Conferenza stampa dell’EZLN con i Media Liberi, autonomi, alternativi o come si chimano, del 10 agosto 2014, a La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico.

Seconda Parte: Sub Moisés

Bene, compagni e compagne, avete ascoltato il compagno Subcomandante Insurgente Galeano. Questo è come la vediamo, come la pensiamo.

Ovvero, abbiamo bisogno della forza di ognuno perché se abbiamo capito come va la vita, allora perché non capiamo come dobbiamo collegarci gli uni con gli altri.

Alcuni compagni che sono qua in veste di media liberi e contemporaneamente come CNI, questi e queste compagne li avete ascoltati e li avete visti. Ora dovete fare condivisione tra di voi, perché non è la stessa cosa che io parli se però non ho ascoltato.

È qui dunque che dobbiamo unirci, dobbiamo prenderci per mano gli uni con gli altri.

Come si chiedeva ai compagni del Congresso Nazionale Indigeno, se dobbiamo stare insieme, cioè indigeni e non indigeni, la parola salirà in una sola voce? Sì. Cioè, i compagni capiranno la vita di quelli che non sono indigeni, quindi come faremo, come lotteremo?

Cioè, c’è un gran lavoro da fare, noi pensiamo che è molto difficile per quelli che vivono in città, ma anche per noi che viviamo nelle comunità come Congresso Nazionale Indigeno, anche se qui per lo meno c’è ancora il senso di comunità, ma nelle città no.

Dietro le mura domestiche, non si sa nulla dei problemi del proprio vicino, a volte nemmeno si sa chi è il vicino; e tra le tre pareti, io vivo qui e lì vive l’altra, l’altro vicino e lì un altro; il mio vicino non si preoccupa di cosa mi succede, né io mi preoccupo di lui o di lei. E così si resta incatenati.

Dunque è un lavoro molto duro quello di cui parlano i compas “la bestia che arriva”, perché sennò ci distruggeranno. Allora come possiamo fare questo lavoro. Ma noi non vi stiamo chiedendo di diventare indigeni, ma nemmeno chiedete a noi di pensare o comportarci come cittadini.

No. Ognuno faccia la sua lotta ma restiamo uniti. Ricordate che come diceva il defunto SubMarcos, per quanto abbiamo ascoltato e sentito nei vari caracol dove abbiamo fatto incontri, abbiamo cercato di dire che cosa è importante ed è il momento – certo, diverse volte è stato fatto qui -, che arriviamo ad un accordo. Tutti hanno buone idee ma non vengono fuori perché si vuole che per forza sia accettato quello che dice uno, quello che dice un altro, e un altro ancora, ma compagni, quello che possiamo fare è vedere quale idea funziona, e questo possiamo scoprirlo solamente se ascoltiamo e osserviamo.

Avete visto che qualcuno di quelli arrivati in ultimo, alla chiusura dell’assemblea del CNI, si aspettavano che qualcuno prendesse la parola per chiudere, e non è che avevamo concordato che si sarebbe chiusa così, perché hanno chiuso i compagni stessi, e non era stato concordato.

Allora si sono accorti che è arrivato uno che ha detto, ‘ah, anche io voglio dire una cosa’. Quando è cominciata volevano fare una condivisone, ma hanno visto che oramai era la chiusura. Poi si è chiuso tutto, perché? Perché il senso è che l’assemblea è dei compagni e pertanto sono i membri dell’assemblea che devono chiudere l’assemblea. Ecco, un esempio.

Dobbiamo vedere che cosa funziona e che allora si capisce che tutti siamo uguali. Non “io sono il più importante o la più importante”. No. Pensiamo che questo sia un esempio di come possiamo fare questo tutti insieme. Cioè che troviamo quello che diciamo essere un mondo nuovo.

Bisogna continuare a lavorarci. E’ questo che hanno detto i compagni del Congresso Nazionale Indigeno: dobbiamo condividere, non solo noi indigeni, vogliamo condividere con i compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale. Quindi, come facciamo a condividere, perché bisogna pensare a quelli che non entrano nella Sexta, come condividiamo con loro?

Cioè, come ci rispettiamo? Come costruiamo questo rispetto? Perché bisogna costruire questo rispetto, così come stiamo facendo adesso. E credo che allora dobbiamo dare l’esempio, compagni e compagne della Sexta della città, e compagni e compagne della Sexta delle campagne, e che ci incontriamo e ci sentiamo uno solo, senza chiedere di smettere di essere quello che siamo, ma che ci uniamo a quello che vogliamo, a questo mondo.

Per esempio, quando stavamo preparando questa condivisione con i compagni basi di appoggio, i compagni e le compagne pensavano che noi (noi come comandanti), avremmo detto loro “questo è quello che dovrete fare”. No. Si è fatta un assemblea qui dove siete seduti adesso e sono cominciate a venire fuori le idee fino a trovare quello che sentivamo, come dicono i compas, questi i punti.

Ma sono venuti fuori un mucchio di appunti fino a che tutti insieme hanno detto ‘ecco, è questo’. Per questo si è molto arricchito, perché i nostri compagni dicevano: la terra – la madre terra, come diciamo – nel marxismo, nel leninismo si dice che la base principale del capitalismo sono i mezzi di produzione, che è la terra. Ma i compagni dicevano di no.

E domandavamo loro perché. Perché no, sappiamo che il capitalismo pensa così e quelli che hanno trasmesso l’idea ce l’hanno lasciato per iscritto, ma noi dobbiamo capire, dobbiamo lottare per dire, no accidenti! Non permetteremo che sia così.

Quindi la terra, la madre terra, è la base fondamentale della vita degli esseri viventi, è venuto fuori questo da quelli che stavano seduti qua.

Vediamo, compagno, compagna, dimmi.

Sì – dice –, perché esseri umani della campagna e della città vivono la terra, e tutto quello che c’è sopra la terra, gli insetti, più quello che c’è sotto, i vermi, è la base della vita. Perché permettiamo a queste bestie di distruggere?

E poi si entra nella discussione:

Ah, chingá! Come facciamo? Come facciamo perché stiamo dicendo che bisogna prendersi questi mezzi di produzione.

Così abbiamo detto, perché ricordate che in uno degli incontri al CIDECI, il defunto SubMarcos quando parlò della bottigli di coca cola, è lì che dicevamo che i mezzi di produzione devono essere nostri, allora bisogna prenderli. Allora come ha detto il compas del CNI, dobbiamo capirlo che dobbiamo prenderci i mezzi di produzione.

Un’altra volta abbiamo discusso di questo. Il problema qui è chi ha le terre migliori e chi si impadronisce delle risorse della terra. E’ qui che abbiamo cominciato a separare l’argomento.

No, sono i transnazionali o i proprietari terrieri, e quindi bisogna cacciarli.

Bisogna cacciarli, ora sì, tutti noi che viviamo su questa terra, la madre terra, tutti dobbiamo prendercene cura. E ci sono altri compagni che dicono:

Sì, perché quelli che vivono nelle città producono tonnellate di escrementi che vanno nei fiumi e li inquinano. E gli industriali distruggono la madre terra.

Ma questa è solo una piccola parte, in realtà è molto più ricca quando vediamo le cose in maniera comune. Vi sto raccontando questo perché c’è bisogno di condivisione. Non so come la farete, perché ci deve essere organizzazione, lavoro, bisogna pensarci.

Ma credo che nello spazio già concordato con i compagni, nello spazio dei compagni e delle compagne della Sexta, ognuno deve organizzarsi e lottare per ciò che deve trasmettere.

Davvero si sente se qualcuno trasmette quello che ha osservato, o quello che ha elaborato, o quello che ha convissuto col popolo. (……….) Cioè, lo stai trasmettendo a lui, a lei, e come stavamo dicendo tra noi come CNI, dobbiamo consolidare quello che era prima, che veramente raccontavano i compagni, le compagne.

Perché ancora esistono. Indubbiamente vogliono distruggere tutto, ma il capitalismo non c’è riuscito. In parte sì, ma è per il controllo che esercita.

Quindi crediamo che ci sarà altro lavoro da fare. Ma non pensate che noi abbiamo pianificato tutto questo, questa è una delle tante cose, noi non abbiamo pianificato niente, tutto è venuto fuori dai compagni e dalle compagne; questo è quanto è stato condiviso con i compagni alla fine dell’assemblea.

E questo vogliamo condividere anche qui con i media liberi, perché quando parliamo alle nostre basi, ai nostri popoli, dobbiamo appoggiarli e concordare con loro quello che uscirà dalla loro partecipazione.

Sembrava che noi dovessimo trasmettere un eredità. Ma la sola eredità che trasmettiamo è mostrare come si deve lavorare, come si deve proseguire e tutto questo, perché è l’organizzazione dell’EZLN e dell’autonomia.

Allora i compagni e le compagne dicevano, “manca qualcosa, perché che cosa facciamo, non sappiamo che cosa fare con questa cosa – riguardo all’Altra Campagna -. Ed è stato anche lì che ci hanno svegliato, perché che cosa avremmo detto dell’Altra. Allora abbiamo detto:

– Spetta a voi. Quello che vogliamo dall’Altra è che il popolo si organizzi e che un giorno comandi, cioè è quello che voi state facendo. Quindi voi dovete condividerlo con i compagni della Sexta, quelli che hanno aderito alla Sexta. Quella fu una campagna, per questo si chiama L’Altra Campagna, ma quelli che hanno aderito alla Sexta per organizzarsi, lottare ed essere anticapitalisti, devono condividerlo con gli altri compagni e compagne.

Questo è venuto fuori dalla discussione..

– Bisogna quindi fare una scuola – dicono i compas.

E nasce da qui la escuelita, chiamata così dai compagni perché è una cosa piccina, una escuelita. Allora proviamo e facciamola. Ed è stata di molto aiuto, e molti dei compagni e compagne, degli alunni ed alunne che sono venuti, ora hanno un altro modo di pensare, perché hanno visto con i propri occhi, non perché glielo hanno raccontato, non è perché hanno visto un film, ma hanno vissuto lì.

Sicuramente quei compagni alunni ed alunne che sono venuti, magari vorranno condividere.

Questo è quello che vediamo.

Molte volte quando facciamo questo tipo di condivisione, c’è qualche minuto di calma e poi cominciano a farci domande su tutto quello che abbiamo detto. Che cosa abbiamo visto?Che cosa pensiamo? Che cosa crediamo?

Allora compagni, quelli che sono stati qui come Congresso Nazionale Indigeno, e quelli che ci ascoltano, come la vedono? Che cosa immaginano? Forse i media che sono venuti ad ascoltare quello che hanno detto i compagni in chiusura avranno delle domande da fare, perché attraverso le domande riusciamo a chiarire quello che non è stato chiaro, quindi se avete delle domande da fare, fatele, e se non ne avete vuol dire che tutto è chiaro… o che non si è capito niente.

(Fine dell’intervento del Sub Moisés, seguono interventi e domande dei media liberi e de@ compas de la Sexta mondiale presenti)

(Trascrizione dell’audio originale a cura dei “Los Tercios Compas”)

Copyleft: “los tercios compas” 12 agosto 2014. E’ permessa la riproduzione in vitro, la circolazione anche con carico veicolare ed il consumo smodato.

Traduzione a cura del Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo, che chiede scusa per la traduzione imperfetta del complesso ed affascinante linguaggio del Sub Moisés.

– Testo originale

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Il subcomandante Marcos è «morto», ora parla Galeano

Luca Martinelli, LA REALIDAD, 13.8.2014

Media. Come cambia il “punto di vista” della rivoluzione zapatista

Il subcomandante Galeano a La Realidad  © Luca Martinelli

Il sub­co­man­dante Mar­cos –sto­rico por­ta­voce dell’Esercito zapa­ti­sta di libe­ra­zione nazio­nale– è scom­parso, e al suo posto c’è il Sub­co­man­dante Galeano, che ha accolto il nome dell’indigeno zapa­ti­sta ucciso a La Rea­li­dad nel mag­gio del 2014.

Per molti media main­stream, anche in Ita­lia, con que­sta scelta il «Sup» — come viene chia­mato Mar­cos — avrebbe abban­do­nato l’Ezln, ma dome­nica 10 ago­sto, al mar­gine dell’incontro tra Ezln e Con­gresso nazio­nale indi­geno (Cni), il “nuovo” sub­co­man­dante Galeano ha accolto a La Rea­li­dad i mezzi d’informazione liberi, auto­nomi e indi­pen­denti, pren­dendo la parola per la prima volta e spie­gando «la morte di Marcos».

«I mezzi d’informazione — ha detto Galeano, che si è presentato con l’occhio coperto da una benda e un guanto “sche­le­trico” alla mano sini­stra — hanno ana­liz­zato la scelta degli zapa­ti­sti come se fosse una mossa con­tro i mezzi d’informazione, ma non è così: ciò che accade, invece, è che l’Ezln ha scelto di cam­biare punto di vista, sistema di relazioni».

È stata una scelta poli­tica, insomma, che vede oggi un nuovo inter­lo­cu­tore per gli zapa­ti­sti nei mezzi d’informazione indi­pen­denti, che met­tono a dispo­si­zione il pro­prio lavoro libe­ra­mente in rete e — come è suc­cesso a La Rea­li­dad, il 9 e 10 ago­sto– si coor­di­nano per con­di­vi­dere foto, video, inter­vi­ste radio e arti­coli. «Abbiamo fidu­cia, non spe­ranza nel vostro lavoro — ha detto Galeano, rivol­gen­dosi ai pre­senti nell’auditorium che fino al giorno prima aveva ospi­tato il con­fronto con il Con­gresso nazio­nale indigeno-. Vogliamo con­fron­tarci con per­sone che abbiano voglia e capa­cità di ascoltare”.

Galeano ha spie­gato che que­sto pro­cesso era in corso, ma che la morte di Galeano, cioè Jose Luis Solis Lopez, base d’appoggio dell’Ezln, ucciso a La Rea­li­dad a ini­zio mag­gio, ha acce­le­rato e in parte modi­fi­cato il pro­cesso di con­di­vi­sone della deci­sione zapa­ti­sta: «Que­sto momento di con­fronto avrebbe dovuto tenersi ad Oven­tic, a mag­gio. E la con­vo­ca­zione ini­ziale chia­mava a par­te­ci­pare anche i media che offrono infor­ma­zione a paga­mento». È stato il modo in cui que­sti hanno “trat­tato” l’assassinio di Galeano a cam­biare l’attitudine zapa­ti­sta: «Qual­cuno, tra i gior­na­li­sti, dopo l’omaggio a Galeano che abbiamo orga­niz­zato a La Rea­li­dad a fine mag­gio è arri­vato a dire “tutto que­sto per un morto”. Noi sap­piamo, però, che se lasciamo pas­sare un morto poi ce ne sarà un secondo, e infine migliaia. Non pos­siamo per­met­tere che uno di noi siamo assas­si­nato impu­ne­mente». Il Sub­co­man­dante Galeano ha ricor­dato che Galeano, l’uomo assas­si­nato, aveva il com­pito di rice­vere e accom­pa­gnare i gior­na­li­sti che arri­va­vano nella Selva Lacan­dona per inter­vi­stare l’allora Sub­co­man­dante Mar­cos, per ascol­tare le parole della Coman­dan­cia dell’Ezln. «Per loro — ha detto il Sup Galeano — era solo un altro indi­geno; molti, pro­ba­bil­mente, gli affi­da­vano le loro vali­gie, erano sod­di­sfatti per le sue atten­zioni, ma non gli hanno nem­meno mai chie­sto il suo nome».

Anche per que­sto, a La Rea­li­dad — alla con­fe­renza stampa aperta da Galeano e pro­se­guita con il sub­co­ma­dante Moi­ses — la stampa “a paga­mento” non era invi­tata. L’analisi degli zapa­ti­sti, però, guarda anche alla deca­denza dei media tra­di­zio­nali che in Mes­sico — spie­gano — avreb­bero «abbrac­ciato una classe poli­tica anch’essa in deca­denza». La stampa a paga­mento avrebbe ancora un senso, secondo Galeano, solo se «pro­du­cesse ana­lisi e inchie­ste», ma non lo fa. Anzi, il capi­ta­li­smo avrebbe tra­sfor­mato il “pro­dotto infor­ma­zione” per far sì che i media siano pagati per non infor­mare, per non pro­durre una infor­ma­zione decente.

Ai media liberi e indi­pen­denti, il Sup Galeano ha posto però una que­stione fon­da­men­tale, cioè quella della loro soprav­vi­venza: «O cre­scete, o siete desti­nati a scom­pa­rire» ha spie­gato, accen­nando anche al pro­blema del rico­no­sci­mento di un com­penso per coloro che ope­rano in que­sti spazi d’informazione on line: «Lo spa­zio non può fun­zio­nare solo fino a quando c’è la dispo­ni­bi­lità di qual­cuno, per­ché poi c’è da garan­tire anche la soprav­vi­venza di chi lavora, come essere umano, ed il rischio è che quando que­sta per­sona si trovi di fronte alla neces­sità di gua­da­gnare per vivere abban­doni que­sto lavoro d’informazione». Che è fon­da­men­tale, e per­ciò — forte anche della “fidu­cia” accor­data dall’Ezln — deve adesso tro­vare il modo di garan­tire la pro­pria sostenibilità.

Il Manifesto 14 agosto 2014 http://ilmanifesto.info/il-subcomandante-marcos-e-morto-ora-parla-galeano

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Trascrizione della conferenza stampa dell’EZLN con i Media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino, del 10 agosto 2014, a La Realidad Zapatista, Chiapas, México.

Prima Parte: parole del SupGaleano

 Buongiorno Gotham City… Mentre finite di fare le vostre foto lì nel padiglione, qui iniziamo la conferenza stampa.

Prendete posto per favore, in modo che iniziamo a breve e poi ve ne potete andare. Per favore, accomodatevi, compagni, compagne. Seduti.

Buongiorno Gotham City (questo è un saluto a un compagno che twitta così).

Quello che avete appena visto, in termini militari si chiama manovra diversiva, in termini comuni è magia. E ciò che ha richiesto pochi minuti, a qualcun altro è toccato farlo per vent’anni, perché riuscisse così.

Vorremmo iniziare, approfittando della presenza dei media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino, e di compagni della Sexta nazionale e internazionale, rendendovi grazie. E per rendervi grazie vi racconterò la storia di una morte.

Questo 25 agosto si compiranno 10 anni dalla morte del Tenente Insurgente Eleazar. Nel 2004, ma fin dal 2003, iniziò ad avere una malattia di quelle che compaiono solo nel Dr. House o cose così, che si chiama Guillain-Barré, che consiste nel deterioramento progressivo di tutto il sistema vitale fino alla morte. Non ha cura, bisogna tenere in vita il malato artificialmente, collegato.

Iniziò ad ammalarsi e lo portarono a Tuxtla Gutiérrez in un ospedale. Lì gli diagnosticarono questa malattia e iniziarono a dirgli che sarebbe stato meglio che se ne andasse, che non era grave; sebbene quando mi dissero che malattia era sapessi di che si trattava; ma i medici, vedendolo indigeno, sapevano che non avrebbe potuto pagare il trattamento. In realtà è un trattamento di sopravvivenza, non c’è cura possibile.

Mh… vediamo se si riesce a intrufolare i miliziani all’ombra, se no lì cuoceranno vivi, diamine…

La benda è perché pensiate che ho un occhio di vetro, ma no. Io e le mie maledette trovate, ora me la devo tenere addosso.

Ebbene, quella malattia… in Chiapas, e mi immagino anche nel resto del paese, la posizione rispetto al paziente è che il medico calcoli se possa pagare o no il trattamento. Se non lo può pagare, sempre secondo i suoi calcoli, allora gli si dice che non ha nulla o gli si danno dei placebo perché pensi che si curerà, e lo si manda a morire a casa sua.

Noi dicemmo di no. Iniziammo a spendere il fondo di guerra o fondo di resistenza, finché non fu più sufficiente. Allora facemmo appello, sto parlando del 2003 quando ancora ci amava un certo settore dell’intellettualità artistica, per chiedere un sostegno per poter continuare a mantenere in vita questo compagno. Risero di noi, ovvero: gli indigeni si possono ammalare di vaiolo, morbillo, di tifoidea, di tutte queste cose, ma non di un’infermità tanto aristocratica, diciamo, giacché colpisce sono uno su un milione, come la malattia di Guillain-Barré.

Quando non potemmo più mantenerlo, portammo il Tenente Eleazar a Oventic e lì, con le strumentazioni che riuscimmo a trovare, lo mantenemmo in vita, finché un 25 agosto di 10 anni fa morì.

Dieci anni dopo, con la disgrazia dell’omicidio del compagno Galeano, per mano dei paramilitari della CIOAC-Histórica sono state distrutte la scuola e la clinica che erano autonome, ossia erano degli zapatisti di qui de La Realidad.

E per la ricostruzione non siamo andati a cercare l’appoggio di quella gente, ma siamo ricorsi alla gente di sotto, ai nostri compagni, compagne e compagnei della Sexta nazionale e internazionale.

Il compagno Subcomandante Insurgente Moisés, qui presente, con il Comandante Tacho, insieme alle autorità zapatiste di La Realidad, ha fatto un calcolo del materiale necessario, insieme ai compagni che sanno di costruzioni, e ha calcolato 209 mila pesos e rotti. Il calcolo che noi facevamo è: bene, dunque siamo alla frutta, raschiando il fondo del barile forse si arriverà alla metà e un’altra metà la possiamo tirare fuori dal fondo di resistenza o chiediamo supporto agli altri Caracoles.

La storia di quel che poi successe la conoscete perché voi siete i protagonisti. E con “voi” mi riferisco non solo a quelli che sono qui, ma anche a coloro che attraverso di voi vengono a sapere quel che sta succedendo qui, ossia i nostri compagni, compagne e compagnei della Sexta in tutto il mondo.

Avete quintuplicato in eccesso, ormai l’ultimo conto dà il quintuplo rispetto a quella richiesta di appoggio. Noi vorremmo rendervi grazie per questo, perché mai prima d’ora l’EZLN aveva ricevuto tanto sostegno e questo sostegno è stato superiore a quel che avete. Perché noi sappiamo che i compagni della Sexta non ci hanno dato quel che gli avanzava, ma ciò che gli mancava. Abbiamo letto nei vostri media liberi, nei vostri tuitter e i vostri feisbuc, storie che ci riempiono di orgoglio.

Sappiamo che in molti avete dovuto battagliare perfino per mettere insieme i soldi per venire fino a qua, avete perfino raschiato il fondo per mettervi qualcosa sotto i denti, o per cambiarvi –stavo per dire calzoni- quello che usate, ma comunque sia avete fatto lo sforzo per ottenere questo e mostrare cos’è l’appoggio tra compagni e non l’elemosina che viene da sopra.

Quindi la prima cosa che voglio che diciate ai compagni e alle compagne di tutto il mondo, nelle vostre lingue, idiomi, modi, tempi e geografie, è grazie, davvero. Avete dato una bella lezione, non solo a quella gente che là sopra ripartisce elemosine, ai governi che abdicano ai loro doveri e per di più promuovono la distruzione, ma avete anche dato a noi, gli zapatisti, una bella lezione, la più bella che abbiamo ricevuto negli ultimi anni da quando è uscita la Sesta Dichiarazione.

Il senso di questa conferenza stampa era assolvere a un dovere. Originariamente questa conferenza stampa avrebbe dovuto tenersi a Oventic, quando ci sarebbe stata la condivisione con i popoli indigeni, e poi avrebbe dovuto essere al momento del funerale del compagno Galeano, ovverosia l’omaggio. E si trattava essenzialmente delle ultime parole o del congedo del Subcomandante Marcos e delle prime parole del Subcomandante Insurgente, ora Galeano, ma che allora si sarebbe dovuto chiamare in altro modo.

Ed è importante quello che vi sto dicendo, quello che avrebbe dovuto essere, ossia come era stato pensato, per proporvi un’altra possibile lettura di quel che è stato l’omaggio a Galeano e questo transito tra la morte e la vita che è stata la scomparsa della buonanima del Subcomandante Insurgente Marcos, che ora il diavolo gli sta torcendo le narici, proprio così, bel tomo, a ciascuno il suo. Questo era sarcasmo, non so se si è…riesco ancora a distinguere queste cose.

Guardate, compagni, per capire ciò che è accaduto all’alba del 25 maggio bisogna capire quel che era successo prima, quel che sarebbe stato. Ho letto e ascoltato interpretazioni più o meno documentate, la maggior parte delle quali completamente strampalate, su ciò che ha significato quell’alba del 25 maggio. Altre più ingegnose, come per esempio che tutto era un trucco per eludere la pensione familiare (pensione ottenibile sommando i contributi dei coniugi, N.d.T.) o la paternità.

Ma la maggior parte prescindeva da tutto ciò che era successo; per esempio, la si mise che gli zapatisti dicevano che i media prezzolati non esistono, che ora erano il nemico, che era un’azione contro i media prezzolati, etc. Ma se avete un po’ di memoria, nell’invito originario l’evento era aperto a tutti, quando era a Oventic. Vuol dire che sarebbero entrati anche i media prezzolati.

Quello che sarebbe successo allora è che Marcos sarebbe morto e si sarebbe congedato dai media prezzolati, per spiegare come li vedevamo allora, a ringraziarli di tutto. E si sarebbe diretto e presentato ai media liberi, alternativi, autonomi o come si chiamino. Voglio dire con questo che una possibile lettura, magari non la più documentata, dell’alba del 25 maggio 2014, è che l’EZLN sta cambiando interlocutore, ed è per questo che vi ho raccontato la storia del defunto Tenente Insurgente di Fanteria Eleazar, veterano di guerra, che combatté, nel 1994.

Sì, noi zapatisti non solo non abbiamo detto che i media prezzolati non esistono, scemenza che qualcuno ha detto; ma aggiungiamo che ciò che sta succedendo con i media prezzolati è un’altra cosa, che non ha a che vedere con noi e ha a che vedere con l’avanzata del capitalismo a livello mondiale.

I media prezzolati hanno presentato qualcosa che è meraviglioso all’interno del capitalismo, perché è una delle poche volte in cui vediamo che il capitalismo converte in merce la non produzione. Si presume che il lavoro dei media di comunicazione sia produrre informazione, farla circolare in modo che sia consumata dai suoi diversi pubblici o ricettori, mentre il capitalismo ha ottenuto che i media guadagnino per non produrre, ovvero per non informare.

Quel che è successo negli ultimi anni è che, con l’avanzare dei mezzi di comunicazione di massa non in possesso privato, ossia che sono contesi o in lite, o che sono quasi terreno di lotta come internet, la stampa tradizionale è andata via via perdendo potere, potere di diffusione e ovviamente capacità di comunicazione.

Ho qui con me alcuni dati e citerò l’autore perché chiede che ogni volta che si usano i suoi dati lo si citi, autore che è Francisco Vidal Bonifaz, il quale fa un‘analisi della tiratura dei principali giornali in Messico(nota: probabilmente chi parla si riferisce al libro “I padroni del quarto potere“, Editorial Planeta, nel quale l’autore Francisco Vidal Bonifaz fa un’analisi esaustiva della stampa in Messico. In questo libro e nel blog “la ruota della fortuna“ – ruedadelafortuna.wordpress.com -, si possono trovare questi dati così come le tirature di ogni pubblicazione, lo status economico e il livello d’istruzione dei suoi lettori, etc. Il libro e il blog sono raccomandabili a chiunque volesse conoscere più a fondo quanto si riferisce alla stampa messicana. Nota cortesia de “Los Tercios Compas”).I principali giornali in Messico, secondo questa specie di provincialismo inverso tipico dei  chilangos (abitanti di Città del Messico, N.d.T.), considerano giornali nazionali quelli che si producono nel DF, sebbene la tiratura di quelli di provincia sia maggiore.

Nel 1994 si tiravano, a volte in senso più che figurato, più di un milione di esemplari tra i principali giornali. Nel 2007 la produzione era caduta a 800.000 e anche il numero di lettori era diminuito scandalosamente. In un modo o nell’altro il giornalismo d’inchiesta e quello di analisi, che è il terreno che avrebbe permesso ai media prezzolati di competere con l’informazione istantanea che è possibile attraverso internet, furono abbandonati e lasciati ai margini.

Sui media prezzolati – in realtà non è un insulto, è una realtà, è un mezzo che vive a pagamento, no? – qualcuno dice:“no, è che quello che passa dai mezzi prezzolati si sente molto forte, di brutto, meglio che usiate i mezzi commerciali“. Si sente peggio un media commerciale che un media a pagamento.

I giornali non vivono della circolazione, ossia della vendita del loro materiale, vivono della pubblicità. Quindi per vendere la pubblicità hanno bisogno di dimostrare, a chi comprerà pubblicità, a chi si stanno indirizzando e quali sono i loro lettori.  Per esempio, si dice –questi sono i dati fino al 2008 perché poi tutti i giornali hanno chiuso l’accesso alle informazioni su loro stessi-, El Universal e Reforma arrivavano quasi al 70% di tutta la pubblicità che si paga a Città del Messico, e il restante 30% se lo contendevano gli altri giornali.

