Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for 20 aprile 2011

La Jornada – mercoledì 20 aprile 2011

La JBG avverte Sabines: “ci scapperà il morto”

Gli zapatisti chiedono la liberazione dell’indigeno di Monte Redondo “accusato falsamente”

HERMANN BELLINGHAUSEN

San Cristóbal de las Casas, Chis., 19 aprile. La giunta di buon governo (JBG) Hacia la esperanza, della zona selva di frontiera, con sede a La Realidad, denuncia che Patricio Domínguez Vázquez, base di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), è stato aggredito nella sua proprietà ejidale a Monte Redondo (Frontera Comalapa) dalle autorità ejidali, accusato di falsi reati, sequestrato e consegnato all’agente del Pubblico Ministero (MP) Ángeles Daniel Zúñiga Ballinas, che ha immediatamente stabilito il suo arresto nella prigione di Motozintla. La JBG chiede la liberazione immediata del detenuto zapatista.

La giunta riferisce che martedì scorso, 12 aprile, alle ore 9, nella piantagione di caffé di Domínguez Vázquez, sono arrivate le autorità ejidali Emar Sánchez Carrillo, Hernán de León Osorio, Miguel de León, Óscar Méndez Robledo ed i poliziotti Emar Vázquez Méndez, Orbe Pérez Aguilar, Paco Vázquez ed altre persone. Il contadino zapatista “stava potando le sue piante, quando le autorità sopracitate gli hanno strappato la legna, l’hanno afferrato e portato in prigione, e l’agente municipale aveva portato Gilberto Vázquez Velásquez con la sua motosega che ha tagliato Otto alberi sul terreno di Patricio; poi hanno portato la legna nel cortile ed hanno accusato il nostro compagno di aver abbattuto gli alberi, ed hanno scattato delle foto”.

La JBG conferma i fatti. Anche che ore dopo “il commissario ha convocato una riunione con gli abitanti dell’ejido e ci sono andate solo 40 persone”, quando a Monte Redondo ci sono 600 famiglie. Il piccolo gruppo ha deciso di “bruciare la casa del compagno”. Hanno scritto un verbale ma la maggioranza dei presenti si è rifiutata di firmarlo perché “non era d’accordo”.

Domínguez Vázquez è stato imprigionato la stessa sera del giorno 12 nella presidenza municipale di Frontera Comalapa, “senza poter comunicare con la sua famiglia”, ed il 14 è stato portato nella prigione di Motozintla.

La JBG cita aggressioni e rapine precedenti contro gli zapatisti dell’ejido. Le “barbarie” che compiono le autorità di Monte Redondo sono: “furto dei beni dei nostri compagni, come caffè, matasse di filo di ferro, legna; accuse false, come gli alberi che loro stessi tagliano; minacce, come fa la dottoressa Zúñiga Ballinas, e le minacce (dei rappresentanti ejidali) di bruciare la casa e cacciare i compagni”.

Queste “provocazioni” sono appoggiate dal presidente municipale David Escobar e dai governi statale e municipale: “È una vergogna dei tre livelli di governo, insieme alle autorità ejidali corrotte e di alcune persone di Monte Redondo… che non hanno umanità, non sono capaci di capire quello che fanno”. La JBG considera tutto questo “una vera ingiustizia”.(…)

Per “molti anni”, le basi zapatiste sono state vittime di sgombero, ingiuste incarcerazioni, furti di mais, fagioli, caffè e frutta, oltre a non poter più lavorare in pace da tempo”. La JBG, che si trova nel caracol Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños, dichiara che non tollererà più queste azioni. “Noi amiamo la terra, perché di lei viviamo, la curiamo, la lavoriamo e la difendiamo. Il governatore Juan Sabines Guerrero deve sapere che qui ci scapperà il morto, ma da parte dei filogovernativi provocatori, non dei nostri compagni zapatisti. Se Sabines non farà niente al riguardo, sarà loro complice”.

La JBG accusa delle “aggressioni e provocazioni” contro le basi di appoggio zapatiste del municipio autonomo Tierra y Libertad le autorità ejidali ed i poliziotti di Monte Redondo, tutti affiliati ai partiti Azione Nazionale, della Rivoluzione Democratica e Verde Ecologista, cos’ come il Pubblico Ministero Zúñiga Ballinas. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/20/index.php?section=politica&article=015n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Read Full Post »

PROCESO – mercoledì 20 aprile 2011

In Guerrero assassinato il leader ecologista Javier Torres Cruz

Gloria Leticia Díaz

Città del Messico, 19 aprile (apro).- Il leader campesino Javier Torres Cruz, uno dei testimoni che denuncio alla Procura Generale di Giustizia del Distretto Federale il cacicco e presunto narcotrafficante Rogaciano Alba Álvarez quale responsabile intellettuale della morte dell’attivista Digna Ochoa y Plácido, è stato assassinati nella sierra del Petatlán.

