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Archive for marzo 2015

SAN-SEBASTIAN-BACHAJON-443x330UN ATTACCO ANNUNCIATO. Più di 600 agenti delle forze di polizia incendiano la sede regionale San Sebastián Bachajón.

Il 20 marzo gli ejidatarios di Bachajón informavano che il commissario ejidale Alejandro Moreno Gómez stava organizzando la sua gente “per sgomberare gli ejidatarios in resistenza di San José en Rebeldía e della Sede Regionale San Sebastián”, terra recuperata dagli indigeni di Bachajón.

Gli aderenti alla Sesta dichiaravano che non avrebbero ceduto nella lotta per difendere la loro terra e per la liberazione dei prigionieri, e chiedevano di vigilare sulla situazione. Nello stesso tempo i giornali locali scrivevano che “si prevedono scontri armati tra gruppi antagonisti che si disputano la zona”, cosa che ha aperto, come in altre precedenti occasioni, alla repressione del governo.

Denuncia e Comunicato delle donne e uomini di San Sebastián Bachajón

Pubblicato da: POZOL COLECTIVO 21 marzo 2015

EJIDO SAN SEBASTIAN BACHAJON, ADERENTE ALLA SESTA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA.

CHIAPAS. MESSICO. 21 MARZO 2015

 

Alla Comandancia Generale Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Alle Giunte di Buon Governo

Al Congresso Nazionale Indigeno

A l@s compañer@s aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona

Ai mezzi di comunicazione di massa ed alternativi

Alla Rete contro la Repressione e per la Solidarietà

Al Movimento per la Giustizia del Barrio di New York

Ai difensori dei diritti umani nazionali ed internazionali

Al popolo del Messico e del Mondo

Compagni e compagne denunciamo che oggi 21 marzo 2015 alle ore 8 della mattina circa 600 elementi delle forze di polizia hanno incendiato la nostra sede regionale San Sebastián con la partecipazione del Commissario ejidale Alejandro Moreno Gómez e del Consigliere Samuel Díaz Guzmán. Di nuovo si mostra la politica di morte e corruzione del malgoverno, il suo disprezzo per il popolo ed i diritti umani, la sua smania di appropriarsi del nostro territorio per depredare la terra, l’acqua e tutto quello che esiste nel nostro territorio per profitto come se fosse merce.

Riteniamo responsabili i capi dei paramilitari Peña Nieto e Manuel Velasco della violenza a San Sebastián Bachajón e delle violazioni dei diritti umani, morte e repressione contro le donne e uomini della nostra organizzazione che non vendono la propria dignità per le loro briciole.

Respingiamo le menzogne del malgoverno per diffamare la nostra lotta e fabbricare reati contro l’organizzazione che difende la madre terra. Insieme al Commissario ejidale Alejandro Moreno Gómez ed il Consigliere Samuel Díaz Guzmán realizzano dei blocchi stradali sulla strada Ocosingo-Palenque, all’altezza dell’incrocio per Agua Azul, per accusare l’organizzazione di bloccare la strada, ed inotre questi lacchè del malgoverno abbattono gli alberi e sappiamo che vogliono costruire accuse di reati ambientali per arrestare le autorità autonome della nostra organizzazione.

Ci dissociamo da queste azioni organizzate ed appoggiate dal malgoverno insieme al commissario ejidale, che cercano solo il modo di aggirare la legge per metterci in prigione e depredare il territorio per progetti transnazionali a beneficio solo di quelli che stanno sopra. Con la nostra organizzazione dopo lo sgombero violento del 9 gennaio 2015 abbiamo fondato la sede regionale San Sebastián per continuare a prenderci cura delle terre e chiedere il ritiro del malgoverno, e qui continueremo a stare perché siamo i popoli originari di queste terre e non permetteremo che il malgoverno venga a comandare il popolo.

Ricordiamo oggi con degna rabbia il primo anniversario del nostro compagno caduto Juan Carlos Gómez Silvano coordinatore dell’organizzazione nella comunità Virgen de Dolores ed il prossimo mese il secondo anniversario del nostro compagno caduto Juan Vázquez Guzmán segretario generale dell’organizzazione, a San Sebastián Bachajón la lotta continua in loro memoria.

Vogliamo il ritiro della forza pubblica dalle nostre terre minacciate dal febbraio 2011 e della commissione nazionale per le aree naturali protette.

Vogliamo la liberazione dei nostri prigionieri politici Juan Antonio Gómez Silvano, Mario Aguilar Silvano e Roberto Gómez Hernández e dei compagni ingiustamente detenuti Santiago Moreno Perez, Emilio Jimenez Gomez ed Esteban Gomez Jimenez.

Dalla zona nord dello stato del Chiapas, le donne e gli uomini di San Sebastián Bachajón mandano saluti combattenti

Mai più un Messico senza di noi.

¡Tierra y libertad! ¡Zapata Vive!
¡Hasta la victoria siempre!
Presos políticos ¡Libertad!
¡Juan Vázquez Guzmán Vive, la Lucha de Bachajón sigue!
¡Juan Carlos Gómez Silvano Vive, la Lucha de Bachajón sigue!
¡No al despojo de los territorios indígenas!
¡Presentación inmediata de los compañeros desaparecidos de Ayotzinapa!
¡JUSTICIA PARA AYOTZINAPA, ACTEAL, ABC, ATENCO!

Testo originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Su Omaggio e Seminario

Il SupGaleano

 ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE MESSICO

Marzo 2015

A loas compas della Sexta in Messico e nel Mondo:

Compas:

Mi hanno incaricato di informarvi che…

Nonostante il notevole incremento dell’attività militare nei dintorni dei Caracol zapatisti (pattugliamenti aggressivi, posti di blocco, sorvoli minacciosi) – in particolare nei Caracol della Realidad e di Oventik (nel primo è appena stata inaugurata una scuola-clinica, e nel secondo si svolgerà l’omaggio a Don Luis Villoro Toranzo)…

Nonostante la crescente belligeranza dei gruppi paramilitari sostenuti dal governo chiapaneco…

Nonostante le vecchie “nuove” menzogne dei media prezzolati /no, non c’è né c’è stata alcuna proposta di dialogo; no, dall’anno 2001, cioè, da 14 anni nessun funzionario federale si è avvicinato all’EZLN se non con l’intenzione di assassinare la dirigenza zapatista; no, i governi federale e statale non stanno cercando di migliorare le condizioni di vita degli indigeni in Chiapas, ma stanno tentando di dividere le comunità; no, gli unici avvicinamenti governativi dei quali si può vantare Jaime Martínez Veloz, non sono stati verso gli zapatisti, bensì verso i paramilitari sovvenzionati, prima che da lui, da Luis H. Álvarez, Juan Sabines Guerrero e Felipe Calderón Hinojosa, ed ora da Manuel Velasco Coello, Rosario Robles Berlanga ed Enrique Peña Nieto, dei quali un gruppo (la CIOAC-H) è responsabile materiale dell’assassinio del compagno maestro Galeano; no, eccetera/

Nonostante continui a non esserci verità e giustizia per Ayotzinapa…

Nonostante là fuori siano occupati in altre faccende (più importanti, vero?) e che si succedano vertiginosamente le mode della “mobilitazione” che dimostrano soltanto che è la frivolezza ad essere la grande stratega…

Nonostante la dignità riveli, ancora una volta, la realtà / e nell’estremo nord del Messico si scopre che sussistono i metodi di sfruttamento dell’epoca porfirista. “Nel nord si lavora e manteniamo i fannulloni del sud”, dice il potente; mentre i campi sono coltivati da uomini, donne, bambini ed anziani indigeni triqui e maya, il potente non dice niente e si inginocchia di fronte al potere straniero. Nella Valle di San Quintín, Bassa California, in quella che si conosce come Oaxacalifornia, i braccianti chiedono salari equi e diritti sul lavoro, “vogliamo solo giustizia” dicono. Il governo li reprime “perché si comportano da rivoltosi”: 200 arresti. Il governatore, panista, si riunisce con i capi militari del 67° battaglione di fanteria dell’esercito federale “per garantire la pace sociale”. La notizia principale sui media prezzolati è “007 nello zócalo della capitale”. L’hashtag #SanQuintinEnLucha non sarà la tendenza del momento /

Nonostante tutto…

O precisamente per tutto questo…

L’EZLN ratifica la celebrazione di:

– L’omaggio ai compagni Luis Villoro Toranzo ed il maestro zapatista Galeano, il giorno 2 maggio 2015 nel caracol di Oventik, Chiapas, Messico. A questo evento, oltre alle compagne e compagni basi di appoggio zapatisti, hanno confermato la loro partecipazione Juan Villoro Ruiz, Fernanda Navarro, Adolfo Gilly, Pablo González Casanova, Don Mario González Contreras, padre di César Manuel González Hernández, uno dei 46 che mancano da Ayotzinapa, e Doña Bertha Nava, madre di Julio César Ramírez Nava, uno dei 46 che mancano da Ayotzinapa; così come familiari del compagno maestro Galeano ed autorità autonome zapatiste delle 5 zone.

– L’avvio del seminario “Il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista”, convocato dal CIDECI-Unitierra e dalla Commissione Sexta dell’EZLN, dal 3 al 9 maggio 2015 nelle montagne del sudest messicano.

