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Archive for settembre 2010

Copala distrutta.

La distruzione di Copala

Hermann Bellinghausen

Il municipio autonomo indigeno di San Juan Copala, stabilito tre anni fa nel cuore storico della regione triqui, senza diritti municipali da più di 60 anni, è stato finalmente distrutto a ferro e fuoco dai paramilitari, anche triquis, che hanno agito impunemente fino all’ultimo minuto. La complicità dei governi statale e federale è stata assoluta. E determinante da 10 mesi, quando la comunità è stata assediata da gruppi armati che hanno assassinato e ferito molte persone pacifiche. Tutto è precipitato il 13 settembre, quando i paramilitari hanno preso Copala e sparato contro la popolazione, fino a che il giorno 23 i sopravvissuti sono fuggiti, alcuni su carri funebri (l’unica cosa indovinata dal governo che li ha mandati per rimuovere i cadaveri).

Poteva andare peggio. Gli aggressori avevano annunciato un massacro. In ogni modo, è grande il numero degli assassinati nello smantellamento dell’unica autonomia indigena tentata oggi a Oaxaca, a 14 anni dagli Accordi di San Andrés. Molti di più sono i feriti, e gli sfollati, intere famiglie.

Le quotidiane ed angosciate denunce non hanno impedito la conclusione, benché il problema persista. Resta la consolazione di supporre che si è impedito il massacro. L’operativo contro il municipio autonomo fondato nel 2007 è da addebitare alla Unión de Bienestar Social para la Región Triqui (Ubisort), gruppo priista che come tale non esiste più nell’area, ma che guidato da Juxtlahuaca e Oaxaca da Rufino Juárez e dallo stesso governo statale, si è operato nell’annichilimento. Il governatore Ulises Ruiz aveva detto che non avrebbe permesso nessuna autonomia nello stato. Gli è costato poco, non ha dovuto mandare nemmeno i suoi poliziotti. Ora nega che ci siano dei morti (La Jornada, 26/09/10).

Ubisort possiede una milizia meglio armata della polizia, e con addestramento militare. È responsabile dell’imboscata nella quale sono morti mesi fa l’attivista Beatriz Cariño e l’internazionalista finlandese Jiri Jaakkola. Ed anche di molte altre morti, stupri, feriti ed esiliati. Come si sa, tanto gli assassini come i loro capi restano impuniti e sono, ai fini pratici, figure istituzionali.

In maniera reiterata è stata anche denunciata la partecipazione nell’escalation paramilitare di membri armati del Movimiento de Unificación y Lucha Triqui (MULT), del quale il municipio autonomo di Copala è una scissione, come MULT Indipendiente. Dalle file del MULT sono uscite versioni secondo cui nessuno dei suoi ha partecipato alla violenza, accusando dei fatti il MULTI per aver insistito in un’autonomia “minoritaria”. Ovvero, come d’abitudine, i morti indigeni sono colpevoli di essere morti.

Tuttavia, Timoteo Alejandro (fondatore del MULTI) e sua moglie Cleriberta, così come Antonio Ramírez López, “leader morale” degli autonomi, sono caduti in condizioni e circostanze che puntano non allaUbisort, ma al molto verticale MULT, che avrebbe “punito” il loro “tradimento”. Gli assassini di Ramírez López sono assolutamente identificati, a Yerbasanta, località a maggioranza MULT, dove è avvenuta l’imboscata che gli è costata la vita.

Questa organizzazione proviene dall’esemplare resistenza dei migliori spiriti triquis degli anni ’80 del secolo scorso, e che durante gli anni seguenti subì la perdita dei suoi principali leader, pensatori e maestri, come Paulino Martínez Delia, sacrificati dai cacicchi priisti. Nel decennio attuale, il MULT è diventato un’organizzazione filogovernativa ed elettorale, guidata dal suo consulente giuridico Heriberto Pazos, e convertita nel Partido Unidad Popular, con presenza nel congresso di Oaxaca e con legami con Ulises Ruiz, che in più di un’occasione ha dichiarato (secondo fonti attendibili) che “il MULT è l’unica organizzazione con la quale si può negoziare”. Piuttosto, gli deve la sua ristretta “vittoria” elettorale nel 2004, quando il PRI si è imposto in maniera fraudolenta.

Non si possono nemmeno ignorare i “ringraziamenti” scritti di Ubisort al MULT in diverse occasioni, per esempio quando nel 2009 “impedì” ad una carovana proveniente da Atenco di arrivare a Copala. Il MULT si dichiara facente parte della APPO, del Congresso Nazionale Indigeno e, nonostante la sua attività elettorale, dell’Altra Campagna; tutti spazi in cui si colloca anche il MULTI.

