Cinque presidenti del Messico hanno incontrato la resistenza delle comunità
Hermann Bellinghausen
9 febbraio 2014
San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Le aggressioni contro l’emblematica comunità zapatista 10 de Abril alla fine di gennaio, denunciate dalla Giunta di Buon Governo Corazón del Arco Iris de la Esperanza, con tutte le sue particolarità ed aggravanti (come l’oltraggio e sequestro del personale dello stimato ospedale San Carlos di Altamirano), si collocano nel contesto dell’attuale tappa della guerra di “bassa intensità” contro le comunità in resistenza dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Questa guerra che non si chiama per nome colpisce un certo numero di ejidos e comunità che hanno diversi gradi di affinità con gli zapatisti, come Las Abejas, Xi’Nich, Pueblo Creyente, o le località indigene in Chiapas che si dichiarano aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Anche queste si dichiarano in resistenza benché a differenza degli autonomi, siano inserite nell’apparato istituzionale, anche qui a diversi livelli.
I fatti di violenza propriamente detta sembrerebbero sporadici se presi separatamente fino a quando toccano il punto di “crisi”: feriti, o arrestati, o sfollati, o saccheggiati; ma se si osservano nel complesso, rivelano invece una continuità, un gioco sulla mappa degli strateghi della contrainsurgencia, sia militari che civili, che non hanno mai interrotto le loro perniciose attività durante tutti i cinque governi federali e sette o otto (che importa) governi statali. Sono irrilevanti le alternanze dei partiti. (Qualcuno ha parlato di transizione democratica?). Sotto il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale), come sotto il PAN (Partita Azione Nazionale), il PRD (Partito della Rivoluzione Democratica) & Co. o il PVEM (Partito Verde Ecologista del Messico), le comunità che si oppongono alle nuove ed aggressive politiche agrarie, ai progetti turistici, agroindustriali o estrattivi sono state violentate e represse, paramilitarizzate, divise. Per i promotori della decomposizione tutto ciò che divide è buono: religioni? concessioni di territorio ad interessi privati? campagne elettorali? trattamento diverso nell’applicazione di giustizia, distribuzione agraria, educazione, salute e questioni di soldi?
La contrainsurgencia attacca di nuovo (non ha mai smesso di farlo)
Bisogna fare due esempi di comunità sotto il “tenue” fuoco dei programmi e delle legislazioni agrarie riformate (gravemente deformate), educative, finanziarie e di utilizzo dell’energia e delle risorse naturali. Nel primo consideriamo solo le popolazioni zapatiste. In particolare, i casi recenti coinvolgono i cinque caracol dell’EZLN, si tratta di San Marcos Avilés, Comandante Abel, Che Guevara (Motozintla), Toniná, ejido Puebla, San Ramón, 10 de Abril, o autotrasportatori autonomi di Ocosingo (solo per citare i casi denunciati dalle diverse giunte di buon governo negli ultimi mesi). La loro comparsa in regioni diverse – ed in ogni caso per “un conflitto” particolare sospettosamente simile agli altri – suggerirebbe che le politiche di contrainsurgencia abbiano successo. Tuttavia, alla luce di quanto accade quotidianamente in buona parte dei municipi zapatisti, si potrebbe concludere esattamente il contrario. Per quanto riguarda le comunità autonome, la costosa contrainsurgencia fallisce. Lo hanno potuto constatare direttamente migliaia di alunni della Escuelita Zapatista a partire da agosto del 2013.
Da posizioni sempre ferme, sostenute dalle loro leggi e principi – che hanno conquistato una legittimità che nessun governo federale, statale né municipale può ignorare – gli zapatisti del Chiapas hanno fatto sforzi, come pochi, per recuperare e coltivare i livelli di convivenza e vicinanza con altre organizzazioni politiche, autorità ejidales e confessioni religiose in villaggi e intere regioni. Detto in maniera diversa, senza l’atteggiamento pacifico ma attivo ed incorruttibile delle basi zapatiste, la conflittualità dentro e tra le comunità sarebbe molto più elevata.