Mi dicono che hanno confermato la loro partecipazione al Seminario:

Doña Bertha Nava, Don Mario González Contreras e Doña Hilda Hernández Rivera, (familiari dei 46 che mancano da Ayotzinapa). Pablo González Casanova. Adolfo Gilly. Juan Villoro Ruiz. Elena Álvarez-Buylla. Catherine Marielle. Álvaro Salgado. Alicia Castellanos. Óscar Olivera (Bolivia). Margarita Millán. Sylvia Marcos. Mariana Favela. Karla Quiñonez (USA). Xuno López. Jean Robert. Carlos González. María Eugenia Sánchez Díaz de Rivera. Eduardo Almeida Acosta. Vilma Almendra (Colombia). Philippe Corcuff (Francia). Luis Lozano Arredondo. Juan Wahrem (Argentina). Rosa Albina Garabito. Jerónimo Díaz. Rubén Trejo. Manuel Rosenthal (Colombia). Hugo Blanco (Perú). Juan Carlos Mijangos Noh. Greg Ruggeiro (USA). Ana Lydia Flores Marín. Javier Hernández Alpízar. Pablo Reyna. Christine Pellicane (Francia). Efraín Herrera. Domi. Antonio Ramírez. John Berger (Gran Bretaña). Donovan Hernández. Sergio Rodríguez. Raúl Zibechi (Uruguay). Sergio Tischler Visquerra (Guatemala). Jorge Alonso. Jerome Baschet (Francia). Paulina Fernández C. Carlos Aguirre Rojas. Gilberto López y Rivas. Daniel Inclán. Enzo Traverso (Italia). Silvia Federici (Italia). Immanuel Wallerstein (USA). John Holloway (Irlanda). Michael Lowy (Brasile-Francia). Marcos Roitman (Chile-Stato Spagnolo).

Dalla portineria della scuola, mentre impilo scatole su scatole con su scritto “BOCCIAT@”

Il SupGaleano Messico, Marzo 2015

 

SEZIONE “DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:

Delle opzioni:

Avete un incubo. Vi trovate in un luogo desolato. Non come dopo una guerra, ma nel bel mezzo di questa. Sul lato destro della strada che separa in due il luogo, si staglia un complesso di edifici moderni. All’entrata un cartello avvisa o avverte: “Centro Commerciale Visioni della Realtà”. Emergono due imponenti e moderne costruzioni. Su una di esse, su una targa si legge “Corso di giornalismo etico e reportage obiettivo. Docenti: Ciro Gómez Leyva, Ricardo Alemán, Joaquín López Dóriga, Javier Alatorre e Laura Bozzo”. Nell’edificio accanto si annuncia: “Corso di reportage etico e giornalismo obiettivo. Docenti: Jacobo Zabludovski ed altri 4 dei restanti, ed unici, spazi liberi e indipendenti”.

Chiaramente voi siete una persona intelligente, certo, tollerante, certo, includente, certo, civile, certo, ragionevole, certo, con degli argomenti, certo, colto, certo, e-d-u-c-a-t-o, certo. Perfino negli incubi si deve conservare la forma, ci mancherebbe.

Per questo capite perché si formano lunghe code per entrare in entrambi i posti.

Vi state compiacendo che esistano opzioni informative per tutti i gusti quando sentite, proveniente dal lato sinistro della strada, una bambina che da un semplice flauto tenta, non senza difficoltà, di far uscire le note di “the long and winding road” dei Beatles.

Senza riuscire a dissimulare il fastidio per le note stonate della bambina, vi accorgete che su questo lato sinistro della lunga e tortuosa strada, c’è un gruppo di esseri (incomprensibili, vero) che stanno costruendo delle capanne (un po’ malmesse, per la verità) ed i loro cartelli non offrono corsi ed offerte speciali, no, ma osano solo balbettare “media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino”.

Vi trovate quindi di fronte ad una scelta: o, generosamente allargate un poco la vostra intelligenza, tolleranza, inclusione, civiltà verso questo lato della strada; o ringraziate che ci siano cose che non passano di moda (come il bulldozer, il manganello, la polizia, le squadre antisommossa).

Siete paralizzati di fronte al complesso dilemma. Siccome non sapete che cosa fare, il vostro smartphone, grazie ad una moderna applicazione che vi dà una scossa quando l’hard disk (il vostro, chiaro) va in tilt, si attiva per svegliarvi.

Allora vi svegliate, ma tutto è uguale: il luogo in guerra, le lussuose costruzioni sul lato destro, quelle miserabili sul lato sinistro. Ah, ma invece del flauto stonato con “the long and winding road“, sentite un ritmo sconcertante, un miscuglio di ballata-cumbia-corrido-ranchera-tropicale-hiphop-ska-heavy-metallo che, in marimba, viene fuori con un “Ya se mira el horizonte…

In questa terribile situazione sapete che dovete prendere una misura drastica. Ma non vi decidete: devo cambiare di cellulare o aggiornare il sistema operativo?

Questo sì, mio caro, che è un bel dilemma. Votare o no, che fare?

Dei Media Prezzolati:

– Si racconta che fu allora che quei saggi uomini e donne, con grandi studi e conoscenze, seppero che era vero quello che dicevano gli indigeni ignoranti, analfabeti e premoderni: “col capitalismo: chi paga, comanda”.

– Circa i “cinque spazi liberi e indipendenti” e Molotov: Oh, oh, sembra che qualcuno ha fatto passare per stupido Jacobo.

Della postmodernità:

– Attenzione tuffatori: nella piscina non c’è acqua, solo merda. Fate atten … splash!

– Rottura tra una coppia postmoderna: “Non sei tu. È il contesto”.

Del seminario:

– Dall’Italia è arrivato questo messaggio “Il tale ha detto che verrà (al seminario) solo se potrà parlare personalmente col subcomandante insurgente marcos”. Quando il defunto l’ha saputo, pensando che il messaggio fosse di Monica Bellucci, si è rivoltato nella tomba. Poi gli hanno detto di chi era il messaggio e, deluso, si è risistemato per bene. Il SupMoy ha solo mandato a dire “il supmarcos e morto, se volete, potete cercare all’inferno”, ed ha spedito al mittente un calendario. Interrogato a questo riguardo dai Los Tercios Compas S. A. (senza) C. (né) V. de (i)R. (i) L. (attenzione: non fare uso del marchio senza l’autorizzazione di quelli che (non) ricevono mazzette), il SupMoy ha dichiarato: “il fatto è che c’è gente che non si è accorta che siamo nel 2015”.

– Pss. Pss. L’organizzazione del seminario è un casino. Ma non preoccupatevi. State in armonia con l’universo. Ora ripetete con me “omhhh, il seminario è tutto organizzato, omhhh“.

In fede: miau-guau (e viceversa).

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Testo originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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 CENTRO DEI DIRITTI UMANI FRAY BARTOLOME DE LAS CASAS

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico

10 marzo 2015 

Comunicato stampa No. 07 

L’esercito messicano minaccia la Giunta di Buon Governo Zapatista della Realidad

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba), attraverso le Brigate Civili di Osservazione (BriCO), ha documentato le incursioni sistematiche dell’Esercito messicano che sta minacciando le Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) nel territorio della Giunta di Buon Governo della Realidad, nella zona Selva di Confine, Caracol I “Hacia la Esperanza” (JBG).

Gli atti militari nel territorio della JBG, consistono in incursioni su convogli di camion, humer, jeep e squadre motorizzata di elementi dell’Esercito messicano che vanno da quattro a 30 persone. Si aggiungono sorvoli radenti di aerei da turismo ed elicotteri che fotografano e filmano i membri delle BriCO, le BAEZLN e le installazioni della JBG. Da luglio del 2014 queste azioni sono in aumento, sia per numero di effettivi impiegati sia per la loro frequenza. (vedere allegato: anexo_actividad_militar_realidad).

Il Frayba osserva con preoccupazione la crescente minaccia esercitata dall’Esercito messicano nel territorio zapatista, poiché è una provocazione e persecuzione contro il diritto all’autonomia ed alla libera determinazione sancito dalla Costituzione messicana, dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, dal Trattato 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dagli Accordi di San Andrés Sacamchem de los Pobres.

Per quanto sopra, questo Centro dei Diritti Umani chiede che: Sia rispettata la libera determinazione e l’autonomia dei popoli zapatisti e cessi la persecuzione perpetrata dal governo federale attraverso l’Esercito messicano.

Infine, bisogna ricordare che il 2 maggio 2014, persone della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H) hanno teso un’imboscata alle BAEZLN in territorio della JBG della Realidad; durante l’attacco il gruppo armato ha assassinato José Luis Solís López, “Maestro Galeano”, distruggendo inoltre la Clinica e la Scuola Autonoma. Segnaliamo che l’organizzazione menzionata fa parte del governo locale di Las Margaritas e gode della protezione del governo di Manuel Velasco Coello, che le permettono di compiere impunemente aggressioni, sgomberi forzati ed omicidi nella regione.1)

-*-

1) Frayba, bollettino 16, Agresión a Bases del EZLN en sede de la Junta de Buen Gobierno de La Realidad. 5 de mayo 2014, Chiapas, México. URL disponible en: http://www.frayba.org.mx/archivo/boletines/140505_boletin_16_agresiones_jbg.pdf

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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CENTRO DEI DIRITTI UMANI FRAY BARTOLOME DE LAS CASAS

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico

10 marzo 2015 

Comunicato stampa No. 07 

L’esercito messicano minaccia la Giunta di Buon Governo Zapatista della Realidad

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba), attraverso le Brigate Civili di Osservazione (BriCO), ha documentato le incursioni sistematiche dell’Esercito messicano che sta minacciando le Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) nel territorio della Giunta di Buon Governo della Realidad, nella zona Selva di Confine, Caracol I “Hacia la Esperanza” (JBG).