Il conflitto triqui è vecchio e complesso. Ed è sospetta la persecuzione a morte contro l’autonomia di Copala, nel centro tradizionale di questo popolo storicamente diffamato e negato. Di sicuro, sono state documentate importanti prospezioni di multinazionali minerarie nella regione. È ora che il MULT, sommerso da accuse e diffamazioni, consideri il suo operato nella violenza contro gli autonomi. Certamente esistono contraddizioni al suo interno, ma non può eludere le sue responsabilità di fronte all’indispensabile ed urgente riconciliazione di tutti i triquis (compresa la sua immensa diaspora) per difendere insieme la loro vita come l’ammirabile popolo indigeno che sono sempre stati. http://www.jornada.unam.mx/2010/09/27/index.php?section=opinion&article=a14a1cul

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Nuovo omicidio.

La Jornada – Domenica 19 settembre 2010

Denunciato l’omicidio di un altro abitante di San Juan Copala mentre cercava di fuggire dall’assedio. Ucciso davanti alla chiesa; si cerca di recuperare il corpo.

Octavio Vélez e Agustín Galo. Corrispondenti. Oaxaca, Oax., 18settembre. Un altro simpatizzante del Movimento di Unificazione e Lotta Triqui Indipendente (MULTI) è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco da presunti paramilitari dell’Unione di Benessere Sociale della Regione Triqui (Ubisort) e del Movimento di Unificazione e Lotta Triqui (MULT), mentre cercava di uscire dal municipio autonomo di San Juan Copala.

Il corpo di David García Ramírez, di 26 anni, è rimasto a terra nell’atrio della chiesa, ha informato Jorge Albino Ortiz, coordinatore dei diritti umani dell’autorità indipendente.

Il funzionario ha chiesto l’intervento della Segreteria di Governo e dell’Esercito per evitare un massacro, poiché gruppi oppositori pretendono che i membri del MULTI “abbandonino il municipio e vadano a vivere nello zócalo di Oaxaca o di Città del Messico. Questo è quello che stiamo affrontando ora.”

David García è stato assassinato proprio perchè tentava di uscire dal municipio: “E’ uscito dalla presidenza municipale con l’intenzione di rompere l’assedio, ma è stato sorpreso nella piazza della chiesa dove è morto.”

Jorge Albino Ortiz accusa Ubisort e MULT della morte di David García e delle aggressioni contro María Rosa Francisco, di 35 anni; María Rosa López di 49 e Margarita Macaria Martínez Merino di 85, che sono state recuperate dalla polizia statale e trasportate all’Ospedale Rurale dell’Istituto Messicano della Previdenza Sciale di Santiago Juxtlahuaca.

La procuratrice di Giustizia dello stato, María de la Luz Candelaria Chiñas, ha informato che le tre donne sono fuori pericolo e che elementi della corporazione statale hanno avviato le indagini sulla morte di David García, il cui corpo si sta cercando di recuperare per portarlo al municipio di Santiago Juxtlahuaca.

Joaquín Rodríguez Palacios, sottosegretario generale di Governo, ha annunciato che elementi della Polizia Statale Preventiva e dell’Agenzia Statale di Investigazione stanno preparando un operativo per entrare a San Juan Copala, al fine di “mettere ordine” e fermare gli uomini armati e “restituire la tranquillità e la pace” alla popolazione.

“Non è possibile che il governo sia solo uno spettatore e si limiti a guardare la gente che si ammazza”, ha dichiarato.

Rodríguez Palacios ha detto che la polizia non è entrata in quel villaggio triqui su espressa richiesta delle organizzazioni stesse, Ubisort, MULT e MULTI.

Heriberto Pazos Ortiz, presidente del Consiglio Politico Comunitario del MULT, ha dichiarato che la decisione dell’amministrazione statale di inviare la polizia a San Juan Copala “è assolutamente sbagliata”; si trasformerà “in un atto di repressione e non in un’azione di governabilità.”

Il dirigente ha affermato che il MULT non rimarrà in silenzio né permetterà l’aggressione alla nazione triqui, perché “la violenza dello stato o delle istituzioni causa sempre danni.

“Il governo si sbaglia sull’uso della forza; dovrebbe avere operatori politici che conoscano e capiscano la problematica per costruire il cammino verso la pace”, ha aggiunto.

Ha negato che il MULT abbia qualche accordo con Ubisort per aggredire i simpatizzanti del MULTI insediati nel municipio di San Juan Copala. “Non staremo mai al fianco dei priisti perché la nostra lotta è stata sempre contro il PRI-governo”, ha sottolineato.

Anche Rufino Juárez Hernández, dirigente della Ubisort, si oppone all’incursione della polizia perché “per prima cosa si deve giungere ad accordi” per evitare “un bagno di sangue”. Tuttavia, ha negato che nella sua organizzazione ci siano paramilitari e che siano i responsabili del nuovo omicidio e del recente attacco contro tre donne a San Juan Copala.

Appello per la pace

Il vescovo emerito di Tehuantepec, Arturo Lona Reyes, ed il coordinatore della Commissione Diocesana di Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Antequera-Oaxaca, Romualdo Wilfrido Francisco Mayrén, hanno invitato MULT e MULTI “ad iniziare una nuova tappa della loro storia” ed a pronunciarsi immediatamente a favore di un piano di distensione che permetta di sviluppare un processo di soluzione pacifica delle loro divergenze.