Pertanto ogni giornale ha un profilo, diciamo, del proprio lettore, una classe alla quale si dirige, il suo livello di istruzione, e così via, e così si presenta a chi compra la propaganda. Vale a dire, se io sono El Despertator Mexicano e il mio principale consumatore sono indigeni, ebbene allora vendo a El Huarache Veloz (catena di ristorazione, N.d.T.) uno spazio pubblicitario perchè venda huaraches o pozol (antipasto e bevanda tipici messicani, N.d.T.), o quel che sia.

Nientemeno, tutti i giornali stampati, compresi quelli che si dicono di sinistra, presentano nella loro analisi il profilo del loro lettore, e tutti, assolutamente tutti, hanno tra il 60% e il 70% dei loro lettori nelle classi con alto potere di acquisto. Gli unici che riconoscono che i propri lettori sono di basso potere di acquisto e di basso livello d’istruzione sono Esto, Ovaciones e La Prensa. Tutti gli altri giornali si rivolgono alla classe alta, diciamo, o a quelli di sopra. E‘ evidente che questa classe con maggior potere di acquisto può accedere all’informazione in forma più istantanea. Perché aspettare per vedere cosa succederà, o cosa sta succedono in un’altra parte del mondo; cosa esce a fare il giornale, se in questo istante posso sapere cosa sta succedendo a Gaza, per esempio? Perché aspetterò il notiziario o di leggere se posso vederlo comunque?

Non c’è partita perché la supervelocità di quei mezzi di comunicazione fa che le esclusive o le primizie di una notizia sfumino dinanzi alla competizione di questa velocità. Pertanto tutti questi media, inclusi i progressisti, stanno combattendo per il rating, ossia per quel pubblico di classe medio-alta e alta, e poi c’è un’altra classe che è ricchissima, che è più in là di tutto, e io credo che siano coloro che producono l’informazione.

I media a pagamento hanno solo due opzioni per sopravvivere, perché sono a pagamento. Uno: contrattano la propria sopravvivenza con chi ancora può pagare, ossia la classe politica, che fa i propri affari e la propria propaganda ma in un altro senso; se vedete le tariffe che applica ogni giornale per inserzioni a tutta pagina, mezza pagina, tre quarti, fino ad arrivare al modulo, come lo chiamano, che è il più piccolo, c’è una tariffa speciale per pubblicazioni non commerciali, che sono le governative, e un’altra tariffa per le notizie in breve, che sono per esempio le interviste, che nessuno capisce che ci facciano in un giornale, perché a nessuno interessa cosa dica certa gente, però paga. Le tariffe più alte sono le non commerciali, ossia quelle che paga il governo, e le notizie in breve, le inserzioni pagate mascherate da informazione.

L’altra opzione che avevano era sviluppare il giornalismo di inchiesta e di analisi che internet non offriva. Non lo offriva fino a che non sono apparsi spazi come quelli ai quali oggi ci riferiamo come media liberi, autonomi, alternativi (a questo punto dirò eccetera, altrimenti ci passo la vita intera).

Quel che si sarebbe potuto fare è che, di ciò che sta accadendo con l’informazione che fluisce così tumultuosamente, si facesse un’analisi, una dissezione, si tirassero le somme e si indagasse cosa c’è dietro, ad esempio, alla politica del governo israeliano a Gaza o alla politica di Manuel Velazco in Chiapas, o lo stesso in qualsiasi altra parte.

Nessuno con un minimo di criterio informa attraverso i giornali su ciò che sta accadendo. Voi siete un cattivo esempio perché voi non siete la classe media-alta né la classe alta, se lo foste non sareste qui. Ossia la ciurma, la banda dice: “no, cioè, voglio sapere cosa sta succedendo in Chiapas, leggerò la profonda analisi giornalistica di inchiesta di Elio Enriquez“… nessuno lo fa.

Nessuno dice: “cosa sta succedendo a Gaza? Leggerò Laura Bozzo perchè mi dica come stanno le cose“. No, questo terreno è stato completamente abbandonato, ma in cambio è attraverso le pagine e i blog che si sta recuperando terreno.

Questo languido scomparire o retrocedere dei media prezzolati non è responsabilità dell’EZLN, e ovviamente nemmeno della buonanima del SubMarcos. E‘ responsabilità dello sviluppo del capitalismo e di questa difficoltà ad adattarsi. I media a pagamento dovranno evolversi e convertirsi in media di intrattenimento, ovvero: se non ti posso informare quantomeno divertiti con me.

Per quanto riguarda il giornalismo di analisi e inchiesta, qualsiasi reporter che sia onesto, di un media prezzolato, ti può dire: “no, il fatto è che questo non me lo pubblicano“; e il giornale guadagna di più a non pubblicare questo tipo di articoli che a pubblicarli.

Questo è quel che vi dicevo del fatto che la non produzione si converte in una merce, in questo caso il silenzio. Se un giornalista mediamente decente e con un minimo di etica facesse un’inchiesta sull’implicazione dei governi statali di Salazar Mendiguchía, Juan Sabines Guerrero e Manuel Velazco con la CIOAC-Histórica, verrebbe fuori che c’è molto denaro che si sta muovendo da quelle parti, compreso quello che ripartisce la signora Robles della campagna nazionale contro la fame.

Però si vende meglio il non pubblicare il tale articolo che il pubblicarlo, perché chi lo leggerà, lo leggeranno i nemici di questi notabili della patria? Al contrario, tacendo, o meglio ancora parlando di quanto sta venendo bene la capitale Tuxla Gutiérrez con le opere urbanistiche che stanno facendo Toledo, che è il presidente municipale, e Manuel Velazco, sì che si vende, anche se è pura menzogna. Noi controlliamo i twitter dei giornalisti, sono giornalisti a pagamento, lavorano, cioè, per media prezzolati, ma stanno informando di tutto questo, dell’immagine di guerra che presenta la capitale del Chiapas a causa di queste opere completamente anacronistiche e assurde che si stanno facendo.

Ma per esempio, venisse gente da Veracruz, io credo che direbbe: “Ebbene, il fatto è che noi per sapere quel che sta accadendo a Veracruz leggiamo l’Heraldo de Xalapa – sempre che esista”. Direbbe: “Non rompere Sub, perché continui se questi non c’entrano niente”.

Pertanto il problema che abbiamo tutti nel mondo è: se nei mezzi di comunicazione non ci sono più, se mai ci sono state, né l’informazione, né l’analisi, né l’inchiesta, allora dove le troveremo? C’è quindi un vuoto nello spazio mediatico che viene conteso.

Ciò che si trattava parimenti di segnalare in quel congedo è che i mezzi che tanto si vantavano di creare personaggi, si vantavano ad esempio di aver creato loro Marcos, sebbene fin da allora si siano sforzati di creare personaggi, non solo non riescono a costruire un personaggio internazionale, ma nemmeno uno nazionale come Lòpez Obrador, sebbene li si paghi.

Non si può. Ora i personaggi che sono sorti, che hanno commosso o mosso in qualche misura l’informazione a livello nazionale, non provengono dai media, ma piuttosto sono nonostante questi.

Non so se lo dirò bene, ma Giulian Assange, che con la rivelazione di tutti i documenti dimostrò ai mezzi di comunicazione a livello mondiale che non stavano informando su ciò che stava accadendo, si converte in un referente. Sebbene sia parte di un collettivo, i media lavorano su di lui. C’è persino un film su di lui come personaggio, anche se tutti sappiamo che è un collettivo.

La signora Chelsea Manning, che si è fatta un’operazione per essere ora Chelsea Manning, e Snowden, non hanno fatto che rivelare quel che è occulto e quel che avrebbe dovuto essere lavoro dei mezzi di comunicazione rivelare. Ma quelli che realmente hanno messo scompiglio nel mondo dell’informazione sono collettivi nei quali l’individuo è completamente diluito, come Anonymous, di cui ora si dice: “E‘ che diAnonymous non si sa nulla, non si mostrano”. La qual cosa è assurda poiché se sono anonimi perché mai gli dovremmo chiedere che si mostrino.

Insomma, quel che noi abbiamo visto è che l’anonimato del collettivo è ciò che sta venendo a supplire e a mettere in crisi questo affanno mediatico di quelli di sopra di incontrare individualità e personalità.

Noi pensiamo che ha molto a che vedere con la formazione dei media. Se nei media prezzolati c’è una struttura che invidierebbe qualsiasi esercito quanto a verticalità, autoritarismo e arbitrarietà, per quanto riguarda un media collettivo, media alternativo, libero, autonomo, eccetera, vige un’altra forma di lavoro e un altro modo di fare.

Diciamo che nei media prezzolati importa di più chi ha prodotto l’informazione. Se voi riguardate le notizie uscite sui media prezzolati al compimento dei 20 anni della sollevazione, nel gennaio di quest’anno, la maggior parte delle notizie sono di ciò che i giornalisti fecero 20 anni prima e non di quel che è accaduto:“io ho intervistato Marcos“, “io ho fatto la tale intervista“, “io sono stato il primo a entrare“, “io ho scritto il primo libro“. Che pena che in vent’anni non abbiamo fatto altro che ricordarsi. Però su di loro pesa questo criterio: l’esclusiva. Non sapete quanto importi a un giornalista e cosa lo porti a fare, e faccia, ottenere un’esclusiva. Il fatto di poter avere l’esclusiva dell’ultima intervista di Marcos o la prima di Galeano vale, costa, anche se non si pubblica, perché, come vi sto spiegando, anche tacere è una merce e si può vendere. Al contrario mi piace pensare che nei collettivi dei quali fate parte voi e altri che non sono potuti venire, la maniera di lavorare fa in modo che pesi più l’informazione che chi la produce. Certo, ci sono alcuni che devono ancora imparare a redigere, ma la grande maggioranza rivaleggia in ingegno, in analisi, in profondità e in indagine su quel che sta accadendo.

Quello che noi vediamo, in questo casino che è il modo capitalista, è dove troviamo l’informazione. Se ce ne andiamo in Internet e googleiamo, come si dice ora, Gaza, possiamo trovare che i palestinesi sono degli assassini che si stanno immolando solo per distruggere moralmente l’esercito israeliano, o il contrario. Si può trovare qualsiasi cosa. Dove troverai l’informazione di ciò che sta realmente accadendo? L’ideale sarebbe che i palestinesi ci dicessero quello che sta accadendo, non attraverso di altri.

In questo caso, per esempio, noi diciamo: non sarebbe meglio sapere cosa stanno dicendo gli zapatisti? Meglio rispetto a che qualcuno ci dica quel che lui crede che avrebbero dovuto dire, che non è nemmeno quel che credono che abbiamo detto, è quel che dobbiamo aver detto.

Come dire che nel testo della luce e dell’ombra, Marcos dice che non scriverà più e quindi Galeano non potrà scrivere, anche se non si sono accorti che quando tutti si sono congedati il gatto-cane resta. Ci sono molte cose che si possono capire da lì, ma ora non importa.

Quel che noi vogliamo segnalare è che la miglior informazione è quella che viene dall’attore e non da chi sta coprendo la notizia. Chi può fare questo sono i media liberi, autonomi e alternativi. Quello che vi sto dicendo compagni, compagne e compagnei è una tendenza, non è qualcosa che succederà ora, ovvero non pavoneggiatevi come a dire:“ora sì che siamo la créme e il mondo dipende da noi”.

E‘ una tendenza che noi vediamo con questa maledizione che abbiamo di vedere le cose prima che accadano. Vediamo che i media prezzolati, come mezzi di informazioni, sono in franca decadenza, non per loro colpa, ma per aver abbracciato una classe politica che anch’essa va in decadenza per sopravvivere, e questo si capisce.

Noi non questioniamo che qualcuno lavori per un media e di questo viva. Pensiamo piuttosto che la dignità e la decenza abbia un limite e che ci sono limiti che si stanno ormai sorpassando, ma questo è un problema di ciascuno. Noi non lo giudicheremo. Quello che vediamo è che il problema in un media prezzolato è la sopravvivenza, quindi la loro sopravvivenza sta su una strada che non stanno seguendo, perché stanno inseguendo di più l’immediatezza.

A lungo termine il media prezzolato, come qualsiasi cosa che compri e consumi, scomparirà. Perché compri il giornale se puoi consultare la rete? Allo stesso modo non vai a cercare lì l’informazione, non vai a cercare l’analisi di quello che sta accadendo.

Quindi noi diciamo che, se volessimo sapere cosa sta accadendo in Michoacán, l’ideale sarebbe che quelli di Michoacán ci dicessero quello che sta accadendo. Noi pensiamo che se la gente dalle altre parti del mondo e del paese vuole sapere cosa sta accadendo con gli zapatisti, ci sia quanto meno uno spazio dal quale possano saperlo.

Voglio dire con questo che noi non vogliamo militanti a tal fine, militanti della comunicazione zapatista, per quello c’è la maledetta idea dei terzi media. Noi vogliamo orecchie, ossia che la gente che vuole sapere venga a conoscenza di qualcosa di verace, o di un’analisi profonda o di una inchiesta reale, prendendo in considerazione quanto è importante una notizia o un’informazione, e non chi la produce.

Noi vediamo che a lungo termine i media liberi, autonomi, alternativi, riempiranno o possono riempire – non sappiamo se lo faranno – possono riempire quel vuoto che si sta producendo ora nello scambio di informazioni a livello globale. Internet non lo riempie, sebbene lo crediate, su internet puoi trovare quello che vuoi, se sei a favore di qualcosa trovi argomenti a favore, se sei contro qualcosa trovi gli argomenti contrari.

C’è bisogno quindi che questa informazione abbia uno spazio dove si sistemi, che sia leggibile. Ed è, noi diciamo a grandi linee e tendenzialmente, lo spazio che copriranno i media di comunicazione alternativi, autonomi, liberi, o come si chiamano.

E questo è ciò che vi avremmo voluto dire a Oventic: che non avete una fottuta idea dell’impegno che vi ricade addosso. Non è che noi vi ammorbiamo sul fatto che ora veniate a La Realidad, che ora andiate al tal posto e lì vanno i media terzi, o i quinti, che sia, i quinti no, ho pensato, ma è un gioco di parole, quindi meglio che gli abbiamo messo il nome di terzi media (nota: è evidente che chi parla è colpito dall’essere guercio, perché in realtà avrebbe dovuto dire “i terzi compagni” e non “i terzi media“, e gli mandiamo subito un’energica protesta affinché la pubblichi nello stesso spazio e con la stessa importanza del suo strafalcione. Nota cortesia di “Los Tercios Compas”).

No, quel che ve ne viene è la speranza di molta gente. Noi non nutriamo speranza nei vostri confronti, abbiamo fiducia in voi, non soltanto voi che siete qui, ma anche per ciò che siete, la tendenza che possiate coprire questo spazio.

Il problema che noi vediamo è quello che dei soldi, ora sì. I media autonomi, liberi, tutto questo, si sostengono…la maggior parte delle volte succede che quelli che ne entrano a far parte cooperano ma hanno altri impegni, quindi il media autonomo, libero, alternativo, è come i terzi media (nota: strafalcione e proteste reiterate. Cordialmente “Los Tercios Compas”), ossia funziona in base alle possibilità perché bisogna sbattersi, bisogna stare al passo per poter ottenere i soldi. Oppure durano finché dura il grano, e quando finisce il grano il media scompare. E può anche essere che duri, magari non succede così, quando il calendario impone la sua logica ai componenti, cioè, quando crescono e maturano, come dicono là sopra, e la smettono con le pazzie e le ribellioni.

Pensiamo quindi che avete questo problema e lo dovete risolvere in qualche modo, non so come. Io vedo che su alcune pagine già compaiono cose come consigli per scendere di peso, su come non invecchiare, sul ferro per stirare la pelle, non so come lo dite, lifting, quelle robe che si mettono, cose così ed esoterismo e vaffanculo. Si, magari chi vede questo media alternativo non fa caso a queste cose e vi entrano due soldi. Alcuni fanno così, ma pure perché vi diano questo voi dovete dimostrare che qualcuno entra nella vostra pagina, qualcuno oltre a voi.

Noi scherzavamo molti anni fa con quelli che si incaricavano della pagina prima di tutto questo, che dicevano: “no, è che il tale comunicato ha avuto tante visite“. Gli dicevo: “bugia, siamo noi che siamo lì a fare clic, clic, clic, clic, invece no“.

Non so, è la stessa cosa che vi ha portato a lavorare in collettivo, a parte che che molti fanno artigianato urbano, o non so come si chiami, che producono e così via; forse allo stesso modo,  collettivamente, potete trovare la maniera affinché il media non decada, si mantenga e cresca. Non vi resta altra possibilità, compagni, mi spiace di darvi questa informazione, però o crescete  scomparirete. Compresi quelli che sporadicamente tirano fuori informazioni; vi rimane solo questa possibilità perché anche tra di voi inizia a esserci questo sviluppo. Magari questa disparità di sviluppo si deve alla profondità dell’analisi, alla capacità dell’inchiesta, o quel che sia, e non perché alcuni abbiano risolto il problema dei soldi e altri no. Fateci caso, perché c’è molta gente che sta aspettando da voi più di quanto voi vi immaginiate.

Riassumendo. I media prezzolati esistono, sono reali, hanno la loro importanza, questa importanza sta diminuendo tendenzialmente e quel che ha fatto l’EZLN è cambiare radicalmente la sua politica sui media. Non vogliamo parlare con quelli di sopra, a proposito di questo vi spiegherà di più il Subcomandante Moisés nella sessione di domande e risposte, che consiste nel fatto che i media zapatisti fanno le domande e voi date le risposte e non il contrario.

Quindi quello che ha fatto l’EZLN è dire: non ci interessano più coloro a cui era necessario rivolgersi attraverso Durito, il Vecchio Antonio, ovvero della stampa prezzolata, bensì ora ci interessa la gente che capisce il fatto stesso di un gatto-cane; questo riconoscimento della differenza e il riconoscere che ci sono cose che non capiamo, ma non perché non le capiamo le giudicheremo o le condanneremo – come un gatto-cane che esiste, non lo crederete ma esiste, è reale.

Quello che ci interessa è parlare con voi, è ascoltarvi, e con questo voglio dire anche la gente che attraverso di voi ci ascolta e che attraverso di voi parla con noi. Se noi volessimo sapere che cosa sta succedendo nel tal luogo, noi prima cercheremmo sui media liberi alternativi, nei quali l’informazione è poca ma anche se poca è molto meglio di quella di qualsiasi media prezzolato, nei quali oltretutto bisogna iscriversi con carta di credito per poter leggere i Laura Bozzo che ci sono da tutte le parti.

Cos’è accaduto allora che ha alterato questo piano di congedo, ossia di dire ai media prezzolati “grazie per ciò che…”, sebbene la maggior parte di loro siano stati, loro malgrado, complici involontari di ciò che è stato, di ciò che avete visto poco fa: una manovra diversiva o un atto di magia, e avvertirvi del fatto che ora sì che la maledizione vi arriva addosso.

La maggior parte di voi è giovane. Noi pensiamo che la ribellione non abbia e non dovrebbe avere a che vedere con il calendario, perché noi vediamo gente che ora che ha l’età non ha comunque giudizio perché…(incomprensibile), ma continuano a essere ribelli. E noi abbiamo la speranza che voi continuate, anche se non sarete proprio voi, forse alcuni si dividono il lavoro, “allora voi a cercare i soldi e noi a questo, facciamo a turno o qualcosa del genere“, ma non abbandonatelo quell’impegno, è davvero importante.

Cos’è accaduto? Perché se voi prendete in considerazione questo piano originario rispetto al quale sarebbero entrati tutti i media prezzolati, pensate che si manteneva ancora due settimane prima, quindici giorni prima che si dicesse no, non entreranno all’omaggio a Galeano.

Quel che è accaduto è stata una morte. Su questo fatto ho letto solo, non dico che non esista, un articolo di John Gibler, che risulta andare in questo senso. Lui raccontava di aver detto a qualcuno come era stato l’omaggio a Galeano e questa persona con cui parlava gli diceva: “ma tutto questo solo per un morto?“, e lui cercava di dire che un morto, insomma cercò di spiegare meglio che poteva. E noi vogliamo dirvi quanto è importante per noi un morto.

Se noi lasciamo passare una morte ne lasciamo passare due, se ne lasciamo passare due saranno dieci, poi cento, poi mille, poi decine di migliaia come nella guerra che fece Calderón contro il presunto narcotraffico: si lasciò passare una morte e poi se ne lasciarono passare decine di migliaia. Noi no. Moriremo sì di morti naturali o di morti giuste, cioè lottando, ma non permetteremo che nessuno dei nostri compagni e compagne e compagnei sia assassinato impunemente, non lo permetteremo e metteremo in moto tutte le forze anche se si trattasse di uno solo, o il più ignorato, o il più disprezzato,  il più sconosciuto.

E la rabbia che sentivamo rispetto a Galeano è dovuta al fatto che questo questo compagno Galeano era colui che si incaricava di ricevere questi della stampa prezzolata, caricava i loro zaini, li portava con i suoi cavalli fino a dove facevano le interviste o i loro reportage, li riceveva nella sua casa e dava loro da mangiare. A questi che hanno ignorato e disprezzato la sua morte, e hanno innalzato i paramilitari come fossero eroi, vittime di un’arbitrarietà, suvvia, e quando arrivavano nemmeno si prendevano il disturbo di chiedergli alcunché, anche se per vent‘anni lui si incaricò di riceverli, e con alcuni di loro fece persino scommesse di calcio quando c’erano i mondiali.

Noi ci aspettavamo una reazione, da qualcuno con cui hai una relazione così, ma non sapevano nemmeno chi fosse. Loro venivano a intervistare Marcos, loro venivano a vedere Marcos, loro vedevano che il cavallo, che l’arma, che quello che ha letto, sebbene la buonanima di Marcos sapeva che libri aveva letto. Vedevano tutte queste cose e non importava chi fosse colui che li stava ricevendo.

Magari comprendiamo che non gli importasse perché era un indigeno, che per giunta non aveva nemmeno volto, tuttavia gli dava da mangiare, gli caricava le cose, li aiutava con il cavallo, li accompagnava, gli diceva da dove passare, da cosa bisognava guardarsi e così via. Comprendiamo che non gli importasse ma a noi sì che importa, Galeano e tutti e ciascuno degli zapatisti. Abbiamo fatto questo casino e continueremo ogni volta a fare casino, perché non permetteremo nessuna morte, non ne accadrà una sola che resti impunita, perciò abbiamo cambiato tutto, e nella rabbia che sentivamo accadde che il Subcomandante Moisés, che è chi comanda ora su questo, ha detto non entra nessuno della stampa, e non entrò nessuno della stampa prezzolata sebbene originariamente sarebbero dovuto entrare tutti.

Lì in quella stanza c’è stato il cadavere del compagno Galeano; c’è un video dove c’è il cadavere, sono circondati e ci sono i compagni che recriminano con quelli della CIOAC per la morte di Galeano. Non li hanno toccati, compagni; io, che si suppone sia un essere controllato eccetera, quantomeno gli avrei dato uno spintone: niente, gli gridano contro ma non li toccano. Da qualsiasi altra parte li avrebbero linciati sul posto perché erano corresponsabili di quella morte e lì stava il cadavere. Lì arrivammo noi. Noi eravamo ad Oventic a preparare, io stavo saggiando una sedia a rotelle; qui quel giorno entrai a cavallo, lì sarei entrato su una sedia a rotelle per alimentare la diceria che fossi molto malato, molto fottuto, e alla fine mi sarei alzato perché mi dolevano le ginocchia dall’esercitazione.

Quando lo abbiamo saputo siamo venuti qua e abbiamo visto, e guardate quel che non uscì sulla stampa e ne uscirà: uno di qui, uscendo di qui, l’altro di lì, l’altro di lì, l’altro di lì, l’altro di lì, sono quelli che erano nella zuffa e venivano qui alla porta del Caracol a burlarsi dei compagni che stavano qui rinchiusi perché non li aggredissero, lì come siete ora voi, stavano loro.

E si facevano beffe di come ballava, dicevano del defunto, con le mazzate che gli stavano dando; si facevano beffe di come gli hanno sparato, di come lo hanno preso a colpi di machete, e tutte quelle cose che abbiamo pubblicato nell’inchiesta perché sono dolori nostri. Il Subcomandante Insurgente Moisés ha ormai terminato l’inchiesta, ma non verrà resa pubblica per evitare la vendetta. La si consegnerà al Frayba con i nomi eccetera, perché ormai sappiamo chi è stato. Eravamo in questa situazione, compagni, e non potevamo rispondervi nemmeno minimamente perché era una prateria secca, e con niente, una scintillina, si sarebbe incendiato tutto, e qui sarebbe stato un pandemonio di sangue. Abbiamo sopportato e sopportato ma questa rabbia non l’abbiamo slegata. Non l’abbiamo slegata ancora.

Allora la risposta, John Gibler, è: per gli zapatisti una morte ingiusta è troppo e per questo siamo disposti a tutto.

Questa conduzione dei media impone una logica inumana, assurda, fuori luogo in tutto il mondo. Guardate, per esempio i bambini e le bambine in Palestina: hanno dimostrato una grande pazienza nel morire, perché muore uno e non gli fanno caso, e continuano a sommare cadaveri finché prima i grandi mezzi comunicazione si voltino a vedere, e continuano a morire perché esca l’immagine. E continuano a morire perché l’immagine sia vista e devono morire in una forma scandalosa, indignante, perché la gente di sopra inizi a dire:“ sentite, no, cosa stiamo facendo lì?”, ossia per fare qualcosa. A noi zapatisti sorprende ogni volta di più quanto poco di umano ci sia nell’umanità di sopra.  Perché è necessario tanto sangue affinché dicano qualcosa? E poi viene fuori che sfumano la loro posizione: “sì, ammazzateli, ma non mostratelo perché ci mette in evidenza”.

Robert Fisk, che scrive su The Independent, della Gran Bretagna, diceva in altro modo quello che stiamo dicendo adesso: il fatto è che i grandi mezzi di comunicazione sono in crisi perché la gente che li legge – che è la classe alta, con alto poter di acquisto e ben informata, dicono – , è indignata perché i mezzi di comunicazione la trattano da idiota, cercando di presentare il massacro che avviene a Gaza come fosse uno scontro o come se la colpa fosse di Hamas. La gente si sente insultata, non è perché hanno i soldi che siano stupidi, alcuni sì che lo sono, ma in genere sono intelligenti e si sentono insultati, e lo riconosceva in un articolo, diceva: “è che siamo in crisi, la gente non ci crede più, non ci prende sul serio, e per di più reclama”. Da altre parti questo succede da anni, come qui in Messico. Tutto ciò che sta succedendo in Palestina, di cui nessuno parla, di questa pazienza mortale dell’infanzia palestinese, noi diciamo che è responsabilità del governo di Israele. Noi differenziamo sempre i governi dai popoli, sappiamo che c’è una tendenza naturale, anche se in altre occasioni abbiamo detto che il problema non è sionismo o antisemitismo, come continuano a dire le grandi teste pronunciando stupidaggini in grande stile.

Noi non possiamo dire che, poiché il governo di Israele è assassino, che il popolo di Israele sia assassino, perché allora direbbero che il popolo messicano è idiota perché il governo messicano è idiota, e noi, quanto meno, non siamo idioti. C’è gente in Israele, non sappiamo quanta, nobile, cosciente, onesta, e non ha bisogno di essere di sinistra, perché la condanna per ciò che sta accadendo in Palestina non ha a che vedere con la posizione politica, ha a che vedere con la decenza umana: nessuno può vedere quel massacro e dire che non sta accadendo nulla o che è colpa di un altro.

Quel che vi sto spiegando sulla crisi dei media prezzolati e l’emergere dei media liberi, alternativi o autonomi è una tendenza nella quale, nel lungo cammino dei media liberi o autonomi, vi accadranno cose: io non vorrei dirvelo, ma bisogna dirvelo.

C’è gente che si demoralizzerà, dicono i compagni, che è quando si arrende qualcuno, quando lascia il suo lavoro, la lotta, dicono che si è demoralizzato, che ha lasciato la lotta.

Gente a cui i media prezzolati diranno così: vieni dalla nostra parte – a mangiare merda, disse un subdirettore di un giornale, ma ti pagheranno per mangiare merda -, sia perché scrive bene, perché fa buone analisi o perché inquadra bene la foto, il video o quel che sia.

E alcuni se ne andranno, altri vi tradiranno, diranno: “no, non ce n’è, quel testo non è veritiero, lo hai inventato”, e così via. E altri che zoppicheranno. La claudicazione è una parola che i compagni capiscono bene, che vuol dire che sei lungo una strada e dici: ”ah no, sempre no, di qui no, meglio che vada altrove”. Quasi sempre in questo caso la questione ha a che fare non con il lasciare un impegno poiché a volte uno deve lavorare per vivere, ma con il lasciare una posizione rispetto all’utilizzo dell’informazione, in questo caso dei media liberi, autonomi, alternativi.