Ovviamente i governi statali si auto celebrano per questa diciamo “pace sociale” e con una mano la pubblicizzano mentre con l’altra sottraggono “risorse” pubbliche, private e di tipo diverso per continuare a fare il loro “lavoro”. L’inettitudine di funzionari, negoziatori, consulenti e legislatori è palese e potrebbe risultare disastrosa per le regioni indigene se non fosse per il responsabile esercizio dei governi ribelli, per il loro rispetto dei diritti collettivi e degli accordi tra simili. Rompere questi accordi è una delle pratiche preferite dalla contrainsurgencia che ha ormai compiuto 20 anni e passa. Questi sarebbero i casi di Comandante Abel e 10 de Abril.
Il secondo esempio è rappresentato dalle comunità e organizzazioni che difendono i loro territori e risorse, la loro dignità indigena, la loro libertà di credo, i loro diritti umani, di consultazione, di giustizia – che spesso condividono la lotta degli zapatisti – ed abbraccia tutte le regioni: Selva Lacandona, Altos, Zona Nord, Selva-Frontiera. In alcuni casi si oppongono ai programmi di attribuzione di titoli di proprietà delle terre, alle tariffe dell’energia elettrica, all’impatto delle imprese minerarie, ai megaprogetti di strade e turismo, alle disposizioni ambientali che prevedono espropri, all’accaparramento filogovernativo del trasporto e del commercio, all’inefficienza del sistema sanitario. Tutte difendono le proprie risorse, diritti e territori: San Sebastián Bachajón, ejido Tila, Nuevo Jerusalén, Arroyo Granizo, Nuevo Francisco Gómez, ejido Puebla, Jabaltón, Cuauhtémoc Cárdenas, Mitzitón, Las Llanos, San José El Porvenir, Lacanjá Tzeltal, ejido Nuevo Tila, Banavil. Solo per citare alcuni dei casi documentati negli ultimi mesi.
Ovviamente, ognuno ha vecchi precedenti, con episodi di aggravamento e soluzione, tradimento di accordi, falsificazioni di verbali o usurpazioni di rappresentatività. Significativo è l’assedio delle autorità agrarie per imporre il Fondo de Apoyo para Núcleos Agrarios sin Registro (FANAR), successore dell’infame Procede, entrambi il prodotto della controriforma salinista dell’Articolo 27 della Costituzione. La sua diffusione generalizzata permetterebbe la privatizzazione delle terre ejidales e comunali promossa dal Ministero per lo Sviluppo Agrario, Territoriale e Urbano (SEDATU) e dalla Procura Agraria.
Che cosa hanno in comune le diverse storie di conflitto? Hanno in comune la complicità esplicita o implicita (comunque evidente) del governo. Questo garantisce l’impunità sistematica di aggressori e delinquenti, compresi i suoi sicari a Viejo Velasco, Banavil, San Sebastián Bachajón ed i mai dimenticati né risolti massacri degli anni novanta a Chenalhó, El Bosque, Tila, Sabanilla e Chilón.
Attacco della CIOAC “Democratica” contro 10 de Abril
Fino ad arrivare al 27 e 30 gennaio 2014 nell’ejido zapatista 10 de Abril, nel municipio autonomo ribelle 17 de Noviembre, ubicato tra le città di Altamirano e Las Margaritas, in uno scenario costruito in anni nella comunità tojolabal 20 de Noviembre dalla Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesina (CIOAC), organizzazione una volta indipendente e dal 2001 filogovernativa con l’arrivo del PRD al governo statale, gruppo para-priista rimasto al potere per 12 anni che ha praticato il divisionismo profondo nelle comunità in resistenza che avevano lottato per il recupero delle terre dopo l’insurrezione dell’EZLN nel 1994, stabilendo accordi per creare o trasformare in proprietà private le comunità “recuperate” per tutti due decenni fa.
Il primo di febbraio, la Giunta di Buon Governo del caracol zapatista di Morelia ha denunciato una grave aggressione contro le basi di appoggio dell’EZLN nell’ejido 10 de Abril, perpetrata da circa 300 seguaci dei leader della CIOAC Democratica, Miguel Vázquez Hernández e Jaime Luna González. I fatti sono avvenuti giovedì 30 gennaio, benché le minacce risalgano a lunedì 27. Il pretesto, prendere le terre dell’ejido autonomo e titolarle a favore della clientela cioaquista di 20 de Noviembre che non ha ottenuto terre nella recente tornata di aggiudicazione di titoli di proprietà secondo la legge (cioè, la sinistra Legge Agraria in vigore). È facile e non è nuovo: si va sulle terre recuperate con la copertura del governo e dei partiti politici.