Invitano entrambe le organizzazioni a nominare cinque rappresentanti per un primo incontro il prossimo lunedì nel salone pastorale della parrocchia di Santo Tomás Xochimilco, in questa città.

L’impegno consiste nel promuovere e spingere decisamente e progressivamente lo stop totale dello scontro in tutte le comunità triqui ed evitare altre violenze tra fratelli. http://www.jornada.unam.mx/2010/09/19/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Espulse 170 basi zapatiste.

La Jornada – Venerdì 10 settembre 2010

Espulse da Chilón 170 basi zapatiste

Hermann Bellinghausen

Circa 170 basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Librazione Nazionale (EZLN) sono state espulse all’alba di questo giovedì dalla comunità tzeltal San Marcos Avilés, municipio di Chilón, Chiapas. L’azione è stata perpetrata da membri di PRI, PRD e PVEM come rappresaglia per l’edificazione di una scuola autonoma nella località. La giunta di buon governo (JBG) del caracol di Oventic ha denunciato che gli aggressori, guidati da Lorenzo Ruiz Gómez e Vicente Ruiz López, “sono arrivati con machete, bastoni ed armi, sono entrati in due case ed hanno tentato di violentare due donne”. Per non rispondere alla provocazione, gli zapatisti hanno abbandonato le proprie case. “Uomini, donne e bambini ora si trovano in montagna soffrendo, fame, freddo e paura.”

La JBG riferisce che basi zapatiste di Pamalá e Guadalupe el Kaptetaj, municipio di Sitalá, hanno informato che Manuel Vázquez era stato convocato a forza da autorità e dirigenti dei partiti di San Marcos e Pamalá alla fine di agosto, che gli avevano chiesto di smantellare la scuola, e che dicono “che continueranno con altre comunità” con scuole autonome.

Secondo la JBG, l’obiettivo di quelle azioni, “favorite dai tre livelli di governo, è ostacolare l’educazione dei nostri bambini e l’avanzamento della costruzione della nostra autonomia”. Manuel Vázquez è stato vessato ed imprigionato il 21 agosto, insieme ad un altro suo compagno. Al loro rilascio, gli aguzzini hanno intimato loro di abbandonare l’organizzazione zapatista e di non informare la JBG e che gli avrebbero tolto le terre che hanno comperato più di 10 anni fa. Hanno minacciato di chiedere alla Procura Agraria “la cancellazione dei diritti agrari di 15 ejidatarios di San Marcos Avilés”. Il 24 e 25 agosto si sono impadroniti di 29 ettari con 5.850 piante di caffè, 10 ettari di milpa, fagioli, mucche, cavalli e tre case, e distrussero un campo di banani.

L’8 settembre gli invasori hanno preso il bestiame, rubato le reti di recinzione e sparato in aria. “Dicono che è il primo passo contro i nostri compagni, e che il successivo sarà sgomberarli dall’ejido e le loro mogli e figlie rimarranno per gli affiliati ai partiti e poi bruceranno le loro case.

“I malgoverni non sanno come fermare la lotta di liberazione nazionale degli zapatisti, per questo vogliono fermare il progetto di educazione autonoma”, denuncia la JBG. Ciò nonostante, avverte, “proseguiremo con l’educazione autonoma in tutto il territorio zapatista, i nostri figli e figlie non andranno più nelle scuole ufficiali perché lì non insegnano mai la verità su come vivono i popoli indigeni e tutti i poveri del Messico. I nostri compagni e compagne cacciati in queste ultime ore devono ritornare nelle loro case e chiediamo che siano rispettati”. (Comunicato completo della JBG)

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Denuncia da Oventic.

DENUNCIA DELLA JBG DI OVENTIC

9 SETTEMBRE 2010

ALL’OPINIONE PUBBLICA

ALLA STAMPA NAZIONALE ED INTERNAZIONALE

ALLA SOCIETÀ CIVILE NAZIONALE ED INTERNAZIONALE

ALLE ORGANIZZAZIONI DEI DIRITTI UMANI

AI MEDIA ALTERNATIVI

AGLI ADERENTI ALL’ALTRA CAMPAGNA

AGLI ADERENTI ALLA SESTA INTERNAZIONALI

FRATELLI E SORELLE.

LA GIUNTA DI BUON GOVERNO CORAZON CENTRICO DE LOS ZAPATISTAS DELANTE DEL MUNDO, CON SEDE IN OVENTIC, CARACOL II RESISTENCIA Y REBELDIA POR LA HUMANIDAD, ZONA ALTOS DEL CHIAPAS, INFORMIAMO E DENUNCIAMO ENERGICAMENTE GLI ATTEGGIAMENTI PREPOTENTI, AGGRESSIVI E VOLGARI DELLE PERSONE AFFILIATE AI PARTITI POLITICI E DELLE LORO AUTORITÀ DELLA COMUNITÀ DI SAN MARCOS AVILES, MUNICIPIO DI CHILON, E PAMALA MUNICIPIO DI SIT ALA.