Gli atti militari nel territorio della JBG, consistono in incursioni su convogli di camion, humer, jeep e squadre motorizzata di elementi dell’Esercito messicano che vanno da quattro a 30 persone. Si aggiungono sorvoli radenti di aerei da turismo ed elicotteri che fotografano e filmano i membri delle BriCO, le BAEZLN e le installazioni della JBG. Da luglio del 2014 queste azioni sono in aumento, sia per numero di effettivi impiegati sia per la loro frequenza. (vedere allegato: anexo_actividad_militar_realidad).

Il Frayba osserva con preoccupazione la crescente minaccia esercitata dall’Esercito messicano nel territorio zapatista, poiché è una provocazione e persecuzione contro il diritto all’autonomia ed alla libera determinazione sancito dalla Costituzione messicana, dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, dal Trattato 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dagli Accordi di San Andrés Sacamchem de los Pobres.

Per quanto sopra, questo Centro dei Diritti Umani chiede che: Sia rispettata la libera determinazione e l’autonomia dei popoli zapatisti e cessi la persecuzione perpetrata dal governo federale attraverso l’Esercito messicano.

Infine, bisogna ricordare che il 2 maggio 2014, persone della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H) hanno teso un’imboscata alle BAEZLN in territorio della JBG della Realidad; durante l’attacco il gruppo armato ha assassinato José Luis Solís López, “Maestro Galeano”, distruggendo inoltre la Clinica e la Scuola Autonoma. Segnaliamo che l’organizzazione menzionata fa parte del governo locale di Las Margaritas e gode della protezione del governo di Manuel Velasco Coello, che le permettono di compiere impunemente aggressioni, sgomberi forzati ed omicidi nella regione.1)

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1) Frayba, bollettino 16, Agresión a Bases del EZLN en sede de la Junta de Buen Gobierno de La Realidad. 5 de mayo 2014, Chiapas, México. URL disponible en: http://www.frayba.org.mx/archivo/boletines/140505_boletin_16_agresiones_jbg.pdf

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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GRAZIE III.

LA COSTRUZIONE PIU’ CARA DEL MONDO.

Subcomandante Insurgente Moisés              Subcomandante Insurgente Galeano

Febbraio-Marzo del 2015

La vigilia. L’alba. Il freddo morde sotto il vestito delle ombre. Sul tavolo che, solitario, arreda la capanna (che non reca alcuna insegna ma si sa che è l’attuale quartier generale del comando zapatista), c’è il foglio arrotolato e con lettere manoscritte dove si dettaglia il conto della costruzione della scuola-clinica a La Realidad zapatista. La voce riassume sguardi, silenzi, fumo, rabbie:

I conti non tornano. La vita di qualsiasi zapatista vale più della casa bianca di Peña Nieto e di tutte le case dei ricchi del mondo messe insieme. Nemmeno tutti soldi che costa fare i grandi edifici dove i potenti si nascondono per compiere i loro furti e crimini, è sufficiente a pagare una sola goccia di sangue indigeno zapatista. Perciò sentiamo che questa costruzione è la più cara che ci sia al mondo.

Così che dobbiamo dire chiaramente che ciò che non appare nel conto della grana è il sangue del compagno Galeano. Neppure tutti i fogli della storia del mondo bastano per scrivere questo conto.

E allora mettetelo come tale quando mettete le vostre liste nei mezzi di comunicazione, allorché mettete chi è il più ricco, e dove sta il più povero. Perché il ricco ha nome e cognome, lignaggio, pedigree. Ma il povero ha solo geografia e calendario. E allora mettetelo che la costruzione più cara di tutto il pianeta è a La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico. E che le bambine e i bambini zapatisti frequentano la scuola più cara del mondo. E che gli uomini, donne, bambini, bambine, anziane e anziani, indigeni, zapatisti, messicane e messicani, quando si ammalano a La Realidad, si cureranno nella clinica più cara della Terra.

Ma l’unica forma di pareggiare i conti è lottare per distruggere il sistema capitalista. Non cambiarlo. Non migliorarlo. Non renderlo più umano, meno crudele, meno sterminatore. No. Distruggerlo totalmente. Annichilire tutte e ciascuna delle teste dell’Idra.

E anche così mancherebbe, come vogliamo qui, dar vita a qualcosa di nuovo e molto migliore: costruire un altro sistema, senza padrini e padroni, senza capibastone, senza ingiustizia, senza sfruttamento, senza disprezzo, senza repressione, senza spoliazione. Senza violenza contro le donne, l’infanzia, il differente. Dove il lavoro abbia la sua giusta retribuzione. Dove non comandi l’ignoranza. Dove la fame e la morte violenta siano cattivi ricordi. Dove nessuno stia sopra al costo di lasciare altri sotto. Ragionevole. Molto migliore.

Allora, e solo allora, noi zapatiste e zapatisti potremo dire che i nostri conti sono in pari.

-*-

Molte grazie a le/gli altrei, uomini, donne, bambine, bambini, anziane e anziani, gruppi, collettivi, organizzazioni e comunque si chiamino della Sexta e non Sexta del Messico e del mondo, per l’appoggio che ci avete dato. Questa clinica e questa scuola sono anche vostre.

Perciò ormai sapete che a La Realidad zapatista possono contare su una clinica autonoma di salute e una scuola.

Sappiamo che ora vi apparirà un po’ lontano, ma non si sa mai, il mondo è rotondo, gira e può essere che, magari, chissà… magari un’alba qualsiasi capiate che questa cosa di lottare per mettere in pari i conti, fa parte anche dei conti vostri.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Moisés.              Subcomandante Insurgente Galeano.

La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico.

Marzo 2015.

 

SEZIONE “DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:

Appunti di genere:

.- (…) Perciò, come donne di questo paese, abbiamo bisogno di organizzarci, perché vediamo che ci sono molte sparizioni. Siamo molte noi donne che siamo madri, che stiamo soffrendo questo dolore, questa grande tristezza per i nostri figli scomparsi, le nostre figlie morte. Perché ora, in questo malsistema, a parte il fatto che siamo umiliate, siamo disprezzate, siamo sfruttate, a parte tutto questo, per di più ci vengono ad ammazzare e a far sparire i nostri figli. Tale è il caso di ABC e ora dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa, le donne scomparse di Ciudad Juárez, il caso di Aguas Blancas, e tutto questo è il sistema. Non ci risolverà i problemi, non avremo alcuna risposta dal sistema attuale. Perciò, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di organizzarci perché è tra il popolo stesso che prenderemo le decisioni, che vedremo il cammino che vogliamo percorrere come popoli. Come popoli di uomini e donne, non solo coloro che stanno in campagna o gli indigeni, anche voi sorelle che vivete in città, perché dobbiamo decidere tra di noi come ci governeremo, e così insieme ai nostri uomini, tra uomini e donne, costruiremo un nuovo sistema, nel quale come donne siamo realmente prese in considerazione e forse allora, compagne, sorelle, troveremo sollievo dal dolore che abbiamo e da questa rabbia collettiva che ora ci unisce.

(…) Ora che siamo ormai nel ventunesimo secolo, a parte alcune donne che godono della ricchezza, ossia a parte le donne dei ricchi, a parte le donne dei presidenti, dei governatori e a parte le deputate, le senatrici, noi come donne indigene continuiamo a soffrire dolore, tristezza, amarezza, stupro, sfruttamento, umiliazione, discriminazione, incarceramento, disprezzo, emarginazione, tortura e molte altre cose, perché per noi donne non c’è governo. E’ per questo che per il resto delle donne del paese continua a essere uguale a come vivevano prima le donne, come al tempo degli ejidos, delle colonie, da cui i nonni si portarono dietro quella cattiva cultura di come hanno vissuto con i padroni, e cioè che comandavano loro, come fossero il padroncino di casa, che dice ancora ‘io comando’ e il resto di ciò che caratterizza un padre di famiglia. E colei su cui comandava era sua moglie ed è così che è sorta la cosa più orribile, che le donne, ossia le figlie, le compagne prima erano obbligate a sposarsi perché erano i papà a decidere chi gli convenisse come genero. Sceglievano chi dava più da bere o più soldi ed è così che andava ai tempi degli ejidos: che la donna non veniva mai presa in considerazione quando si organizzavano gli uomini; allorché si organizzavano nei lavori, mai venne presa in considerazione la donna.

(…) Quante donne scomparse, morte, violentate, sfruttate e nessuno che dica niente per loro. Perché le donne ricche sono solo una manciata e godono della ricchezza di altre donne sfruttate. Queste donne ricche non soffrono, non sentono il dolore, l’umiliazione di essere sfruttate per il fatto di essere povere. Ma non per questo smetteremo di organizzare e di lottare come donne, perché per le donne nel sistema c’è solo dolore, tristezza, incarceramento, umiliazione, stupro. Come le madri dei 43 alunni scomparsi, l’asilo infantile ABC e la miniera di Pasta de Conchos. Lo stesso che ad Acteal, ma non per questo smetteremo di organizzarci e lottare, in campagna e in città. Perciò stiamo condividendo con voi per la prima volta nella storia.