Uno dei problemi che avrete è quello dei soldi, ossia dovrete sopravvivere. Sopravvivenza. Questo è il vostro problema, non solo come media ma anche come essere umani: non dovete ancora mangiare? Anche se alcuni ormai stanno superando il problema, tuttavia…

Ciò che inoltre vogliamo sappiate, e attraverso di voi altri media liberi, è che noi vi riconosciamo questo sforzo e sacrificio. Sappiamo che è una cazzata venire fin qua per chi ha i soli, ma per chi non ce li ha è qualcosa di eroico. Noi ve lo riconosciamo, vi conosciamo, lo sappiamo e vi salutiamo. Tenete per certo che se c’è qualcuno che prende in considerazione quel che fate, siamo noi. Dove cercheremo l’informazione? Sui media prezzolati? No. Nelle reti sociali? Nemmeno. Nell’instabile e increspato mare della rete? Ti dico che nemmeno lì puoi trovare quel che cerchi.

Dunque c’è un vuoto su dove stia l’informazione. Il mezzo che usate ora è anche il vostro limite, arrivate a più gente ma è anche un limite perché la gente che non ha internet a media velocità, io li sfido a scaricare ora una vostra pagina, diamine, va a finire che succede un’altra guerra, un’altra sollevazione e arriviamo a vincere la guerra e non ha ancora finito di scaricare. Ci dovrebbe essere una versione più leggera o qualcosa del genere, da smartfon o roba simile. Ma la maggior parte dei vostri interlocutori o di quelli che dovrebbero essere i vostri interlocutori non lo sa usare, ma questo può cambiare. Noi diciamo che in questi tempi il mezzo principale di comunicazione è l’ascolto, per questo noi ci riferiamo a voi come gli ‘ascolta’. C’è gente, lo dicevo a Moi, che ha bisogno di parlare, non gli importa che non lo stiano ad ascoltare, deve parlare di qualsiasi cosa. Ma c’è gente che si preoccupa che l’ascoltiate, e affinché la ascoltiate sta scommettendo perché questo messaggio e questa parola arrivino più lontano.

La preoccupazione dei compagni e compagne del CNI che avete visto, è che portavano l’incarico che li ascoltaste. A differenza dell’Altra Campagna. Io mi ricordo di quegli incubi multipli, del divano collettivo del “flagellatevi, noi andiamo”, che è stato l’Altra Campagna, dove chiunque diceva quello che gli veniva in mente, non gli importava se lo stavano ascoltando oppure no, se lo stavano capendo oppure no, il gusto stava nel cavarsi, come si dice, la voglia. Per di più era gratis, immaginati quanto spenderesti dallo psicanalista o dallo psichiatra o come si dice ora.

Quindi non si tratta di altro che di avvisarvi che il mezzo è anche il limite e che bisogna ricercare. La fonte diretta appare ora come la principale, e noi diciamo: i popoli originari sono gli specialisti dell’ascolto. In verità vi sto avvertendo di ciò che verrà con il festival mondiale della ribellione e della resistenza, ossia è un’esortazione che non diventi il cartellone delle riunioni de La Otra, le assemblee preparatorie eccetera, perché questi compagni e compagne dei popoli originari sono specialisti nell’arte dell’ascolto, nella comunicazione per eccellenza.

Il fatto che chi in questo momento è l’attore, o sta soffrendo, o sta esercitando un’azione, ti dica come la vede, non impedisce che ci sia un’analisi. E’ quel che tu mi dici, ma io vedo questo e quest’altro. E’ cioè il lavoro dell’informatore.

E noi vediamo anche in questo utilizzo dei media, a partire dalla disgrazia della morte di Galeano, che anche nei media c’è questa differenza tra elemosina e il sostegno. Se i mezzi di comunicazioni prezzolati ti danno attenzione devi ringraziare, e qualcosa che non perdonano agli zapatisti, “non solo vi porgiamo la mano”, direbbero, “ma ci mordete la mano che vi aiuta”. Noi non vogliamo fare indigestione, sputiamo sulla mano, perché anche l’attenzione dei media è un’elemosina. Al contrario, per i media liberi, alternativi, autonomi, eccetera, non è una elemosina. E’ un dovere a cui stanno assolvendo, e lo fanno nonostante tutte le difficoltà che hanno, ed è il caso in cui diciamo “un media compagno”. So già che Tacho vi ha fatto a pezzi, e per questo che abbiamo tirato fuori il fatto dei ‘terzi compagni’ (nota: ora sì che chi parla ha detto giusto. Cordialmente “Los Tercios Compas”).

Ma questa è la differenza tra un media prezzolato e un media compagno. Non è che uno abbia i soldi, o guadagni, o no. La differenza sta nel fatto che per alcuni siamo una merce, sia che parlino di noi sia che non parlino; e per altri, come i vostri e come ce ne sono migliaia in tutto il mondo, siamo uno spazio di lotta.

Nell’evento di ieri che era aperto alla stampa, sono venuti solo tre giornalisti, anzi quattro: uno era dei tre visconti che hanno calunniato la morte di Galeano, e non è entrato. Gli altri tre erano uno di Proceso, uno che lavora nella stampa alla frontiera sud e un’altra che lavora con Aristegui. Fino ad ora avevo citato solo quello di Proceso, ma non è venuto nessun altro media, non so se è una cosa tipo “Paquita la del barrio” (nome d’arte di Francisca Viveros Barradas, cantante messicana, N.d.T.), per dispetto, ma sia come sia.

Oh quanti morti, poiché non era un evento dell’EZLN, era del CNI, oh quanti morti deve avere il CNI perché si voltino a guardare. “Molti”, diranno i media, “perché diventi una merce, e poi per vedere se vendiamo menzionandoti o vendiamo non menzionandoti”. La differenza per noi è che l’appoggio che si dà al compagno non pone condizioni perché sa che è davvero parte della stessa lotta.

Quindi, quello che noi vediamo in questo panorama caotico che vi sto presentando è che con l’ultra velocità e l’indigestione, l’eterogeneità delle informazioni, è paradossale che il miglior livello o il livello supremo di comunicazione sia la condivisione, questo livello diretto.

I compagni hanno scoperto qualcosa che voi avete scoperto nel vostro lavoro, che è il potere dell’ascolto. Se non è possibile che tutti stiamo ascoltando, allora serve qualcuno che afferri questa parola e la scagli indietro, come diciamo noi, ossia ai popoli, che è ciò che fanno gli “ascolta”. E in una maniera o nell’altra è quel che fate voi.

Ma siccome (secondo noi, già lo sapete, noi che non sappiamo nulla di mezzi di comunicazione) il livello supremo ora è la condivisione, coloro che lo usano meglio sono proprio coloro che bisogna ascoltare. Mi risulta che i popoli originari sono tosti in questo, quanto a pazienza, ma ve ne parlerà di più il Subcomandante Moisés.

Questo è quanto volevo dirvi. Compagni e compagne, non ci saranno domande perché mi risulta che in 20 anni mi avete ormai domandato tutto quello che mi dovevate domandare e credo di aver ricevuto un certificato di impunità per non rispondere nulla; ma questa ve la dovevamo.

Lo avremmo fatto comunque in quell’alba, ma siccome ora mi avete come terzo media (nota: mh… quello che parla non impara. Los Tercios Compas!) e stavo controllando che vi stavano piratando tutto, abbiamo detto no, meglio che vi lanciate perché non è giusto quello che stanno facendo i media prezzolati, perché non è stato soltanto un furto ma una sottrazione per disprezzo. O sia, me lo piglio e non dico di chi è perché a chi importa quel fottuto tuit o quella fottuta pagina che nessuno vede.

Era il reclamo, secondo quanto ci raccontano, che facevano i grandi mezzi di comunicazione che arrivarono a San Cristóbal: “quel Marcos è pazzo, come fa a scegliere gente che non ha nemmeno dieci visite nella sua pagina – quindi cliccate di più (incomprensibile), arrivate a 100 -, e non noi che abbiamo milioni di lettori”.

Quindi ve la dovevamo, compagni, ecco. Galeano non resterà in silenzio; a volte parlerà Tacho, a volte Moisés, a volte Galeano, a volte qualcun altro, il gatto-cane, o chissà. L’importante qui è che: uno, è cambiato l’interlocutore. Due, l’importante è la tendenza che noi vediamo nella vostra comparsa come media liberi, autonomi, alternativi, eccetera.

Il fatto è che abbiamo creato i terzi media (nota: argh! L-o-s T-e-r-c-i-o-s C-o-m-p-a-s!) perché non dobbiate farvi questo sbattimento di venire fin qua per mandarvi i materiali.

Non solo riconosciamo e diamo valore al vostro lavoro, soprattutto riconosciamo e diamo valore al sacrificio e allo sforzo che fate per voltarvi a vedere da questa parte.

Perciò, specialmente a voi, e in generale a tutti i compagni della Sesta, grazie.

E’ tutto Gotham City. (nota: chi parla ha voluto imitare la voce del supervillano, Mr Bane, però non gli è riuscito).

Fine dell’intervento del SupGaleano.

(Trascrizione dell’audio originale a carico de “Los Tercios Compas”. Sì, protestando e un po’ incazzati per gli strafalcioni, ma non importa, così è la storia, bisogna sopportare).

Copyleft: “los tercios compas” 12 agosto 2014. E’ consentita la riproduzione senza ricorrere all’autoerotismo, la circolazione underground e il consumo in modalità “impantanatevi che c’è fango”.

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2014/08/14/trascrizione-della-conferenza-stampa-dellezln-con-i-media-liberi-autonomi-alternativi-o-come-si-chiamino-del-10-agosto-2014-a-la-realidad-zapatista-chiapas-mexico-prima-parte-parole-del-supg/

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In Chiapas la «condivisione» di tutte le ribellioni

Luca Martinelli, LA REALIDAD, 13.8.2014

Zapatisti. Lo scorso weekend l’Ezln ha riunito nella Selva Lacandona i popoli indigeni del Messico. E annunciato per fine anno il primo «Festival mundial de las resistencias y rebeldias». La lotta e la festa, il «baile» e le rivendicazioni di chi la terra la abita e la cura

Selva Lacandona, il 10 agosto scorso  © Luca Martinelli

Al Cara­col de La Rea­li­dad ci sono quasi due­mila per­sone. Alla mez­za­notte del 9 ago­sto si muo­vono sul campo da basket per il baile (ballo) che con­clude ogni grande mani­fe­sta­zione pro­mossa in Chia­pas, nel Sudest mes­si­cano, dall’Esercito zapa­ti­sta di libe­ra­zione nazionale.

In que­sto ago­sto del 2014, l’Ezln ha dato appun­ta­mento nella Selva Lacan­dona ai popoli indi­geni di tutto il Mes­sico, riu­niti nel Con­gresso nazio­nale indi­geno (Cni). Dal 4 al 9 ago­sto, i dele­gati una tren­tina tra popoli, tribù e nazioni, arri­vati da tutto il Paese, hanno messo in comune le pro­prie lotte, le «resi­stenze» e le «ribel­lioni« che in tutto il Mes­sico riven­di­cano il rico­no­sci­mento dei diritti dei popoli ori­gi­nari sulle terre che abi­tano e che curano.

Poi, il 9 ago­sto, La Rea­li­dad ha accolto anche osser­va­tori nazio­nali e inter­na­zio­nali, per l’evento con­clu­sivo dell’incontro, che fin dal titolo — Com­par­ti­cion entre Cni e pue­blos zapa­ti­stas– richiama all’idea di «con­di­vi­sione». Alla ceri­mo­nia, con la let­tura dei docu­menti frutto dei cin­que giorni di lavoro, ha potuto par­te­ci­pare anche la stampa. Ezln e Cni hanno così annun­ciato che dal 21 dicem­bre 2014 al 3 gen­naio 2015 ospi­te­ranno il primo incon­tro mon­diale delle resi­stenze e delle ribel­lioni (Festi­val mun­dial de las resi­sten­cias y rebel­dias), un’iniziativa iti­ne­rante che verrà inau­gu­rata nell’Estado de México, pre­vede ini­zia­tive a Città del Mes­sico, il Capo­danno nel Cara­col zapa­ti­sta di Oven­tic, in Chia­pas, e la chiu­sura presso l’Universita della terra di San Cri­sto­bal de Las Casas.

foto Luca Martinellifoto Luca Martinelli

Il mes­sag­gio è chiaro: solo le lotte dal basso hanno il potere di cam­biare il Paese, di creare un mondo in cui pos­sano con­di­vi­dere molti mondi, tra cui quello indi­geno. Era il 2001 quando Ezln e Cni, insieme, rag­giun­sero Città del Mes­sico, nella «Mar­cia del colore della terra», per chie­dere il rico­no­sci­mento costi­tu­zio­nale dei diritti dei popoli indi­geni, come pre­vi­sto dagli Accordi di San Andres siglati nel 1996 tra Ezln e governo mes­si­cano. Ven­nero rice­vuti dal Parlamento messicano.

Tre­dici anni dopo quella richie­sta rimane ine­vasa, ma nel frat­tempo sono cam­biate molte cose. Anche la strada che porta a La Rea­li­dad, entrando nella Selva a Las Mar­ga­ri­tas, che ormai è “pavi­men­tata” fino alla comu­nita di Gua­da­lupe Tepeyac: non ser­vono più quat­tro ruote motrici per rag­giun­gere il rin­con zapa­ti­sta più cono­sciuto, ma il mes­sag­gio dell’Ezln e dei popoli indi­geni del Mes­sico si deve arram­pi­care ancora per sen­tieri impervi, per cer­care l’ascolto.

Il governo mes­si­cano, ad esem­pio, ha recen­te­mente appro­vato una legge di riforma ener­ge­tica, che apre la strada a pra­ti­che come il frac­king (la frat­tu­ra­zione idrau­lica per estrarre petro­lio e gas) e alla pri­va­tiz­za­zione della pro­du­zione e distri­bu­zione di ener­gia elet­trica e petro­lio, finora affi­date alle imprese pub­bli­che Cfe e Pemex.

La riforma del set­tore mine­ra­rio, appro­vata invece negli anni Novanta, e col­le­gata al Trat­tato di libero com­mer­cio del Nord Ame­rica tra Canada, Mes­sico e Stati Uniti d’America, ha invece por­tato alla con­ces­sione (tra atti­vita di esplo­ra­zione e sfrut­ta­mento dei gia­ci­menti) di una super­fi­cie pari a circa il 16% del ter­ri­to­rio nazionale.

Quando sabato mat­tina arri­viamo a La Rea­li­dad, men­tre la com­mis­sione di sicu­rezza («ofi­cina de vigi­lan­cia de los pue­blos») con­trolla i nostri pas­sa­porti all’ingresso del Cara­col, ascol­tiamo la fine dell’assemblea, con la let­tura del docu­mento che verrà pre­sen­tato nel pomeriggio.

È una lista di grandi opere (inu­tili), che come in Ita­lia vanno dalle auto­strade — come la San Cristobal-Palenque, qui in Chia­pas — ai grandi pro­getti ener­ge­tici, tra cui risal­tano dighe e gasdotti, come quello di 160 chi­lo­me­tri tra gli Stati di Pue­bla e Tlax­cala, nel cen­tro del Mes­sico. Si tratta di uno dei due inter­venti che, secondo la denun­cia del Con­gresso nazio­nale indi­geno, coin­vol­ge­rebbe un’impresa ita­liana, la Bonatti spa, che ha sede a Parma, si occupa di infra­strut­ture ener­ge­ti­che e ha par­te­ci­pato con alcuni pro­pri dele­gati alla mis­sione del gen­naio 2014 dell’allora pre­si­dente del Con­si­glio Enrico Letta. L’altra impresa ita­liana rite­nuta respon­sa­bile di vio­la­zioni ai danni dei popoli indi­geni si chiama invece Enel Green Power, par­te­ci­pata dallo Stato ita­liano, attra­verso Enel, e risulta impe­gnata nello svi­luppo di pro­getti eolici su terre comu­nali nella zona dell’Istmo di Tehuantepec.

Sotto il sole, alle tre del pome­rig­gio (ma alle quat­tro nel Sudest mes­si­cano, dove vige sem­pre la hora de Dios, quella solare), tutte le per­sone pre­senti si accal­cano di fronte al palco.

Tutte le foto scat­tate dai rap­pre­sen­tanti dei mezzi d’informazione pre­senti, quasi tutti indi­pen­denti, rac­con­tano que­sto momento della gior­nata, che si è tenuto nel tem­plete mon­tato a fianco del campo da basket, e ha visto i rap­pre­sen­tanti dell’Ezln e del Cni inter­ve­nire pro­tetti da un cor­done di sicu­rezza, neces­sa­rio dopo che pro­prio a La Rea­li­dad, nel corso di un’imboscata, il 2 mag­gio scorso era stato assas­si­nato un indi­geno, base d’appoggio dell’Esercito zapa­ti­sta di libe­ra­zione nazionale.

foto Luca Martinellifoto Luca Martinelli

Durante la ceri­mo­nia, che si e aperta con l’inno mes­si­cano e chiusa con quello zapa­ti­sta, il Sub­co­man­dante insur­gente Moi­ses, che guida l’Ezln, ha spie­gato che nes­suno «sa piu imma­gi­nare come deve essere la giu­sti­zia, e che solo il sudore può aiu­tare a capirla», aggiun­gendo che «biso­gna cono­scere il dolore, per capirla». «Siamo uomini e donne di mais, e come una milpa siamo ancora capaci di fio­rire. Men­tre il potere distrugge, noi dal basso rico­struiamo» ha con­cluso Moi­ses, lan­ciando l’invito al Festi­val che si aprira il pros­simo 21 dicem­bre anche Oltreo­ceano, abbrac­ciando ideal­mente ini­zia­tive come il Forum con­tro le grandi opere inu­tili e impo­ste (per l’Italia par­te­ci­pano, tra gli altri, il Movi­mento No Tav, re:Common e Opzione Zero, che si batte con­tro l’autostrada tra Orte e Mestre) e il Forum ita­liano dei movi­menti per la terra e il pae­sag­gio (www​.sal​via​moil​pae​sag​gio​.it).

Oltre all’appuntamento poli­tico, pero, l’iniziativa de La Rea­li­dad ha rap­pre­sen­tato uno spa­zio impor­tante di con­di­vi­si­zione («com­par­ti­cion» si legge sullo stri­scione espo­sto all’ingresso del Cara­col). Biso­gnava esserci, così, per vedere e rac­con­tare tutto il resto: il baile, le cucine sem­pre attive: «Per coloro che si alzano pre­sto per par­tire, le com­pa­ñe­ras hanno assi­cu­rato che dalle tre il caffè è pronto; dalle 4.30 ci sarà anche il pozole» (bevanda a base di acqua e mais, ndr) ha detto sabato sera, intorno alla mez­za­notte, uno zapa­ti­sta al micro­fono, inter­rom­pendo il ballo. Le file ordi­nate per usare le docce e i bagni, piatto, cuc­chiaio e bic­chiere, uno a testa, da con­ser­vare (con cura) vicino al pro­prio gia­ci­glio. Fri­jo­les, arroz, tor­til­las de mais y agua de limon, il menù. I «mili­ziani» che, armati di scope e sec­chielli, puli­vano e disin­fet­ta­vano i bagni.

La Rea­li­dad — che all’alba del 10 ago­sto è avvolta da una neb­bia quasi irreale — si è tra­sfor­mata in una cit­ta­della della spe­ranza. Che dalle mon­ta­gne del Sudest mes­si­cano — come si firma la coman­dan­cia dell’Ezln nei comu­ni­cati — ha lan­ciato un mes­sag­gio uni­ver­sale di «demo­cra­zia, giu­sti­zia, libertà».

Il Manifesto 14 agosto 2014 – http://ilmanifesto.info/in-chiapas-la-condivisione-di-tutte-le-ribellioni/

 

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Trascrizione della Conferenza stampa dell’EZLN con i Media Liberi, autonomi, alternativi o come si chimano, del 10 agosto 2014, a La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico.

Seconda Parte: Sub Moisés

Segunda parte: palabras del Sub Moisés.

Bueno, compañeros, compañeras, escucharon lo que dijo el compañero Subcomandante Insurgente Galeano. Eso es lo que vemos, eso es lo que pensamos.

O sea necesitamos la fuerza de uno a otro porque si lo entendemos de cómo está la vida, entonces por qué no lo entendemos de cómo tenemos que enlazarnos unos a otros.

Algunos otros compañeros que quedan acá, que estuvieron como medios libres pero al mismo tiempo como CNI, esos y esas compañeras los escucharon y los vieron. Deben ahora sí que hacer compartición entre ustedes porque no es lo mismo de que yo platico pero yo no he escuchado.

Es allí donde se siente entonces que tenemos que enlazarnos, tenemos que agarrarnos de las manos unos a otros.

Como se les preguntaba a los compañeros del Congreso Nacional Indígena, de que tenemos que agarrarnos juntos, o sea indígenas y no indígenas, y los compañeros, ¿en una sola voz sale pues la palabra? Sí. O sea que los compañeros se entiende la vida de los que no son indígenas, entonces cómo vamos a hacer eso, ¿cómo vamos a luchar?

O sea hay un gran trabajo que es mucho más, nosotros pensamos que es mucho más difícil pues a ustedes los que viven en la ciudad, aunque también nosotros, los que vivimos en las comunidades como Congreso Nacional Indígena, pero por lo menos ahí todavía queda lo que es lo común, pero en las ciudades no.

Atrás de la barda de donde vive uno no sabe qué problema tiene su vecino, a veces ni lo conoce quién es su vecino; y en las tres paredes, yo vivo aquí y ahí vive la otra, el otro vecino y ahí vive el otro; no se preocupa mi vecino qué me está pasando a mí, ni yo me preocupo por parte de él o de ella. Y así está encadenado.

Entonces pues es un trabajo muy fuerte, con lo que viene, lo que dicen los compas “la bestia que viene”, pues entre todos nos van a destruir. Entonces cómo podemos hacer ese trabajo. Pero ahí lo que nosotros pensamos, no les estamos pidiendo de que entonces háganse indígenas, pero ni nos pidan tampoco que pensemos o que seamos como ciudadanos que están ahí.

No. Cada quien luchemos pero estemos unidos. Recuerden que como decía el finado SubMarcos, por tanto que hemos escuchado, por escuchar en varios de los caracoles que hemos hecho encuentro, tratamos de decir qué es lo importante y la hora de –por cierto, varias veces se hizo aquí–, no llegamos de acuerdo. Todos tienen las ideas buenas y no sale pues porque a fuerzas quieren que sea aceptado lo que dice uno, lo que dice otro, y esto, pero a los compañeros, lo que podemos hacer es ver cuál es lo que sí les funciona, pero solamente esto podemos detectarlo si es que escuchamos y si es que observamos.

Ya ven que algunos aquí, los que ya habían entrado ya en la última, el cierre de la asamblea del CNI, esperaban los compañeros que alguien va a dar la palabra para que se cierra, y no es que así lo teníamos acordado que así se iba a cerrar, bueno, para los que lo vieron, porque son los mismos compañeros lo cerraron, no estaba acordado.

Entonces se dieron cuenta de que pasó uno, ‘ah, entonces yo también quiero decir’. Cuando empezó querían dar todavía como compartición, pero se dieron cuenta de que no, ya es el cierre. Se encarrilaron ahí luego, luego y así se cerró, ¿por qué? Porque es nada más el sentido de que es de los compañeros la asamblea y por lo tanto son los asambleístas los que tienen que cerrar la asamblea. Esas cosas, por ejemplo.

Necesitamos ver qué cosa es que funciona y que entonces se sienten que todos somos iguales. No es eso de que “yo soy la más importante o el más importante”. Pensamos nosotros es que no. Pensamos que ése es ejemplo, cómo podemos hacer entre todos nosotros eso. O sea que vayamos encontrando cómo es eso que decimos que un mundo nuevo.

Hay que ir trabajando eso. Tan es así que los compañeros del Congreso Nacional Indígena dijeron: sí necesitamos compartir, no sólo nomás nosotros los indígenas, queremos compartir con los compañeros y compañeras de la Sexta nacional e internacional. Luego entonces, cómo vamos a compartir, porque hay que pensar los que no le entran a la Sexta, ¿cómo vamos a compartir con ellos y con ellas?

O sea, ¿cómo vamos a respetarnos? ¿Cómo vamos a construir ese respeto? Porque hay que construir ese respeto, así como estamos ahorita, esto. Y creo que entonces tenemos que mostrar ese ejemplo, compañeros y compañeras de la Sexta de la ciudad, y compañeros y compañeras de la Sexta en el campo, y que nos encontremos y nos sentimos uno solo, sin pedirnos dejar lo que somos, sino que nos unimos a lo que queremos, a este mundo.

Por ejemplo, cuando estábamos preparando esta compartición con los compañeros bases de apoyo, pensaban los compañeros y compañeras que (nosotros como mandos) íbamos a decirles “esto es lo que van a hacer”. No. Se tuvo que hacer la asamblea aquí donde están sentados ahorita, y empezó a salir las ideas y hasta que lo encontramos donde lo sentimos, como dicen los compas, estos son los puntos.

Pero salieron un montón de apuntes y hasta que comúnmente dijeron ‘esto es’. Para eso se enriqueció mucho, porque decían nuestros compañeros: la tierra –la madre tierra, como hablamos– se dice que en el marxismo, en el leninismo se dice que la base principal del capitalismo es los medios de producción, que es la tierra. Entonces los compañeros dicen no.

Y les preguntábamos por qué. Porque no, sí sabemos que así piensa el capitalismo y así nos hizo el favor de dejar escrito, ésos, los que transmitieron la idea, pero nosotros tenemos que entender, tenemos que luchar para decir ¡ni madres! No vamos a permitir que sea así.

Entonces la tierra, la madre tierra, es la base fundamental de la vida de los seres vivos, así sale de los que estábamos sentados acá.

A ver, compañero, compañera, argumenta eso.

Sí –dice–, porque entonces campo y ciudad, seres humanos en el campo y en la ciudad viven la tierra, y todo lo que hay encima de la tierra, los bichos, más lo que hay abajo, también es su base de la vida, los gusanitos, eso. ¿Por qué vamos a permitir a esos bestias que vienen a destruir?

Y luego entra en discusión otra vez así:

¡Ah, chingá! ¿Cómo vamos a hacer? Cómo vamos a hacer porque estamos diciendo de que es medio de producción y hay que quitárselos.

Así dijimos, porque se acuerdan que en uno de los encuentros ahí en CIDECI, el finado SubMarcos cuando presentó el bote de la coca ahí es donde decíamos que sí es medio de producción para nosotros, entonces que hay que quitar. Entonces cómo vamos a hablar con los compas del CNI, que tenemos que entenderlo que tenemos que quitar como medio de producción.

 

Otra vez empezamos a discutirlo eso. El problema de aquí es quién tiene las mejores tierras y quién se adueña de la riqueza que tiene la tierra. Ahí es donde empezamos a apartar eso.

No, pues es que son los transnacionales o los terratenientes, y por lo tanto sí se necesita de que hay que quitárselo.

Hay que quitárselo, nada más que ahora sí, entre todos los que vivimos en esa tierra, la madre tierra, todos tenemos que cuidarlo. Y hay compañeros que ahí dicen otra vez:

 

Sí, porque los que viven en la ciudad cuántas toneladas le va ahí en el excremento y se va en un río, entonces contaminan el río. Y los empresarios lo tienen jodido a la madre tierra.

Pero bueno, es nada más una partecita, cómo es tan rico cuando vemos común. Entonces les estoy pasando eso porque como que se necesita que haya compartición. No sé cómo lo vayan a hacer eso, porque se necesita organización, se necesita trabajo, se necesita pensar pues.

Pero creo que en el espacio que ya acordaron los compañeros, en el espacio como compañeros y compañeras de la Sexta, que se vaya organizándose eso y cada quien va a tener que luchar de lo que va a tener que transmitir.

De verás que se siente que si alguien transmite lo que ha observado, o lo que ha trabajado, o lo que ha convivido con el pueblo. Porque luego se siente de que alguien así como presumiendo “es que yo”, “es que mí” o “él”, o “ella”. O sea, lo estás levantando a él, a ella, y lo real, no es cierto, es lo que estábamos explicando entre nosotros como CNI, que tenemos que consolidar lo que era antes, que verdaderamente representaban a los compañeros, las compañeras.

Porque todavía existen. Claro que lo quieren destruir por completo, pero no han podido el capitalismo. Pero sí hay una buena parte ya que sí, pero es por el control está haciendo su trabajo.

Entonces creemos de que con esto algo va a tener que venir, otro trabajo. Porque esto, no se crean que nosotros lo planeamos, ésa es una de las cosas, nosotros no lo planeamos esto, vino del mismo de los compañeros y las compañeras; eso es uno de lo que les compartía a los compañeros casi finalizando la asamblea.

Y eso queremos compartirles también aquí como medios libres, porque vemos que cuando hablamos a nuestras bases, a nuestros pueblos, nada más tenemos que apoyarlos a ellos y acordar con ellos y con ellas si les parece pues de lo que sale en su participación de ellos y de ellas.

Estaba eso de que nosotros estábamos como entregando la herencia, como decimos. Y la única herencia que íbamos pasándoles de cómo se tiene que trabajar, cómo se tiene que cuidar y todo eso, pues es la organización como EZLN y la autonomía.