I nostri compagni. Manuel Vásquez Álvarez della comunità di Pamala Municipio ufficiale di Citala e Pedro Cruz Gómez della comunità Guadalupe el Kaptetaj, municipio di Citala, sono venuti nei nostri uffici di Oventic per informarci che il nostro compagno Manuel Vázquez era stato citato dalle autorità dell’Ejido San Marcos Avilés, Municipio ufficiale di Chilon, e della comunità di Pamala, municipio ufficiale di Citala. Il nostro compagno Manuel si era recato a quell’appuntamento perché da subito l’avevano avvertito che se non fosse andato sarebbe venuta la polizia a prelevarlo con la forza; quando Manuel arriva nella sede dell’Ejido San Marcos Avilés, trova riunite persone affiliate al Partiti Rivoluzionario Istituzionale (PRI), Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) e al Partito Verde Ecologista del Messico, e quell’assemblea intima al compagno di risolvere il problema che è sorto nella comunità di San Marcos a causa dell’avvio del progetto di educazione autonoma.

Il nostro compagno allora risponde che l’educazione autonoma non c’è solo a San Marcos, ma in tutti i municipi autonomi dove è presente la nostra organizzazione zapatista, ed è allora che molti dei presenti hanno iniziato ad insultare volgarmente i nostri compagni, l’organizzazione zapatista e le sue autorità autonome, e poi gli hanno detto di firmare un documento dove si dice che deve abbandonare l’organizzazione zapatista, che deve distruggere la scuola appena costruita dalle nostre basi di appoggio nell’ejido San Marcos per l’educazione dei loro figli e che si deve proibire obbligatoriamente l’educazione autonoma.

Il nostro compagno ha dunque risposto che non avrebbe firmato nessun documento, che era suo diritto stare nell’organizzazione e che non l’avrebbe lasciata su nessuna pressione di alcuno. Allora hanno cominciato ad interrogarlo per obbligarlo a dire chi sono i dirigenti dell’organizzazione; il nostro compagno ha risposto che non avrebbe tradito i suoi compagni e la sua organizzazione, e per tutta risposta ha ricevuto nuove minacce di portarlo dal Pubblico Ministero ed alle 12:15 della notte del 21 agosto è stato rinchiuso nella prigione della comunità, da dove, a intervalli di tempo, lo tiravano fuori per costringerlo a firmare il documento. Un compagno della comunità Guadalupe el Kaptetaj si è recato sul posto per vedere che cosa stava succedendo al compagno Manuel ed è stato immediatamente messi in prigione. Questo compagno si chiama Pedro Cruz Gómez, al quale hanno tolto le scarpe, la cintura e poi nella tasca dei pantaloni gli hanno infilato un coltello per accusarlo di essere un assassino.

Il compagno Manuel si è rifiutato per nove volte di firmare il documento ed allora gli hanno detto che doveva pagare 5000 pesos di multa per uscire di prigione. I compagni hanno risposto che non avrebbero pagato nessuna cifra perché nulla devono e non ricevono nessun aiuto dal malgoverno.

Poi i nostri compagni sono stati rilasciati senza pagare la multa ma ricevendo minacce, offese e insulti e l’intimidazione di abbandonare l’organizzazione zapatista e non informare la Giunta di Buon Governo, e che gli avrebbero tolto 23 ettari di terreno che i nostri compagni hanno comperato e dove stanno lavorando da più di 10 anni.

Hanno detto ai nostri compagni che sarebbe uscita una commissione per chiedere alla Procura Agraria la cancellazione dei diritti agrari dei 15 compagni ejidatarios della comunità di San Marcos Avilés, questo con l’obiettivo di sgomberarli ed espellerli dalla comunità e se non se ne andranno con le buone maniere, hanno detto che lo faranno in maniera violenta. Queste autorità hanno mantenuto la promessa di togliere le terre dei nostri compagni, perché il 24 e 25 agosto del presente anno, autorità e persone affiliate ai diversi partiti politici, hanno sottratto 29 ettari di terra che i nostri compagni basi di appoggio hanno comperato più di 10 anni fa, in diversi lotti dentro l’ejido stesso, dove ogni famiglia dei compagni venuti a vivere e lavorare qui coltivano: 5.850 piante di caffè, 10 ettari di milpa, piantagioni di fagioli, 7 capi di bestiame, 6 cavalli, 3 abitazioni,  tutto appartenente ai nostri compagni basi di appoggio.

In questo momento le terre dei nostri compagni e compagne basi di appoggio sono occupate dalle persone dei partiti e stanno lavorando nelle piantagioni di caffè e nelle milpas dei nostri compagni ed hanno già distrutto 1 ettaro di bananeto che avevano seminato i compagni.

Il giorno 22 agosto si sono sentiti diversi spari in aria esplosi per intimorire i nostri compagni ed anche di notte si riuniscono per studiare i loro piani e poi distribuirsi in gruppi in diversi punti della comunità, e portano machete, bastoni, alcuni armi da fuoco.