(…) cioè, come nel sistema…ci sono uomini che fanno lavori da donne ma non è per il bene di una nuova società come facciamo noi come zapatiste; troviamo un esempio in alcuni luoghi nei grandi ristoranti dove stanno gli uomini, cioè, eleganti a lavorare, cioè, lavori da donne, ma sono sfruttati e sfruttate e nel mentre le donne che avevano quel tipo di incarichi sono portate altrove, in altri luoghi per dar loro un altro utilizzo, come mercanzia, fargli le foto per metterli in riviste, in locandine di film, in pubblicazioni su internet; perciò vediamo che cioè la vita in questo sistema in cui siamo, cioè, è più duro che come 520 anni fa, perché la situazione cioè ciò che ci fa il malgoverno cioè sono gli stessi nipoti sono gli stessi figli cioè dei proprietari terrieri del tipo che ci continuano a sfruttare cioè ora in questo paese e così come vediamo cioè che non c’è mai un cambiamento nel sistema e sempre cioè le sorelle e i fratelli continuano cioè a patire in questa sofferenza in questo dolore del tipo che ci provoca cioè il malgoverno ora. (Appunti presi dalla condivisione delle zapatiste nel Primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo. Versione completa in “Rebeldía Zapatista. N. 4″ prossima uscita)

.- In questo sistema nascere, crescere, vivere e morire può essere come il prolungato trascinarsi in un groviglio di filo spinato. Ma questo dolore è una delle molte macchie nella storia. Ciò che solleva è che loro, ogni volta di più, decidano di ergersi in piedi e camminare. Non come se le spine fossero fiori, bensì come se i graffi, compresi quelli letali, le rendessero più forti… per aprirsi la strada ancora e ancora. Non per cambiare di genere la dominazione, ma perché non ci sia dominazione. Non per tener così un luogo nella storia di sopra, bensì perché la storia di sotto smetta di essere una ferita che non si cicatrizza. Né comandante né comandata. Né regina né plebea. Né Khaleesi Jhiqui* (personaggi di Game of Thrones, romanzo fantasy di George R.R. Martin e serie televisiva statunitense, già citata nel comunicato Di Ayotzinapa, del Festival e dell’isteria come metodo di analisi e linea di condotta del dicembre 2014. I due ruoli corrispondono grosso modo a principessa e ancella. N.d.T.). Né capa né impiegata. Né signora né schiava. Né padrona né serva. Ma la cosa terribile non è che ogni essere a cui tocchi di nascere donna lo faccia avendo una simile fregatura come calendario futuro, in qualsiasi geografia politica. La cosa che atterrisce è che chi fa a gara per un mondo migliore, non di rado tesse con le proprie mani queste trappole taglienti. Ma ogni tanto la realtà, che è femminile, dà uno scapaccione al calendario di sopra in tutte le geografie di sotto. In Fede.

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Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano

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GRAZIE II.

GRAZIE II.

IL CAPITALISMO DISTRUGGE. I POPOLI COSTRUISCONO.

Subcomandante Insurgente Moisés

Parole della Comandancia Generale dell’EZLN, per voce del Subcomandante Insurgente Moisés, a La Realidad Zapatista. Consegna della Scuola Autonoma Zapatista “Compañero Galeano” e della Clinica Autonoma 26 de Octubre “Compañero Subcomandante Insurgente Pedro“, alle basi di appoggio zapatiste il 1° marzo 2015.

Buongiorno a tutti, compagni e compagne di questa zona, di questo Caracol della Realidad, zona Selva di Confine.

Oggi siamo qui con voi, compagni, compagne di questa zona, per fare una consegna nelle mani dei compagni e compagne basi di appoggio di questa comunità zapatista La Reaidad, Nueva Victoria, nome di battaglia dato dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Compagni e compagne, dobbiamo dire che ognuno di noi zapatisti ancora soffre, ma non solo gli zapatisti del Messico, ma del mondo intero, perché manca il compagno il cui nome è stato dato a questa opera: il compagno Galeano.

Questa costruzione è il frutto del lavoro, dell’impegno e dell’organizzazione dei compagni e compagne della Sexta internazionale e della Sexta nazionale. Questa è la dimostrazione di quello che siamo noi zapatisti del Messico e del mondo.

Quello che siamo realmente, quello che pensiamo, vogliamo, è la vita e non che ci uccidano.

Ma il sistema capitalista distrugge sistematicamente quello che il popolo costruisce. Ma il popolo non smette di costruire, perché è la sua vita. Il sistema distrugge perché sa che un giorno il sistema stesso sarà distrutto, perché è un sistema di sfruttamento, di umiliazione. Non è vita quella che costruisce il capitalismo, a noi poveri non lascia niente, oltre a quello che costruiamo noi stessi, popoli, uomini e donne che lottiamo, nessuno altro.

Lo diciamo qui, sul luogo della costruzione, quello che siamo, nel villaggio del compagno Galeano, maestro della Scuola zapatista, sergente nella lotta, miliziano nell’organizzazione, autorità nella vita, per noi un esempio.

Il capitalismo vuole distruggere questo esempio e noi non lo permetteremo.

Vogliamo dire chiaro qua, di fronte a questa gente, a quelli che non stanno con noi: noi non siamo contro di loro. Vogliamo rispetto, loro lo sanno. Abbiamo detto: se ci rispettano anche noi li rispettiamo, non vogliamo ammazzare povera gente. Ma se loro cedono, sappiano che stanno al fianco del criminale, dello sfruttatore, dell’assassino, che è il capitalismo.

Diciamo chiaramente alla gente che non è d’accordo con noi: a noi non fa niente se non sono d’accordo con noi, perché un giorno questo sarà per loro, forse ora non lo vedono perché molti hanno cinquanta o sessanta anni, ma il frutto di quello che noi stiamo costruendo lo vedranno i loro figli e le loro figlie.

Lo diciamo con tutto il cuore e sinceramente: lottiamo per il popolo del Messico, e forse siamo un esempio per il mondo. Vogliamo che sia chiaro che quello che vogliamo è la vita. L’abbiamo già detto riguardo ai soldati, per esempio, i poliziotti, stiamo lottando anche per loro, perché sappiamo che sono povera gente, per povertà vendono il loro corpo, la loro vita, la loro anima, il loro sangue, le loro ossa, la loro carne; si vendono ed il capitalismo li compra per difendersi. Non vediamo mai un ricco, il figlio di un ricco che va a fare il soldato, che viene qui e ci affronta, certo, ci sono anche i figli dei ricchi ma sono generali che sfruttano i propri soldati.

Lo sappiamo, è questo il trucco del ricco con noi povera gente del Messico, ci comprano con dei regali affinché crediamo che il governo è buono. Non è mai buono il malgoverno del sistema capitalista, non è mai buono, mai e poi mai i ricchi sono buoni. Un semplice esempio, se perfino tra noi stessi, familiari, fratelli, sorelle, o zii, zie, a volte litighiamo pur essendo figli degli stessi papà e mamma, come possiamo credere a quello che dicono i ricchi, come possiamo credere che sono buoni, non li conosciamo. Per esempio adesso con le elezioni, cosa sappiamo dei candidati?

Vogliamo che sia chiaro: non abbiamo niente contro i nostri fratelli, quelli che vogliono essere nostri fratelli di lotta. Se vogliono bene, altrimenti, non c’è problema. Ma come diciamo che non c’è problema, così diciamo che non ci creino problemi. Chi la fa, l’aspetti. E vale anche per noi zapatisti, se noi provochiamo, dobbiamo aspettarcela. Per questo diciamo chiaramente: noi non provochiamo, perché non abbiamo niente contro quelli, quelle, che non vogliono lottare con noi.

Ci dispiace e ci rattrista perché sono ingannati, sfruttati, umiliati. Non insegnano niente ai loro figli e figlie per il loro futuro. A noi zapatisti importano i nostri figli e le nostre figlie, vogliamo mostrare loro la strada dove non ci sia più lo sfruttamento, l’umiliazione, dove noi possiamo governarci da soli.

Dunque, compagni, compagne, la costruzione che stiamo inaugurando è il frutto, è il risultato di quello che siamo per i nostri compagni e compagne della Sexta, ma perfino per altri fratelli e sorelle del Messico e del mondo che ancora non sono entrati nella lotta della Sexta, ciò a cui convoca la nostra Sesta Dichiarazione, ma che ci stanno appoggiando col cuore.

Forse, sul cammino, se ne accorgeranno e verranno con noi a lottare, ma è qui la parte dell’impegno, della lotta, dell’organizzazione di quei fratelli e sorelle, del Messico e del mondo che non sono della Sexta.

Ma la maggior parte dell’impegno, del sacrificio e dell’organizzazione è dei compagni della Sexta nazionale ed internazionale.

Qui stiamo dimostrando che quando il popolo si organizza non è necessario il sistema capitalista, non è necessario un sistema dominante, che umilia. Qui l’esempio è nei fatti. Il capitalismo, il malgoverno di questo paese, ha ordinato di distruggere la scuola autonoma dei compagni basi di appoggio. Distruggetela, è molto facile da buttare giù, distruggete anche la clinica, …..(incomprensibile).

E questo è il risultato, il risultato dell’impegno e dell’organizzazione dei nostri compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale, ed è molto meglio quello che ha costruito la povera gente del Messico e del mondo.

Allora che sia chiaro, questa è la dimostrazione che ai nostri compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale importa la lotta per la vita.

