4 de Abril de 2013
Il Frayba denuncia le condizioni inumane degli sfollati di Tenejapa
HERMANN BELLINGHAUSEN
Vivono in condizioni “precarie e inumane” i 13 indigeni sfollati della comunità Banavil, simpatizzanti dell’EZLN nel municipio Tenejapa, Chiapas, rende noto il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba). Inoltre, la Procura Speciale di Giustizia Indigena dell’entità “ostacola e nega azioni di giustizia per restituire i diritti a questi sfollati interni”.
Il gruppo di uomini, donne e bambini sfollati dai elementi filogovernativi del PRI che li aggredirono armati il 4 dicembre di 2011, si trova in una pessima situazione sanitaria, alimentare e abitativa, “a causa della situazione di sfollati e delle costanti minacce alla loro libertà in conseguenza della sottrazione delle loro terre, alla sparizione di Alonso López Luna e all’omicidio non chiarito di Pedro Méndez López (uno degli aggressori)”. Il governo statale, per mezzo della citata procura indigena, “ha ritardato in maniera ingiustificata le azioni di giustizia, violando sistematicamente i loro diritti umani”.
Attualmente gli sfollati tzeltal si trovano a San Cristóbal de Las Casas “in condizioni inumane e precarie, vivono in una stanza di 3 metri per 3 di legno e cartone con il tetto di lamiera ed il pavimento di nuda terra”, senza assistenza medica.
Sulla sparizione di López Luna, la procura, guidata da Cristóbal Hernández López, e l’incaricato del caso, Cesario Cruz Mendoza, “hanno ostacolato le indagini sui fatti occorsi a dicembre del 2011 e si sono rifiutati di eseguire 11 mandanti di cattura contro gli aggressori, tra i quali i funzionari pubblici di Tenejapa, Pedro Méndez López y Manuel Méndez López, indicati come gli autori materiali” aggiunge il Frayba.
Gli aggressori del PRI recentemente hanno sottratto cinque ettari e mezzo di proprietà degli sfollati; una parte se la sono tenuta gli aggressori, ed un’altra parte delle terre sono state vendute. Il Frayba è intervenuto molte volte pubblicamente e in forma privata per sollecitare il governo del Chiapas a rispondere alle richieste degli sfollati. Tuttavia, fino ad ora non c’è stata alcuna risposta, “e così facendo lo Stato non rispetta il suo obbligo di garantire e proteggere i diritti umani dei popoli indigeni in Chiapas”.
La persecuzione del gruppo di cacicchi risale al 2009, “per il fatto di opporsi (gli attuali sfollati) alle azioni arbitrarie commesse dagli stessi cacicchi: esproprio di terre, disboscamento illegale, riscossione di imposte e cooperazioni arbitrarie, perquisizioni, aggressioni fisiche, negazione del diritto all’educazione, tra altri, come ripetutamente denunciato dalle vittime”. Le autorità “non hanno fatto niente”.
Il Frayba chiede la fine delle minacce e della persecuzione degli sfollati, l’esecuzione dei mandati di cattura contro gli aggressori e che si svolgano indagini “serie, puntuali e rapide” per trovare il corpo di López Luna, e che si garantisca il diritto alla terra ed il ritorno degli sfollati.
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