Il giorno 8 settembre gli invasori hanno preso i sette capi di bestiame e sicuramente sono andati a venderli da qualche posto, nello stesso giorno hanno rubato le reti di recinzione e si sono sentiti molti spari.

I partiti politici dicono che è il primo passo contro i nostri compagni e che il successivo sarà sgomberare gli uomini e le donne e le bambine resteranno per loro e poi bruceranno le case dei nostri compagni.

Di fronte a questa situazione di aggressione e minaccia, la giunta di buon governo di questa zona Altos del Chiapas, abbiamo mandato una lettera alle autorità ed agli abitanti dell’ejido per dire loro in buona maniera di non molestare né aggredire i nostri compagni basi di appoggio e di rispettare le loro proprietà, perché sono anche loro abitanti dello stesso ejido ed hanno gli stessi diritti di tutti. I terreni che hanno i compagni li hanno comperati ed hanno i documenti che lo prova, per questo hanno il diritto di reclamare quello che è loro e non chiedono altro terreno, ma solo quello che è loro.

Purtroppo, la risposta delle autorità dell’ejido e del municipio alla nostra lettera sono stati insulti e minacce contro i nostri compagni, ed è quindi chiaro che questa gente non sente ragione.

Ma il giorno 9 settembre alle ore 2:00 del mattino hanno raggiunto il loro obiettivo di sgomberare i nostri compagni e compagne; 30 persone dei partiti politici guidate da Lorenzo Ruiz Gómez e Vicente Ruiz López, sono arrivati con modi aggressivi e violenti armati di machete, bastoni ed altri con armi da fuoco, sono entrati in due case ed hanno tentato di violentare due donne. Per non rispondere alla provocazione ed alla violenza degli aggressori, i nostri compagni e compagne sono scappati di casa abbandonando i loro beni, sono 170 persone tra uomini, donne e bambini che ora sono in montagna al freddo, a patire la fame e con la paura per l’aggressione subita.

I dirigenti dei partiti dicono che quando avranno sgomberato le basi zapatiste da San Marcos, continueranno con altre comunità dove ci sono le scuole autonome.

Come Giunta di Buon Governo è nostro dovere ed obbligo denunciare all’opinione pubblica tutte le aggressioni, persecuzioni e provocazioni delle persone affiliate ai diversi partiti politici, appoggiati, addestrati e pagati dai malgoverni municipali, Statale e federale, che sono gli autori intellettuali delle violazioni dei diritti umani.

Non resteremo in silenzio di fronte a qualsiasi minaccia ed aggressione contro i nostri compagni, non permetteremo che i malgoverni, attraverso persone dei loro partiti, continuino a minacciarci per sottometterci ai loro capricci, perché l’obiettivo di queste violenze ed aggressioni dei tre livelli di governo attraverso i partiti, è farci cadere nelle loro provocazioni, ostacolare l’educazione dei nostri bambini e l’avanzamento della nostra lotta per la costruzione della nostra autonomia.

Perché i malgoverni non sanno come fermare la lotta di liberazione nazionale degli zapatisti, per questo vogliono fermare l’educazione autonoma trasformandola in un problema, perché vogliono continuare a controllarci con la loro educazione ufficiale che non serve ai popoli ma è solo al servizio dei ricchi.

Di fronte all’opinione pubblica dichiariamo che proseguiremo con l’educazione autonoma in tutto il territorio zapatista, i nostri figli e figlie non andranno più nelle scuole ufficiali perché lì non insegnano mai la verità su come vivono i popoli indigeni e tutti i poveri del Messico, e se i livelli di governo non prendono questo in seria considerazione è per coprire la loro vergogna.

I nostri compagni e compagne cacciati in queste ultime ore devono ritornare nelle loro case e chiediamo che siano rispettati dalla gente dei partiti e dei tre livelli di governo. Esigiamo che siano loro restituiti immediatamente i loro beni che gli sono stati sottratti e che sia rispettato il loro diritto di lavorare la terra come ejidatarios, il loro diritto all’educazione dei figli ed il loro diritto di vivere sulla propria terra.

Se non si rispettano i loro diritti e non si risolve questo problema con le buone maniere, i responsabili diretti sono i 3 livelli di governo e qui si dimostra ancora una volta che è solo una bugia quando parlano di diritti, di rispetto, che i problemi tra i popoli si risolvono con il dialogo e con la ragione.

Chiediamo alla società civile nazionale ed internazionale di seguire con attenzione quello che può succedere ai nostri compagni e compagne dell’ejido San Marcos Avilés municipio ufficiale di Chilon, Chiapas.

Per il momento è tutto quello che abbiamo da dire e continueremo a denunciare quello che accadrà contro le nostre basi di appoggio.