Quello che ci fa male è che questa costruzione è costata molto cara perché la vita del nostro compagno maestro, il compagno Galeano, non vale questo edificio. La vita del nostro compagno non ha prezzo. Ma, purtroppo, il malgoverno, i tre livelli di malgoverno e la gente che si vende e che non pensa ai propri figli, hanno fatto quello che hanno fatto al nostro compagno Galeano.

Quello che vogliamo dire qui, perché arrivi in tutto il mondo, vogliamo dire ai nostri compagni e compagne della Sexta internazionale e della Sexta nazionale: non organizziamoci, non facciamo una cosa quando un compagno o una compagna sono ormai morti.

Dobbiamo organizzarci senza aspettare quello che può succedere. Dimostriamo che il sistema capitalista, i malgoverni non servono.

Costruiamo quello di cui c’è bisogno anche se non ci sono morti, perché noi non vogliamo che ci siano, ma è quello che vuole il fottuto sistema capitalista.

E vogliamo dire ancora una volta che noi non proviamo odio per la povera gente, quello che non vogliamo è lo sfruttamento.

Vogliamo dire che bisogna aiutare altri compagni e compagne, non solo nelle zone zapatiste, ma dobbiamo aiutare anche altri compagni.

E’ così che dimostriamo che non solo siamo organizzati, ma che l’organizzazione si dimostra facendo coi fatti quello che diciamo.

Vorremmo dirvi molte altre cose, compagni, ma nei prossimi giorni lavoreremo qui con voi. Adesso siamo qua per consegnare ai compagni basi di appoggio dell’Esercito Zapatista questa costruzione, l’edificio che ci hanno permesso di costruire i nostri compagni e compagne della Sexta.

Questo edificio è del popolo. Il popolo deve pensare, decidere come usarlo, perché sarà d’esempio per altri compagni e compagne.

Quello che è difficile, e che non mi entra in testa, è che dovrebbe essere qui presente il compagno Galeano.

Non è più con noi e sappiamo di chi è la colpa, e la domanda che facciamo a chi ha fatto quel che ha fatto (a quelli che hanno fatto quel che hanno fatto al compagno Galeano), quanti milioni di pesos doveva alle persone che l’hanno assassinato? Che cosa ha rubato loro il compagno Galeano perché gli facessero quello che hanno fatto? Queste domande non hanno risposta. Non c’è risposta perché in realtà non ha rubato nulla. Il compagno non ha mai rubato e non doveva loro niente. Al contrario, loro devono a noi.

Per questo noi non abbiamo niente contro. Se ci vogliono rispettare che ci rispettino, ma anche noi zapatisti dobbiamo rispettare, così si vede chi è che comincia.

Perché noi zapatisti dobbiamo pensare a quei bambini e bambine, e per questo vogliamo dire loro per lo meno che pensino ai loro bambini. Loro sanno cos’è successo nel 1994. Qualunque cosa decida il malgoverno, l’esercito esegue, loro lo sanno, non valgono niente quelle credenziali che dicono di avere. Non serve niente, tutti vengono accusati di essere zapatisti, lo sanno, e vogliamo ricordarglielo.

Per questo chiediamo loro di ascoltare il loro cuore, di pensare con la propria testa, di pensarci. Non c’è posto dove andare, a meno di fuggire, ma è la morte che incontreranno fuggendo. Tanto vale restare qui, vivere qui e rispettare le persone, da cristiani, come si dice. Lo capiscono perfino i nostri animali, che sono animali, noi non siamo animali, siamo uomini o donne, ragazze o ragazzi, abbiamo un cervello.

Quel poco che ora ricevono gli indigeni in Chiapas, quello che il malgoverno dà loro, è perché il malgoverno non vuole che questi uomini e donne si organizzino, dà loro affinché non pensino mai di organizzarsi e lottare. E’ questo il problema principale perché così permettono che i loro figli siano sfruttati, umiliati, calpestati.

È quello che noi zapatisti non vogliamo, per questo non accettiamo niente dal malgoverno, perché non vogliamo più questo sistema. Il sistema capitalista non ci può distruggere. Stiamo parlando del capitalismo, con i suoi migliaia di eserciti non ci può distruggere. Da qualche parte si dice che ormai gli zapatisti sono pochi, ma è solo una bugia del governo. Ed invece di fare tanti discorsi, noi lo dimostriamo nei fatti.

Continueremo a ricordare il nostro compagno Galeano.

Dunque, compagni e compagne, di questa zona del caracol della Realidad, a nome dei compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale consegno questo edificio per il bene dei nostri compagni e compagne di questo villaggio, La Realidad, affinché comincino a lavorarci i compagni promotori, compagne promotrici di salute e di educazione.

Questo edificio è di tutti noi, ci pensino bene se vogliono distruggerlo di nuovo. Ma chiediamo che non lo distrugga la gente di qua, che sia il malgoverno a farlo. Signore e signori, non fatevi usare dal malgoverno per venire qui a distruggerlo, perché anche voi siete povera gente come noi, lo sapete bene.

Non prestatevi, non vendetevi, perché la vita non si compra e non si vende. Che venga qui il malgoverno e che lo faccia lui. Com’è quella preghiera che recitano nella loro chiesa o nel tempio? Che bisogna amarsi gli uni con gli altri, dice. E com’è? Pensateci, signori e signore, non fate come il malgoverno che dice una cosa e ne fa un’altra, non siate così signori e signore. Che barzelletta è se fanno il contrario di quello che predicano? Noi non vogliamo più tutto questo, che si dica una cosa e se ne faccia un’altra.

Il risultato di avere compagni e compagne che sono con noi nella lotta, è quello che stiamo consegnando oggi, primo di marzo. Quindi, consegno formalmente la costruzione oggi, Primo di marzo, domenica, dell’anno 2015, alle ore 10 e 34 minuti, ora sudorientale.

Grazie compagni e compagne.

Dalle montagne del sudest messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comandancia Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Subcomandante Insurgente Moisés

La Realidad zapatista, Messico, Marzo 2015

 

Foto a cura de Los Tercios Compas.

SEZIONE “DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:

.- Non è la stessa cosa cercare un uomo provvidenziale che ci salvi, che cercare di organizzarsi uomini, donne, otroas, per salvarsi in maniera collettiva. Delegare ad un altro quello che è responsabilità propria è, quanto meno, irresponsabile.

.- Attento avviso: Sei depresso perché i candidat@ del PRI e dell’opposizione ti provocano nausea? Ti terrorizza che, di fronte alla TV, non saprai se sei sul canale del congresso o sul canale comico? Triste perché nessuno ti blocca, ti unfollowea, ti chiede un panino? Stai male! Tuitta qualcosa come questa e vedrai che la vita ti sorriderà… ok, ti fa le smorfie, ma è qualcosa, no? Vai:

Le elezioni stanno alla trasformazione sociale come l’omeopatia alle pandemie: costano ed intrattengono, ma non risolvono la cosa fondamentale.

In Messico, la differenza tra un voto ed una barca è che il primo è molto più caro… ed è più utile la seconda.

Perdi peso: dopo aver mangiato, leggi le proposte dei partiti. Idratati dopo il vomito. Garantito. Brevetto dell’INE.

.- Tips per turisti stranieri: in Messico le quesadillas possono non avere formaggio, i politici non avere cervello e la ragione non avere peso. Ecco.
01 02 03 04 05 06

(continua..)

Testo originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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GRAZIE I.

GRAZIE I.

Il giorno domenica 1 marzo 2015, dopo più di sei mesi di lavoro, è stata consegnato alle basi d’appoggio zapatiste de La Realidad l’edificio che ospita una clinica di salute e una scuola. La costruzione è stata possibile grazie all’appoggio solidale di persone e collettivi di tutto il mondo. Qui vi consegniamo i conti, le parole che si sono espresse in tale occasione e alcune foto di quel giorno.

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I conti chiari e il pozol denso:

– La costruzione è iniziata il 31 luglio 2014. E’ stata portata a termine alla fine di febbraio 2015.

⁃ – Giornate di lavoro: approssimativamente 2015 compa/día-trabajo

Nota de Los Tercios Compas: compa/día-trabajo, CDT in sigla. CDT è un’unità di misura zapatista che potrebbe essere equivalente al Tempo di Lavoro Socialmente Necessario TLSN, ma, oltre al fatto che non si esprime in ore, il CDT non è un’unità di misura di valore. Il CDT è un riferimento per comparare l’individuale e il collettivo (a un individuo sarebbero stati necessari quasi 7 anni per fare quanto a un collettivo ha richiesto 7 mesi), e per contrapporre ciò che si fa in basso a sinistra, con quel che si fa là sopra e a destra (un governo di sopra ci avrebbe messo 14 anni e lo avrebbe lasciato incompleto). Per esempio: con miliardi di grana come preventivo, il governo statale del Chiapas non può terminare di costruire ospedali a Reforma, Yajalón y Tuxtla Gutiérrez. Quello di Tuxtla Gutiérrez è uno degli abbondanti esempi sulla corruzione del “sinistrorso-pierredista-amloista” Juan Sabines Guerrero (che, come ha confessato il suo predecessore Pablo Salazar Mendiguchía, ha messo insieme e finanziato in Chiapas il gruppo paramilitare conosciuto come CIOAC-H; l’ariano Velasco prosegue la sua stessa politica). Nel 2012, per “inaugurare” l’ospedale di Tuxtla spostarono équipes di altri ospedali. Dopo che lo psicopatico Calderón e il criminale Sabines tagliarono la lista, smantellarono tutto. Ora è un enorme guscio vuoto (informazioni da “Chiapas Paralelo” chiapasparalelo.com e “Diario Contra Poder” diariocontrapoderenchiapas.com). L’ariano Velasco occulta la gigantesca frode del suo padrino e ne segue i passi. Intanto, la grana di sopra se ne va in propaganda mediatica, in festini, decorazioni, maquillage e in saloni di bellezza, oltre, ovviamente, per perseguire quel po’ di stampa indipendente a pagamento che resta nello stato, e per comprare silenzi nelle reti sociali. Una cosa è, con tanto di viveri del caso, tirarsi dietro la gente per magnificare il fattore ariano; ben altra è organizzarsi per costruire ciò di cui ha bisogno il popolo. Altre informazioni sul concetto di TLSN, nel Capitale, libro primo, sezione prima, capitolo 1; non ricordiamo l’autore ma era ebreo, quindi procedere con cautela. Altre informazioni sul non-concetto CDT, più avanti. Fine della nota di Los Tercios Compas, media non libero, non autonomo, non alternativo, non indipendente, ma compagno. Approvazione ancora in corso perché nella Giunta di Buon Governo ci hanno detto: “altre informazioni, dopo” (‘mah, non glielo dico?).