Entonces los compañeros y las compañeras decían, “te falta otra, porque qué vamos a hacer, no sabemos qué vamos a hacer con eso –sobre de la Otra Campaña–. Y es también ahí donde a nosotros eso nos despertaron porque entonces qué íbamos a decir de la Otra. Ahí es donde les dijimos:

Pues más bien ustedes. Lo que queremos de la Otra es que el pueblo se organiza y que un día tiene que mandar ese pueblo, o sea es lo que ustedes están haciendo. Entonces ustedes tienen que compartir con los compañeros de la Sexta, los que le entran al trabajo de la Sexta. Eso fue una campaña que hicimos, por eso se llama Otra Campaña, pero los que le entran al trabajo de lo que dice la Sexta, que es organizarse, que es luchar y ser anticapitalistas, entonces hay que compartir con esos compañeros y compañeras.

Como estábamos discutiendo eso, ya entre todos y todas, ahí es donde sale.

Pues como que hay que hacer una escuelita entonces –dicen los compás.

Por eso de ahí nace, pues se va a llamar escuelita porque así sienten, sintieron los compañeros que es una cosa chiquitita, es una escuelita. Entonces vamos a probar y vamos a hacer. Y sí, ayudó mucho, y muchos de los compañeros y compañeras, de los alumnos y alumnas que vinieron, tienen otro forma de pensar ahora porque ya lo vieron en sus propios ojos, no es porque se lo cuentan, no es porque vieron en película, sino que las vivieron esas horas que estuvieron ahí.

Entonces de seguro que esos compañeros alumnos y alumnas que vinieron, algo quizás, nos van a querer compartir.

Entonces eso es lo que vemos.

Pero muchas veces cuando hacemos ese tipo de compartición, a veces se calma unos minutos y luego nos empezamos a hacernos pregunta de todo lo que ya dijimos. ¿Qué vimos? ¿Qué pensamos? ¿Qué creemos?

Entonces aquí los compañeros, los que estuvieron como Congreso Nacional Indígena, y lo que ahora escucharon otra vez ahorita, ¿cómo lo ven? ¿Qué se imaginan? Y como medios que llegaron pues escucharon lo que presentaron los compañeros en la clausura, a lo mejor de ahí tienen alguna pregunta pues, porque dentro de la pregunta vámonos ayudando y vámonos aclarando lo que no está claro, así que si tienen pregunta hagan la pregunta y si no hay quiere decir que todo está claro… o nada se entendió.

(Fin de la intervención del Sub Moisés, siguen las intervenciones y preguntas de los medios libres y l@s compas de la sexta mundial presentes)

(Transcripción del audio original a cargo de “Los Tercios Compas”)

Copyleft: “los tercios compas” 12 agosto del 2014. Se permite la reproducción in vitro, la circulación aún con carga vehicular y el consumo desmedido.

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Trascrizione della Conferenza Stampa dell’EZLN con i Media Liberi, Autonomi, Alternativi o come si chiamano, del 10 agosto 2014 a La Realidad, Chiapas, Messico – Prima Parte: SupGaleano

Prima parte: SupGaleano

SupGaleano Video onferenza Stampa

https://www.youtube.com/watch?v=tSVH87oUMb4

Primera parte: palabras del SupGaleano

Buenos días ciudad Gótica… Ya que acaben de tomar sus fotos allá en el templete, acá vamos a empezar la conferencia de prensa.

Váyanse sentando por favor para que empezamos ya en unos minutos y se puedan ir. Por favor acomódense, compañeros, compañeras. Sentados.

Buenos días ciudad Gótica (ése es un saludo a un compañero que tuitea así).

Eso que acaban de ver hace unos momentos, en términos militares se llama maniobra de diversión, en términos comunes es magia. Y eso que tomó unos minutos, a otro le tocó hacerlo 20 años para que así saliera.

Queríamos empezar, aprovechando que están los medios libres, autónomos, alternativos o como se llamen, y compañeros de la Sexta nacional e internacional, para darles las gracias. Y para darles las gracias les voy a contar la historia de una muerte.

Este 25 de agosto van a cumplirse 10 años de la muerte del Teniente Insurgente de Infantería Eleazar. En 2004, pero desde 2003, empezó con una enfermedad de ésas que sólo aparecen en doctor House o cosas así, que se llama Guillain-Barré, que consiste en un deterioro paulatino de todo el sistema de vida hasta que muere. No tiene cura, hay que mantener al enfermo con vida artificial, conectado.

Empezó a enfermarse y lo llevaron a Tuxtla Gutiérrez a un hospital. Ahí le diagnosticaron eso y empezaron a decirle que mejor se fuera, que no era grave; aunque cuando a mí me dijeron qué enfermedad era sí sabía de qué se trataba; porque los médicos, como lo veían indígena sabían que no iba a poder pagar el tratamiento. En realidad es un tratamiento de supervivencia, no tiene cura.

Mta… a ver si pueden jalar a los milicianos a la sombra, si no ahí se van a cocer vivos, Lico…

El parche es para que piensen que tengo ojo de vidrio, pero no. Yo y mis malditas ocurrencias, ahora lo tengo que traer puesto.

Bueno, esa enfermedad… en Chiapas, me imagino que en el resto del país, la posición con el paciente es que el médico calcula si es que puede pagar o no el tratamiento. Si no lo puede pagar, eso según sus cálculos, entonces le dicen que no tiene nada o le dan unos cuantos placebos para que piense que se va a curar y lo mandan a morir a su casa.

Nosotros dijimos que no. Empezamos a gastarnos el fondo de guerra o fondo de resistencia, hasta que ya no pudimos sostenerlo. Nos dirigimos entonces, estoy hablando del 2003 cuando todavía nos quería un cierto sector de la intelectualidad artística, para pedirles apoyo para poder seguir manteniendo con vida a este compañero. Se rieron de nosotros, o sea los indígenas se pueden enfermar de viruela, de sarampión, de tifoidea, de todas esas cosas, pero no de una enfermedad tan aristocrática, digamos, porque sólo le da a uno en millones de casos, como es la Guillain-Barré.

Cuando ya no pudimos sostenerlo nos llevamos al Teniente Eleazar a Oventic y ahí con los aparatos que pudimos conseguir lo mantuvimos con vida, hasta que un 25 de agosto hace 10 años, murió.

Diez años después, con la desgracia del asesinato del compa Galeano, se destruyeron por parte de los paramilitares de la CIOAC-Histórica la escuela y la clínica que eran autónomas, o sea eran de los zapatistas de aquí de La Realidad. Y para la reconstrucción no acudimos a pedir el apoyo de esa gente, sino que acudimos a la gente de abajo, a nuestros compañeros, compañeras y compañeroas de la Sexta nacional e internacional.

El compañero Subcomandante Insurgente Moisés, aquí presente, con el Comandante Tacho, junto con las autoridades zapatistas de La Realidad, hicieron un cálculo del material, junto con los compañeros que le saben a la construcción, y calculó 209 mil pesos y pelos. El cálculo que nosotros hacíamos es:

Bueno, pues la banda está jodida, ahí rascándole lo que puede tal vez se llegará a la mitad y la otra mitad la podemos agarrar del fondo de resistencia o le pedimos apoyo a los otros caracoles.

La historia de lo que pasó ustedes la conocen porque ustedes son los protagonistas. Y ustedes me refiero no sólo a los que están aquí, sino a los que a través de ustedes se enteran de lo que está pasando aquí, o sea nuestros compañeros, compañeras ycompañeroas de la Sexta en todo el mundo. Quintuplicaron excedido, ya la última cuenta quintuplicó esa solicitud de apoyo.

Nosotros queríamos darles las gracias por eso, porque nunca antes el EZLN había recibido tanto apoyo y ese apoyo fue superior a los que sí tienen. Porque nosotros sabemos que los compañeros de la Sexta no dieron lo que les sobraba, sino lo que les faltaba. Estuvimos leyendo en sus medios libres, en sus tuiter y en sus feisbuc, historias que nos llenan de orgullo.

Sabemos que muchos batallaron incluso para conseguir la paga para venir para acá, incluso le rascan para llevarse cada día algo a la boca, o para cambiarse de –iba a decir calzones–, o de lo que usen, y como quiera hicieron el esfuerzo para conseguir esto y dar una muestra de lo que es el apoyo entre compañeros y no la limosna que viene de arriba.

Entonces lo primero que quiero que le digan a los compañeros y compañeras de todo el mundo, en sus lenguas, idiomas, modos, tiempos y geografías, es gracias, de veras. Han dado una hermosa lección, no sólo a esa gente que allá arriba reparte limosnas, a los gobiernos que abandonan sus obligaciones y además promueven la destrucción, sino también nos han dado una hermosa lección, la más hermosa que hemos recibido en los últimos años desde que salió la Sexta Declaración a nosotros, los zapatistas.

El sentido de esta conferencia de prensa era cumplir un debe. Originalmente esta conferencia de prensa iba a ser en Oventic, cuando iba a ser la compartición con los pueblos indios, y luego iba a ser cuando el funeral del compañero Galeano, el homenaje pues. Y era principalmente las últimas palabras o la despedida del Subcomandante Marcos y las primeras palabras del Subcomandante Insurgente, ahora Galeano, entonces se iba a llamar de otra forma.

Y es importante lo que les platico, lo que iba a ser, o sea cómo se había pensado, para proponerles otra posible lectura de lo que fue el homenaje a Galeano y este tránsito entre la muerte y la vida que fue la desaparición del finado Subcomandante Insurgente Marcos, que el diablo le está retorciendo las narices, eso sí, guapo el hombre, lo que sea de cada quien. Ése fue sarcasmo, no sé si se… todavía puedo distinguir esas cosas.

Miren, compañeros, para entender lo que pasó la madrugada del 25 de mayo hay que entender lo que había pasado antes, lo que iba a ser. He leído y escuchado interpretaciones más o menos acertadas, la mayoría de ellas completamente descabelladas, sobre lo que significó esa madrugada del 25 de mayo. Algunas ingeniosas, como por ejemplo, que todo era un truco para eludir la pensión familiar o la paternidad.

Pero la mayoría prescindía de todo lo que había pasado, por ejemplo, se manejó que los zapatistas decían que los medios de paga no existían, que ahora eran el enemigo, que era una acción contra los medios de paga, etcétera. Pero si tienen un poco de memoria, en la invitación original, el evento era abierto para todos, cuando era en Oventic. Quiere decir que también iban a entrar los medios de paga.

Lo que iba a pasar entonces es que Marcos se iba a morir y se iba a despedir de los medios de paga, a explicar cómo los veíamos entonces, a darles las gracias e iba a dirigirse y a presentarse con los medios libres, alternativos, autónomos o como se llamen. Quiero decir con esto que una posible lectura, a lo mejor no es la más acertada, lo de la madrugada del 25 de mayo del 2014 significa que el EZLN está cambiando de interlocutor, y por eso les conté la historia del finado Teniente Insurgente de Infantería Eleazar, veterano de guerra, que combatió en 1994.

Sí, los zapatistas no sólo no hemos dicho que los medios de paga no existen, como alguien dijo esa tontería por ahí, lo que está pasando es otra cosa con los medios de paga, que no tiene que ver con nosotros y tiene que ver con este avance del capitalismo a nivel mundial.

Los medios de paga han presentado algo que es maravilloso dentro del capitalismo, porque es de las pocas veces donde vemos que el capitalismo convierte en mercancía la no producción. Se supone que el trabajo de los medios de comunicación es producir información, circularla de modo que se consuma para sus distintos públicos o receptores, y el capitalismo ha conseguido que los medios cobren por no producir, es decir, por no informar.

Lo que ha pasado en los últimos años es que con el avance de los medios masivos de comunicación no de posesión privada, o sea que están en litigio o en pelea, o que son como terreno de lucha como el internet, la prensa tradicional ha ido perdiendo poder, poder de difusión y por supuesto, capacidad de comunicación.

Tengo aquí unos datos y voy a citar al autor porque pide que cada vez que se usen sus datos se le cite, que es Francisco Vidal Bonifaz, él hace un análisis del tiraje de los principales periódicos en México (nota: probablemente el de la voz se refiere al libro “Los Dueños del Cuarto Poder”, editorial planeta, donde el autor, Francisco Vidal Bonifaz hace un análisis exhaustivo de la prensa en México. En ese libro y en el blog “La Rueda de la Fortuna – ruedadelafortuna.wordpress.com-, se pueden encontrar esos datos, así como los tirajes de cada publicación, el estatus económico y educativo de sus lectores, etc. El libro y el blog son recomendables para cualquiera que quiera conocer más a fondo lo referente a la prensa mexicana. Nota cortesía de “Los Tercios Compas”). Los principales periódicos en México, en esta especie de provincialismo inverso que tienen los chilangos, consideran periódicos nacionales los que se producen en el DF, aunque el tiraje de los que hay en provincia sea mayor.

En 1994 se tiraban, a veces en sentido más que figurado, más de un millón de ejemplares entre los principales periódicos. En 2007 la producción había caído a 800 mil, el número de lectores también había disminuido escandalosamente. De una u otra forma el periodismo de investigación y el de análisis, que es el terreno que le hubiera permitido a los medios de paga competir con la información instantánea que es posible por internet, fue abandonado y dejado de lado.

Los medios de paga -en realidad no es un insulto, es una realidad, es un medio que vive de la paga ¿no?-. Alguien dice “no, es que eso de medio de paga se oye muy fuerte, muy feo, mejor usen medio comercial”. Se oye peor un medio comercial que un medio de paga.

Los periódicos no viven de la circulación, o sea de las ventas de su material, viven de la publicidad. Entonces para vender la publicidad necesitan demostrarle al que va a comprar publicidad a quién se están dirigiendo y cuáles son sus lectores. Por ejemplo, si dice –estos son los datos hasta 2008 porque luego todos los periódicos cerraron la información sobre ellos mismos–, El Universal y Reforma llegaban casi al 70% de toda la publicidad que se paga en la ciudad de México, el resto, 30% se lo peleaban los demás periódicos.

Entonces cada periódico tiene un perfil, digamos, de su lector, una clase a la que se dirige, su nivel de educación, todo eso, y es lo que se le presenta al que compra la propaganda. Es decir, si yo soy El Despertador Mexicano y mi principal consumidor son indígenas pues entonces le vendo al Huarache Veloz una plana de publicidad para que venda huaraches, o pozol, o lo que sea.

Nada más que todos los periódicos de prensa, incluso los que se dicen de izquierda, presentan en su análisis el perfil de su lector, todos, absolutamente todos, tienen entre el 60 y el 70% de sus lectores en las clases con alto poder adquisitivo. Los únicos que reconocen que sus lectores son de bajo poder adquisitivo y de baja educación son Esto, el Ovaciones y La Prensa. Todos los demás periódicos se dirigen a la clase alta, digamos, o a los de arriba.

Es evidente que esa clase con mayor poder adquisitivo puede acceder a la información en forma más instantánea. ¿Para qué esperarse a ver qué va a pasar, qué está pasando en otra parte del mundo, a que sale el periódico, si en ese instante puedo saber qué está pasando en Gaza, por ejemplo? ¿Por qué me voy a esperar al noticiero o a leer si ahí puedo ver?

Ahí no hay terreno de competición porque la súper velocidad en esos medios de comunicación hace que las exclusivas o las primicias en una noticia se esfumen ante la competencia de esta velocidad. Entonces todos estos medios, incluyendo los progresistas, se están peleando por el rating, o sea, por ese público de clase media-alta y de alta, hay otra clase que es riquísima, que es más allá de todo, yo creo que son los que producen la información.

Sólo tienen dos opciones para sobrevivir los medios de paga, porque son de paga. O contratan su supervivencia con quien todavía puede pagar, o sea la clase política, que hace sus comerciales y su propaganda pero en otro sentido, incluso si ven las tarifas que ponen cada periódico por desplegado de plana entera, media plana, tres cuartos, hasta el módulo que le dicen, que es el más chiquito, hay una tarifa especial para publicaciones no comerciales, que son las gubernamentales, y otra tarifa para las gacetillas, que son por ejemplo las entrevistas, que nadie entiende qué hace en un periódico porque a nadie le interesa qué vaya a decir tal gente, es que paga. Las tarifas más altas son las no comerciales, o sea las que paga el gobierno, y las gacetillas, las inserciones pagadas disfrazadas de información.

La otra opción que tenían era desarrollar el periodismo de investigación y de análisis que no ofrecía internet. No ofrecía hasta que aparecieron espacios como al que hoy nos referimos como medios libres, autónomos, alternativos (etcétera voy a decir ya, porque en eso se me va la vida). Lo que sí se podía hacer es que, de lo que está pasando de la información que fluye así atropelladamente, se hiciera un análisis, una disección, se acomodara y se investigara qué hay detrás, por ejemplo, de la política del gobierno israelí en Gaza o de la política de Manuel Velazco en Chiapas, o así en cualquier parte.

Nadie con un mínimo de criterio se informa a través de los periódicos de lo que está pasando. Ustedes son un mal ejemplo porque ustedes no son clase media-alta ni alta pues, si fueran no estarían aquí. O sea la broza, la banda dice “no, pues quiero enterarme qué está pasando en Chiapas, voy a leer el profundo análisis periodístico de investigación de Elio Enriquez”. Nadie lo hace.

Nadie dice “¿qué está pasando en Gaza? Voy a leer a Laura Bozzo para que me diga cómo está explicando”. No, ese terreno ha sido completamente abandonado, en cambió son a través de las páginas y de los blogs donde se está cubriendo ese terreno.

Este lánguido desaparecer o retroceder de los medios de paga no es responsabilidad del EZLN, por supuesto tampoco es responsabilidad del finado SubMarcos. Es responsabilidad del desarrollo del capitalismo y de esta dificultad para adaptarse. Los medios de paga van a tener que evolucionar a convertirse en medios de entretenimiento, es decir, si no te puedo informar cuando menos diviértete conmigo. S no incide por el otro lado el periodismo de análisis y de investigación, que cualquier reportero que sea honesto, de un medio de paga, te puede decir “no, pues es que eso no me lo publican”; y gana más el periódico por no publicar ese tipo de artículos que por publicarlos.

Es esto que les decía de que la no producción se convierte en una mercancía, en este caso el silencio. Si un periodista medianamente decente y con un mínimo de ética hace una investigación sobre la implicación de los gobiernos estatales de Salazar Mendiguchía, Juan Sabines Guerrero y Manuel Velazco con la CIOAC-Histórica, saldría que hay mucho dinero que se está moviendo ahí, incluyendo el que reparte la señora Robles de la campaña nacional contra el hambre.

Pero se vende mejor el no publicar ese artículo que el publicarlo, porque quién lo va a leer, ¿lo van a leer los enemigos de esos próceres de la patria? En cambio callando y mejor hablando de lo bien que está quedando la capital Tuxtla Gutiérrez con las obras urbanísticas que están haciendo Toledo, que es el presidente municipal, y Manuel Velazco, eso sí vende aunque sea pura mentira. Nosotros checamos los twitters de los periodistas, son periodistas de paga, trabajan en medios de paga pues, pero que sí están informando de eso, de la imagen de guerra que presenta la capital de Chiapas por estas obras completamente anacrónicas y absurdas que se están haciendo.

Pero por ejemplo, viene gente que viene de Veracruz, yo creo que esa gente diría “bueno, pues es que nosotros para saber que está pasando en Veracruz leemos el Heraldo de Xalapa –si es que existe’. Van a decir ‘oye, no chingues Sub, por qué estás si ésos no tienen nada que ver”.

Entonces el problema que tenemos todos en el mundo es, si ni la información, ni el análisis, ni la investigación están ya en los medios de comunicación, si es que alguna vez estuvieron, entonces dónde los vamos a encontrar. Hay un vacío pues en el espacio mediático que está en disputa.

Lo que se trataba de señalar también en esa despedida es que los medios que tanto se habían preciado de crear personajes, se preciaban por ejemplo de haber creado ellos a Marcos, aunque desde entonces se han esforzado por crear personajes y no sólo no consiguen construir un personaje internacional, mucho menos nacional, aunque les pagan, como López Obrador.

No se puede. Ahorita los personajes que han surgido, que han conmovido o movido algo la información a nivel nacional, no provienen de los medios, más bien son a pesar de ellos. No sé si lo voy a decir bien, Julian Assange, que con la revelación de todos los documentos le demostró a los medios de comunicación a nivel mundial que no estaban informando lo que estaba ocurriendo y se convierte en un referente. Aunque es parte de un colectivo los medios trabajan sobre él. Incluso hay una película sobre él como personaje, aunque todos sabemos que es un colectivo.

La señorita Chelsea Manning, que se hizo una operación para ser ahora Chelsea Manning, y Snowden, todos ésos lo que han hecho es revelar lo que está oculto y lo que debió haber sido trabajo de los medios de comunicación el haber revelado. Pero los que realmente han trastocado el mundo de la información son colectivos donde el individuo está completamente diluido, como Anonymous, que ahora se dice “es que de Anonymous ya no se sabe nada, no se muestran”. Lo que es absurdo porque si son anónimos por qué les vamos a pedir que se muestren.

En fin, lo que nosotros hemos visto es que el anonimato del colectivo es el que está pasando a suplir y a poner en crisis este afán mediático de los de arriba de encontrar individualidades y personalidades.

Nosotros pensamos que tiene que ver mucho con la formación del medio. Si en los medios de paga es una estructura que envidiaría cualquier ejército en cuanto a su verticalidad, autoritarismo y arbitrariedad, con lo que es un medio colectivo, o sea medio alternativo, libre, autónomo, etcétera, es otra forma de trabajo y otra forma de hacer.

Digamos que en los medios de paga importa más quién hizo la información. Si ustedes revisan las noticias que hubo en los medios de paga cuando se cumplieron 20 años del alzamiento, en enero de este año, la mayoría de las noticias son de lo que los periodistas hicieron 20 años antes, no de lo que pasó: ‘yo entrevisté a Marcos’, ‘yo hice la tal entrevista’, ‘yo fui el primero que entré’, ‘yo escribí el primer libro’. Qué pena que en 20 años no hayan hecho otra cosa de la que acordarse.

Pero es ese criterio el que pesa. La exclusiva. No saben lo que importa tanto en un periodista y lo que lo lleva a hacer, a que haga pues, por conseguir una exclusiva. El hecho de poder tener la exclusiva de la última entrevista de Marcos o la primera de Galeano vale, cuesta, incluso aunque no se publique, porque como les explico, también callar es una mercancía y se puede vender.

En cambio yo quiero pensar que en los colectivos de los que forman parte ustedes y otros que no pudieron llegar, la forma de trabajo hace que pese más la información que quién la produce. Cierto, hay unos que todavía tienen que aprender a redactar, pero la gran mayoría rivaliza en ingenio, en análisis, en profundidad y en investigación de lo que está ocurriendo.

Lo que nosotros vemos es, en este desmadre que está el mundo capitalista, dónde conseguimos la información. Si nos vamos a internet y googleamos, como se dice ahora, Gaza, pues podemos encontrar que los palestinos son unos asesinos que están inmolándose nomás para destruir moralmente al ejército israelí, o al revés. Puedes encontrar lo que sea. ¿Dónde vas a encontrar la información de lo que realmente está pasando? Lo ideal es que los palestinos nos dijeran qué está pasando, no a través de otros.

En este caso, por ejemplo, nosotros decimos, ¿no sería mejor saber qué están diciendo los zapatistas? a que alguien nos diga lo que él cree que debían haber dicho, ni siquiera es lo que creen que dijimos, es lo que debimos haber dicho. Como quien dice que en el texto de la luz y la sombra, Marcos dice que ya nunca va a escribir, por lo tanto Galeano no va a poder escribir, aunque no se fijaron que cuando todos se despidieron, el gato-perro queda. Hay muchas cosas que se pueden ver ahí pero no importa ahorita.

Lo que nosotros queremos señalar es, la mejor información es la que proviene del actor no del que está cubriendo la noticia. Los que pueden hacer eso son los medios libres autónomos y alternativos. Lo que les estoy diciendo, compañeros y compañeras ycompañeroas, es una tendencia, no es algo que va a pasar ahorita. O sea, no se pongan como pavorreales, a decir “ahora sí que somos la neta y el mundo depende sobre nosotros”.

Es una tendencia que nosotros vemos con esta maldición que tenemos de ver las cosas antes de que pasan. Vemos que los medios de paga, como medios de información, están en franca decadencia, no por su culpa pues, tiene que ver con haber abrazado a una clase política que también va en decadencia para sobrevivir y eso se entiende.

Nosotros no criticamos que alguien trabaje en un medio y de eso viva. Sí pensamos que la dignidad y la decencia tienen un límite y que hay límites que ya se están pasando, pero eso es cosa de cada quién, nosotros no los vamos a juzgar. Lo que vemos es que el problema en un medio de paga es la supervivencia, entonces su supervivencia va por un lado al que no están siguiendo y están siguiendo más a lo inmediato.

A largo plazo el medio de paga, como algo que compras y consumes, va a desaparecer. ¿Para qué compras el periódico si lo puedes consultar en la red? Pero además no vas a buscar la información ahí, no vas a buscar el análisis de lo que está pasando.

Entonces nosotros decimos, si nosotros queremos saber qué está pasando en Michoacán, lo ideal sería que nos dijeran los de Michoacán qué está pasando. Nosotros pensamos que si la gente de otras partes del mundo o del país quiere saber qué está pasando con los zapatistas hay cuando menos un espacio donde sí se pueden enterar.

Quiero decir con esto que nosotros no queremos militantes para eso, militantes de la comunicación zapatista, para eso está la maldita idea de los tercios medios. Nosotros queremos escuchas, o sea que la gente que quiere enterarse se entere de algo veraz, o de un análisis profundo o de una investigación real, tomando en cuenta lo importante que es una noticia o una información, y no quién la produce.

Nosotros vemos que a largo plazo los medios libres, autónomos, alternativos, van a llenar o pueden llenar –no sabemos si lo van a hacer–, pueden llenar ese vacío que se está produciendo ahora en el intercambio de información a nivel mundial. Internet no lo llena aunque lo crean, en internet puedes encontrar lo que tú quieras, si estás a favor de algo encuentras argumentos a favor, si estás en contra de algo ahí mismo encuentras los argumentos en contra.

Se necesita pues que esa información tenga un espacio donde se acomode, que sea legible. Y ése es, nosotros decimos que a grandes rasgos y en una tendencia, es el que van a cubrir los medios de comunicación alternativos, autónomos, libres, o como se llamen.

Y eso es lo que les queríamos decir cuando iba a ser en Oventic, que no tienen una puta idea de la chamba que se les viene encima. Que no es que nosotros los atiborremos de que ahora vengan a La Realidad, ahora vayan a tal lado y ahí van los tercios medios, o los quintos, como vaya a salir, los quintos no, pensé, pero es albur, entonces mejor les pusimos tercios medios (nota: es evidente que al de la voz le afecta el estar tuerto, porque en realidad debió decir “los tercios compas” y no “los tercios medios”, y ya le mandamos una enérgica protesta para que la publique en el mismo espacio y la misma importancia que su gazapo. Nota cortesía de “Los Tercios Compas”).

No, lo que se les viene es la esperanza de mucha gente. Nosotros no tenemos esperanza en ustedes, tenemos confianza en ustedes, no en ustedes nada más los que están aquí sino en lo que son, la tendencia de que puedan cubrir ese espacio.

El problema que nosotros vemos es el de la paga ahora sí. Los medios autónomos, libres, todo eso, se sostienen… la mayoría de las veces es que los que le entran se cooperan pero tienen otra chamba, entonces el medio autónomo, libre, alternativo, es como los tercios medios (nota: gazapo y protesta reiterados. Atentamente “Los Tercios Compas”), o sea funciona cada que puede porque hay que ir a chambear, hay que talonearle para poder conseguir la paga. O duran mientras dure la lana, ya cuando se acaba la lana pues el medio desaparece. Y también puede ser que dure, ojalá no pase así, cuando el calendario impone su lógica a los integrantes, es decir, cuando crecen y maduran, como dicen allá arriba, y se dejan de locuras y de rebeldías.

Pensamos pues de que tienen ese problema y lo tienen que resolver de alguna forma, no sé cómo. Yo veo que en algunas páginas ya aparecen cosas como consejos para bajar de peso, cómo no envejecer, plancha para la piel, no sé cómo le dicen, lifting, ése que se ponen, cosas así y esoterismo y la chingada. Sí, pues el que ve ese medio alternativo pues no se fija en esas cosas y algo le entra de paga. Algunos hacen así, pero incluso para que les den eso ustedes tienen que demostrar que alguien entra a su página, alguien además de ustedes.

Nosotros bromeábamos hace muchos años con los que se encargaban de la página antes de todo esto, que decían “no, es que tal comunicado tuvo tantas entradas”. Le digo “mentira, somos nosotros que estamos clic, clic, clic, clic, clic, pero no’”.

No sé, lo mismo que los llevó a trabajar en colectivo, aparte de que varios pues le hacen a la artesanía urbana o no sé cómo le dicen, que producen y todo eso, a lo mejor mismo en colectivo pueden encontrar la forma de que ese medio no se caiga, que se mantenga y que crezca. No les queda otra, compañeros, lamento darles esa información, pero o crecen o van a desparecer. Incluso a los que esporádicamente sacan información, sólo les queda eso porque también entre ustedes empieza a haber ese desarrollo. Ojala que esa disparidad de desarrollo sea por la profundidad del análisis, por la capacidad de la investigación y lo que sea, y no porque unos sí resolvieron la paga y otros no.