Distintamente

LA JUNTA DE BUEN GOBIERNO CORAZÓN CÉNTRICO DE LOS ZAPATISTAS DELANTE DEL MUNDO, ZONA ALTOS DE CHIAPAS

Samuel Velásco Sánchez

Sonia Ruiz Ruiz

Flor López Pérez

CARACOL: RESISTENClA Y REBELDíA POR LA HUMANIDAD· TA TZIKEL VOCOLIL XCHIUC JTOYBAIL SVENT A SLEKILAL SJUNUL BALUMIL SAN ANDRÉS SAKAMCH’EN DE LOS POBRES SAN JUAN DE LA LIBERTAD SANPEDRO POLHÓ SANTA CATARINA MAGDALENA DE LA PAZ 16 DE FEBRERO SAN JUAN APóSTOL CANCUC

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Resistenza contro le tasse.

La Jornada – Domenica 5 settembre 2010

Le comunità zapatiste si oppongono alle “alte tariffe” dell’energia elettrica (CFE)

Dicono che pagheranno i debiti quando saranno rispettati gli Accordi di San Andrés

Hermann Bellinghausen

Le comunità appartenenti alla Organización Frente Popular Campesino Lucio Cabañas (OFPCLC), aderente all’Altra Campagna dell’EZLN, hanno dichiarato di mantenersi in resistenza contro le “alte tariffe” applicate dalla Comisión Federal de Electricidad (CFE) e che non pagheranno nemmeno l’acqua né le tasse su case e terreni.

Il fronte Lucio Cabañas dichiara: “Non stiamo bloccando le strade né occupando presidenze municipali, (ma) non accettiamo briciole in cambio della nostra lotta. Non vogliamo beni personali, ma quello che il popolo chiede”. I funzionari “solo ci ingannano coi loro progetti di distribuzione di polli e alimentari scaduti”, sostiene. I suoi “principi politici” consistono nel non negoziare con la CFE né col governo, “e non pagare l’elettricità fino a che non saranno realizzati gli Accordi di San Andrés in difesa della terra e del territorio originario dei popoli”.

Il fronte denuncia inoltre la recente apparizione di un gruppo denominato Organización Lucio Cabañas Autónoma de Izquierda (OLCAI), che vuole “confondere” la gente con questo nome e con pratiche clientelari e di strumentalizzazione. Il nuovo gruppo è guidato da Armando Morales Aguilar, Pedro Espinoza Álvarez, Matilde Hernández Álvarez, Armando Luna Álvarez ed Óscar López García.

Il 16 luglio scorso “queste persone sono venute al rancho La Yuria ad offrire progetti produttivi, miglioramenti delle case e la legalizzazione dei documenti”, tra altre promesse. Il fronte Lucio Cabañas afferma che la OLCAI vuole “smantellare la resistenza della comunità”, che si trova nell’ejido Lázaro Cárdenas, municipio La Trinitaria.

A differenza dei leader della OLCAI, aggiunge, “la nostra organizzazione non è per lo scambio di beni né di progetti; la terra è per i contadini che la lavorano, non per i cacicchi”. Il gruppo in questione si è formato solo alla fine del dicembre scorso. “Vogliono solo strumentalizzare la sigla per fomentare le divisioni”.

Fondato il 2 ottobre 2007 nella zona di Las Margaritas e La Trinitaria, il fronte Lucio Cabañas ha come obbiettivo “lottare contro i maltrattamenti che ogni popolo subisce da parte dei governi locali e statale, contro la discriminazione dei popoli indigeni e non indigeni, la privatizzazione della loro terra e territorio, dell’energia elettrica, dell’educazione e della salute”.

Dichiara che “i popoli del Messico abbiamo le materie prime per migliorare i nostri ejidos e comunità, il problema è che governa il neoliberismo, ed i grandi impresari sono gli unici a beneficiarne. Le classi inferiori sono sempre più povere”.

Citando il caso di Delfina Aguilar Gómez, che nel gennaio scorso è stata citata dalla CFE a pagare di 14 mila pesos, mentre l’anno precedente ne pagava 50. La signora Aguilar Gómez “non ha pagato perché non ha i soldi per coprire quella somma”, stabilita “dall’abuso dei lavoratori della parastatale”.

L’organizzazione indipendente sostiene che il pagamento di imposte “va solo a beneficio dei governanti, non dei popoli indigeni”. http://www.jornada.unam.mx/2010/09/05/index.php?section=politica&article=015n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Ancora paramilitari a Mitzitón.

La Jornada – Sabato 4 settembre 2010

Aumentano le aggressioni dei paramilitari contro Mitzitón

Hermann Bellinghausen

“In questi momenti temiamo per la nostra sicurezza e quella delle nostre famiglie, perché i paramilitari ci stanno aggredendo sempre più di frequente”, denuncia oggi la comunità di Mitzitón, nel municipio di San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Dallo scorso 30 agosto si sono acuiti gli attacchi del gruppo di coloni “non cooperanti”, identificati con L’Ejército de Dios.

Il pomeriggio del 3 settembre, aggiunge l’assemblea comunitaria, il gruppo paramilitare, riunito nella casa di Gregorio Gómez, ha aggredito con le fionde alcune donne provenienti dalla casa ejidale, “e molte di loro sono state ferite in diverse parti del corpo”.