La JBG di Morelia riferisce: “Sono tornati ad aggredirci come avevano minacciato. Sono arrivati su 18 furgoni Nissan in circa 300 persone pronte alla violenza”. Sono scesi a 30 metri ed il furgono “di testa ha tentato di investire gli zapatisti. Gli aggressori erano pronti a colpirci con machete e pietre”.
La relazione della giunta prosegue: “I nostri compagni hanno resistito per non rispondere agli insulti ed alle provocazioni”, ed hanno “tentato di dire loro di smettere di molestarli perché la terra è recuperata dal 1994 e per questo sono lì a preservarla”. Gli aggressori della ClOAC Democratica hanno lanciato pietre, mentre altri brandivano bastoni. “Subito i nostri compagni hanno cominciato a cadere sotto i colpi in faccia, in testa e sulle gambe”, ha denunciato la giunta con laconica drammaticità.
Anche se qualche aggressore è rimasto lievemente ferito, tra gli zapatisti ci sono stati diversi geriti gravi: Sebastián, 20 anni, con frattura dello zigomo sinistro, trauma oftalmico lato sinistro, sanguinamento ed infiammazione grave della retina, fratture al cranio e base nasale; Ismaele, 22 anni, frattura aperta al naso, trauma cranico e contusione alla spalla sinistra, e Jhony, 32 anni, trauma cranico ed oculare sinistro.
Guidavano l’attacco Arnulfo González Jiménez e Jaime Luna González, che hanno sparato con armi da fuoco. A 20 de Noviembre alcuni abitanti è da tempo che cercano di appropriarsi delle terre di 10 de Abril sulle quali non hanno diritti. “Le persone portate qua sono state pagate 100 pesos ognuna per la loro giornata di violenza”.
La cosa non si è fermata lì. Gli zapatisti hanno chiesto soccorso per trasportare i feriti all’ospedale San Carlos, di Altamirano, ma uomini e donne della CIOAC hanno impedito il passaggio al personale sanitario mentre continuavano a picchiare le basi zapatiste. In questo episodio la giunta sottolinea che si è unito alla violenza Francisco Hernández Aguilar dell’Accampamento El Nanze (già membro della OPDDIC, ora leader della ORCAO e da anni aggressore delle basi zapatiste nel municipio 17 de Noviembre); è noto per portare armi di grosso calibro, AKA – 47, AR-15 e 1 M-1. L’elemento paramilitare finisce sempre per emergere.
L’ambulanza del San Carlos, insieme all’autista Filomeno Hernández García, “sono stati sequestrati e portati nel loro ejido”. Il medico, Edgar Ulises Torres, Rodríguez e Edith Garrido Lozada, religiosa, hanno subito la stessa sorte. A 20 de Noviembre i tre sono stati picchiati.
In aiuto all’ambulanza procedevano su un altro veicolo le religiose Patricia Moysén Márquez e Martha Rangel Martínez. Sono state costrette a scendere dalle donne della CIOAC che le hanno picchiate e derubate di portafoglio, documenti e auto.
Il giorno seguente il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas ha denunciato il governo del Chiapas per “omissione nell’impedire le aggressioni alle basi di appoggio dell’EZLN della comunità 10 de Abril”. E la CIOAC Democratica per “aver violato il territorio dell’EZLN”, aggredito i suoi abitanti ed i lavoratori dell’ospedale San Carlos.
Gli invasori sono stati respinti. Ma, come da copione del governo, gli aggressori sono rimasti impuniti; invece di sanzionarli, le autorità e gli “operatori politici” hanno instaurato con loro “negoziati agrari”; questi aspettano “soluzione” alla loro richiesta di terre, o un nuovo stimolo istituzionale per aggredire i vicini in resistenza.
Ad ogni giro di vite della contrainsurgencia dei governanti e dei suoi opportunisti alleati, la resistenza di questa o quella comunità ribelle intacca l’ingranaggio fino a neutralizzarlo. Ma il potere tira fuori un’altra vite, e poi un’altra. Ha sacchi pieni di viti per serrare la guerra quotidiana.
Articolo da Desinformémonos: http://desinformemonos.org
Testo originale: http://desinformemonos.org/2014/02/agresiones-a-zapatistas-10-de-abril/
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