⁃ – Conti della Grana:

⁃ Totale del sostegno monetario ricevuto: $1,191,571.26 (un milione centonovantunomila cinquecentosessantuno pesos e 26 centesimi, valuta nazionale).

⁃ Totale delle spese monetarie per la costruzione: $370,403.84 (trecentosettantamila quattrocentotre pesos e 84 centesimi, valuta nazionale).

⁃ Totale delle spese monetarie in materiali per la messa a punto della scuola e della clinica autonoma: $102,457.42 (centoduemila quattrocentocinquantasette pesos e 42 centesimi, valuta nazionale).

⁃ Totale monetario rimanente: $718,710.00 (settecentodiciottomila settecentodieci pesos, valuta nazionale).

⁃ Di tale rimanente, i villaggi zapatisti di La Realidad propongono di usarli per il lavoro collettivo secondo quanto segue:

Per la compravendita di bestiame: $200,000.00 (Duecentomila pesos, valuta nazionale).

Per la compravendita di caffè e mais: $100,000.00 (Centomila pesos, valuta nazionale).

Per l’acquisto di un veicolo da 3 tonnellate per le necessità della comunità: $200,000.00 (Duecentomila pesos, valuta nazionale).

Per il supporto di negozio, mensa, panetteria di lavoro collettivo delle compagne: $100,000.00 (Centomila pesos, valuta nazionale).

Per il fondo di resistenza zapatista: $118,710.00 (Centodiciottomila settecentodieci pesos, valuta nazionale).

Totale del rimanente più le spese: $1,191,571.26 (un milione centonovantunomila cinquecentosettanta pesos e 26 centesimi, valuta nazionale).

Così resta chiarito e si chiude il conto di quanto ricevuto e resta solo da continuare a lottare.

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Parole del compagno Jorge, base d’appoggio dell’EZLN. A La Realidad Zapatista, all’inaugurazione della Scuola Autonoma Zapatista “Compagno Galeano” e della Clinica Autonoma 26 Ottobre “Compagno Subcomandante Insorgente Pedro”, il giorno 1 marzo 2015.

Buongiorno, compagni e compagne.

Voglio dirvi alcune parole io, come compagno responsabile di questo villaggio.

Che il governo capitalista vuole distruggere la nostra autonomia e farla finita con l’EZLN, ma lo sappiamo bene che questo non gli riuscirà mai, perché ciò che ci ha distrutto il malgoverno lo costruisce la nostra autonomia.
E continueremo a esercitare ancor di più la nostra autonomia e la nostra resistenza come EZLN, perché sappiamo bene che coloro che non resistono sono coloro che sono ingannati dal malgoverno e sono pagati per distruggere, ma con le loro cattive idee non ottengono nulla. Peccato che ci sia gente che si presta e si lascia usare dal malgoverno, e che non si rende conto di come siano circuiti e ingannati, accontentandosi delle briciole.

E tutto questo che sto dicendo non è menzogna perché ciò che hanno distrutto è già stato ricostruito molto meglio di prima, perché il malgoverno veda che noi come zapatisti costruiamo ciò che ci distrugge.

E tutto quanto successo il 2 maggio, non è più un fatto solo nostro, ma della Sexta nazionale e internazionale e nel mondo. Perciò noi, come EZLN, siamo qui con i compagni responsabili di questa zona a ricevere la nostra nuova scuola e clinica, perché quanto accaduto è indimenticabile: il nostro compagno Galeano.

Ringraziamo anche i compagni della Sexta nazionale, internazionale, quelli che ci hanno fornito il loro appoggio per la costruzione della nostra nuova scuola e clinica qui in questo villaggio zapatista, La Realidad, principalmente ai compagni di Francia, Italia (incomprensibile) e altri compagni ancora che hanno dato il loro sostegno.

Di tutto questo, di quanto accaduto il 2 maggio, il governo non ha fatto giustizia, perché sappiamo che è un governo corrotto e assassino.

Voglio dire anche che più in là continueremo con l’altro omaggio che sarà da un’altra parte, il 2 maggio, perché il nostro compagno Galeano non sarà mai dimenticato perché ha lottato per il popolo e ha fatto il suo dovere come zapatista.

Grazie, compagni.

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Parole del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell’EZLN per voce del Comandante Tacho.

Buongiorno, compagni. Buongiorno a tutti.

A nome del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno di questa zona e delle altre zone che ci hanno accompagnato nell’omaggio al nostro compagno, mi permetto di indirizzarvi alcune parole, a nome di tutti i compagni basi d’appoggio, miliziani, insurgentas, insorgenti, del Comando Generale e di tutto l’EZLN.

Con permesso, compagni.

Compagni e compagne della Sexta in Messico e della Sexta internazionale nel mondo:

Fratelli e sorelle:

Oggi 1 marzo 2015, le basi d’appoggio del nostro Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale di questa zona Selva Fronteriza, sono testimoni che la scuola autonoma e la casa di salute dei nostri compagni basi d’appoggio in resistenza del villaggio di Nuova Victoria, conosciuto come La Realidad, Chiapas, Messico, ne hanno terminato o abbiamo terminato la costruzione, che fu distrutta per ordine dei tre livelli di malgoverno. Si tratta dei capi paramilitari Manuel Velasco e criminale capo supremo Peña Nieto e chi ha organizzato la distruzione della scuola autonoma e della casa di salute dei nostri compagni e compagne, così come il crudele e codardo omicidio del nostro indimenticabile compagno Galeano, maestro di zona dell’Escuelita per la libertà secondo gli zapatisti, il passato 2 maggio 2014.

Il piano dei malgoverni è distruggere ogni giorno l’autonomia dei nostri villaggi zapatisti in resistenza, dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. La decomposizione moribonda di questo malsistema capitalista neoliberista ha organizzzato metodi di provocazione controinsurrezionale per promuovere scontri tra villaggi e comunità zapatiste, giustificando così un intervento militare. Questo ci è risultato chiaro: sono tutti atti di provocazione da parte di gruppi paramilitari pagati e addestrati da questi malgoverni per distruggere la resistenza dei nostri villaggi.

Perciò oggi, 1 marzo 2015, ringraziamo i compagni e le compagne della Sexta in Messico e della Sexta internazionale nel mondo, e tutte le persone nobili e buone che hanno solidarizzato con la nostra lotta. La nostra zona Selva Fronteriza, del caracol Madre de los caracoles, mar de nuestros sueños, vi ringrazia. Attraverso il vostro sostegno economico e solidale è stata costruita la scuola autonoma e la casa di salute, ragion per cui siamo molto contenti che insieme abbiamo costruito ciò che i malgovernanti si dedicano a distruggere.

Tutto questo è un fatto reale, ed è una dimostrazione in più che coordinati e organizzati possiamo cambiare la vita, costruendo dal basso a sinistra cose nuove per il bene del popolo e per il popolo. E’ per questo che oggi tutti e tutte diamo per ricevuto in questa zona Selva Fronteriza il vostro grande appoggio e la vostra solidarietà per la costruzione della scuola autonoma che porta per nome Escuela Autónoma Compañero Galeano, e la casa di salute che porta il nome Clínica Autónoma 26 de octubre “Compañero Subcomandante Insurgente Pedro”.

Grazie, compagni e compagne della Sexta in Messico.

Grazie, compagni e compagne della Sexta Internazionale nel mondo.

Grazie alle organizzazioni solidali che hanno dato il loro appoggio economico.

Grazie alle persone nobili e buone per il loro sostegno e la loro solidarietà.

Grazie a tutti e a tutte.

La Realidad, Chiapas, Messico. Caracol I “Madre de los caracoles. Mar de nuestros sueños”. 1° marzo 2015.
Molte grazie.

FOTO, CIARLE, CRAMPI E RIFERIMENTI NON SCIENTIFICI a cura de Los Tercios Compas.