Gli ejidatari di Mitzitón, aderenti all’Altra Campagna dell’EZLN, sostengono che la loro lotta, “giusta e degna”, è in difesa della loro terra e territorio. Da due anni la comunità si oppone al passaggio attraversi i suoi campi, boschi, sorgenti e casolari, della prevista autostrada San Cristóbal-Palenque, cosa che le autorità statali attualmente negano, così come contro l’ampliamento della strada verso Comitán, che permetterebbe il collegamento con la strada per  Palenque.

L’Ejército de Dios, gruppo militarizzato della Chiesa evangelica Alas de Águila, di filiazione priista, si è dichiarato a favore dell’autostrada ed ha ripetutamente violato gli accordi comunicati.

Lunedì scorso la commissione di vigilanza sui boschi dell’assemblea si era riunita per realizzare un’opera comunitaria, precisamente la costruzione di un’aula a Maiszckuric. Lì “sono stati aggrediti dai paramilitari guidati da Francisco Gómez Díaz, Gregorio Gómez Jiménez e Celestino Pérez Hernández”.

Questo gruppo “selezionava” gli alberi per abbatterli senza autorizzazione. “Viaggiavano su auto di diversi modelli da cui sono scesi ostentando di andare a prendere le pistole per sparare, e per questo i nostri compagni sono fuggiti”. Quello stesso giorno “una commissione di sei persone si è recata a Maiszckuric per chiarire quanto accaduto ed i paramilitari hanno negato tutto e Gómez Jiménez ha dichiarato che anche loro si prendono cura del bosco”.

Martedì mattina, “i paramilitari passando da Dos Lagunas sono arrivati a Maiszckuric ed hanno iniziato ad abbattere tre alberi”, raccontano gli ejidatari. “Lo stesso Gregorio ha partecipato al taglio ed è poi tornato a casa sua”. Gli ejidatari hanno così deciso di chiamarlo “affinché chiarisse il perché di questo, se ha detto che la sua gente sta curando il bosco, mentre ora tagliano gli alberi più grandi”. Egli si è rifiutato di presentarsi e la sua gente ha aggredito la commissione con pietre e bastoni, danneggiando un furgoncino, “ma i nostri compagni sono riusciti a prendere Gregorio e portarlo nel carcere rurale”.

Successivamente, gli aggressori hanno distrutto un altro veicolo e rubato 5 mila pesos. Hanno picchiato “selvaggiamente” Guadalupe Díaz Heredia. “Erano già sul posto poliziotti di diversi corpi e due elicotteri che volavano bassi sulla nostra comunità; i paramilitari hanno lanciato pietre ai poliziotti e poi si sono picchiati tra loro”.

Più tardi gli ejidatari hanno consegnato Gregorio Gómez alla polizia ed hanno chiesto che “i dirigenti Francisco Gómez Díaz e Gregorio Gómez Jiménez se ne vadano dalla comunità”. Nella notte, i “non cooperanti” hanno svaligiato un negozio, bruciato steccati e rotto lamiere per i tetti. Poi hanno circondato e cercato di entrare in una casa “dove si trovava sola una delle nostre compagne”.

Mercoledì una commissione di ejidatari si è recata a Tuxtla Gutiérrez per presentare prove davanti alle autorità, “sufficienti a far arrestare Gregorio Gómez”. Ciò nonostante, la documentazione è stata ritenuta insufficiente, denunciano gli ejidatari, perché il pubblico ministero indigeno Marcos Shilón “non si interessa e non fa il suo lavoro”. Il 4 agosto ha archiviato una denuncia di disboscamento di 61 alberi. “Se avesse fatto il suo lavoro avrebbe evitato tutto quello che stiamo subendo. Anche questa volta gli avevamo dato prove sufficienti e nomi affinché aprisse le indagini”. http://www.jornada.unam.mx/2010/09/04/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Ancora i paramilitari a Mitzitón.

La Jornada – Giovedì 2 settembre 2010

Nuovo scontro tra paramilitari ed abitanti di Mitzitón

Hermann Bellinghausen

Martedì scorso si è verificato un nuovo scontro nella comunità di Mitzitón (municipio di San Cristóbal de las Casas) Chiapas, aderente all’Altra Campagna, con i cosiddetti “non cooperanti” e con membri dell’organizzazione evangelica Ejército de Dios, denunciata come paramilitare dai coloni. Questo avviene a due mesi da che il governo statale ha preso accordi con l’assemblea della comunità tzotzil sul ricollocamento dei “non cooperanti” e degli evangelici, con i quali i conflitti sono continui.

Come riferisce l’Altra Campagna di San Cristóbal, “lunedì scorso è di nuovo cresciuta la tensione quando un gruppo di circa 60 paramilitari armati si aggirava tra le montagne della comunità e minacciava il consiglio di vigilanza”. Martedì, queste persone “hanno abbattuto 10 alberi senza il permesso della comunità e l’assemblea ha richiamato uno dei leader (dei devastatori) che si è rifiutato di andare a parlare”.