Dirigente dell’Organizzazione dei Contadini Ecologisti della Sierra del Petatlán e Coyuca de Catalano (OCESP), Torres Cruz viveva nascosto dopo che nel dicembre del 2008 era stato fermato ad un posto di blocco militare dove fu bendato e picchiato e per poi essere consegnato da soldati del 19 Battaglione di Fanteria ad un gruppo di persone armata, presunti sicari al servizio di Alba Álvarez.

Torres Cruz riuscì a scappare dai suoi rapitori e denunciare i militari davanti alle commissioni dei diritti umani di Guerrero e nazionale, così come alle organizzazioni internazionali.

In un comunicato, il Comitato Contro la Tortura e l’Impunità (CCTI) e L’Ufficio per lo Sviluppo Comunitario (Tadeco) informano che lunedì 18, il leader campesino ha subito un’imboscata nella sierra del Petatlán “da parte di sicari al servizio di Rogaciano Alba Álvarez”, processato per criminalità organizzata nel carcere messicano di massima sicurezza di La Palma.

Secondo Tadeco e CCTI, il leader ecologista è stato crivellato di colpi da sicari identificati come “los Arreolas“, vicini ad Alba Álvarez, mentre si dirigeva nella comunità Puerto de la Mosca, a trovare i suoi figli. Nell’imboscata è rimasto ferito suo fratello Felipe Torres.

Torres Cruz, secondo le ONG, contava su misure cautelari dettate dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) nell’agosto del 2009, ma queste, in maniera dolosa, “non gli sono mai state garantite”. http://www.proceso.com.mx/rv/modHome/detalleExclusiva/90437

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Read Full Post »

La Jornada – Mercoledì 20 aprile 2011

La ONG Sin Fronteras denuncia che con la sua deportazione, l’Istituto di Migrazione ha violato i diritti di Proiettis

VÍCTOR BALLINAS

Con la deportazione del giornalista italiano Gianni Proiettis, chi viveva a San Cristóbal de las Casas, Chiapas, ed era collaboratore del periodico Il Manifesto, “sono stati violati i suoi diritti umani da parte dell’Istituto Nazionale di Migrazione (INM) e delle altre autorità”, sostiene Perceo Quiroz, dell’organizzazione non governativa Sin Fronteras. Il vice-coordinatore di Sin Fronteras spiega: “siamo venuti a conoscenza indirettamente del caso, perché altre organizzazioni pro diritti umani del Chiapas e del Distretto Federale ci hanno chiesto un parere su come aiutare Proiettis, che temeva di essere deportato.

“Seguiamo due mesi questo caso, ed abbiamo fornito assistenza per promuovere la sua tutela, perché lui aveva paura, ed anche i suoi compagni temevano che lo deportassero”.

Oltre a collaborare con Il Manifesto, Proiettis è professore universitario all’Università Autonoma del Chiapas (Unach), alla Facoltà di Scienze Sociali, a San Cristóbal de las Casas.

L’Istituto di Migrazione lo ha deportato sabato scorso, dopo essere stato fermato da poliziotti federali, “ma non si sa di che cosa era accusato”, denuncia in questi giorni la moglie, Maribel Rotondo.

L’avvocato di Sin Fronteras riferisce che la deportazione di Proiettis è in stile fast track, simile a quella del professore universitario colombiano Miguel Beltrán Villegas. I due sono stati convocati nella sede dell’Istituto di Migrazione, e lì fermati. I due sono stati imbarcati su voli privati: Beltrán da Toluca in Colombia, e Proiettis dal Chiapas a Città del Messico e poi al suo paese”.

Si può ancora ricorrere alla tutela per fare in modo che “il professore torni in Messico, ma questo richiede tempo, perché è necessario che egli nomini un suo rappresentante, ma è possibile appellarsi alla tutela legale”, ha detto l’avvocato. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/20/index.php?section=politica&article=016n2pol

— * —

La Jornada – Mercoledì 20 aprile 2011

Intervista a GIANNI PROIETTIS, PROFESSORE DI ANTROPOLOGIA DELLA UNACH

La mia espulsione, un eccesso di  paranoia del governo

http://www.jornada.unam.mx/2011/04/20/index.php?section=politica&article=017e1pol

Read Full Post »