Ahí lo vean pues, porque sí hay mucha gente que está esperando más de ustedes de lo que ustedes se imaginan.

Entonces sólo para aclarar el resumen. Los medios de paga existen, son reales, tienen su importancia, esta importancia se está disminuyendo tendencialmente y lo que ha hecho el EZLN es cambiar radicalmente su política de medios. No queremos hablar con los de arriba, ya les va a explicar el Subcomandante Moisés más eso en la sesión de preguntas y respuestas, que consiste en que los medios zapatistas en que nosotros hacemos las preguntas y ustedes dan las respuestas, no al revés.

Entonces lo que ha hecho el EZLN es decir: ya no nos importan ésos a los que había que dirigirse a través de Durito, del Viejo Antonio, de la prensa de paga pues, sino que ahora nos interesa la gente que entiende el hecho mismo de un gato-perro; ese reconocimiento de la diferencia y el reconocer que hay cosas que no entendemos y no porque no las entendamos las vamos a juzgar o a condenar –como un gato-perro que existe, no me lo van a creer pero existe, es real.

Lo que a nosotros nos interesa es hablar con ustedes y escucharlos a ustedes, y con eso quiero decir a la gente que a través de ustedes nos escucha y que a través de ustedes habla con nosotros. Si nosotros quisiéramos saber qué está pasando en tal lado, nosotros primero buscamos en los medios libres alternativos, es poca la información pues, pero aun así que es poca, es mucho mejor que cualquier medio de paga, que además hay que inscribirse con tarjeta de crédito para que puedas leer a los Laura Bozzo que hay en cada lado.

¿Qué pasó entonces que alteró este plan de despedida? O sea de decirle a los medios de paga ‘gracias por lo que…’, aunque la mayoría de ellos fueron cómplices involuntarios y a su pesar, de lo que fue, lo que vieron hace rato, una maniobra de diversión o un acto de magia, y advertirles a ustedes pues ahora sí que la maldición que se les viene encima.

La mayoría de ustedes son jóvenes. Nosotros pensamos que la rebeldía no tiene que ver con el calendario, no debería tener que ver con el calendario, porque nosotros vemos gente que ahora sí que ya tiene edad, no tiene juicio pues porque… (inaudible), pero siguen siendo rebeldes. Y nosotros tenemos la esperanza que ustedes sigan, aunque no sea ustedes pues, a lo mejor algunos se dividen el trabajo, “pues ustedes a conseguir la paga y nosotros a esto, nos turnamos o algo así”, pero no la dejen pues esa chamba, es realmente importante.

¿Qué fue lo que pasó? Porque si ustedes toman en cuenta este plan original donde iban a entrar todos los medios de paga, se mantenía todavía dos semanas antes, 15 días antes de que se dijera no, no van a entrar al homenaje de Galeano.

Lo que pasó fue una muerte. Sobre este hecho sólo leí, no digo que no existe, un artículo de John Gibler, que resulta que anda por ahí. Él contaba que le decía a alguien lo que había sido el homenaje a Galeano y esa persona con la que hablaba le decía ‘¿pero todo eso sólo por un muerto?’, y el trataba de decir pues es que un muerto, le explicó pues lo mejor que pudo. Y nosotros queremos decirle lo importante que es para nosotros un muerto.

Si nosotros dejamos pasar una muerte dejamos pasar dos, si dejamos pasar dos serán diez, luego cien, luego mil, luego decenas de miles como en la guerra contra el supuesto narcotráfico que hizo Calderón, se dejó pasar una muerte y después se dejaron pasar decenas de miles. Nosotros no. Sí vamos a morirnos de muertes naturales o de muertes justas, decimos que es luchando, pero no vamos a permitir que nadie, ninguno de nuestros compañeros y compañeras y compañeroas sea asesinado impunemente, no lo vamos a permitir. Y vamos a mover todas las fuerzas aunque sea uno solo, o el más ignorado, o el más despreciado, o el más desconocido.

Y el coraje que teníamos con Galeano, es que ese compañero Galeano era el que se encargaba de recibir a ésos de prensa de paga, les cargaba sus mochilas, los llevaba en sus caballos hasta donde hacían las entrevistas o hacían sus reportajes, los recibía en su casa y les daba de comer. A ésos que ignoraron y despreciaron su muerte, y levantaron a los paramilitares como si fueran héroes, víctimas de una arbitrariedad, vaya, a la hora que llegaban ni siquiera se tomaron la molestia de preguntarle cómo se llamaba y durante 20 años él se encargó de recibirlos, con alguno de ellos hasta cruzó apuestas de futbol cuando eran los mundiales de futbol.

Nosotros esperábamos una reacción de alguien con quien llevas una relación así, pero ni siquiera sabían quién era. Ellos venían a entrevistar a Marcos, ellos venían a ver a Marcos, ellos veían que el caballo, que el arma, que si qué leyó, aunque el finado Marcos sí sabía qué libros había leído. Todas esas cosas veían y no le importaba quién era el que lo estaba recibiendo.

Tal vez lo entendemos que no les importa pues era un indígena, que además ni siquiera tenía rostro, pero que le daba de comer, le cargaba las cosas, le ayudaba en el caballo, lo acompañaba, le decía dónde recorrer, de qué había que cuidarse, de todo eso. Entendemos que no le importara pero a nosotros sí nos importa, Galeano y todos y cada uno de los zapatistas. Hicimos ese desmadre y seguiremos haciendo cada vez ese desmadre, porque no vamos a permitir una sola muerte, no va a aparecer una sola que quede impune.

Y por eso cambiamos todo, y en el coraje que teníamos fue que el Subcomandante Moisés, que es el que manda ahora en eso, dijo no entra nadie de prensa, y no entró nadie de prensa de paga aunque originalmente iban a entrar todos.

Ahí en ese cuarto estuvo el cadáver del compañero Galeano. Hay un video donde está el cadáver, están rodeados y están los compañeros recriminándoles a los de la CIOAC la muerte de Galeano. No los tocaron, compañeros, yo que se supone que soy un ser controlado y todo eso cuando menos les hubiera dado un empujón. Nada, les están gritando pero no los tocan. En cualquier otro lado ahí mismo los hubieran linchado porque eran corresponsables de esa muerte y ahí estaba el cadáver.

Ahí llegamos nosotros. Nosotros estábamos en Oventic preparando, yo estaba ensayando con una silla de ruedas, aquí ese día entré a caballo, ahí iba a entrar en una silla de ruedas para alimentar esto de que estaba muy enfermo, muy jodido, ya luego al final me iba a levantar porque ya me dolían las rodillas de estar practicando.

Cuando supimos nos venimos para acá y vimos, y miren lo que no salió en la prensa ni va salir, el de ahí, aquí saliendo, el de ahí, el de ahí, el de ahí, el de ahí, son los que estuvieron en la bronca y venían aquí a la puerta del Caracol a burlarse de los compañeros que estaban aquí encerrados para que no los agredieran, así como están ustedes, estaban ellos.

Y se burlaban de cómo bailaba, decían del finado, con los garrotazos que le estaban dando, se burlaban de cómo le dispararon, cómo lo machetearon, todas esas cosas que hemos editado en la investigación porque son dolores que son nuestros. La investigación ya la terminó el Subcomandante Insurgente Moisés, no se va a hacer pública para evitar la venganza. Se le va a entregar al Frayba con los nombres y todo eso, ya sabemos quién fue.

En esa situación estábamos, compas, y no podíamos contestarles ni siquiera en lo mínimo porque era una pradera seca, con tantito, una chispita, se prendía todo, y hubiera sido un aquelarre de sangre aquí. Aguantamos y aguantamos pero ese coraje no lo soltamos. Todavía no lo soltamos.

Entonces la respuesta, John Gibler, es, para los zapatistas una muerte injusta es demasiado y por eso estamos dispuestos a todo.

Este manejo de los medios impone una lógica inhumana, absurda, fuera de lugar en todo el mundo. Miren, por ejemplo los niños y niñas en Palestina han demostrado una gran paciencia para morirse, porque se muere uno y no le hacen caso, y van sumando cadáveres hasta que primero los grandes medios de comunicación voltean a ver, y siguen muriendo para que ya salga la imagen. Y siguen muriendo para que la imagen sea vista y tienen que morirse de una forma escandalosa pues, indignante, para que la gente de arriba empiece a decir “oigan, no, qué estamos haciendo ahí”, o sea para hacer algo.

Cada vez nos sorprende más a los zapatistas lo poco de humano que hay en la humanidad de arriba. ¿Por qué es necesaria tanta sangre para que digan algo? Y luego resulta que matizan su posición: “sí mátenlos pero no lo muestren porque nos pone en evidencia”

Robert Fisk, que escribe en El Independiente, de la Gran Bretaña, decía de otra forma esto que estamos diciendo: es que los grandes medios de comunicación están en crisis porque la gente que los lee –que es clase alta, de alto poder adquisitivo y bien informada, dicen–, está indignada que por qué los tratan como idiotas los medios de comunicación tratando de presentar la masacre que hay en Gaza como si fuera un enfrentamiento o como si la culpa fuera de Hamas. Se siente la gente insultada pues, no porque tengan paga son tontos, algunos sí lo son, pero sí tienen inteligencia y se sienten insultados, y lo reconocía en un artículo, decía ‘es que estamos en crisis, la gente ya no nos cree, no nos toma en serio, pero además nos lo reclama’. En otros lados eso ya tiene años que está ocurriendo, como aquí en México.

Esto pues que está pasando en Palestina, de lo que nadie habla, de esa paciencia mortal de la niñez palestina, y nosotros decimos que es responsabilidad del gobierno de Israel. Nosotros siempre diferenciamos los gobiernos de los pueblos, sabemos que está la tendencia natural, aunque en otra ocasión habíamos dicho que el problema no es sionismo o antisemitismo, como quiera siguen los grandes cabezas diciendo tonterías por el estilo.

Nosotros no podemos decir que porque el gobierno de Israel es asesino, el pueblo de Israel es asesino, porque entonces van a decir que el pueblo mexicano es idiota porque el gobierno mexicano es idiota, y nosotros, cuando menos, no somos idiotas. Hay gente en Israel, no sabemos cuántos, noble, consiente, honesta, no necesita ser de izquierda, porque la condena a lo que está pasando en Palestina no tiene que ver con la posición política, es una cuestión de decencia humana, nadie puede ver esa masacre y decir que no está pasando nada o que es culpa de otro.

Esto que les explico de la crisis de los medios de paga y la emergencia de los medios libres, alternativos o autónomos, es una tendencia en la que en el largo camino de los medios libres o autónomos les van a pasar cosas, yo no quería decírselos, pero hay que decírselos.

Hay gente que se va a desmayar, dicen los compas, que es cuando se rinde uno, cuando deja su trabajo, la lucha, es que se desmayó dicen, es que se dejó la lucha.

Gente a la que los medios de paga le van a hacer así, ven para acá –a comer mierda, dijo un subdirector de un periódico, pero te van a pagar por comer mierda–, sea porque escribe bien, porque tiene buenos análisis, o porque encuadra bien la foto, el video o lo que sea.

Y se van a ir unos, otros que los van a traicionar, van a decir “no, ni madre, ese texto no es cierto, lo inventó”, o lo que sea. Y otros que van a claudicar. La claudicación es una palabra que entienden bien los compas, que quiere decir que estás en un camino y dices “ah no, siempre no, por aquí no, mejor me voy por otro”. Casi siempre en este caso tiene que ver no con dejar una chamba, que a veces uno tiene que trabajar para vivir, sino con dejar una posición respecto a lo que es el manejo de la información, en este caso de los medios libres, autónomos o alternativos.

Los problemas que van a tener es el de la paga, o sea tienen que sobrevivir. Supervivencia. Ése es su problema, no sólo como medios sino también como seres humanos tienen que comer todavía, ¿no? Aunque algunos ya lo están superando pero…

Lo que queremos que sepan ustedes también, y a través de ustedes otros medios libres, es que nosotros sí les reconocemos ese esfuerzo y sacrificio. Sabemos que es un pedo venir hasta acá para alguien que tiene paga, para alguien que no tiene paga es algo heroico. Nosotros se los reconocemos, lo conocemos, lo sabemos y los saludamos. Tengan seguro pues que si alguien va a tomar en cuenta eso que están haciendo, somos nosotros.

¿Dónde vamos a buscar la información? ¿En los medios de paga? No. ¿En las redes sociales? Tampoco. ¿En el inestable y encrespado mar de la red? Tampoco, te digo, puedes encontrar lo que sea.

Entonces hay un vacío sobre dónde está la información. El medio que usan ahora es también su límite, llegan a más gente pero también es el límite porque la gente que no tiene internet de mediana velocidad, que yo los reto a que bajen ahorita una página de ustedes, mta, me cae que hay otra guerra, otro alzamiento y hasta ganamos la guerra y no acaba de bajar completo. Debiera haber una versión así más ligera o algo así, la de esmarfon o lo que sea. Pero la mayor parte de sus interlocutores, o de los que debieran ser sus interlocutores no lo manejan, pero esto puede cambiar.

Nosotros decimos que en estos tiempos el medio principal de comunicación es la escucha, por eso nosotros nos referimos a ustedes como los “escuchas”. Hay gente, le decía yo a Moi, que tiene necesidad de hablar, no le importa si no la están escuchando, tiene que hablar y sobre lo que sea. Pero hay gente que sí se preocupa porque la escuchen, y para que la escuchen es que está apostando porque ese mensaje o esa palabra llegue más lejos.

La preocupación de los compañeros, compañeras, del CNI que vieron, es que traían encargo de que los escucharan. A diferencia de la otra campaña. Yo me acuerdo de esas pesadillas múltiples, el diván colectivo de “azótese, nosotros vamos”, que fue La Otra Campaña, donde cada quien decía lo que le venía, no le importaba si lo estaban oyendo o no, si le estaban entendiendo o no, el chiste era sacar ahora sí que como quien dice, su gana. Además era gratis, imagínate lo que te sale eso en el psicoanalista o en psiquiatra o como se diga ahora.

Entonces nomás avisarles que el medio es también el límite y hay que buscar. La fuente directa aparece ahora como la principal, y nosotros decimos: los pueblos originarios son los especialistas en escuchar. En realidad les estoy advirtiendo lo que se viene con el festival mundial de la rebeldía y la resistencia, o sea como un exhorto a que no sea el papelón de las reuniones de La Otra, las preparatorias y todo eso, porque estos compañeros y compañeras de los pueblos originarios son especialistas en el arte de la escucha, en la comunicación por excelencia.

Que el que está siendo el actor, o padeciendo, o ejerciendo una acción, te diga cómo lo ve, eso no impide que haya un análisis. Es lo que tú me dices pero yo veo tales cosas. Es el trabajo pues del informador.

Y nosotros vemos también en este manejo de los medios, a partir de la desgracia de la muerte de Galeano, que también en los medios está esta diferencia entre la limosna y el apoyo. En los medios de comunicación de paga si te ponen atención es algo que debes agradecer, y es algo que no le perdonan a los zapatistas, “todavía de que les echamos la mano”, ellos dirían “y nos muerdes la mano que te ayuda”. Nosotros no queremos indigestarnos, escupimos la mano, porque también la atención de los medios es para ellos una limosna.

En cambio, para los medios libres, alternativos, autónomos, etcétera, no es una limosna. Es un deber que están cumpliendo, que lo hacen a pesar de todas las dificultades que tienen, y es lo que nosotros decimos “un medio compa”. Ya sé que Tacho les hizo pedazos, por eso sacamos lo de los tercios compas, pues (nota: ahora sí el de la voz lo dijo correctamente. Atentamente “Los Tercios Compas”).

Pero ésa es la diferencia entre un medio de paga y un medio compa. No es que uno tiene dinero, o cobra, o no. La diferencia está en que para unos somos una mercancía, sea que hablen de nosotros o que no hablen; y para otros somos un espacio de lucha como el que ellos tienen y como hay miles en todos los rincones del mundo.

En el evento de ayer que era abierto a la prensa, sólo vinieron tres periodistas, cuatro, uno era de los tres vizcondes que calumniaron la muerte de Galeano, ése no entró. Los otros tres: era uno de Proceso, uno que hace trabajo en prensa en la frontera sur y otra que trabaja con Aristegui. Hasta ahorita sólo había sacado el de Proceso, pero ningún otro medio vino, no sé si es así tipo Paquita la del barrio, de despecho, lo que sea pues.

O cuántos muertos, porque no era un acto del EZLN, era del CNI, o cuántos muertos tiene que tener el CNI para que lo volteen a ver. “Muchos”, dirán los medios, para que se hace una mercancía, y luego para ver si vendemos que te mencionamos o vendemos que no te mencionamos.

La diferencia para nosotros es que el apoyo que se da al compañero no pone condiciones porque sabe que en realidad es parte de la misma lucha.

Entonces lo que nosotros vemos en este panorama caótico que les presento, es que con la ultra rapidez y el atiborramiento, abigarramiento, de información que hay, es paradójico que el mejor nivel o el nivel supremo de comunicación sea la compartición, este nivel directo.

Los compas han descubierto algo que ustedes han descubierto en su trabajo, que es el poder de la escucha. Si no es posible que todos estemos escuchando esto entonces se necesita alguien que agarre esa palabra y la aviente para atrás decimos nosotros, o sea con los pueblos, que es lo que hacen los escuchas. Y de una u otra forma es lo que hacen ustedes.

Pero como éste es el (según nosotros, ya saben, nosotros no sabemos nada de medios de comunicación), el nivel supremo ahora es la compartición y por lo tanto los que mejor lo manejan es a los que hay que escuchar. Me cae que los pueblos originarios están cabrones en eso, de la paciencia, todo eso, pero ya les va a platicar más el Subcomandante Moisés de eso.

Eso es lo que yo les quería decir. Compañeros y compañeras, no va a haber preguntas porque me cae que en 20 años ya me preguntaron todo lo que me tenían que preguntar, y yo creo que he recibido un certificado de impunidad para no contestar nada, pero ésta se las debíamos.

Todavía lo íbamos a hacer en esa madrugada pero como a mí me tienen ahora de tercio medio (nota: mmh… el de la voz no aprende. ¡Los tercios compas!) y estaba checando que les estaban pirateando todo, dijimos no, mejor que se lancen porque no es justo lo que están haciendo los medios de paga, porque además fue, no fue un robo, fue un despojo de desprecio. O sea, voy a agarrar y no voy a decir de quién fue porque a quién le importa ese pinche tuit o esa pinche página que nadie ve.

Que era el reclamo, según nos cuentan, que hacían los grandes medios de comunicación que llegaron a San Cristóbal: “ese Marcos está loco, cómo escoge a gente que ni siquiera tiene diez entradas en su página –así que denle más clic (inaudible), lleguen si quiera a cien–, y no nosotros que tenemos millones de lectores”.

Entonces se las debíamos, compañeros, ahí está. Galeano no se va a quedar callado, a veces va a hablar Tacho, a veces Moisés, a veces Galeano, a veces el que sea, el gato-perro, el que sea. Lo importante aquí es que cambió el interlocutor, uno. Dos, lo importante es la tendencia que nosotros vemos en su aparición como medios libres, autónomos, alternativos, etcétera.

El hecho de que hayamos creado los tercios medios (nota ¡Arghhhh! L-o-s T-e-r-c-i-o-s C-o-m-p-as!) para que no tengan que pararse esta chinga de venir hasta acá, para estarles mandando material. Es no sólo eso que reconocemos y valoramos su trabajo, sobre todo reconocemos y valoramos el sacrificio y la chinga que hacen para voltear a ver para acá.

Por eso también a ustedes en especial y en general a todos los compañeros de la Sexta, gracias.

Es todo ciudad Gótica. (nota: el de la voz quiso imitar la voz del supervillano Mr Bane, pero no le salió)

Fin de la intervención del SupGaleano.

(Transcripción del audio original a cargo de “Los Tercios Compas”. Eso sí, bajo protesta y algo encabronad@s por los gazapos, pero ni modos, así es la chamba, que se sufre pues)

Copyleft: “los tercios compas” 12 agosto del 2014. Se permite la reproducción sin recurrir al autoerotismo, la circulación underground y el consumo en modo “atásquense que hay lodo”.

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clausura2SECONDA DICHIARAZIONE DELLA CONDIVISIONE CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO ED ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.

LA SPOLIAZIONE DEI NOSTRI POPOLI

“La terra ci ha visto nascere, ci dà la vita ed in essa infine riposiamo in eterno. Per questo siamo di tutti i colori che siamo, di tutte le lingue che parlano i nostri cuori, per questo siamo popoli, siamo tribù e siamo nazione. Siamo le guardiane ed i guardiani di queste terre, di questo paese, il Messico, di questo continente e del mondo”. (EZLN, agosto 2014)

 

Alla Sexta Nazionale e Internazionale.

Ai popoli del mondo che resistono e fanno sbocciare ribellioni.

La spoliazione di quello che siamo come popoli originari è il dolore che ci riunisce nello spirito della lotta che oggi commemoriamo nel nostro compagno David Ruíz García, deceduto condividendo il dolore dei fratelli dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale per l’assassinio del compagno Galeano e per essere uno nella nostra storia e nella nostra speranza.

La morte del compagno, che rinasce oggi collettivamente nei 28 popoli, colori e lingue riuniti nel Caracol Zapatista della Realidad, nella condivisione come popoli originari ci suscita la gioia di incontrarci, di saperci vivi come vivi sono i popoli, le lingue, la storia collettiva che si fa memoria, resistenza e conseguenza verso la nostra madre che è la terra che è anch’essa viva ed alla quale dobbiamo tutto.

La nostra lotta è diversa ed il nemico si chiama spoliazione perché è quello che vediamo, moriamo e viviamo tutti i giorni, in maniera collettiva come è il mais, come è il compagno Galeano, come è il compagno David e come sono i nostri fratelli e sorelle alle quali è stata strappata la vita in questa guerra di sterminio.

È diversa questa spoliazione che ha un solo nome, si chiama capitalismo.

Dal princpio il capitalismo è cresciuto sulla SPOLIAZIONE e sullo SFRUTTAMENTO. SPOLIAZIONE e INVASIONE, sono le parole che meglio descrivono quello che chiamarono la conquista dell’America, spoliazione e furto delle nostre terre, dei nostri territori, dei nostri saperi, della nostra cultura. SPOLIAZIONE, accompagnata da guerre, massacri, prigione, morti ed ancora morti che diventano vita collettiva perché noi popoli siamo qui, e continueremo ad esserci.

Dopo la guerra di Indipendenza, la nascita della nuova nazione, la riforma liberale e la dittatura di Díaz, il Messico è nato negando i nostri popoli attraverso costituzioni e leggi che privatizzavano le nostre terre e legittimavano il saccheggio dei nostri territori. Migliaia di nostri fratelli, decine di nostri popoli sono stati sterminati con campagne militari ed il loro esilio di massa.

Nonostante un milione di indigeni e contadini morti durante la rivoluzione, le leggi agrarie varate poi, furono inspirate da Venustiano Carranza e Álvaro Obregón, gli assassini di Emiliano Zapata, col fine di proteggere i latifondi, impedire la restituzione delle terre, acque, aria e monti comunali dei popoli e trasformare la proprietà comunale in ejidal. Cioè, hanno voluto ammazzarci una ed un’altra volta, ammazzarci come popoli ed ammazzarci individualmente. E dopo tanta morte continuiamo ad essere i popoli vivi e collettivi che siamo.

La risposta alla spoliazione e allo sterminio furono la ribellione e la resistenza. Centinaia di ribellioni in Bassa California, Sonora, Chihuahua, Nayarit, Jalisco, Guanajuato, Michoacán, Querétaro, Veracruz, Stato del Messico, San Luis Potosí, Hidalgo, Morelos, Puebla, Guerrero, Oaxaca, Chiapas, Yucatan, Campeche e Quintana Roo, ed in particolare la rivoluzione zapatista; sfidarono la società colonialista, esplose tutte dopo la riforma liberale sfociarono nel movimento armato del 1910 e difesero con le armi il possesso della terra comunale fino ai tempi della riforma agraria e dell’esproprio petrolifero cardenista.

Attualmente i capitalisti neoliberali, con l’appoggio di tutti i partiti politici ed i malgoverni capeggiati dal criminale e capo paramilitare Enrique Peña Nieto, applicano le stesse politiche di spoliazione su grande scala che applicavano i liberali del diciannovesimo secolo, i carranzas o gli obregones, appoggiandosi alla militarizzazione e paramilitarizzazione, assistiti dai servizi segreti statunitensi, in quelle regioni dove le resistenze si oppongono al sopruso.

Come i governi di quei tempi, gli attuali governanti consegnano i nostri territori ed i beni che si dicono della Nazione, alle grandi imprese nazionali e straniere, perseguendo la morte di tutti i popoli del Messico e della nostra madre terra, ma la morte tra i nostri popoli rinasce nella collettività.

Ribadiamo che le nostre radici sono nella terra, e le spoliazioni di cui abbiamo riferito nella Cattedra Tata Juan Chávez Alonso nell’agosto del 2013 sono il nostro dolore e la nostra rabbia; da dove nascono la nostra determinazione e la nostra ribellione. Che sono la nostra lotta irrinunciabile e la nostra stessa vita. Sono spoliazioni ancora tanto vive come allora e che inoltre si sono moltiplicate in nuove forme ed in nuovi luoghi, che diventano lotte e resistenze nelle quali vediamo specchi che si riflettono nello specchio che siamo:

Specchio 1: Sulla costa nahua dello stato di Michoacán, l’ambizione sulle ricchezze naturali è stata motivo, dall’anno di 2009, di 31 omicidi e 5 sparizioni per mano dei Caballeros Templarios che dipendono dalla corruzione nelle strutture del malgoverno, che hanno protetto l’esproprio di terre comunali di presunti piccoli proprietari che a loro volta sono elementi del crimine organizzato della regione, il saccheggio illegale di minerali e legni preziosi per essere esportati da imprese transnazionali cinesi dai porti di Manzanillo e Lázaro Cárdenas amministrati dal malgoverno e dalla sua corruzione che ha lasciato una scia di lutti, di dolore, brutalità di fronte a cui la comunità di Ostula si è rafforzata con la crescente ribellione che gli permette di mantenere la sicurezza e fermare il saccheggio delle sue risorse. Tutto questo mentre i malgoverni non smettono di minacciare di disarticolare il diritto dell’autodifesa indigena imprigionando o ammazzando i leader comunitari, come un avviso di distruzione.

Specchio 2: Il territorio nahua e totonaco del Totonacapan, Veracruz, è distrutto dai fuochi dei gas, dagli sversamenti tossici dai condotti danneggiati che hanno devastato le fonti di acqua della regione. Tutto questo come parte del Proyecto Paleocanal de Chicontepec, ora rinominato Aceites Terciarios del Golfo dove si sfruttano 29 campi petrolieri su una superficie di 3.875 chilometri quadrati, dove si stanno sfruttando 1.500 pozzi petrolieri in 14 province della regione, uccidendo fiumi e ruscelli a causa di centinaia di sversamenti provenienti da 2.220 guasti nelle condutture che si sono verificati dal 2010 ad oggi, con la minaccia di altri 33 mila guasti da riparare, secondo le informazioni della Commissione Nazionale per gli Idrocarburi. Si sono verificate rotture per lo scoppio di dinamite e fratture idrauliche (fracking) in 1.737 pozzi in tutta la zona. In questa stessa area sono state inoltre rilasciate numerose concessioni minerarie che mettono a rischio l’integrità del territorio.

Specchio 3: Il Popolo Wixárika anche se si trova sui confini degli stati di Jalisco, Nayarit e Durango, ha un territorio continuo e la sua organizzazione autonoma è forte ed ancestrale. Oggi affronta attacchi su diversi fronti, dalle antiche invasioni agrarie per le quali è stata ordinata la restituzione delle terre alla comunità di San Sebastián Teponahuaxtlán, ma la restituzione non è avvenuta a causa dei confini non definiti tra gli stati. Il suo territorio è attraversato da strade il cui obiettivo è la sottrazione delle risorse naturali della regione, come nel caso della comunità di Santa Catarina Cuexcomatitlán, che dal 2008 sta bloccando, attraverso forti mobilitazioni, la costruzione della strada Amatitán-Bolaños-Huejuquilla ed attualmente il governo dello stato di Jalisco si rifiuta di riparare i danni causati al suo bosco, alla sua strada comunale ed i suoi luoghi sacri, malgrado la comunità abbia ottenuto sentenze giudiziarie favorevoli.

Nello stato di Durango, la Comunità Wixárika Autonoma di Bancos de San Hipólito continua la sua lunga lotta per il riconoscimento del proprio territorio ancestrale, esercitando l’autonomia come unica via per continuare ad esistere come popolo originario.

Per i nostri popoli il territorio non solo è agrario ma cerimoniale e per il popolo Wixárika il principale dei suoi luoghi sacri si trova nel deserto di Wirikuta, San Luis Potosí, che oltre ad essere minacciato da 5 imprese minerarie che possiedono più di 78 concessioni, viene saccheggiato senza alcuna autorizzazione da risorse quali antimonio, uranio, oro ed argento nelle zone di San José de Coronados e la Presa Santa Gertrudis, nei municipi di Catorce e Charcas.