SEZIONE ” DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:

Magari, non so, è una supposizione, sarebbe più utile che cercaste di convincere i milioni che vanno a votare, che lo facciano per voi. Invece di attaccare chi o non voterà o annullerà il voto o quel che sia. Perché risponendo allo scetticismo con argomenti tipo “peñabots“* (*dal cognome del presidente messicano e dal suffisso di robot: spammer che si dedicano a rendere di tendenza gli argomenti a lui favorevoli nelle reti sociali, usando molteplici utenze… ovvero robottini al suo servizio, N.d.T.), “va’ a farti la tua torta e la tua Frutsi“, “non votare è votare per il pri” e consimili, oltre al fatto che sono gli stessi argomenti usati da quelli del PAN e del PRD, e poi, insomma, come dirvi? mh… ok, il più dolcemente possibile: il livello di argomentazione è spia del livello di intelligenza e proprietà di linguaggio. O non sarà che state gia vedendo che non ce la farete e cercate già chi incolpare? Andiamo! Animo! Ci sono già condizioni, registro, ambiente, mezzi, leader, struttura, tribune, candidato per il 2018, il 2024, il 2030, e così via! Oh, oh, mancano idee? Immaginazione? Vergogna? Una politica di alleanze intelligente? Nessun problema, “Quod natura non dat, INE non præstat” (dal latino “quel che la natura non dà, l’INE* (*Istituto Nazionale Elettorale del Messico, N.d.T.) non lo concede”). Ma andiamo, resta sempre l’opzione di fare un altro parti… oh, oh, lì sta alzando la mano il cittadino Card__!

⁃ – Pst, pst. Aveste messo Deepak Chopra* (*saggista new-age indiano, N.d.T.) in un plurinominale o nella conduzione strategica di scienza e cultura nel partito! Vi avrebbe sorpreso la quantità di persone di cultura che avrebbe lasciato da parte il suo scetticismo e sarebbe andata a votare. Mh… Sebbene, è ovvio, stavolta contro.

⁃ – Ragioni per NON prendere twitter come fonte di conoscenza: leggendo sul tema su twitter si giunge alla conclusione: islamofobia = avversione per le isole.* (*gioco di parole tra Islam e “isla”, isola, N.d.T.).

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2015/03/05/gracias-i/

(continua…)

Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano

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moiIn Bacheca

Il Concierge.

 ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO

Marzo 2015

Alba nella realtà.

Proprio qui, come al solito: guardare e ascoltare. La fessura nel muro è appena visibile dall’esterno. Dalla parte nostra si espande con la tenacia.

Nelle aule e nelle capanne delle migliaia di famiglie zapatiste che hanno accolto, ospitato, nutrito e si sono prese cura di otroas, uomini, donne e bambini dei 5 continenti, ancora riecheggiano le valutazioni espresse dai maestr@ e votanes dopo che ve ne siete andati.

Alcune valutazioni sono state dure, è vero, ma probabilmente non importano a chi sosteneva di essere stato toccato dall’esperienza e poi ha proseguito con la sua vita come se nulla fosse, evitando di guardarsi allo specchio o modificando lo sguardo a proprio capriccio. Nonostante questo, secondo quello che ho sentito, ci sono stati alcuni, pochi, che sono stati valutati “abbastanza bene.”

Abbastanza bene”, è come le/i compagni definiscono qualcosa che va bene ma senza esagerare. “Come stai? Abbastanza bene”, così ci salutiamo.

Intanto il tempo procede, proprio come noi, senza clamore, così, come le ombre…

Ed il compa Galeano, che illuminava con le sue parole queste aule, case, scuole, ora cadute e silenziose, assassinato.

Poi è arrivato l’abbraccio collettivo e sincero dei nostri compagni della Sexta.

I colori distinti e differenti che ci hanno aiutato a dipingere la morte in un altro modo, la notte frizzante, la pioggia che scende, mentre un gatto-cane ulula-miagola invitando la luce ad alleviare l’ombra.

E noi, a prenderci gioco della morte, ad ingannarla con carte segnate, con nomi.

Qui, la morte perde. Come centinaia di anni fa, come sempre.

No, non come sempre. Ora col compa fatto numero 6, unendosi contro la fottuta morte.

Ed il 6, travolgente nella sua ostinazione senza precedenti: non siete soli, basta, non più, mai più.

E poi, tornare a costruire quanto è stato distrutto.

E poi arrivano i popoli maestri, originari, e ci nutrono con le loro parole, le loro sofferenze, le loro ribellioni, le loro resistenze.

Nel nord la tribù yaqui è di nuovo aggredita e la dignità imprigionata, come se dietro le sbarre si potesse rinchiudere la terra.

Ed il sistema, il fottuto sistema capitalista che dipinge di orrore la storia. Come fa sempre.

Ma abbiamo imparato presto che “Ayotzinapa” non vuol dire solo terrore, e che l’ingiustizia ha molti nomi in molti tempi in tutte le geografie.

“Ayotzinapa” significa anche la dignità più semplice, cioè, la più potente. I famigliari dei 46 che rifiutano di bersi le menzogne, rifiutano le tangenti, resistono all’oblio che, minaccioso, morde ad ogni giro di calendario.

La dignità che fa girare la ruota della nostra storia. Quella che non merita biografie, studi, riconoscimenti, omaggi, musei. La dignità del basso, così anacronistica per chi sta sopra. Così incomprensibile. Così persistente. Tanto minacciata.

E guardandoli, ci guardiamo. Ed ascoltandoli, ci ascoltiamo. E sono sincere le parole delle nostre cape e capi quando li hanno abbracciati dicendo “il vostro dolore è il nostro dolore, è nostra anche la vostra degna rabbia”.

E quando la resistenza e la ribellione sono convocate in calendario e geografia, noi siamo appena dietro di loro, senza clamore, facendo in modo che siano le famiglie a salire sul palco, che alimentino altri cuori con il loro dolore, che i loro cuori crescano ascoltando altre parole. Siamo appena dietro di loro, sì, con un quaderno ed una penna. A guardare, ascoltare, conoscere, ammirare.

E là sopra le gare del “marciadromo“, la disputa per il palco, le reti sociali, i vetri rotti, le buone e le cattive maniere, la mobilitazione trasformata in una pagina di costume; e qui sotto il silenzioso ponte di sguardi.

Là sopra a fare calcoli di quanto si può vincere con il movimento; e qui sotto a chiedere “dov’è la verità?”, “a quando la giustizia?”.

Là sopra la presunta radicalità che promette di guidare la nuova R-I-V-O-L-U-Z-I-O-N-E (che in realtà è molto vecchia), che programma attività alle quali non parteciperà (l’assalto al palazzo d’inverno non si fa in periodo di vacanza) ed i famigliari soli, assiderati di freddo e di rabbia.

E sotto una mano anonima che lascia qualcosa per il freddo, la pioggia, la rabbia. Un caffè caldo, pane per placare lo stomaco, un telo di plastica per la pioggia, qualcosa per i piedi bagnati. Ed un sussurro che dice “quando tutti se ne andranno, non resterà nessuno”.

Là fuori e sopra le coscienze belle denunciano il cattivo comportamento. Le prefetture disciplinari installate nei media e reti sociali. La polizia senza uniforme ma con tribuna e seguaci (si dice “followers”).

Là sopra il Potere con i suoi usi e costumi: le penne mercenarie, le calunnie, le bugie, l’assoggettamento mediatico e giudiziario. La morte moltiplicata: si ammazza la vita, si ammazza la memoria, si ammazza la verità, si ammazza la giustizia: “la colpa è dei padri che li hanno fatti studiare invece di mandarli a lavorare”.

Là sopra i modi della moda attuale: le elezioni, le candidature, le “opzioni”. E il denominatore comune: il profondo disprezzo per la ragione, la gente, la storia, la realtà.

Là sopra sanno di non sapere quello che bisogna sapere: che la catastrofe avanza. Ma credono che se non la nominano, sparirà. Parlano del tempo, della macchina mediatica, degli aggiustamenti interni, della stagione elettorale, della registrazione, del credito, degli investimenti stranieri, della Spagna, della Grecia. Tutto si sistemerà, non vi preoccupate. Inoltre, se rivelassero la tempesta, rivelerebbero anche la loro responsabilità… e la loro inutilità.

Ma, no.

In una lettera al fratello riluttante, qualcuno si lascia scappare: “qui pensiamo che tutto peggiorerà per tutti e dappertutto”.

-*-

Mentre qui in basso, nella realtà si conosce la verità. Non c’è giustizia.

Con attenzione, in modo da non spezzare la memoria, ad un lato si sistema quanto è stato distrutto. Non per dimenticare, ma per costruirci sopra un altro edificio. “Un altro migliore” dicono qui.

L’andare e venire di persone e materiali, la pioggia ed il sole, il freddo ed il caldo, la fame, la stanchezza, la malattia.

E poi il putiferio quando arriva l’annuncio “copritevi che scattiamo qualche foto affinché là fuori sappiano che qui siamo di parola”.

E quello che non aveva né paliacate né passamontagna che si mette in testa la t-shirt con solo uno spiraglio per gli occhi. E qualcuno che scherza: “porca puttana, perfino qui ci sono gli infiltrati”.

E ridono. Ma non si vede che ridono. Li sento ridere, ma la foto non ha l’audio e si vede solo che hanno il volto coperto, la pala, il martello, la sega, la carriola, il miscelatore, e dietro lo scheletro di una casa o di una balena, vai a sapere.

Più tardi l’edificio ha già i suoi buchi, ma non è molto chiaro e qualcuno deve spiegare “questo buco è una porta, questo sarà una finestra”.

Ma quello per cui davvero si soffre e si suda sono i conti. “Perché l’informazione deve essere precisa, che non si pensi che i soldi vadano in alcool e stronzate”. E i conti non tornano, così bisogna rifarli e far quadrare le entrate e le uscite e poi quello che resta.

