La Jornada – Lunedì 1° luglio 2013
Settimana mondiale in memoria dello zapatista assassinato a Bachajón
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 30 giugno. In solidarietà con la lotta degli ejidatarios di San Sebastián Bachajón, comincia oggi, e fino a martedì prossimo, una settimana mondiale in memoria del rappresentante indigeno Juan Vázquez Guzmán, assassinato in aprile, e perché la lotta di Bachajón prosegue.
Nella capitale della Nuova Zelanda, il Wellington Zapatista Group ha realizzato una veglia con candele e fiori di fronte alla missione diplomatica del Messico e consegnato all’ambasciatrice Rosaura Leonora Rueda Gutiérrez una petizione al governo di Enrique Peña Nieto: affinché gli assassini di Guzmán compaiano davanti alla giustizia e si ponga fine agli abusi flagranti dei diritti delle comunità tzeltal di San Sebastián Bachajón, aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.
Collettivi di Parigi e Tolosa, Francia, hanno annunciato il loro sostegno alla lotta dell’ejido contro il progetto turistico di Agua Azul sul loro territorio e l’esproprio delle loro proprietà. Denunciano la violenza dispiegata dai gruppi paramilitari collusi con le autorità.
Rispetto a Juan, riconoscono che ha dedicato la vita alla difesa del suo territorio e che il suo è chiaramente un omicidio politico sotto il comando del malgoverno. Sostengono che il crimine non fermerà la resistenza e la determinazione di fronte all’attacco del governo, burattino delle multinazionali.
Venerdì, gli indigeni aderenti alla Sesta hanno ringraziato in particolare il Movimento del Barrio di New York, promotore di questa settimana di protesta. Simultaneamente si sono svolti eventi di solidarietà in Colombia, Inghilterra (Dorset e Londra), Germania (Berlino) e Stati Uniti, e in diverse parti del Messico (Puebla, Veracruz, Michoacán e Distrito Federal).
Gli attivisti neozelandesi nella loro lettera dicono al governo messicano: “Abbiamo seguito con preoccupazione le risposte dei governi federale, statale e municipale (di Chilón) alla resistenza civile degli ejidatario di San Sebastián in difesa delle proprie terre.
Dal 2007 subiscono violenze e repressione da parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale e organizzazioni paramilitari. La loro resistenza all’esproprio di terre tradizionalmente tzeltal per progetti transnazionali, in particolare nel sito delle cascate di Agua Azul, li ha collocati sulla linea di fuoco di chi vuole le loro terre con fini di lucro.
I tentativi combinati di dissolvere la comunità e la sua resistenza sono iniziati nel 2009, con la detenzione di otto ejidatarios e l’aggressione contro il loro avvocato in un posto di blocco paramilitare. Due anni più tardi, 117 ejidatarios sono stati catturati dalla polizia per un tentativo di sgombero del botteghino di ingresso alle cascate di Agua Azul, e una decina di loro sono rimasti in carcere senza alcun fondamento”.
La lettera continua: Repressione e violenza sono state accompagnate da abusi legali e giudiziali, condanne della Corte, negazione dei diritti ed arresti e sgomberi per tutto il 2011, favorendo la presa di controllo delle terre, di proprietà collettiva, da parte delle autorità.
I continui assalti all’autonomia di Bachajón sono culminati la notte del 24 aprile 2013 con l’omicidio di Vázquez Guzmán sulla porta di casa. Il segretario generale dei tre centri abitati dell’ejido è stato crivellato con sei colpi d’arma da fuoco, e nessuno è stato accusato.
I solidali neozelandesi chiedono la tutela delle terre di proprietà collettiva degli indigeni, così come l’indagine esaustiva sulla morte di Vázquez Guzmán e la liberazione di Antonio Estrada Estrada, in carcere a Playas de Catazajá, e Miguel Demeza Jiménez, recluso a El Amate, anch’essi aderenti alla Sesta dell’ejido. http://www.jornada.unam.mx/2013/07/01/politica/019n1pol
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