Specchio 4: Nel municipio di Villa Guerrero, Jalisco, la comunità Autonoma Wixarika-Tepehuana di San Lorenzo de Azqueltán nonostante possieda titolo di proprietà vicereale dall’anno 1733, non è riconosciuta nel suo territorio ed al contrario, si è messa alla mercé di cacicchi e governi la superficie territoriale che è sempre stata sua. La foresta è disboscata, il territorio invaso e distrutti i suoi luoghi sacri, come il Cerro Colotlán, dove il malgoverno ha dato il suo avallo e denaro ai proprietari terrieri perché usino centinaia di pietre cerimoniali come muri di pietra per presunte opere di protezione del suolo. Questo non solo è una spoliazione, ma un genocidio.

Specchio 5: Nell’Istmo di Tehuantepec, dove vivono i popoli Ikoots e Binniza delle comunità di San Mateo del Mar e San Dionisio de Mar, così come il popolo di Juchitán e della colonia Álvaro Obregón, le imprese Endesa, Iberdrola, Gamesa ed Unión Fenosa Gas Natural Fenosa, Demex, filiale di Renovalia Energy, Electricité de France (EDF), Eolicas del Sur, Zapotecas de Energia, Grupo Mar, Preneal, Ener green Power, stanno sottraendo terre comunali e distruggendo i luoghi sacri in tutta la regione, dove dal 2001 sono stati occupati in maniera illegale più di 32 mila ettari, dove hanno installato su terre comunali 1.600 generatori eolici a Juchitan ed Unión Hidalgo per i parchi eolici Biiyoxo e Piedra Larga I e II, attualmente l’assemblea dei comuneros di Unión Hidalgo si oppone all’espansione di questi parchi sui terreni comunali di Palmar, El Llano, sulle aree protette delle piantagioni a sud delle comunità Binizaa. Territorio difeso dai nostri compagni della Asamblea Popular del Pueblo Juchiteco, Asamblea de Pueblos Indígenas del Istmo de Tehuantepéc en Defensa de la Tierra y el Territorio (APIITDTT).

Nella stessa zona dell’Istmo, la regione di San Miguel Chimalapas e Santo Domingo Zanatepec, Oaxaca, è stata invasa da 3 concessioni minerarie rilasciate alla Cooperativa la Cruz Azul nel lotto minerario chiamato Chincuyal, alla Minera Cascabel nel lotto minerario Mar de Cobre ed alla Minera Zalamera nel lotto minerario Jackita, sussidiaria della Mina Orum Gold Corporation, che coprono una superficie di 7.310 ettari su terreni dei nostri popoli. Dove esiste un’invasione da parte del governo dello stato del Chiapas, di ricchi allevatori e dell’Esercito Messicano.

A nord dell’Istmo di Tehuantepec, a sud di Veracruz, il territorio Nahua Popoluca nella Sierra di Santa Martha, è minacciato da un progetto minerario che comprende tre concessioni chiamate La Morelense 1, La Morelense 2 e L’Ampliación che mette a rischio l’ambiente e l’integrità di questa zona indigena.

Specchio 6: Nelle comunità ñatho di San Francisco Xochicuautla e Huitzizilpan, così come in un’ampia frangia dell’Alto Lerma, Stato del Messico, l’impresa Autovan vuole costruire la strada privata Toluca-Naucalpan, distruggendo un totale di 23 chilometri di bosco, oltre alla costruzione di migliaia di case e campi da golf parte come del progetto chiamato Gran Reserva Santa Fé. Questo territorio è difeso dai nostri fratelli del Frente de Pueblos Indígenas en Defensa de la Madre Tierra.

Specchio 7: Nella comunità nahua di Tuxpan, Jalisco, su pressione dei malgoverni e degli investitori nazionali e stranieri, gli indigeni hanno dovuto affittare le terre ejidali ad imprese aguacateras transnazionali con sede in Michoacán, e sono depredati dalle serre di aziende straniere come Driscolt e Aguacates Los Tarascos, che hanno provocato un cambio climatico impedendo la pioggia.

Specchio 8: La comunità coca di Mezcala, Jalisco, soffre e continua a difendere il suo territorio contro l’impresario Guillermo Moreno Ibarra che ha invaso un podere nella zona forestale della comunità, e preserva il suo possesso e proprietà ancestrale sulla Isla Sagrada che i malgoverni considerano solo un affare milionario che si può mettere in vendita alle imprese turistiche straniere.

Specchio 9: In territorio Chinanteco, nello stato di Oaxaca, sono state imposte riserve ecologiche che sottraggono il controllo territoriale ai popoli, mentre contemporaneamente il malgoverno implementa progetti di distruzione e morte come la strada Tuxtepec-Huatulco ed il Corridoio Turistico Chinanteco.

Specchio 10: Nella Huexca, Morelos, zona nahua ad oriente dello stato, è stata imposta una delle due centrali Termoelettriche nella zona a rischio vulcanico, che fanno parte del Proyecto Integral Morelos, promosse dall’impresa Abengoa e dalla Commissione Federale di Elettricità, con l’appoggio dei tre livelli di governo, dell’Esercito Messicano e della polizia statale. Inoltre, come parte di questo progetto, si vuole costruire un acquedotto per l’estrazione dell’acqua dal fiume Cuautla, che colpirà 22 ejidos del municipio di Ayala.

Specchio 11: Ad Amilcingo e Jantetelco, ei Morelos, zona nahua ad oriente dello stato e nella regione nahua della Valle de Puebla, nelle comunità di San Geronimo Tecuanipan, San Lucas Atzala, San Andres Calpan, Santa María Zacatepec, San Lucas Tulcingo, Santa Isabel Cholula, San Felipe Xonacayucan, Santa Lucia Cosamaluapan, San Isidro Huilotepec, San Buenaventura Nealtican, San Juan Amecac ed altre comunità di Puebla e Tlaxcala si vuole costruire un gasdotto di 160 chilometri in zona a rischio vulcanico, anche questo come parte del Megaproyecto Integral Morelos, promosso dalla CFE, dalle imprese spagnole Elecnor, Enagas e dall’italiana Bonatti. Negli ultimi anni in tutte le comunità i tre livelli di governo hanno esercitato una repressione brutale.

Specchio12: A Tepoztlán, Morelos, appartenente al popolo nahua, si vuole spogliare la comunità non solo delle sue terre ma anche della biodiversità del suo territorio e della cultura millenaria con l’ampliamento dell’autostrada La Pera-Cuautla, per cui sono stati abbattuti alberi ancestrali e luoghi sacri presenti sul territorio da molte generazioni, permettendo con questo l’arrivo di imprese private e l’industrializzazione delle zone più ricche di risorse naturali dello stato di Morelos. La risposta dei malgoverni è stata una campagna di discredito contro i popoli originari per giustificare la spoliazione.

Specchio13: In territorio nahua della comunità di Ayotitlan, sulla Sierra di Manantlán nello stato di Jalisco, il saccheggio di due milioni di tonnellate di ferro e di legni preziosi con l’appoggio del crimine organizzato, è stato compiuto con omicidi e sparizioni di comuneros ed ejidatarios.

Specchio 14: Nella comunità nahua di Zacualpan, nello stato di Colima, in mesi scorsi un impresario di nome Verduzco, con la complicità del governo dello stato e della Procura Agraria, ha cercato di imporre una miniera di ferro, oro, argento e manganese sul Cerro Grande, nei cui boschi si produce la totalità delle acque che forniscono Colima e Villa di Alvarez; nello stesso tempo, sul Cerro Grande il governo promuove programmi di presunta conservazione ambientale, pretesto col quale ha spogliato la comunità delle sue acque comunali.

Specchio 15: La comunità di Cherán, Michoacán sulla meseta Purhépecha, ha subito la devastazione ed il furto di migliaia di ettari di boschi d parte di taglialegna legati alla criminalità organizzata in complicità col malgoverno, che hanno esercitato una violenza senza precedenti contro i comuneros, che esercitano il loro diritto ancestrale all’autodifesa del territorio nella cornice di autonomia e libera determinazione ed hanno realizzato il proprio modo di governo secondo gli usi e costumi.

Specchio 16: In territorio maya di Campeche, la spoliazione si maschera con l’affitto delle terre nelle comunità della regione dei Chenes da parte di gruppi chiamati menoniti, dove il malgoverno consegna loro denaro per rafforzare la sottrazione dei territori, oltre ad imporre la semina di coltivazioni transgeniche di soia.

Nel frattempo nelle regioni indigene della cosiddetta Riviera Maya sono stati accelerati processi di privatizzazione per progetti turistici nazionali e stranieri, così come la distruzione di innumerevoli luoghi sacri.

Il popolo Maya di Bacalar, nello stato di Quintana Roo, subisce l’imposizione di coltivazioni di soia transgenica da parte delle imprese Monsanto, Singenta e Pioneer con la complicità dei malgoverni, che mettono a rischio i suoi semi nativi, la salute e l’alimentazione come popolo originario.

Il Popolo Maya di Yucatan è minacciato da diversi megaprogetti come il parco eolico a Dzilam de Bravo, la semina di mais transgenico, il progetto del treno Transpeninsular e lo sviluppo immobiliare a beneficio solo di pochi impresari e politici corrotti.

Specchio 17: Nel villaggio Tzeltal di Chilón, Chiapas, è stata imposta la costruzione dell’autostrada San Cristóbal-Palenque sul territorio della comunità.

Specchio 18: La comunità nahua di San Pedro Tlanixco nello Stato del Messico, è stata spogliata delle sue sorgenti e delle acque del fiume Texcaltenco mediante concessioni a beneficio di ricchi impresari agroindustriali del municipio di Villa Guerrero, cosa che è costata la prigione per i suoi leader comunitari.

Specchio 19: Nello stato di Guerrero, nei municipi di Xochistlahuaca, Tlacoachistlahuaca, ed Ometepec, centinaia di comunità amuzgas, mixtecas e afrometicci, sono minacciati dalle opere di intubazione del fiume San Pedro per portarlo nella città di Ometepec, attentando al diritto basilare alla vita che abbiamo come popoli.

Specchio 20: La comunità nahua di Xoxocotla, del Ponente Sud di Morelos, in zone limitrofe al luogo sacro denominato Xochicalco è minacciata da un progetto minerario che comprende 7 concessioni in 3 municipi su una superficie di 15 mila ettari a Xoxocotla, Temixco, Xochitepec e Miacatlán, nelle comunità Tetlama, Alpuyeca, Coatetelco, La Toma, Xochicalco.

Specchio 21: Nel territorio Yaqui dello stato di Sonora, me mire sull’acqua del Fiume Yaqui sono state motivo di aggressioni storiche contro la tribù ed attualmente si vuole portare l’acqua verso la città di Hermosillo mediante l’acquedotto Independencia, a danno sia degli Yaqui, sia di centinaia di ettari della tribù mayo yoreme e degli agricoltori della Valle del Yaqui.

Specchio 22: Il popolo Náyeri, nello stato di Nayarit, è stato il guardiano storico del fiume San Pedro, dove si trova il suo sito sacro chiamato Muxa Tena, che oggi è minacciato dalla costruzione della diga Las Cruces.

Specchio 23: Nello stato di Sonora, con la costruzione della diga Los Pilares si distruggeranno i luoghi sacri del popolo Guarijío.

Specchio 24: Bachajón, Chiapas, popolo Tzeltal, è spogliato della sua terra, acqua e cultura dalla costruzione di complessi turistici nelle cascate di Agua Azul, oltre a strade e hotel, e con la repressione dei paramilitari.

Specchio 25: Il popolo Ch’ol di Xpujil, nello stato di Campeche, è stato sgomberato dal suo territorio per l’imposizione del decreto sulla Riserva della Biosfera di Calakmul che di fatto limita assolutamente l’accesso della comunità al proprio territorio.

Specchio 26: In territorio Nahua e Totonaco del Sierra Nord di Puebla, nei municipi di Tlatlaqui, Zacapoxtla, Cuetzalan, Zoquiapan, Xochiapulco e Tetela, Zautla, Ixtacamaxtitlán, Olintla, Aguacatlán, Tepatlán, Xochitlán, Zapotitlán, Zoquiapan e Libres, i progetti capitalisti di morte vogliono impadronirsi di ogni angolo del territorio attraverso l’estrazione a cielo aperto di minerali e centrali idroelettriche. Oggi il 18% del territorio della Sierra Nord di Puebla è in concessione ad imprese minerarie, poiché il governo ha rilasciato 103 concessioni alle imprese messicane Grupo Ferrominero, Industrias Peñoles e Grupo Frisco, ed alla canadese Almaden Minerals. D’altra parte esistono sei progetti idroelettrici che colpirebbero 12 fiumi su una superficie di 123 mila ettari ripartita in 18 municipi.

Specchio 27: Il territorio del popolo Kumiai ha subito invasioni di massa dovute al mancato riconoscimento, all’imposizione di ejidos ed all’attribuzione di beni nazionali nelle sue terre. Negli ultimi anni sono stati imposti progetti eolici sulle sue terre e nel territorio del popolo Kiliwa.

Specchio 28: La comunità di Nurío Michoacán nella meseta Purépecha, è stata spogliata della maggior parte del suo territorio da sentenze dettate dalle autorità agrarie dello Stato Messicano che hanno provocato numerosi morti per scontri tra comunità confinanti.

Specchio 29: Nelle comunità di Bochil, Jitotol e Pueblo Nuevo, appartenenti al popolo Tzotzil degli Altos, Chiapas, denunciano che esistono progetti di dighe che minacciano questo territorio.

Queste sono le spoliazioni che subiamo, che ci fanno essere in un’emergenza che attenta alla nostra vita ed oggi diciamo ai potenti, alle imprese ed ai malgoverni, capeggiati dal criminale capo supremo dei paramilitari Enrique Peña Nieto, che non ci arrendiamo, che non ci vendiamo e non tentenniamo.

La nostra memoria è viva perché noi siamo lei ed a lei dobbiamo e diciamo che non c’è miglior memoria che quella dei nostri popoli che oggi si riuniscono per guardarsi gli uni negli altri e la nostra lotta non finirà, perché se non ci hanno ammazzato in 520 anni di resistenza e ribellione non lo faranno né ora né mai, perché noi popoli di mais sappiamo che la milpa è collettiva e di colori diversi, così diversi che vogliamo dire una sola parola, ribelle ed anticapitalista, con coloro i quali sono fratelli della Sexta Nazionale ed Internazionale. Oggi come il mais, ci rinnoveremo nella decisione di costruire dal basso e a sinistra un mondo dove stanno molti mondi.

“IL CUORE DELLA NOSTRA MADRE TERRA VIVE NELLO SPIRITO DEI NOSTRI POPOLI”

ANDIÜMAATS NANGAJ IüT MEAWAN NÜTs KOS NEJ ÜÜCH IKOOTS MONAPAKÜY (LENGUA OMBEAYETS/IKOOT)

NA MA JOIIY RA PUIY Y RA VENI GUI JIINI (OTOMÍ)

LADXIDO GUIDXILAYU NABAANI LU XQUENDA CA GUIDXI XTINU (LENGUA DIIDXAZA/BINNIZA)

I PUJUK’AL LAK´ÑA LUM KUXUL TYI CHULRL LAK LUMALO’ (CHOL)

TE YO TALN TEJ NANATIL LUM CUXUL SOL XCHULEL TEJ LUMALTIC (TZELTAL)

LI YOON JMETIK BALUMILÉ KUXUL XCHULEL TAJ TEKLUMALTIK (TZOTZIL)

JAS J’UJOL JAJ NANTIK LU’UM ZAK’AN JAB’AYALTZIL JAJ CHONA B’LLTIK (TOJOLABAL)

IN YOLOTL TO TLALTICPAC NEMI IEKAUILKOPA TO ALTEPEUAN (NAHUA)

TA TEI YURIENAKA IYARIEYA TAKIEKARIPA YEYEIKA (WIXARIKA)

U KUXTAL K-LÚUMIL TÍAN TI U YÓOL LE KÁAJILO’OB. (MAYA PENINSULAR)

JUCHARI MINTSÏTA P’ARHAKPINIRHU IREKASÏNI TSÏPIKUANIRHU JUCHARI IRETA (LENGUA PURE/P’URHEPECHA)

TU TLAL UI NANA IYULO ISTOK I TUNAL PAN CHINANKOME (NAHUA)

XNAKU KIN TSEKAN TIYAT STAKGNAMA CHI KGALHI LISTAKGNI NAK KIN PULATAMANKAN (TOTONACO)

BI MAMA NAX BI TZOKOY JEJPA NETZANKUYJO BI KOXEN KUMKUYDE KAY JENAN (ZOQUE)

UU JIAPSI Y iiTOM AYEE VUIAPO ITOM JIPSICO JIAPSA ITOM PUEBLOMPO (MAYO YOREME)
NA’ T’SATS´OOM TYUAA MAYA NA’ M´AA NAQUII´ NTAAYA JA NA NNA NCUEE (ÑOMDAA/AMUZGO)

 

Dalla Realidad Zapatista, Agosto 2014

PER LA RICOSTITUZIONE INTEGRALE DEI NOSTRI POPOLI
MAI PIÙ UN MESSICO SENZA DI NOI!
CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

da Radio Zapatista: http://radiozapatista.org/?p=10375

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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video Moises

Conferenza stampa del’EZLN con i media indipendenti, autonomi e alternativi

12 / 8 / 2014

Dopo la conclusione della “Prima Condivisione tra i popoli indigeni e i popoli zapatisti“, terminata con la lettura di due dichiarazioni congiunte e dell’invito al Primo Festival mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni, si è svolta la conferenza stampa dell’EZLN.

Prima ha parlato il Subcomandante Galeano e poi il Subcomandante Insurgente Moises ha mostrato i lavori di ricostruzione a La Realidad e ha raccontato la situazione attuale

AUDIO DEL SUBCOMANDANTE GALEANO TRATTO DA radiozapatista.org

PER ASCOLTARE L’AUDIO CLICCA QUI

VIDEO DEL SUBCOMANDANTE INSUGENTE MOISES TRATTO DA www.pozol.org

 

 

Estratto dell’audio della conferenza stampa dell’EZLN: l’intervento del  Subcomandante Galeano:

Per ringraziare tutti quelli che hanno sostenuto gli zapatisti in questi mesi nella ricostruzione delle strutture distrutte nell’aggressione paramilitare,  il  Subcomandante Galeano è partito dal racconto di come nel passato per aiutare un compagno zapatista a cui era stato riscontrato un male incurabile (di quelli per cui se hai i soldi vieni accudito, se no vieni rimandato a casa ad aspettare la morte), dopo aver usato i loro fondi, si erano rivolti a persone e settori, che allora li appoggiavano e potevano dare una mano a sostenere i trattamenti necessari, ma non avevano ricevuto niente e alla fine il compagno è stato assistito ad Oventic dove è morto nel 2004.

10 anni dopo quando, con l’attacco paramilitare costato la vita al compagno Galeano, sono state distrutte la scuola e la clinica alla Realidad gli zapatisti hanno scelto di chiedere solidarietà direttamente a chi sta in basso, ai compagni e alle compagne della Sesta Nazionale ed Internazionale. E questa solidarietà è arrivata.

“Mai l l’EZLN aveva ricevuto così tanto appoggio” ha sottolineato “Grazie veramente, è la lezione più bella che ci è stata data da quando c’è La Sexta”.

Ha poi continuato ricordando come questa conferenza stampa avrebbe dovuto tenersi, quando era stato convocato per i primi di giugno l’incontro indigeno a San Cristobal e Oventic, poi l’avevano annunciata, dopo i fatti della Realidad, nei giorni dell’Omaggio al compagno Galeano.

Era stata pensata allora come la conferenza stampa per le ultime dichiarazioni del Subcomandante Marcos. 

“E’ importante che racconti quel che avevamo pensato, perchè si possa dare una ulteriore interpretazione di cos’è avvenuto il 25 maggio con le parole della sparizione di Marcos e le prime parole come Galeano o con qualsiasi altro nome che ci sarà” ha continuato, aggiungendo che per capire quel che è successo bisogna capire quello che era avvenuto prima e quel che ci sarebbe stato dopo.

“Si sono sentite un sacco di interpretazioni su quel che è successo. Interpretazioni a volte fantasiose e assurde ma che prescindevano da quel che era successo, come per esempio il fatto che gli zapatisti dicessero che i media a pagamento non esistevano, che erano il nemico, che era un’azione contro di loro.”

“Ma se avete un po di memoria” –  ha aggiunto – “l’evento  originariario che doveva essere a Oventic era aperto a tutti, anche ai mezzi a pagamento”. Marcos sarebbe morto e si  sarebbe accomiatato in quanto tale dai media a pagamento e si sarebbe presentato poi ai media alternativi.

“Quel che è successo il 25 maggio è che l’EZLN ha cambiato interlocutore .. per questo il mio intervento è iniziato con la storia che vi ho raccontato”.

Ha poi proseguito dicendo che gli zapatisti non hanno mai detto che i media a pagamento hanno smesso d’esistere, il che sarebbe una stupidata.

I media a pagamento sono qualcosa di “meraviglioso” perchè sono una delle poche volte in cui il capitalismo converte in merce la non produzione. Si suppone infatti che il lavoro dei media a pagamento sia produrre informazione ed il capitalismo ha fatto sì guadagnino senza produrre, senza informare.

“Quello che è successo in questi anni con i cambiamenti della tecnologia è che i media a pagamento stanno perdendo il proprio potere” ha detto, citando  analisi di mercato sulla stampa dei giornali, ed aggiungendo inoltre che il giornalismo d’analisi e d’investigazione, che avrebbe potuto rappresentare una alternativa alla progressiva informazione in tempo reale data da Internet, è stato messo da parte.

Dopo un’analisi della crisi dei media a pagamento, connessa al sistema pubblicitario e al loro audience (oggi in grado di avere le notizie in tempo reale dalla rete)  il Subcomandante Galeano ha sottolineato come restavano loro due opzioni: attaccarsi al sistema politico che può finanziarli o investire nel giornalismo d’inchiesta e di analisi che non c’era in Internet fino all’apparizione dei media alternativi, indipendenti.

La situazione attuale dei media a pagamento, visto l’abbandono del giornalismo d’inchiesta e d’analisi, fa sì che che si preferisca non pubblicare piuttosto che dare un certo tipo di informazione. Una tendenza peraltro confermata dai giornalisti che provano a fare dei pezzi di un certo tipo ma poi non se li vedono pubblicati. 

Dopo aver fatto una serie di esempi concreti di informazione taciute, il Subcomandante Galeano ha aggiunto che abbiamo tutti un problema nel mondo: se l’informazione, l’analisi, l’inchiesta non sono più nei media dove possiamo trovarla? C’è un vuoto nello spazio mediatico che è in disputa.

Un’altra aspetto che si voleva segnalare nell’addio di Marcos è che se i media si sono vantati tanto di creare personaggi, (anche quello di Marcos) oggi chi attira l’attenzione non nasce nei media a pagamento, come nel caso di Assange ed ancor più nel caso di  forme collettive, diluite come Anonymous.

Da qui il SupGaleano parte per una riflessione sulla differenza tra l’organizzazione autoritaria, arbitraria dei media a pagamento, dove vale chi ha scritto il pezzo, i giornalisti sempre in cerca dell’esclusiva, rispetto alle esperienze collettive dei media indipendenti, alternativi dove vale più l’informazione.

Per gli zapatisti l’importante è che a parlare ed a raccontarsi siano gli stessi protagonisti di ciò che accade, non chi ci scrive sopra. Questo è il ruolo e la possibilità dei media liberi, indipendenti autonomi. Ovviamente aggiunge questa è una tendenza.

“Quel che vediamo in prospettiva è che i media a pagamento sono in fase decadente, connessi alla politica decadente, spariranno perchè le notizie si troveranno sempre più in Internet dove di per sè non trovi analisi e approfonimento”

I media liberi potrebbero riempire questo vuoto a livello mondiale, Internet di per sè non lo riempe anche se lo crea, ha concluso, ribadendo che si tratta di una prospettiva e che queste sarebbero state le cose che sarebbero state detto a Oventic.

Quello che hanno gli zapatisti è una speranza, la fiducia nei media indipendenti. Certo c’è il problema dei fondi, di come sopravvivere. Questo si può risolvere solo ragionando in forma collettiva, non c’è una strada  già data, non è facile, così come non è semplice aumentare le proprie visite. Non c’è alternativa o si cresce o si sparisce. “C’è molta gente che aspetta da voi più di quel che voi vi aspettate.” ha affermato.

 In questo scenario quello che l’EZLN ha fatto è stato cambiare radicalmente l’approccio con i media: “non vogliamo parlare con quelli dall’alto, quello che ci interessa è parlare ed ascoltarvi, ed attraverso voi parlare ed ascoltare chi attraverso voi parla ed ascolta.”

Per condividere questo processo si è dato vita all’esperienza tra gli zapatisti dei “Tercios compas” e contribuire alla circolazione dell’informazione.

Cosa è successo che ha cambiato il piano del discorso che Marcos avrebbe fatto, accomiatandosi dai media a pagamento ad Oventic e che ha portato al fatto che all’omaggio a Galeano gli zapatisti non hanno voluto i media a pagamento?

A questa domanda il Subcomandante Galeano risponde dicendo che c’è stata una morte e che l’assassinio di un compagno non può essere fatto passare. Se se ne fa passare una se ne accettano tante altre.

Continua poi raccontando come siano stati volutamente travisati i fatti successi, come sulla morte di Galeano e l’aggressione paramilitare ci sia stata una disinformazione inaccettabile, in molti casi proprio da parte di quei giornalisti che tante volte lo stesso Galeano aveva accompagnato quando arrivavano a La Realidad per fare delle interviste. Come se lui non contasse, perchè indigeno. Di fronte a questi atteggiamenti inaccettabili gli zapatisti hanno preso la decisione di non fare entrare nessun giornalista dei media a pagamento all’Omaggio a Galeano.

Dal Chiapas la riflessione si sposta su un altro massacro inaccettabile quello a Gaza, sull’assurdità del sistema informativo attorno a quel che sta succedendo al popolo palestinese. 

Di come i morti possano essere valutati come una merce che fa vendere o meno.

Nell’ultima parte del suo intervento il Subcomandante Galeano si sofferma sull’importanza dell’ascolto reale, del reciproco ascolto come potrà succedere nel Primo Festival delle Resistenze e delle ribellioni. 

“Nel tempo caotico presente, dell’ultrarapidità e della divorazione dell’informazione il miglior livello di comunicazione è la condivisione, il potere dell’ascolto. la pazienza dell’ascolto, che i popoli originari sanno fare bene”.

http://www.globalproject.info/it/mondi/la-realidad-conferenza-stampa-dellezln-con-i-media-indipendenti-autonomi-ed-alternativi-o-come-si-chiamano-/17642

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festivalPrima Dichiarazione della Condivisione del Congresso Nazionale Indigeno ed Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

La Repressione Contro i Nostri Popoli

La guerra contro i nostri popoli indigeni dura da oltre 520 anni, il capitalismo è nato dal sangue dei nostri popoli e dei milioni di nostri fratelli e sorelle che sono morti durante l’invasione europea, bisogna sommare quelli che sono morti nelle guerre di indipendenza e di riforma, con l’imposizione delle leggi liberiste, durante il porfiriato e la rivoluzione.

In questa nuova guerra di conquista neoliberale la morte dei nostri popoli è la condizione di vita di questo sistema.

Negli ultimi decenni migliaia e migliaia di noi sono state torturati, assassinati, fatti sparire ed imprigionati per aver difeso i nostri territori, le nostre famiglie, le nostre comunità, la nostra cultura, la nostra stessa vita.

Non dimentichiamo. Perché quel sangue, quelle vite, quelle lotte, quella storia sono l’essenza della nostra resistenza e della nostra ribellione contro chi ci uccide; essi vivono nella vita e nella lotta dei nostri popoli.

Quest@ sono i nostri morti più recenti:

CHIAPAS

Il compagno Galeano della Giunta di Buon Governo della Realidad e Votán de lla Escuelita La Libertad según l@s Zapatistas, assassinato crudelmente nel caracol della Realidad, Municipio Autonomo Zapatista, San Pedro Michoacán, lo scorso 2 maggio dai paramilitari della CIOAC-H, protetti dal paramilitare Manuel Velazco Coello e dal massimo capo paramilitaret Enrique Peña Nieto.

Il 22 dicembre 1997, un gruppo di 49 persone di Las Abejas, compresi 4 bambini non ancora nati, mentre pregavano nella località di Acteal, municipio di Chenalhó, sono stati brutalmente assassinati da un gruppo di paramilitari priisti protetti dal governo dello stato e dal criminale Ernesto Zedillo Ponce de León.

