La Jornada – Lunedì 12 dicembre 2011
ONG: I governi del Chiapas e federale minacciano l’integrità dei popoli indigeni, che respingono il programma REDD+, “perché implica la privatizzazione di un bene comune” come l’aria
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 11 dicembre. Una ventina di comitati ed organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno diffuso una dichiarazione nella quale esprimono il timore della “minaccia costituita sia dal governo del Chiapas sia dal governo federale ed imprese private, per l’integrità dei territori dei popoli indigeni e rurali e dei loro stili di vita”.
Riuniti in questa città nel Forum Regionale per la Difesa dei Diritti Umani “per discutere i problemi e le sfide” della validità di queste garanzie nella regione, organismi indipendenti di tutto lo stato hanno concluso che “la vita delle comunità indigene e contadine deve affrontare molte minacce di fronte al deterioramento e saccheggio dei territori e dei suoi beni naturali, che genera altra povertà e la rottura del tessuto sociale, che si traduce in crescente emigrazione e scontento”.
Ritengono che “le politiche restrittive di migrazione alle nostre frontiere sud e nord generano condizioni di gravi violazioni dei diritti fondamentali, attentano alla vita, all’integrità fisica ed alla libertà dei migranti da parte degli agenti statali o di gruppi criminali protetti dai primi”.
La protesta sociale derivante “dallo scontento e dall’indignazione” sono “durante soffocate dalle forze di sicurezza o per via giudiziaria, in particolare contro i difensori dei diritti umani”.
Le organizzazioni si sono espresse in particolare contro il programma Reducción de Emisiones por Deforestación y Degradación Evitada plus (REDD+), promosso dai governi chiapaneco e federale, “perché implica la mercificazione e privatizzazione di un bene comune, come l’aria pura, e perché è stato studiato come parte della strategia di saccheggio del territorio ed abuso sociale nella Selva Lacandona, ed implica lo sgombero ed il ricollocamento forzato di 40 comunità indigene”.
Esprimono preoccupazione “per la latente riattivazione” della miniera in Chicomuselo, data in concessione ad una società canadese “che, secondo alcune voci, sarebbe stata trasferita ad un’impresa a capitale cinese”. L’attività della miniera ha già colpito l’ambiente delle comunità limitrofe, senza rispettare il diritto di essere consultate. Il pronunciamento si unisce alle organizzazioni locali che esigono la cancellazione dei permessi di sfruttamento.
Importanti organizzazione del Chiapas come Frayba, Fray Matías de Córdova, Oralia Morales, Digna Ochoa e Melel Xolobal, hanno chiesto di fermare la costruzione delle città rurali “perché colpiscono le forme tradizionali di produzione e di vita della popolazione locale, oltre a non apportare i millantati miglioramenti nell’accesso ai servizi”. Esprimono preoccupazione perché il ricollocamento “è una forma velata di spostamento forzato in favore di interessi economici alieni alle comunità”. Citano l’annunciata costruzione di una quinta diga sul fiume Grijalva, a Copainalá, di una città rurale nello stesso municipio e di un’altra aIxhuatán, dove sono state denunciate prospezioni minerarie.
Manifestano solidarietà “con la lotta per la terra ancestrale dei fratelli zoques nella regione dei Chimalapas, e si augurano che “le comunità oggi vessate dai governi di Chiapas e Oaxaca trovino accordi di convivenza pacifica”. Nello stesso tempo, si uniscono alla richiesta di tariffe eque rispetto a bollette “irrazionali ed ingiustificate” della Commissione Federale dell’Elettricità.
In particolare, denunciano “il terribile deterioramento ambientale delle paludi di Centla, casa dei nostri fratelli maya chontales , le cui tradizioni culturali legate alla madre terra sono state pregiudicate dallo sfruttamento sconsiderato della Petróleos Mexicanos e dalla gestione delle acque del governo di Tabasco e della Commissione Nazionale dell’Acqua, che deviano l’acqua da Villahermosa verso le paludi, obbligando da cinque anni gli abitanti a vivere inondati. http://www.jornada.unam.mx/2011/12/12/politica/013n1pol
Rispondi