Di fronte a questo, prosegue la nota, “i paramilitari hanno danneggiato le recinzioni di diverse case, hanno distrutto a sassate due camioncini, saccheggiato un negozio e picchiato violentemente un compagno ed una compagna”. Sono giunti sul posto più di 300 poliziotti di vari corpi che “sono dovuti intervenire con i gas lacrimogeni per disperdere i paramilitari e liberare Guadalupe Díaz Heredia, che era stato brutalmente picchiato”.

Da parte loro, i rappresentanti dell’assemblea di Mitzitón raccontano che mentre i poliziotti recuperavano Díaz Heredia che era privo di sensi, “quelli dell’Ejército de Dios hanno cominciato a scagliare pietre e sparare quattro colpi contro i poliziotti, che lanciavano gas lacrimogeni”.

La comunità ha consegnato ai poliziotti il leader degli aggressori, Gregorio Gómez, che è stato trasferito a Tuxtla Gutiérrez e rilasciato qualche ora dopo, mentre nella notte i membri dell’Ejército de Dios avevano bloccato la strada San Cristóbal-Comitán per chiedere la sua liberazione.

Dal pomeriggio di lunedì, mentre alcuni membri della comunità lavoravano nel bosco, “quelli dell’Ejercito de Dios sono arrivati su un camioncino girandoci intorno per spaventarci, poi sono scesi e ci hanno circondato, avevano degli zaini in cui c’erano le, armi”, dichiarano i rappresentanti indigeni.

La mattina del 31 agosto, “quelli dell’Ejercito de Dios sono venuti a tagliare gli alberi vicino all’ingresso di Dos Lagunas con un gruppo di 60 persone, molte delle quali provenienti da La Cañada (municipio di Teopisca). L’autorità comunitaria ha mandato a chiamare Gregorio Gómez “affinché venisse a chiarirci la ragione del disboscamento e ci sono andati alcuni compagni, ma lui si è rifiutato di venire ed i compagni sono stati colpiti con pietre e bastoni”.

Nella comunità ora “c’è una pace tesa”, secondo quanto riferisce l’Altra Campagna. Poliziotti della settoriale restano appostati nelle vicinanze.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Desaparecidos.

La Jornada – Mercoledì 1 settembre 2010

Il Centro Frayba esige la punizione dei responsabili delle sparizioni in Chiapas

Hermann Bellinghausen

In occasione del Giorno Internazionale delle Persone Scomparse, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) ha rimarcato che in Chiapas, “i crimini di lesa umanità non devono restare impuniti; è necessario che si sappia dove si trovano le vittime, si faccia chiarezza sui fatti, si trovino i responsabili, si prendano provvedimenti affinché non si ripetano, si risarciscano i danni e si faccia giustizia”.

Aggiunge che negli ultimi decenni “i governi hanno optato per reprimere ed annichilire le manifestazioni sociali”. Come dimostrazione della “strategia di sterminio” contro il popolo, il centro ricorda che a luglio del 1997, nella comunità Miguel Alemán, municipio di Tila, membri dell’organizzazione paramilitare Desarrollo, Paz y Justicia realizzarono imboscate nelle comunità Cruz Palenque e Aguascalientes.

In un “clima di violenza generalizzata e minacce di morte” creato allora dai priisti di Paz y Justicia nella zona chol del Chiapas, all’alba del primo agosto 1997, a Cruz Palenque, persone armate e vestite di nero “come poliziotti” (erano i paramilitari di Paz y Justicia, comandati da Sabelino Torres Martínez), catturarono il giovane Miguel Gutiérrez Peñate, lo portarono in un campo e gli spararono alle spalle. Aveva 15 anni.

Ad Aguascalientes, federo irruzione nell’abitazione di Mateo Arcos Guzmán, lo colpirono ripetutamente con i machete “in presenza della moglie, lo trascinarono fuori e da allora non se ne sa più nulla”. Lo stesso giorno, a Cruz Palenque, i paramilitari assassinarono Nicolás Mayo Gutiérrez.

“Di fronte ai fatti di sparizioni forzate in Chiapas, il governo messicano continua a negare il suo coinvolgimento diretto”, sottolinea il CDHFBC, nonostante l’esistenza di rapporti e manuali “che proverebbero il suo coinvolgimento in piani di contrainsurgencia” per fermare le proteste della gente. Con la sparizione forzata si è cercato di “bloccare la diffusione del processo organizzativo dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale” ed stata parte di “un progetto strategico che prevede uno Stato militarizzato e para militarizzato”. Attraverso la “guerra preventiva, e con un forte apparato repressivo, si vuole neutralizzare ogni possibilità di lotta e di solidarietà mutua”.

Contro l’impunità istituzionalizzata che occulta crimini di lesa umanità e violazioni dei diritti umani, “popoli indigeni ed organizzazioni civili mantengono viva la memoria”. Questo ispira la lotta per la giustizia “e non la ripetizione di fatti vergognosi avallati da questo sistema di governo in degrado”. http://www.jornada.unam.mx/2010/09/01/index.php?section=politica&article=020n2pol

Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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