Gli adulti assassinati: Manuel Santiz Culebra, Daniel Gómez Pérez, Victorio Vázquez Gómez, Miguel Pérez Jiménez, Ignacio Pucuj Luna, Alonso Vázquez Gómez, Lorenzo Gómez Pérez, Antonio Vázquez Luna, María Pérez Oyalté, Marcela Capote Ruiz, Marcela Pucuj Luna, Catalina Luna Pérez, Manuela Pérez Moreno, Manuela Paciencia Moreno, Margarita Méndez Paciencia, Marcela Luna Ruiz, Juana Pérez Pérez, Florinda Pérez Pérez, María Gómez Ruiz, Verónica Vázquez Luna, Paulina Hernández Vázquez, Susana Jiménez Luna, Rosa Pérez Pérez, Antonia Vázquez Pérez, Marcela Vázquez Pérez, Juana Luna Vázquez, Juana Gómez Pérez, María Capote Pérez, Marcela Capote Vázquez.

I minorenni assassinati: Martha Capote Pérez, Rosa Vázquez Luna, Loida Ruiz Gómez, Micaela Vázquez Pérez, Josefa Vázquez Pérez, Sebastián Gómez Pérez, Juana Pérez Luna, Roselina Gómez Hernández, Lucía Méndez Capote, Graciela Gómez Hernández, María Luna Méndez, Silvia Pérez Luna, Vicente Méndez Capote, Micaela Vázquez Luna, Juana Vázquez Luna, Alejandro Pérez Luna , Juan Carlos Luna Pérez, Guadalupe Gómez Hernández.

Juan Vázquez Guzmán e Juan Carlos Gómez Silvano, della comunità Tzeltal di San Sebastián Bachajón, assassinati il 24 aprile 2013 ed il 21 marzo del 2014 rispettivamente, per la difesa del territorio nel conflitto con le Autorità ejidali ed i tre livelli del malgoverno.

Filemón Benítez Pérez, Antonio Benítez Pérez, María Núñez González e Vicente Pérez Díaz, assassinati il 13 novembre 2006, membri dell’organizzazione Xi-Nich, choles della comunità di Viejo Velasco, Ocosingo, per mano di elementi della Polizia Settoriale con armi di grosso calibro.

OAXACA
Héctor Regalado Jiménez, membro dell’Assemblea Popolare del Popolo Juchiteco, morto il primo agosto 2013 a causa delle ferite provocate dalla Policía Auxiliar Bancaria Industrial y Comercial e da pistoleros della società Gas Natural Fenosa, che fungevano da vigilanti dentro il parco eolico.

Pablo Jarquín Ruiz, mixe assassinato per aver protestato per gli spari esplosi che spaventavano i bambini della scuola primaria del villaggio quando l’esercito era entrato nella sua comunità il 17 dicembre 2012.

Maximino Salinas Hernández, presidente del Commissariato Ejidale della sua comunità, Fuerza Chinanteca Kia-nan, di San Antonio Las Palmas, Jocotepec, assassinato il 30 giugno 2013, due mesi dopo che il suo villaggio aveva sequestrato le atrezzature del municipio per esigere che si facessero opere pubbliche.

Carlos Sánchez López assassinato l’8 agosto 2003, a Juchitan Oaxaca, Manuel Posada Chévez assassinato il 5 aprile 2004 a Unión Hidalgo, Oaxaca, nel contesto della lotta del Consiglio Cittadino contro il Piano Puebla-Panama e la corruzione del sindaco priista Armando Sanchéz

JALISCO
Aristeo Flores Rolón e Nazario Aldama Villa, rappresentanti indigeni della comunità nahua di Ayotitlán, Sierra di Manantlán, membri del Consiglio degli Anziani, Autorità Tradizionali del Sierra di Manantlán e che sono stati assassinati a settembre del 2001 e maggio del 2003.

Juan Monroy e José Luis Rosales Conteras delle comunità della parte alta dell’Ejido nahua di Ayotitlán, nella delegazione di Telcruz: Perseguiti ed uccisi a colpi d’arma da fuoco per aver difeso l’organizzazione contro il disboscamento smodato nella zona.

MICHOACÁN
Diego Ramírez Domínguez, Simón Pineda Verdía, Simón Pineda (figlio), Quintín Regis Valdez, Erik Nemecio Domínguez, Ernesto Nicolás López, Pedro Nazario Domínguez, Pedro Guzmán Ramírez, Ambrosio Verdía Macías, Francisco Verdía Macías, Pedro Leyva, Isidro Mora Domínguez, Feliciano Cirino Domínguez, Jonathan Verdía Gómez, Fortino Verdía Gómez, Nicolás de la Cruz Rojas, Rafael de la Cruz, Juan Faustino Nemesio, J. Trinidad de la Cruz Crisóstomo, Crisóforo Sánchez Reyes, Teodulo Santos Girón, Feliciano Corona Cirino assassinati tra il 2008 ed il 2013 della comunità nahua di Santa María de Ostula, Michoacán.

Per tutt@ loro chiediamo GIUSTIZIA!

Quest@ sono i nostri desaparecid@s:

JALISCO
Celedonio Monroy Prudencio, nahua della comunità di Loma Colorada, dell’ejido nahua di Ayotitlán, Sierra de Manantlán, Jalisco, desaparecido da presunti poliziotti ministeriali dal suo domicilio il 22 ottobre 2012.

Agustín Mancilla Partida, nahua desaparecido nel mese di ottobre del 2012 nella comunità nahua di Villa Purificación.

MICHOACÁN
Javier Martínez Robles, Gerardo Vera Orcino, Francisco de Asís Manuel, Enrique Domínguez Macías e Martín Santos Luna, comuneros nahuas di Santa Maria Ostula, desparecidos tra il 2010 e 2013.

La famiglia Guzmán Cruz: Amafer, Solón, Armando, Venustiano e José de Jesús Guzmán Jiménez, desaparecidos il 24 luglio 1974, perseguiti per la loro militanza politica, l’Esercita Messicano entrato nella comunità purépecha di Tarejero, municipio di Zacapu, Michoacan, si è portato via la famiglia durante un operativo.

DISTRITO FEDERAL
Teodulfo Torres Soriano, migrante indigeno di Oaxaca, desaparecido tra il 23 e 26 marzo 2013 per essere il principale testimone dell’aggressione e poi la morte di Juan Francisco Kuykendall il primo dicembre 2012.

VERACRUZ
Flabio Granado Llanos e Cornelio Viberos Venabidez originari di San Francisco Agua Fría, municipio di Tatahuicapan, venivano da San Antonio, desaparecidos dal 21 dicembre 2012.

Se li sono presi VIVI, VIVI li rivogliamo!

Quest@ sono i nostri prigionieri:

OAXACA
Alejandro Regalado Jiménez, binnizá di Juchitán de Zaragoza, arrestato il 3 aprile 2013 e condannato a 10 anni nella prigione di Tehuantepec, detenuto per essere indigeno zapoteco e vivere nella settima sezione del villaggio dove l’Assemblea Popolare del Popolo Juchiteco (APPJ) difendeva la terra, il territorio e l’aria contro l’invasione del parco eolico Bii Yooxh’o dell’impresa spagnola Gas Natural Fenosa.

Álvaro Sebastián Ramírez, Justino Hernández José, Eleuterio Hernández García, Abraham García Ramírez, Zacarías Pascual García López, Agustín Luna Valencia e Fortino Enríquez Hernández, indigeni binnizá di San Agustín Loxicha, maestri e contadini, guardiani delle loro comunità, in carcere da 18 anni, condannati a 20 e 30 anni di prigione.

Pablo López Alavez, indigeno binnizá di San Isidro Aloapan, detenuto nella prigione di Villa de Etla, sequestrato nel 2010 da presunti mobilieri e poi comparso in questa prigione. Difensore dei boschi, del territorio e delle risorse naturali della sua comunità.

Dionisio Tapia Isidro, Sixto José Miramar e Filomeno Ortiz Antonio, indigeni mixe di San Lucas Camotlán, Oaxaca, arrestati il 17 dicembre 2012 solo per aver chiesto all’esercito messicano il motivo per cui era entrato nella loro comunità.

PUEBLA
Enedina Rosas Vélez commissaria ejidale di San Felipe Xonacayucan, Atlixco, indigena nahua membro del Fronte dei Pooli in Difesa della Terra e dell’Acqua di Morelos, Puebla e Tlaxcala FPDTA-MPT, arrestata il 6 aprile scorso, detenuta nella prigione di Atlixco, per ave difeso e rispettato la decisione del suo villaggio contro l’esproprio di terre per il Proyecto Integral Morelos (PIM) e denunciata dall’impresa Italiano Bonatti.

Juan Carlos Flores Solís, di San Andres Cholula, regione nahua della valle di Puebla, membro del FPDTA-MPT, rinchiuso il 7 aprile scorso nella prigione di San Pedro Cholula, por aver difeso il diritto dei popoli di fronte alla depredazione provocata dal PIM, denunciato dal malgoverno di Rafael Moreno Valle, contro di lui sono stati spiccati due mandati di cattura, uno dall’impresa italiana Bonatti e l’altro dalla Commissione Federale di Elettricità.

CHIAPAS
Alejandro Díaz Santís, tzotzil di Mitontic, condannato a 30 anni di prgione senza avr commesso alcun reato, è rinchiuso nella prigione di San Cristoóal de las Casas.

QUERETARO
Rubén Díaz Orozco in carcere da 17 anni per essere dirigente attivista sociale, si trova nella prigione di San José El Alto, Querétaro, dal marzo del 1998. Il compagno sta per compiere settant’anni ed ha seri problemi di salute. (Si chiede il suo rilascio per l’avanzata età ed i gravi problemi di salute).

ESTADO DE MÉXICO
Rómulo Arias Mireles, Pedro Sánchez Berriozabal e Teófilo Pérez González, difensori dell’acqua della comunità Nahua di San Pedro Tlanixco: condannati a 54, 52 e 50 anni di prigione rispettivamente; Lorenzo Sánchez Berriozabal, Marco Antonio Pérez González e Dominga Martínez González, attualmente reclusi nella prigione di Santiago, Almoloya de Juárez, per aver lottato contro il saccheggio delle acque delle falde del vulcano Xinantecatl da parte delle grandi aziende floricoltrici.

Vogliamo la loro LIBERTÀ!

Vogliamo inoltre la cancellazione dei mandati di cattura contro le/i nostri seguenti fratelli e sorelle:

OAXACA
Mariano López Gómez, Raymundo Regalado Jiménez e Carlos Sánchez Martínez, membri dell’Assemblea Popolare del Pooloe Juchiteco, denunciati per reati falsi e fabbricati dalla multinazionale eolica Gas Natural Fenosa, devono vivere in costante allerta.

PUEBLA
Avelino Velazques Tapia, Eusebio Aguilar Torres, Alejandro Torres Chocolatl, Adela Ramos Villalba, Juan Álvares Tapia, Federico Villalba Ramos, indigeni nahua membri del Fronte dei Pooli in difesa della Terra e dell’Acqua di Morelos, Puebla e Tlaxcala FPDTA-MPT, denunciati dalla Commissione Federale di Elettricità per aver difeso la terra e l’acqua in opposizione al Proyecto Integral Morelos.

JALISCO
Cirilo Rojas López e Casiano Pérez Magallón, Jorge de los Santos Pérez, Vicente Paredes Perales, José Abraham de la Rosa Sanabria, Ismael de los Santos González, Petra Sanabria Claro e Manuel Alejandro Jacobo Contreras, abitanti e comuneros della comunità coca di Mezcala de la Asunción, da settembre 2011 denunciati e perseguiti ingiustamente dall’invasore Gullermo Mreno Ibarra per aver difeso il territorio comunale. Salvador de la Rosa Paredes è stato nuovamente denunciato ora dall’invasore sopracitato.

Esigiamo altresì la cessazione della persecuzione e delle minacce contro i nostri seguenti fratelli e sorelle:

PUEBLA
Il 4 agosto scorso, mentre realizzavamo questa condivisione, 10 funzionari pubblici dell’Istituto Federale delle Comunicazioni (IFETEL), capeggiati da Raúl Leonel Mulhia Arsaluz ed accompagnati da due pattuglie e tre camionette della Polizia Federale Preventiva, hanno perquisito violentemente le installazioni di Radio Zacatepec, della comunità nahua di Santa María Zacatepec, nel Municipio di Juan C. Bonilla, sequestrando un trasmettitore, due microfoni, un trasformatore, una CPU ed una consol; qualche minuto dopo, otto uomini in abiti civili, con pantaloni e camicia bianca senza insegne, con un cartellino della IFETEL come riconoscimento ed accompagnati da tre pattuglie della Polizia Federale Preventiva che bloccavano l’accesso alla strada, hanno minacciato la compagna María Eugenia Toxcoyoa, operatrice di Axocotzin Radio, della comunità nahua di San Bernardino Tlaxcalancingo, nel Municipio di San Andrés Cholula, esigendo di entrare nella sede della radio, altrimenti sarebbero ricorsi alla forza pubblica; sno entrati sei uomini che hanno danneggiato le appaecchiature della radio, si sono portati via il trasmettitore, il monitor, tre microfoni e la CPU che contiene la memoria storica, sociale e politica racoclta dalla radio nella Giunta Ausiliare di Tlaxcalancingo. Queste azioni sono state orchestrate dal governo federale e dal governo di Rafaél Moreno Valle al fine di frenare la lotta della gente di Tlaxcala, Puebla e Morelos contro il Plan Integral Morelos.

MICHOACÁN
Il comandante della polizia comunitaria di Santa María Ostula, Cemei Verdía Zepeda, contro il quale è stata montata un’accusa di omicidio per la sua lotta contro l’esproprio della terra e delle risorse naturali.

ESTADO DE MÉXICO
Rey Pérez Martínez, ex-presidente del Commissariato Ejidale di San Pedro Tlanixco, e Santos Alejandro Álvarez Zetina, contro i quali è stata scatenata una repressione sistematica con incursioni notturne nelle loro abitazioni; da 11 anni non possono rientrare nelle proprie case.

OAXACA
Carmen Ruiz Martínez, membro della APPJ, che ha ricevuto minacce di morte telefoniche da sicari dell’impresa Gas Natural Fenosa, che ha tentato di sequestrarla.

Raúl Javier Gatica Bautista, indigeno mixteco esiliato dal paese per le costanti minacce di morte che riceveva per difendere il diritto dei popoli che formano il Consiglio Indigeno Popolare di Oaxaca Ricardo Flores Magón (CIPO-RFM).

Dal nostro dolore è nata la nostra rabbia, dalla rabbia la nostra ribellione, e dalla ribellione nascerà la libertà dei popoli del mondo.

Dalla Realidad Zapatista, Agosto 2014

Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli

Mai più un Messico senza di noi

CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.

Testo originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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cni2

Capitalismo “Dove Quelli in Alto Distruggono, Quelli in Basso Ricostruiscono”

Sabato, 9 agosto 2014

INVITO AL FESTIVAL DELLE RESISTENZE E DELLE RIBELLIONI

“Veniamo per condividere i nostri sentimenti e dolori che ci ha causato questo sistema neoliberale. Ma è altrettanto certo che condividiamo le valide conoscenze, esperienze di lotta, di organizzazione. Impegni e sfide di fronte ai capitalisti invasori e neoliberali che tanto danno ci hanno causato.”(EZLN, agosto 2014)

Ai fratelli e sorelle della Sexta nazionale e internazionale:

Riuniti i nostri popoli nella Condivisione dei Popoli Zapatisti e del Congresso Nazionale Indigeno “David Ruíz García”, abbiamo parlato delle nostre sofferenze, delle nostre parole ed esperienze di lotta, ribellione e resistenza.

Insieme sappiamo che nelle nostre ribellioni ci sono i nostri “NO” alla politica di distruzione che fa il capitalismo in tutto il mondo. E sappiamo che nelle nostre resistenze ci sono i semi del mondo che vogliamo.

Queste ribellioni e resistenze non sono solo dei popoli originari del Messico. Sono anche nei passi dei popoli originari di tutto il continente e in tutti gli angoli del pianeta dove individu@, gruppi, collettivi e organizzazioni non solo dicono “NO” alla distruzione, ma anche stanno costruendo qualcosa di nuovo.

In questa condivisione che è stata possibile in gran misura grazie all’appoggio dei fratelli e sorelle della Sexta nazionale e internazionale, confermiamo che la nostra madre terra, che da la vita a tutto il pianeta, è in pericolo e con lei l’umanità intera; vediamo che è il capitalismo neoliberale che provoca tanto dolore, tanta distruzione e tanta morte, che ci spolia, sfrutta, disprezza e reprime.

Nella difesa della madre terra, nella lotta per l’umanità e contro il neoliberismo, non c’è una lotta piccola.

Fratelli e sorelle della Sexta nazionale e internazionale, poiché sappiamo che questo capitalismo selvaggio e di morte non è invincibile, come ci insegnano, oltre all’esperienza zapatista, le ribellioni e resistenze che fioriscono in tutto il pianeta, e che i loro dolori sono i nostri, e che le loro lotte sono le nostre, e che i loro sogni sono i nostri, vogliamo condividere con voi le parole, le esperienze, i cammini e la decisione condivisa che è possibile un mondo che contenga molti mondi. Andiamo concretando questi passi per raggiungere questo sogno, è necessario condividere tra di noi, sapere quel che pensiamo, ascoltarci per sapere come sono le nostre lotte, per conoscere le nostre ribellioni e imparare dalle nostre resistenze.

I popoli, tribù e nazioni abbiamo accordato in questa assemblea di realizzare insieme con voi il “Primo Festival Mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni contro il Capitalismo” con lo slogan “DONDE LOS DE ARRIBA DESTRUYEN LOS DE ABAJO RECONSTRUIMOS (dove quelli in alto distruggono, quelli in basso ricostruiscono)”.

Questa gigantesca condivisione mondiale sarà nei giorni dal 22 dicembre del 2014 al 3 gennaio 2015 nei seguenti luoghi:

Inaugurazione nella comunità Ñatho di San Francisco Xochicuautla, Lerma, Estado de México, il giorno 21 dicembre 2014.

Condivisione nelle comunità di San Francisco Xochicuautla e in Amilzingo, Morelos i giorni 22 e 23 dicembre 2014.

Gran Festival Culturale nel Distrito Federal i giorni 24, 25 e 26 dicembre 2014.

Continuazione della condivisione nelle comunità di Binnizá di Juchitán, Oaxaca, e nella penisola di Yucatán, i giorni 28 e 29 dicembre del 2014.

Festa della ribellione e resistenza anticapitalista nel Caracol di Oventic i giorni 31 di dicembre e il primo gennaio 2015.

Conclusioni e chiusura, pronunciamento e dichiarazioni nel CIDECI, San Cristóbal de las Casas, Chiapas, i giorni 2 e 3 gennaio 2015.

La nostra condivisione in questo “Primo Festival Mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni contro il Capitalismo” sarà tra i popoli zapatisti, i popoli, tribù, nazioni e quartieri del Congresso Nazionale Indigeno, i popoli originari del continente e i popoli, collettivi ed individui aderenti alla Sexta nazionale ed internazionale in tutto il mondo.

Nei prossimi giorni faremo conoscere più dettagli di questa convocazione.

I nostri popoli che siamo di mais nel condividere con voi saremo come la milpa che fiorisce, per rafforzati nelle nostre resistenze e custodire la nostra madre terra in questo nuovo cammino che vogliamo condividere.

Dalla Realidad Zapatista, Agosto 2014

Per la ricostruzione integrale dei nostri popoli.

Mai più un Messico senza di noi.

CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

E gli individui, gruppi, collettivi, organizzazioni della Sexta in tutto il mondo che si uniscono a questo invito.

http://radiozapatista.org/?p=10383

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Moises Galeano Tacho

Grazie davvero, è la lezione più bella ricevuta dagli Zapatisti da quando è stata lanciata la Sexta

La Realidad Chiapas, 10 agosto.

“Grazie, davvero, è la lezione più bella ricevuta dagli Zapatisti da quando è stata lanciata La Sexta“, assicura il Subcomandante Insurgente Galeano, riferendosi all’appoggio che aderenti nazionali ed internazionali hanno dato per la ricostruzione della scuola e della clinica autonome della Realidad.

Nella conferenza stampa per media liberi, il portavoce zapatista spiega che quanto successo lo scorso 25 maggio durante l’omaggio al maestro della scuola zapatista, è che l’Esercizio Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha cambiato interlocutore, questo poiché i media pagati sono inseriti nella logica del capitalismo di trasformare in merce la non produzione, cioè, di guadagnare più soldi non informando ma facendoli.

Durante il suo intervento il Subcomandante Galeano inoltre avverte che “non permetteremo che uno solo dei compagni muoia impunemente”, e sottolinea che non si deve trascurare una morte perché poi ne accadono decine di migliaia come nel sessennio dell’ex presidente Calderón, per cui si chiede quante altre morti ci devono ancora essere nel Congresso Nazionale Indigeno perché le sue denunce siano prese in considerazione……

Pubblicato da: POZOL COLECTIVO http://www.pozol.org/?p=9707

(Traduzione “Maribel” -Bergamo)

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Foto: S. Herrera

Foto: S. Herrera

Sì alla Resistenza.- Parole di chiusura della Condivisione CNI-EZLN del Subcomandante Insurgente Moisés

Da: RadioZapatista

La Realidad Chiapas. 9 agosto. “No alle privatizzazioni, sgomberi ed omicidi, sì alla resistenza”, dichiara il Subcomandante Insurgente Moisés nel suo discorso di chiusura dell’ Incontro dei Popoli Zapatisti con i popoli Originari del Messico “David Ruiz García”, che si è svolto dal 4 al 9 agosto alla Realidad, Chiapas.

“Nessuno sa bene come deve essere una buona giustizia di chi ha l’odore del sudore e della povertà”, assicura l’insurgente indigeno, ed aggiunge “il ricco non puzza, non sa come deve essere la legge”.

“Vogliamo camminare insieme, non importa il colore, ma importa se si è sfruttati ed umiliati”, dive il portavoce zapatista, ed afferma che nell’EZLN c’è una nuova generazione di giovani che non permetteranno il ritorno di personaggi come Absalon Castellanos Dominguez, alludendo all’ex governatore del Chiapas.

Da parte sua il Comandante David ha definito storico l’incontro del Congresso Nazionale Indigeno e suggerito di dargli continuità da parte delle nuove generazioni. I popoli originari del Messico membri del CNI, con un pronunciamento hanno denunciato la depredazione, la repressione e gli ingiusti arresti di cui sono stati oggetto.

All’alba di questo sabato 9 agosto sono state registrate le voci delle compagne e dei compas dei media liberi, diretti alla Realidad, Chiapas.

http://kehuelga.net/diario/spip.php?article2979

Rispondendo all’appello dell’EZLN, decine di compas di molte parti del mondo sono accorsi in territorio zapatista per testimoniare l’incontro tra i guardiani della terra e per riflettersi nello specchio delle comunità zapatiste in resistenza. Ulteriori informazioni nei prossimi giorni.

Per altri materiali dei media liberi al riguardo, andare ai seguenti link

http://sancristencia.org/ y http://archivo.sancristencia.org/

Ascolta e condividi!

In linea: Scaricare l’audio

Durante la cerimonia di chiusura è stata anunciata una prossima iniziativa dal titolo: 1° Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni “Dove quelli che stanno sopra distruggono, quelli che stanno in basso costruiscono”, che si svolgerà dal 22 dicembre 2014 al 3 gennaio 2015 presso comunità in Morelos, Yucatán, Oaxaca, Distrito Federal e Chiapas.

http://radiozapatista.org/?p=10378

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Primo resoconto sul Progresso nella Ricostruzione a La Realidad Zapatista.

9 agosto 2014

(Chiarimento: secondo quanto ci hanno detto in base a un’informazione sbagliata, i compagni dei Media liberi, alternativi, autonomi o come si chiamino, non sarebbero potuti venire alla chiusura e alle risoluzioni finali della prima Condivisione (e, pertanto, non avrebbero potuto riportare i lavori di ricostruzione della scuola e della

clinica distrutte dai paramilitari della CIOAC-Histórica), a causa del fatto che non avessero i soldi, la grana, i dindi, il money, il supporto finanziario, la liquidità, la solvenza economica, il credito, ecc… per venire qua. Per questa causa, motivo o ragione, “Los Tercios Compas”, sempre disposti all’appoggio dei Media compagni, hanno mobilitato una squadra speciale multimediale, multiarea e multidisciplinare, molto nella modernità insomma, con abbastanza giga e pozol negli zainetti, per fare foto e interviste che si possano diffondere. Quando già si era nel caos, come suol dirsi, della “post-produzione” del materiale informativo, ci è arrivata un’altra informazione sul fatto che i compagni Media avevano sì trovato il modo, la maniera, il bisness insomma, per riuscire a venire fin qua e fare il loro lavoro di mandare lontano ciò che accade qua. Ossia, come suol dirsi, sì che vengono. Ossia sbattimento inutile. Comunque sia vi mandiamo il materiale casomai servisse a qualcosa. Ecco).

-*-

Intervista realizzata il 5 agosto 2014 nelle ore serali (ossia: dopo il pozol), nella comunità de La Realidad Zapatista, nelle montagne del sudest messicano. Condizioni climatologiche: il calore era molto tosto, a malapena si sopporta il passamontagna, ma non importa, che ci dobbiamo fare.

Compagna: Buonasera, compagno.

M: Buonasera, compagna.

Compagna: Come si chiama?

M: Io mi chiamo M.

Compagna: Che lavoro fa?

M: Sono un’autorità di questo villaggio de La Realidad. Appartengo al commissariato ejidal (del fondo collettivo, N.d.T.) di questa comunità, La Realidad.

Compagna: Ho una domanda: come va la ricostruzione della scuola?

M: La costruzione della scuola l’abbiamo iniziata il 31 del mese passato, quindi da pochissimi giorni. Non sono neanche otto giorni, quindi è appena agli inizi. Appena adesso si sta iniziando con le armature, a mettere le gabbie d’armatura, che è la base principale. La costruzione utilizzerà sulle 25 o 26 gabbie d’armatura, quindi si è appena riusciti a metterne sei. Ecco come va, ora come ora, la costruzione, non è iniziata da molto. Sono appena sei giorni che abbiamo iniziato.

Compagna: Che materiali mancano?

M: Ora abbiamo già quasi tutti i materiali. Siamo già andati a comprarli alla ferriera, è ormai tutto pronto. Ora quel che manca è fare arrivare tutti i materiali qui nel villaggio La Realidad. Ossia, abbiamo già tutto ciò che riguarda le sbarre, i cavi, tutto questo. Ora quel che ci manca è fare arrivare il blocco, 430 sacchi di cemento e 9 involti di lamina (nota: un involto porta 10 lamine in un solo pacco) e alcuni chiodi per la costruzione della casa. Questi sono i materiali che ci devono ancora arrivare qui nella comunità. Ora comunque la maggior parte dei materiali è già qui a La Realidad.

Compagna: E quando terminerà la costruzione?

M: Secondo i muratori presenti, i capomastri, secondo i loro calcoli serviranno 80 giorni. Ecco cos’hanno calcolato loro, i capomastri. E’ quanto ci hanno detto che impiegheranno.

Compagna: E come siete organizzati nel lavoro?

M: Ebbene, qui ci siamo organizzati su turni. Faremo a turni, a seconda della quantità di aiutanti che ci chiederanno i capomastri, ovvero il muratore. Se dice: “no, allora, oggi ho bisogno di 10 aiutanti, l’indomani ne ho bisogno di 8″, allora in base alle sue richieste forniremo la gente e faremo i turni. Oggi ne sono serviti 8, l’altro giorno 8 e così secondo la quantità che ci dice il capomastro. Ecco come siamo organizzati. Chi sta lavorando qui è il villaggio di La Realidad che sta facendo ora il lavoro, e i muratori sono compagni che stanno dirigendo il lavoro. Ecco com’è organizzato.

Compagna: Come avete pensato che verrà la costruzione?

M: Be’, i capomastri, i muratori, ci hanno chiesto come vogliamo la costruzione, che genere di costruzione vogliamo che venga. Allora noi abbiamo detto loro che la vogliamo così e così, a due piani. Allora c’è stato qualcuno, un architetto che ci ha fatto un disegno in base a come noi abbiamo detto di volerla. Per farvelo vedere ne abbiamo qui alcuni, già in base a come verrà, a come ci hanno disegnato le costruzioni dell’edificio, ossia il modello, il tipo. Ecco di che tipo sarà. Quella che sta qui alla mia destra, mostra una visuale frontale e quella che è qui alla mia sinistra è la vista del retro. Ecco il modello, la forma di come verrà la costruzione finita, ecco come si vedrà. Così è come abbiamo pensato di realizzare questo edificio.

Compagna: E questa casa grande che stiamo guardando, a cosa la state adibendo?

M: Be’, questa casa, da molto prima, quando non si era ancora verificato questo problema, quello del 2 maggio,

da molto prima stavamo pensando che farne; il villaggio si è organizzato, abbiamo detto che avremmo fatto un negozio collettivo del villaggio, tra i compagni e le compagne. Allora abbiamo detto: -Faremo un edificio diviso in due stanze. Una stanza per le compagne, perché la usino loro, solo per abiti da compagne, e una stanza per i compagni”. Questi erano i piani, avrebbe dovuto essere un negozio collettivo del villaggio La realidad, ma venendo fuori questo problema e dopo che avvennero i fatti abbiamo iniziato a renderci conto che…

– E ora? Ci hanno mandato a farsi fottere la scuola, ci hanno mandato a farsi fottere la casa di salute. Ora che facciamo.

