Zapatisti denunciano aggressioni da parte della Cioac-H per un conflitto di terre
Sono gli stessi che hanno ucciso Galeano, dicono
Hermann Bellinghausen
Simpatizzanti zapatisti del villaggio di Primero de Agosto, nella regione tojolabal di Las Margaritas, Chiapas, hanno denunciato aggressioni e spoliazione da parte dei membri della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (Cioac-H) e della Alianza de Organizaciones Sociales y Sindicatos de Izquierda (ASSI). Tra gli aggressori, identificati dagli indigeni ci sono i leader della centrale che hanno partecipato all’attacco contro le basi zapatiste a La Realidad il 2 maggio scorso, quando Galeano è stato assassinato e la scuola autonoma e la clinica sono state distrutte.
Le aggressioni più gravi sono iniziate una settimana dopo gli eventi a La Realidad, ad una ventina di chilometri da Primero de Agosto, quando “è stato gravemente ferito con un colpo di machete sul collo un nostro compagno all’interno del villaggio” affermano gli indigeni. “Carmelino Pérez López, della ASSI, ha affermato che hanno intenzione di uccidere quattro compagni”, aggiungono.
Il gruppo aggredito è costituito da figli di proprietari dell’ejido Miguel Hidalgo, che nel 2011 aveva chiesto la terra. “Sapevamo che c’era un lotto incolto di 73 ettari, recuperato dall’EZLN”. Avevano partecipato a dialoghi tra dicembre 2011 e marzo 2013 con i proprietari dell’ejido, “ma ci hanno attaccato verbalmente, umiliato e cacciati via. Temevamo che ci avrebbero ucciso”. Hanno poi occupato la terra il 1° agosto 2013. “Ora la stiamo coltivando, siamo i guardiani di questa terra”, aggiungono. Sebbene Miguel Hidalgo sia entrato nel 2011 nel Fondo Governativo per il Sostegno dei Nuclei Agrari non Regolarizzati (Fanar), è rimasto fuori da queste terre.
Le aggressioni hanno dei precedenti. Il 14 agosto 2013, Bernardo Román Méndez, della Cioac-H, era entrato a Primero de Agosto “puntando un fucile contro quattro compagni. E noi gli abbiamo detto di andarsene”. Lo stesso giorno, Domingo Méndez Méndez, anche lui della Centrale, “tentò di uccidere sei dei nostri compagni sparando dei colpi”.
I querelanti riferiscono di essersi rivolti alla Giunta di Buon Governo della Realidad, che aveva quindi emesso due avvisi di comparizione (il 9 dicembre e il 20 gennaio), alle autorità di Miguel Hidalgo per risolvere il problema agrario, ma “hanno ignorato la citazione, aumentando la tensione. L’’8 maggio, uomini, donne e bambini della ASSI sono entrati nel villaggio con bastoni e machete per piantare mais nei nostri campi; con modi aggressivi hanno rimosso le recinzioni”.
Il 9 maggio, raccontano, Aureliano Méndez Jiménez, il commissario ejidale Reynaldo López Pérez, Antonio Méndez Pérez, Adolfo Pérez López ed altri membri della ASSI “hanno tagliato le recinzioni, e di nuovo armati di bastoni, machete e lanciasassi”. Méndez Jiménez ha ferito gravemente al collo con un machete Arturo Pérez López, di 24 anni. Altri quattro sono stati presi a bastonate. Nel pomeriggio il commissario ejidale ha picchiato una donna incinta, “dicendole che ci avrebbero ucciso tutti”, e Javier López Pérez, anche lui della ASSI, ha picchiato e derubato tre ragazzi.
Il 23 maggio membri della ASSI e Cioac-H “sono passati nel villaggio provocandoci con i machete”, hanno distrutto un’insegna e proferito minacce. Il 10 giugno le autorità di Miguel Hidalgo (della ASSI) accompagnate da Bernardo Román Méndez, Domingo ed Enrique Méndez Méndez, della Cioac-H, sono entrati nel villaggio armati di machete”.
L’11 giugno, il ferito è stato portato dal Pubblico Ministero di Las Margaritas che ha registrato il caso “come lesioni, mentre si vedeva chiaramente la gravità delle sue condizioni e che volevano ammazzarlo; non avevamo denunciato prima perché avevamo paura di ritorsioni” ed il ferito “non riusciva a parlare”, spiegano. Il 16 giugno lo ha visitato un medico di San Cristóbal, perché ha il braccio sinistro immobilizzato. “Siamo stati all’ospedale di Comitán con tutte le carte; tuttavia chiedono la cartella clinica e l’ospedale di Guadalupe Tepeyac ce l’ha negata”. I querelanti chiedono “che il governo agisca in maniera imparziale, rispettando il nostro diritto di possesso”. http://www.jornada.unam.mx/2014/07/01/politica/017n1pol
La Jornada 1 luglio 2014
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