La Jornada – Mercoledì 6 marzo 2013
Si aggrava la minaccia contro le basi di appoggio delle’EZLN a San Marcos Avilés, Chiapas.
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, 5 marzo. Si aggrava di giorno in giorno la situazione di minaccia, persecuzione e tensione contro le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) nell’ejido di San Marcos Avilés (municipio di Chilón), da parte di seguaci del PRI, del PRD e del Partito Verde Ecologista del Messico, i cui capi hanno perfino minacciato di arrestare la giunta di buon governo (JBG) di Oventic nel caso questa intervenisse.
Secondo informazioni fidate, il Centro dei Diritti umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) riferisce che questa situazione si è acuita dal 23 febbraio, quando i partiti si sono incontrati con un deputato locale del Chiapas non identificato nella Ranchería Yoc’ja, Chilón. “Dopo questa riunione si è svolta un’assemblea a San Marcos Avilés, dove i partiti hanno dichiarato: Ci sarà la guerra contro le basi di appoggio perché non c’è altro modo di risolvere il problema”.
Il giorno 24 sono corse voci di uno sgombero, per cui la comunità delle basi zapatiste è entrata in allerta.
Il giorno 26, alle ore 20:00, il commissario ejidale Ernesto Pérez Núñez annunciava con un megafono la convocazione di un’assemblea per il giorno dopo, alla quale avrebbero partecipato i 70 ejidatari ed i coloni che non lo sono. Il commissario inoltre avvertiva: ‘Nessuno proveniente da altri luoghi avrà il diritto di intervenire nei problemi dell’ejido, e se vengono quelli della JBG li arresteremo’..
Dal 27 febbraio ad oggi, le famiglie zapatiste vivono in una situazione di grave tensione, persecuzione e diretta minaccia di sgombero forzato da parte dei partiti.
Il Frayba sente l’urgenza di rispondere alla situazione di persecuzione che sta causando gravi violazioni dei diritti umani in relazione all’integrità e sicurezza della persona, alla stabilità ed al libero transito, tra altri. Oltre a colpire la convivenza e l’armonia nella comunità e nella famiglia, si ripercuote in una potenziale crisi umanitaria con possibili conseguenze di difficile soluzione in caso si verifichi per la seconda volta uno sgombero forzato contro le basi zapatiste, come già successo nell’aprile del 2010.
La nuova escalation di violenza contro le famiglie autonome era stata già denunciata nei giorni scorsi (La Jornada, 24/2/13). Le autorità statali hanno brillato per il loro immobilismo nello congiurare la possibile violenza contro gli zapatisti della comunità tzeltal.
Amicus curiae per Patishtán
L’Università del Minnesota, negli Stati Uniti, ha presentato alla Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) una risoluzione di amicus curiae (amico della corte) nelal quale si sostiene che nel caso di Alberto Patishtán fin dall’inizio le prove dovevano essere considerate nulle, in quanto ottenute in maniera illecita e violando con questo i suoi diritti fondamentali, che esistevano da prima della pubblicazione delle nuove tesi e della giurisprudenza della SCJN. Lo Stato messicano era obbligato a proteggere e garantire i diritti del detenuto.
La difesa di Patishtán ha convalidato le argomentazioni sviluppate nello scritto (in un amicus curiae, degli esperti indipendenti esprimono la loro opinione rispetto ad un caso particolare, apportando elementi che possano risultare trascendenti nella decisione del tribunale). Questo, sostiene elementi giuridici per i quali la SCJN deve assumere la competenza ed affrontare il tema di fondo della questione delle violazioni delle garanzie e della protezione giudiziale, diritti che sono stati ignorati durante tutto il procedimento penale.
Nel frattempo, anche i Solidarios de la Voz del Amate, membri della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, reclusi nella prigione di San Cristóbal de las Casas, si sono pronunciati al riguardo: ‘Dopo quasi 13 anni di carcere ingiusto al nostro compagno Alberto, è arrivato il momento di rivelare le anomalie e le irregolarità nel suo caso. Questo mercoledì ci sarà l’udienza per discutere la riassunzione di competenza della SCJN; confidiamo che quando i giudici scopriranno tutte le bugie nel caso del nostro fratello, detteranno la sua liberazione immediata.
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