Allora abbiamo iniziato a discutere, come villaggio La Realidad abbiamo iniziato a discutere il da farsi. Sono uscite proposte sul fatto che avremmo messo a posto la scuola, sul fatto che bisogna ristrutturarla, sistemarla. Altri di noi hanno detto:

– No, neanche per sogno. Non la ricostruiremo più.

Abbiamo quindi iniziato a ragionare, e per scegliere tra le proposte abbiamo iniziato a dire:

– Ma perché? Chi dice che bisogna sistemarla, perché? E chi dice di no, perché?

Allora siamo dovuti arrivare a una soluzione, a una via d’uscita secondo la quale abbiamo detto:

– Che resti, allora che resti.

Perché? Il motivo, ossia la ragione sta nel fatto che abbiamo detto:

– Noi non piangeremo per il fatto che ce l’abbiano distrutta e non sarà un ostacolo tale dal farci desistere dalla nostra educazione. No. Se l’hanno distrutta ne costruiremo un’altra. Non è per una scuola che resteremo senza educazione.

Ora non abbiamo una scuola, dovremo prestare una casa o mettere a disposizione la nostra casa a turno per insegnare ai nostri figli, ai nostri bambini. E quello lo lasceremo perché lo vedano quei cornuti, quei ciaoaquistas, perché vedano per tutta la loro fottuta vita il casino e il delitto che hanno fatto, e in futuro i figli dei ciaoaquistassi renderanno conto e chiederanno perché quella scuola è ridotta così. E allora chissà che bella storia racconteranno ai loro figli i genitori, sempre che non gli dicano “Mah, non so“.Allora quel bambino si renderà conto di cosa hanno fatto i suoi genitori. Il bambino dovrà decidere “Farò così o meglio che non faccia così?“. Il bambino prenderà la sua strada, prenderà le sue decisioni, deciderà se fare come ha fatto suo padre. Per questa ragione abbiamo detto:

– Lasciamola questa scuola, cerchiamo dunque un’altra parte in cui farla.

Quindi abbiamo detto:

– Perché ora i bambini non restino senza educazione abbiamo qui questo edificio destinato a negozio, allora in base a ciò che vogliamo ora facciamone uso per una scuola. Allora il villaggio ha detto:

– Va bene. Allora lasciamo stare, per il momento non pensiamoci come a un negozio. Pensiamo a una scuola, un edificio scolastico. Allora abbiamo detto:

– Sono poche quelle stanzette, due stanzette ma va bene – e così siamo rimasti, abbiamo destinato questo edificio a scuola. Quindi è così, questa casa che si vede è già destinata a scuola, ma per il momento l’abbiamo messa così perché, intanto che i bambini non stanno studiando, non stanno andando a scuola, l’abbiamo destinata a locanda per i brigatisti della costruzione della scuola autonoma, ma comunque è adibita a scuola ed è proprio questa casa che si vede.

Compagna: Bene, molto bene compagno, moltissime grazie per la chiacchierata.

M: Bene, compagna.

-*-

Hanno riportato per “Los Tercios Compas”: la compagna insurgenta di trasmissioni Angelina al microfono, e la compagna insurgenta di fanteria Erika alla telecamera. Mentre arriva la registrazione della Giunta di Buon Governo, si permette la riproduzione consensuale e responsabile, la circolazione coronaria (quindi buona per il cuore) e il consumo senza limitazioni nella salita e nella discesa (ossia, come suol dirsi, l’ “upload” e il “download).

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2014/08/08/primer-reporte-de-avance-en-la-reconstruccion-en-la-realidad-zapatista/

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAOmaggio al compagno DAVID RUIZ GARCÍA nell’ambito della Condivisione tra i Popoli Originari ed i Popoli Zapatisti

Discorso del compagno del Congresso Nazionale Indigeno, Armando García Salazar, del popolo hñahñu´ di San Francisco Xochicuautla, in omaggio al compagno scomparso DAVID RUIZ GARCÍA nell’ambito della Condivisione tra i Popoli Originari ed i Popoli Zapatisti, il 4 agosto 2014. E DUE BREVISSIME CRONACHE DELL’OMAGGIO

 

  1. – Discorso del compagno Armando García Salazar, a nome della famiglia e dei compagni del compagno scomparso David Ruiz García.

Buongiorno a tutti e tutte. Buongiorno fratelli, sorelle, nonni, bambini e bambine e tutti i compagni che rappresentano questo movimento.

Due mesi fa un nipote, un figlio, è giunto in queste terre in appoggio al nostro fratello Galeano, sfortunatamente durante il viaggio di ritorno è stato vittima di un incidente.

Da otto anni era in questo movimento con il suo impegno di lotta per difendere la giustizia ed i diritti degli indigeni. Aveva tanta voglia di venire a conoscere i fratelli zapatisti, e perché non dirlo, stringere la mano al Subcomandante Marcos. Era il suo più grande desiderio. L’ha esaudito. È venuto fino alla Realidad.

Sfortunatamente il destino è così. Oggi tuttavia, noi, i suoi fratelli, i suoi famigliari, siamo nuovamente qui. Non facciamo nessun passo indietro perché così voleva David.

Fin dalle sue prime lotte si domandava perché alcuni hanno tanto mentre molti hanno poco. Non sono mai riuscito a rispondergli perché io stesso non l’ho ancora capito. Tuttavia egli credeva che un giorno questo sarebbe cambiato, e lo stiamo facendo.

Tutti noi qui presenti abbiamo un obiettivo. Tutti noi qui presenti siamo convinti e stiamo facendo quello che tanta gente ha fatto: alzare la voce, non arrendersi, reclamare quello che è nostro e cacciare l’invasore.

Questo era uno degli obiettivi di David, ed io umilmente vengo in commissione in questo giorno a fare quello che facciamo nella nostra comunità secondo i nostri usi e costumi: vengo a deporre una croce nel luogo del suo incidente.

Moltissime grazie fratelli zapatisti.

David, nella sua prima visita in questo bellissimo stato lo disse, ‘devo venire e devo far valere anche la voce della nostra tribù, del nostro popolo indigeno otomí o hñahñu´.

Moltissime grazie per avermi ascoltato e per condividere la nostra esperienza in questo luogo.

Grazie fratelli.

  1. – DUE CRONACHE

UNA…

Si è svolta la cerimonia di apertura della condivisione con il CNI E GLI ZAPATISTI ed il compagno comandante Tacho ha letto il discorso. Dopo il discorso, tutte le compagne e compagni sono andati ad omaggiare il compagno David Ruiz García sul luogo dell’incidente.

Un famigliare del compagno scomparso David ha detto che era stato programmato di deporre una croce. Siamo partiti camminando in due colonne, un compagno ha mostrato dove è avvenuto l’impatto e dove è morto il compagno David per mettere lì la croce. Il compagno subcomandante insurgente Moisés ha cominciato a pulire l’area ed il compagno comandante Tacho ed un altro compagno hanno scavato una buca per piantare la croce. Mentre le compagne ed i compagni del CNI bruciavano incensi, pregavano e cantavano nel loro modo di offrire omaggio al compagno di lotta David. Erano molto addolorati per questa morte, e la volontà delle compagne e compagni è continuare la lotta. Hanno cantato una canzone dal titolo” eroi e martiri”, e poi sono saliti sul pendio a deporre la croce, dove è stata piantata tra le pietre, con rami fioriti e candele. Di nuovo hanno pregato e cantato. Ci sono stati evviva: DAVID VIVE, GALEANO VIVE E LA LOTTA CONTINUA ed applausi. Uno dei compagni di lotta del compagno David ha detto che il compagno David è presente qui ed in tutte le lotte del nostro paese, ed è stato consegnato uno striscione al compagno subcomandante insurgente Moisés che a sua volta ha detto che il compagno David è con noi e resterà con noi in territorio ribelle e la cosa bella per il compagno David è stato sapere dove aver vissuto gli ultimi momenti della sua vita. Infine qualcuno del CNI ha chiesto di cantare l’inno zapatista e poi siamo tornati.

L’ALTRA…

Compagni e compagne di oggi 4 agosto 2014. Oggi si è svolta l’inaugurazione dei compagni del Congresso Nazionale Indigeno. Prima ha parlato il comandante Tacho. Dopo il comandante Tacho, ha parlato il compagno subcomandante insurgente Moisés ed ha detto di andare dove c’è stato l’incidente al compagno David. Siamo arrivati sul luogo dell’incidente e la famiglia del compagno David aveva una croce di ferro, e mazzi di fiori, e semi di fagioli e mais che hanno seminato. Hanno cantato canzoni per il compagno. In verità la famiglia è molto addolorata ma nello stesso tempo è forte perché seguirà l’esempio del compagno David, che non è morto in un luogo qualunque, ma è morto in territorio zapatista. Dopo che tutto è finito, la famiglia ha consegnato un paliacate ed un ricamo al compagno subcomandante insurgente Moisés, e poi il compagno subcomandate insurgente Moisés ha parlato e ha detto che il compagno David sapeva dove ha dato la sua vita, e che lui sarà sempre con noi. Poi siamo tornati ed abbiamo proseguito con i lavori.

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Nella redazione e immagini, per Los Tercios Compas (I Compas Terzi) hanno lavorato la compagna insurgenta di trasmissioni Angelina e la compagna insurgentadi fanteria Erika

Nota: “Los Tercios Compas”, come dice il loro nome, non sono media, tanto meno liberi, né autonomi, né alternativi, o come si chiamino, ma sono compas… credo. È un collettivo diffuso per calendario e geografia, e sarebbe assolutamente anonimo se non fosse che i suoi membri siano rivelati dalla loro irriverente ribellione. Sono i mass mediadell’EZLN e funzionano come possono, che a volte è molto. È formato da esseri umani ed animali, anche se a volte non si differenziano gli uni dagli altri. Comprende coloro che elaborano e controllano testi ed immagini, lavorano nel cyberspazio, tolgono, mettono e, a volte con successo, riescono a pubblicare qualcosa di mediamente comprensibile. Il suo logo è un gatto-cane che lascia il suo marchio liquido dove si deve, cioè, in basso e a sinistra.

La registrazione presso la Giunta di Buon Governo è in corso per il motivo che tutt@ sono alla condivisione.

Si autorizza la sua riproduzione senza scopi demografici, la circolazione in senso contrario ed il consumo non consumistico.

In fede: miau… o era guau?

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(Traduzione“Maribel” – Bergamo)

Testo originale

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Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de las Casas

Comunicato stampa No. 22

 San Cristóbal de Las Casas, Chiapas

4 agosto 2014 

Sfollamento di Basi Zapatiste per il rischio di un attacco

 – 32 persone della Comunità Autonoma Egipto, appartenente al Caracol di La Garrucha, sfollate forzatamente

– Abitanti dell’Ejido Pojcol invadono le terre recupérate dalle Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN)

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) documenta lo sgombero forzato di 32 persone della Comunità Egipto, del Municipio Autonomo Ribelle Zapatista (MAREZ) San Manuel, appartenente alla Giunta di Buon Governo (JBG) “El Camino del Futuro”, del Caracol III, di La Garrucha, Zona Selva Tseltal, in Chiapas, (Municipio ufficiale di Ocosingo).

I fatti sono avvenuti il 1° agosto, alle ore 23:30, quando un gruppo di persone armate, provenienti dall’Ejido Pojcol, municipio di Chilón, hanno invaso le terre coltivate collettivamente del Municipio Autonomo San Manuel, recuperate dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Su queste terre, confinanti con le Comunità Autonome El Rosario ed Egipto, le persone armate hanno ucciso un torello e sparato con armi da fuoco.

Mentre il gruppo dell’Ejido Pojcol occupava il terreno e minacciava con le armi, alcuni membri della Comunità Autonoma Egipto hanno notato alcune persone che con delle torce in mano si dirigevano verso il loro villaggio. Per questa ragione e per evitare un possibile attacco, il 2 agosto, alle ore 0:30, 32 persone (donne, bambine, bambini ed anziane, anziani) sono sfollate forzatamente e camminando fino all’alba hanno raggiunto un altro villaggio zapatista dove attualmente sono ospitati.

Questi nuovi fatti di minacce, sottrazione di territorio ed aggressioni avvengono nella cornice della Prima Condivisione dei Popoli Zapatistas e dei Popoli Originari del Messico “Compañero David Ruiz García”, riunione del Congresso Nazionale Indigeno iniziata questo lunedì 4 agosto nella Comunità Autonoma La Realidad.

Di fronte al rischio imminente ed alla gravità dei fatti accaduti nel MAREZ di San Manuel, appartenente alla JBG “El Camino del Futuro”, del Caracol III di La Garrucha, chiediamo alla Società Civile Nazionale ed Internazionale di mantenersi vigili affinché non proseguano i fatti di violenza contro le BAEZLN.

Precedenti:

Venerdì 25 luglio, alle ore 6:00, per la prima volta 19 persone armate erano entrate nel terreno collettivo del Municipio Autonomo San Manuel; avevano costruito tettoie, distrutto, bruciarono ed usato come legna i cartelli che le BAEZLN avevano installato in segno di protesta per l’assassinio del Maestro Galeano. Gli aggressori avevano anche esploso 3 colpi in aria, calibro .22 sia la mattina che nel pomeriggio; alle ore 1:30 del 26 luglio, erano poi usciti dalla comunità. Per il tempo che erano rimasti, avevano minacciato le BAEZLN delle Comunità Autonome El Rosario ed Egipto di spogliarli delle loro terre.

Mercoledì 30 luglio, il gruppo aggressore era tornato per pulire una parte del terreno, fumigando 3 ettari di prato, ferendo poi con coltello un torello zebù ed incidendo sul terreno la scritta “territorio Pojcol” .1

Per questi fatti, questo Centro dei Diritti Umani è intervenuto puntualmente, inviando documenti al governo dello stato del Chiapas affinché si adottino le misure necessarie per impedire conseguenze di difficile o impossibile recupero.

Il Frayba ha documentato altre aggressioni contro le BAEZLN, tra le quali: l’assassinio di José Luis Solís López “Maestro Galeano” e la distruzione della clinica e della scuola autonomo zapatiste lo scorso 2 maggio nella Comunità Autonoma La Realidad, Municipio ufficiale di Las Margaritas. Fatti perpetrati da militanti del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM), Partita Azione Nazionale (PAN) e membri della la Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H); questi fatti sono avvenuti prima della riunione annunciata del Congresso.

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1. Precedenti di altre denunce della JBG di La Garrucha per aggressioni di elementi dell’ejido Pojcol: Il malgoverno intensifica la campagna di contrainsurgencia, 7 luglio 2011. Disponible in: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2011/07/09/el-mal-gobierno-intensifica-la-campana-de-contrainsurgencia-denunciala-jbg-de-la-garrucha/

2. Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, Comunicato stampa 16, 5 maggio 2014. Disponible in: http://www.frayba.org.mx/archivo/boletines/140505_boletin_16_agresiones_jbg.pdf

 

CENTRO DE DERECHOS HUMANOS FRAY BARTOLOME DE LAS CASAS

BRASIL 14, BARRIO MEXICANOS, CP 29240. SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS, CHIAPAS, MÉXICO.

TELEFAX + 52 (967) 678 3548, 678 3551, 678 7395, 678 7396

frayba.org.mx   frayba@frayba.org.mx

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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INAUGURAZIOLYMPUS DIGITAL CAMERAONE DELLA PRIMA CONDIVISIONE DEI POPOLI ORIGINARI DEL MESSICO CON I POPOLI ZAPATISTI

PAROLE DEL COMANDANTE TACHO, A NOME DEL COMITÉ CLANDESTINO REVOLUCIONARIO INDÍGENA-COMANDANCIA GENERAL DEL EZLN, ALL’INAUGURAZIONE DELLA PRIMA CONDIVISIONE DEI POPOLI ORIGINARI DEL MESSICO CON I POPOLI ZAPATISTI:

3 AGOSTO 2014.

COMPAGNE E COMPAGNI DEL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO:

COMPAGNI E COMPAGNE DEI POPOLI ORIGINARI CHE CI VISITANO:

Vi salutiamo sperando che tutte e tutti siano arrivati bene in queste terre zapatiste.

In questo lungo viaggio che hanno fatto da terre lontane, per incontrarci qui in quest’altro angolo di queste terre ribelli Zapatiste del sudest messicano.

Compagne e compagni:

Benvenute e benvenuti, compagne e compagni dei popoli originari, guardiane e guardiani della madre Terra.

Benvenuti, benvenute ai popoli, nazioni e tribù.

Benvenute e benvenuti sorelle e fratelli:

COMPAGNE E COMPAGNI DEI POPOLI ORIGINARI CHE CI VISITANO:

NAHUAS. PURÉPECHAS MAYA PENINSULARES MAZAHUA ZOQUE WIXARIKA MIGRANTE TEPEHUANO COCA HÑAHÑU MAYO TRIQUI NAZA BI BINNI ZAA CHINANTECO IKOOT AFROMEXICANO POPOLUCA TZOTZIL CHOL TOJOLABAL TZELTAL TOTONACO CHOL KUMIAI AMUZGO HUARIJIO MIXE ÑHATO CHONTAL

BENVENUTI POPOLI ORIGINARI!

Benvenute e benvenuti a tutte e tutti i rappresentanti basi d’appoggio dei popoli Zapatisti.

Benvenuti compagni subcomandanti insorti.

Subcomandante insurgente Moisés. Subcomandante insurgente Galeano. Del Comando generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Speriamo che tutte e tutti siano bene arrivati per poter effettuare questa prima condivisione tanto importante tra il Congresso Nazionale Indigeno e i popoli Zapatisti.

Condivisione che porta il nome del compagno “David Ruiz García”.

Mandiamo anche i nostri più sinceri saluti a tutti e tutte i nostri compagni insorti.

Alle compagne e compagni, anziani, giovani e bambini, basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Così come a tutti i compagni e le compagne delle Forze Messicane di Milizia di tutto l’EZLN.

Ai membri di tutti i MAREZ (Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti) e a tutti e tutte i compagni che formano le Giunte di Buon Governo.

Compagni e compagne del Congresso Nazionale Indigeno.

Veniamo a condividere le nostre sofferenze e dolori che ci ha inferto questo sistema Neoliberista.

Ma non solo.

Di certo veniamo anche a condividere le preziose conoscenze, le esperienze di lotta, di organizzazione, le sfide.

Dinanzi ai capitalisti invasori Neoliberisti che ci hanno causato tanti danni.

Questi invasori non si sono saziati, non gli è bastato il furto e il saccheggio che fecero i conquistatori nel 1492.

Quei conquistatori incontrarono la resistenza dei popoli, tribù, nazioni originarie di queste terre, di questo paese che è il Messico.

Assassinarono coloro che si opposero a essere sottomessi al potere della monarchia spagnola.

Questi malvagi carnefici invasori macchiarono le loro mani di sangue indigeno, rubarono le ricchezze di cui avevano cura i nostri più vecchi avi.

Ma non solo, perseguitarono i popoli indigeni del Messico e di tutta l’America Latina con il proposito di cancellare e sradicare l’esistenza dei popoli originari.

Non ci riuscirono, prova ne è che siamo qui presenti.

Così si perse la comunicazione tra i popoli dei nostri avi, si perse la relazione tra i popoli.

Ma la saggezza e l’intelligenza dei nostri più vecchi nonni, si celarono all’invasione spagnola.

Così fecero in modo che di nuovo esistessero i popoli originari.

Siamo cresciuti sotto l’oblio dei potenti, e così sono passati i 500 anni in tutti gli angoli della nostra patria messicana.

Noi popoli originari siamo stati ignorati, ingannati, dimenticati, sfruttati, per più di 500 anni, schiavizzati sotto la dominazione.

E ora di nuovo è presente il marchingegno dei potenti neoliberisti, la macchina di distruzione e scomparsa dei nostri popoli.

Lo hanno rifatto più grande e moderno, forti di leggi e malgovernanti per invaderci da capo.

Con il loro nuovo piano di spoliazione, sottraendoci la nostra madre terra, con la macchina del potere del denaro a saccheggiare tutte le ricchezze che possiede la madre terra, che le tiene in serbo da milioni di anni.

A questa macchina si accompagnano la morte e la distruzione dei nostri popoli e della nostra madre terra.

E quando diciamo queste due parole tanto conosciute dai nostri popoli, queste parole di morte e distruzione, indirizziamo il nostro cuore e i nostri sguardi al popolo PALESTINESE. Perché abbiamo ascoltato e abbiamo letto che dicono che è “il conflitto di Gaza”, come se fossero due forze uguali che si stanno affrontando, come se al dire “conflitto” si nascondessero la morte e la distruzione e così non uccidesse la morte e non distruggesse la distruzione.

Ma come indigeni che siamo lo sappiamo bene che quello che sta succedendo non è un “conflitto”, bensì è UN MASSACRO, che ciò che c’è, è il governo di Israele che fa una guerra di sterminio contro il popolo PALESTINESE. Il resto sono parole che vogliono nascondere la realtà.

Ma sappiamo anche, come indigeni che siamo, che il popolo della PALESTINA resisterà e si solleverà di nuovo e ripartirà e saprà allora che, sebbene lontani nelle carte geografiche, noi popoli zapatisti lo abbracciamo oggi così come abbiamo fatto in passato, come faremo sempre, ossia lo abbracciamo con il nostro cuore collettivo.

E qui dal nostro versante, questa macchina di guerra del potere del denaro è senza testa, smemorata, fatta di malvagi, animali selvaggi contro i nostri popoli indigeni del Messico.

Non gli importa la distruzione, la morte di nostri popoli interi, di tribù e nazioni.

Noi popoli originari del Messico siamo privi di protezioni da parte di leggi e malgoverni.

La speranza che c’è siamo noi stessi.

Nessuno verrà a salvarci, nessuno assolutamente nessuno lotterà al posto nostro.

Non ci sono né partiti politici, né politici, né leggi, né nient’altro per noi.

Compagne e compagni. I partiti politici, le leggi, e i malgoverni lo hanno già dimostrato chiaramente.

Non potranno più continuare a ingannare, perché questi 83 anni lo hanno già dimostrato. Tutti loro stanno al servizio dei capitalisti transnazionali.

Perciò dobbiamo lottare insieme per difenderci e difendere la nostra madre terra.

La terra che ci ha visti nascere, che ci dà vita e nella quale infine riposiamo eternamente.

Perciò siamo tutti i colori che siamo, tutte le lingue che parlano i nostri cuori, perciò siamo popoli, siamo tribù e siamo nazione. Siamo i guardiani di queste terre, di questo Messico, di questo continente e del mondo.

Così che, compagne e compagni, oggi sarà il nostro inizio nel camminare e ricercare come dobbiamo difenderci in maniera comune, non c’è più tempo.

Lavoriamo in questi giorni con saggezza e intelligenza.

Ché oggi stiamo inaugurando questo nostro incontro di condivisione intitolato al compagno David Ruiz García, ché il suo cuore continui a camminare nei nostri passi, essendo le ore 10 e 21 minuti, del giorno di oggi 3 agosto 2014.

A nome del Comité Clandestino Revolucionario Indígena- Comandancia General dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, e a nome di tutte le donne, bambini, uomini e anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale…

Dichiaro formalmente inaugurata questa prima Condivisione.

Siate tutte e tutti benvenuti.

Benvenuta la parola di coloro che resistono e lottano. Benvenuto l’udito che ascolta e il cuore compagno.

Molte grazie.

Dalla Realidad Zapatista.

Comandante Tacho.

Messico, Agosto 2014. Nell’anno 20 dall’inizio della guerra contro l’oblio.

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Nota sulle foto:

Occhio: Sui crediti delle foto, se vengono male o sono sfocate e, in generale, non sono utilizzabili, metteteci che sono CNN, EFE, AFP, Reuters, AP o Notimex o qualche altra di quelle agenzie che disinformano sul crimine in marcia contro il Popolo Palestinese. Se si vedono bene, o più o meno, e in generale, servono a qualcosa di più che a rubare bytes alle vostre pagine, metterci “Foto cortesia del collettivo di mass media del EZLN “Los Tercios Compas” che, come dice il nome, non sono media né tantomeno sono liberi, né autonomi, né alternativi, o come si chiamino, ma sono compagni. Si permette la riproduzione, circolazione e il consumo, sempre e quando non sia con fini esoterici né niente con molte X. Pratica di permesso della JBG in corso.

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2014/08/04/inauguracion-de-la-primera-comparticion-de-pueblos-originarios-de-mexico-con-pueblos-zapatistas-palabras-del-comandante-tacho-a-nombre-del-comite-clandestino-revolucionario-indigena-comandancia-gene/

 

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Sono arrivati, tutto bene.

 

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

3 agosto 2014

Per la Sexta in Messico e nel Mondo: Per i media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino:

Compas:

Ricevete i nostri saluti zapatisti.

PRIMO. – Vi scrivo per informarvi che sono già arrivati, e sono arrivati bene, i partecipanti del Congresso Nazionale Indigeno a questa Prima Condivisione dei Popoli Zapatisti e dei Popoli Originari del Messico “Compañero David Ruiz García”. E sono già arrivati anche le compagne e compagni basi di appoggio che condivideranno la loro storia di lotta.

Ecco i dettagli:

1. – Del Congresso Nazionale Indigeno e gruppi sociali, popoli, tribù e nazioni originarie del Messico sono arrivati 312 partecipanti di:

NAHUA PURÉPECHA MAYA PENINSULAR MAZAHUA ZOQUE WIXARIKA MIGRANTE TEPEHUANO COCA HÑAHÑU PAME TRIQUI MIXTECO BINNI ZAA CHINANTECO IKOOT AFROMEXICANO POPOLUCA TZOTZIL CHOL TOJOLABAL TZELTAL TOTONACO KUMIAI AMUZGO MESTIZO HUARIJÍO MIXE ÑHATO CHONTAL

2. – Da parte dei popoli zapatisti partecipano:

.- 50 compartidoras e compartidores. .- 50 relatrici e relatori. .- 1200 escuchas dei popoli zapatisti.

Totale: 1300 basi di appoggio zapatiste.

Tutte e tutti sono arrivati bene. Ve lo dico affinché avvisiate anche nei loro luoghi cosicché le famiglie di chi viene da lontano non stiano in pensiero.

SECONDO. – Su proposta delle compagne e compagni del Congresso Nazionale Indigeno, l’atto di chiusura di questa prima Condivisione, il giorno sabato 9 agosto 2014, sarà aperto alla stampa in generale.

TERZO. – Sono invitat@ speciali ad assistere all’atto di chiusura, le compagne ed i compagni della Sexta Nazionale e Internazionale.

QUARTO. – Sono invitat@ speciali, le compagne ed i compagni dei media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino.

QUINTO. – Le compagne ed i compagni della Sexta Nazionale e Internazionale possono arrivare dal venerdì 8 agosto 2014, e ripartire quando riterranno meglio.

Chiediamo ai media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino, per favore di trovare il modo di rimanere un giorno in più dopo la chiusura per la citata conferenza stampa che dovevamo, e che non abbiamo tenuto la volta scorsa perché sono dovuti partire in fretta perché i media prezzolati stavano rubando loro il materiale realizzato per L’Omaggio al defunto compagno Galeano. Il capitalismo è fatto così, ruba quello che producono altri. Dunque vedete se potete organizzarvi per coprire la chiusura e poi faremo la conferenza stampa.

Il SupGaleano mi dice di avvisare i media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino che vengano preparati perché li intervisteremo noi. Dice che nella nostra rivista REBELDÍA ZAPATISTA ci sarà una sezione intitolata “I paperi sparano ai fucili” e lì ci saranno le interviste che vi faremo. Il SupGaleano dice che voi sapete bene perché si chiama così questa sezione della rivista.

Ed infine, per oggi, vi mando alcune foto scattate dal SupGaleano dei preparativi. Speriamo di riuscire a mandarle perché Internet è talmente lenta che sembra una lumaca zoppa. Dice che alle foto bisogna mettere il titolo “L’Alternativa Zapatista contro il Fondo Monetario Internazionale e la banca usuraia: la banca mobile zapatista”. Se non si riescono a mandare le foto, vedrete la banca mobile zapatista quando sarete qui.

banco

 

 

Potrete anche vedere come vanno i lavori di ricostruzione della clinica e della scuola distrutte dai paramilitari della CIOAC-Histórica.

Quindi è bene se farete foto, video o quello che sia affinché la brava gente che ha sostenuto questa giusta causa veda sui vostri media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino, che stiamo facendo quello che abbiamo detto e non come i malgoverni che si tengono tutto e dicono che fanno miglioramenti sociali ed invece rubano soltanto.

Per adesso è tutto, compagne e compagni della Sexta Nazionale ed Internazionale. Già domani lunedì, dopo l’inaugurazione, incominciano i lavori della Condivisione. Vi manderemo il discorso di apertura che toccherà al compagno Comandante Tacho a nome di tutte e tutti gli zapatisti.

È tutto.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés. Messico, 2 agosto 2014. Nell’anno 20 dell’inizio della guerra contro l’oblio.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Testo originale

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