Ed i contras della fottuta CIOAC-Storica e Assassina che mandano le loro spie. Ma la delusione: “non si stancano” dicono; “hanno già tirato su le pareti”, ripetono; “stanno già facendo il secondo piano”, si scandalizzano; “Non si fermano”, dicono rassegnati.

E poi vedo che non è più lo scheletro di una casa né di una balena. Si vedono chiaramente i suoi occhi, le sue bocche, le sue porte, le sue finestre.

E poi dipingono i murales. Qualcuno dice “sarebbe bello se i cavalli fossero così”. E ridono. Perfino la Selena ride, che tra poco si sposerà.

Mi avvicino per vedere che cos’è tutto questo chiasso. Stanno fissando una data per l’inaugurazione. Si fanno seri perché il lavoro non sarà concluso nella data di cui si è discusso. E poi ridono ancora.

Poi, come al solito, piove mentre si balla, dopo l’inaugurazione. E nonostante il fango continuano a ballare. Perché alla Realidad non si fa festa perché c’è una scuola ed una clinica, ma perché ci sono compagni nella realtà. Il ballo è il motivo per cui il terreno è pianeggiante.

Da un’altra parte c’è una riunione.

Ed ho sentito chiaramente cosa hanno detto le capi ed i capi: “siamo d’accordo”.

E chiamano il concierge, che sono io. E mi chiedono il resoconto di quanto visto e sentito.

Io dico: “beh, non sempre si riesce a sentire tutto o vedere tutto bene, dipende”. Silenzio. Sanno che questa non è ancora la risposta, questo è il nostro modi di esprimerci, ci giriamo intorno fino a che arriviamo al punto.

Quindi, gira che ti rigira, lo dico. Non molto, non poco. Il necessario.

Ascoltano in silenzio. Poi parlano. Uno dice: “questo è davvero quello che vediamo da dove vengo”. “Lo stesso qui”, dice un’altra. Altri assentono. Altre parole.

In realtà non hanno chiesto per sapere, ma per confermare.

Uscendo, qualcuno mi ferma e mi dice: “questo è quello che succede da 500 anni. Ma quello che dobbiamo imparare è la fottuta algebra”.

La riunione prosegue.

Io al freddo. A lanciare moccoli, ma facendo attenzione a non farmi sentire. Soprattutto dal gatto-cane. Quando mi accorgo che è lì, è troppo tardi. Ma la storia che mi racconta dovrà aspettare, perché ora la direzione sta mettendo calendari e geografie nella sue parole.

E’ l’alba quando arriva il SubMoy che mi consegna un foglio.

Tutto in una volta?”, chiedo.

Sì”, dice, ed aggiunge: “e scrivi che poi seguiranno altre informazioni. Questo perché chi è coinvolto cominci a farsi un’idea”.

Poi mi dà dei pennelli. Sto per chiedergli, terrorizzato, se è con questi che devo spazzare, quando mi dice: “sono per la crepa nel muro”.

Dopo un attimo chiedo “e la pittura?”.

“Oh“, dice il SupMoy già sull’uscio della capanna, “la vernice la porteranno i visitatori”.

Quindi sono andato alla bacheca degli avvisi ed ho scritto tutto d’un fiato. Ecco fatto.

(…)

Oh! Voi non potete vedere la nostra bacheca. Ok, ok, ok, eccola qui. Dice:

AVVISO ALLA SEXTA.., va bene, ok, ok, ok, A TUTT@:

Appuntatelo sui vostri calendari e guardatelo nelle vostre geografie:

– Parole varie sul pensiero critico, iniziando con la relazione sulla conclusione e inaugurazione della Scuola-Clinica alla Realidad zapatista. Data: a partire dal 5 marzo 2015, anniversario della scomparsa del compagno Luis Villoro Toranzo. Luogo: ovunque siate.

– Omaggio che era stato sospeso al compa Luis Villoro Toranzo ed Omaggio al compa Galeano nel primo anniversario della sua morte. Data: 2 maggio 2015. Luogo: Caracol di Oventik. Invitati speciali: famigliari di don Luis Villoro Toranzo, famigliari Degli assenti di Ayotzinapa, e la Sexta.

– Inizio del Seminario “Il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista”. Data: dal 3 al 9 maggio 2015. Luogo: inizio nel Caracol di Oventik e proseguimento al CIDECI di San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Participano: famigliari Degli assenti di Ayotzinapa, teste pensanti critiche nazionali e internazionali, e l’EZLN. Invitata speciale: la Sexta.

– Da Luglio a Dicembre 2015. Seminario Mondiale decentralizzato, diverso, simultaneo, selettivo, di massa, eccetera: “Il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista”. Luogo: Pianeta Terra. Partecipano: La Sexta ed altr@.

– Escuelita Secondo Livello (solo per chi ha passato il primo grado). Data: 31 luglio, 1 e 2 agosto 2015. Luogo: sarà definito in seguito. Partecipanti: solo chi riceverà l’invito al secondo livello e superi l’esame di ammissione. Seguiranno ulteriori informazioni.

– Festa dei Caracol: Data: 8 e 9 agosto 2015. Luogo: i 5 caracol zapatisti.

– Escuelita Terzo Livello (solo per chi ha passato il secondo grado). Data: Novembre-Dicembre 2015. Date: da precisare. Luogo: da precisare.

Ecco qua. E come diciamo da queste parti: “seguiranno ulteriori informazioni”.

Da questa parte della crepa nel muro della scuola.
SupGaleano
Concierge fino a nuovo ordine.
Messico, marzo 2015

 

SEZIONE “DEL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:

– Ha ragione il sicario patentato, Mario Fabio Beltrones Rivera, quando dice che (la candidatura di) “Carmen Salinas non impoverisce la classe politica”. Vero, la sintetizza meglio di qualsiasi altra analisi: Carmen Salinas è la rappresentazione vivente dello stile di tutta la classe politica messicana.

– Le differenze tra le proposte dei diversi partiti politici equivalgono a quelle che ci sono tra la pomata di grasso di tigre e l’aromaterapia. Sono ugualmente inutili, ma una è progressista e dà maggior prestigio intellettuale. Perfino nell’esoterismo esistono le classi, mio caro.

(continua…)

Testo originale

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

 

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desplazados

Bambini, donne e uomini tojolabal sono ancora sfollati in Chiapas ed il governo di Velasco non fa nulla per risolvere il problema

Pubblicato da: POZOL COLECTIVO 2 marzo 2015

Chiapas, Messico. 2 marzo. 17 famiglie del villaggio Primero de Agosto del municipio di Las Margaritas, composte da 12 bambini, un neonato, 20 donne e 25 uomini contadini di etnia tojolabal, sono ancora sfollati dal 23 febbraio scorso, quando sono stati cacciati violentemente dalle loro case da ejidatarios di Miguel Hidalgo, appartenenti all’organizzazione Central Independiente Obrera Agrícola Campesina Histórica (CIOAC-Histórica), che erano muniti di armi di grosso calibro, bastoni e machete, senza che fino ad ora il governo dello stato abbia fatto qualcosa per risolvere la loro situazione.

“Viviamo in pessime condizioni alimentari ed i bambini si stanno ammalando”, denunciano gli indigeni tojolabal, che ora sono accampati sul tratto di strada Nuevo Momón-Monte Cristo Viejo, Municipio di Las Margaritas, Chiapas. “Rivolgiamo un appello alla solidarietà per ricevere aiuti”, il loro appello è rivolto alla comunità nazionale ed internazionale.

Gli abitanti di Primero de Agosto, denunciano che i responsabili dello sgombero sono Reynaldo López Pérez (Commissario Ejidale dell’ejido Miguel Hidalgo, municipio de Las Margaritas), Antonio Méndez Pérez (Agente Municipale dell’ejido Miguel Hidalgo), Enrique Méndez Méndez, Javier López Pérez, Bernardo Román Méndez, Adolfo Pérez López, Fernando Méndez López e Aureliano Méndez Jiménez, Domingo Méndez Méndez e Carmelino López Pérez, dello stesso ejido.

Gli indigeni della zona selva di confine del Chiapas chiedono al governo federale, statale e municipale di tornare al più presto nel loro villaggio Primero de Agosto. “Chiediamo che sia fatta giustizia nei confronti dei responsabili, garanzie per la nostra integrità ed il risarcimento dei danni”.

Secondo le informazioni diffuse dal Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), il 22 gennaio 2015 il governatore Manuel Velasco Coello e le diverse autorità erano stati informati delle minacce ricevute per iscritto di un imminente sgombero da parte delle autorità dell’Ejido Miguel Hidalgo contro gli abitanti di Primero de Agosto, nelle quali si poneva un termine per abbandonare le terre.

Il Frayba ha reso noto che dopo diverse riunioni, il 28 gennaio il governo del Chiapas informò per iscritto, con protocollo della SG. SSORF/000123.004/131/017/15, firmato da Jesús Esquinca Meza, Sottosegretario di Governo Regione XV, Meseta Comiteca Tojolabal, che l’ente “Non è in grado di trovare una soluzione al conflitto data la complessità del caso”, secondo le sue parole, ed in maniera unilaterale dà per chiusa la via del dialogo e riferisce che “la problematica è stata sottoposta all’attenzione delle Segreterie di Governo”. http://www.pozol.org/?p=10341

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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