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Archive for 9 aprile 2010

Italia, 9 aprile 2010

Denunciamo il rozzo tentativo di criminalizzare l’EZLN ed il movimento zapatista, così come coloro che sostengono la lotta delle comunità indigene in resistenza del Chiapas, orchestrato attraverso il quotidiano messicano Reforma con la pubblicazione di una notizia palesemente falsa e costruita.

Questo altro non è che un’ulteriore aggressione nell’escalation di attacchi, persecuzioni, abusi e violenze scatenata negli ultimi mesi contro le comunità indigene in resistenza del Chiapas e contro gli attivisti dei diritti umani. E non ci stupisce l’azione codarda di criminalizzare, diffamare e isolare il movimento zapatista colpendo la solidarietà internazionale.

La nostra solidarietà non è occulta e da sempre è aperta e alla luce pubblica.

Noi, come molti altri nel mondo sosteniamo, e continueremo a farlo, le comunità zapatiste nello sviluppo del loro Sistema Autonomo di Educazione, di Salute, di Formazione, di Produzione. E così come denunciamo questa nuova aggressione, continueremo a denunciare ogni violazione dei diritti dei popoli ed ogni attacco al movimento zapatista.

Oggi più che mai proclamiamo apertamente la nostra solidarietà e appoggio all’EZLN, alle sue comunità ed alle vittime della repressione dei malgoverni e dei loro alleati.

Oggi più che mai, gli zapatisti non sono soli!

Firmano: Comitato Chiapas “Maribel” di Bergamo. Consolato Ribelle del Messico di Brescia. Progetto Dignidad Rebelde. Associazione Villaggio Terra Roma. Comitato Chiapas di Torino. Comitato Chiapas di Brescia. Associazione Ya Basta Italia. Coordinamento Toscano in Sostegno alla Lotta Zapatista. Fondazione Neno Zanchetta. Gruppo Mani Tese di Lucca. Statunitensi Contro la Guerra Firenze. Dna Alto Milanese. Comitato Chiapas Castellana. Le Case degli Angeli di Daniele ONLUS. Un Ponte Per comitato di Bologna. Associazione Aniep Bologna. PRC Circolo Aziendale Ferrovieri Spartaco Lavagnini di Firenze. Centro Sociale 28 Maggio Rovato BS. CICA Collettivo Italia Centro America. Associazione ‘dalla parte degli ultimi’ di Campobasso. Coordinamento Comasco per la Pace. Comitato Piazza Carlo Giuliani. Coordinamento Associazione Italia-Nicaragua. Gruppo musicale Chichimeca. Cooperativa Morelia Campobasso.



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Esercito e “caschi blu”.

La Jornada – Venerdì 9 aprile 2010

L’ONU presenta un piano per impedire conflitti in Chiapas. Si applicherà a Salto de Agua, Tila, Sabanilla, Tumbalá e Ocosingo

Elio Henríquez. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 8 aprile. L’ufficio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) in Messico ha comunicato che le sue quattro agenzie hanno presentato oggi il programma Prevenzione dei Conflitti e Costruzione della Pace in comunità con profughi interni in Chiapas, il cui obiettivo è la riduzione dei conflitti mediante il dialogo e la negoziazione permanenti tra gli sfollati, le comunità di accoglienza e le istituzioni di governo.  Il programma che si applicherà nei municipi di Salto de Agua, Tila, Sabanilla, Tumbalá e Ocosingo, situati nel nord del Chiapas, vuole anche “raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, e si articola con la politica pubblica del governo statale contribuendo alla riduzione della povertà e delle disuguaglianze nelle comunità con profughi interni”, aggiunge in un comunicato stampa.  Sostiene che “la costruzione della pace nelle società in conflitto è più complessa, particolarmente in quelle comunità che presentano un alto grado di emarginazione e povertà. Questo programma spinge lo sviluppo delle potenzialità locali per costruire consensi ed adattare esperienze di successo di altri conflitti a località in Chiapas, dove le contraddizioni si sono risolte nell’intimidazione e l’aggressione fisica e, in alcuni casi, sono sfociate in violenza”.   Spiega che nell’immediato i responsabili del programma completeranno una diagnosi che permetta di ottenere informazioni dettagliate e precise sul numero di sfollati, la loro ubicazione e situazione in questo momento; così come identificare la fattibilità ed il desiderio di ritornare ai propri luoghi di origine.  Poco prima, diplomatici e membri del gabinetto statale avevano partecipato all’inaugurazione ufficiale dei nuovi uffici delle Nazioni Unite a San Cristóbal de Las Casas. http://www.jornada.unam.mx/2010/04/09/index.php?section=politica&article=007n2pol

 La Jornada – Giovedì 8 aprile 2010

L’Esercito resterà nelle strade altri 5 o 10 anni, prevede Galván. E’ necessario approvare una “legislazione d’emergenza” che dia più facoltà alle forze armate

Il segretario della Difesa Nazionale, generale Guillermo Galván Galván, ha dichiarato ieri davanti ai deputati che per combattere la criminalità organizzata l’Esercito rimarrà per le strade ancora tra 5 e 10 anni, salvo ordine contrario del Presidente della Repubblica o l’approvazione di un decreto del Congresso dell’Unione.   In una riunione ieri con almeno 24 dei 30 membri della Commissione di Difesa Nazionale della Camera dei Deputati, Galván ha chiesto ai legislatori l’approvazione di una “legislazione d’emergenza” che conceda più facoltà alle forze armate nella lotta al narcotraffico perché, ha ammesso, in questo momento i militari svolgono un compito che legalmente non compete loro.  Per tre ore il segretario della Difesa ha spiegato ai deputati che l’Esercito richiede un diverso ambito giuridico che ampli le sue facoltà nella lotta al narco. Tra queste, ha citato l’ingresso dei soldati nelle case private quando si persegua un delitto in flagranza o si sospetti che potrebbe essere commesso; interrogare detenuti e mantenerli in stato di fermo per 24 ore prima di consegnarli ad un’autorità civile e prenderle perfino le impronte digitali, così come intervenire nel settore delle comunicazioni e sospendere spettacoli o il transito di veicoli.   “Praticamente ci ha chiesto di approvare uno stato di eccezionalità che è inaccettabile per il Congresso”, denunciano i deputati consultati dopo la riunione tenutasi nella sede della Difesa Nazionale. (….) http://www.jornada.unam.mx/2010/04/08/index.php?section=politica&article=005n1pol

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La Jornada – Venerdì 9 aprile 2010

Un’ossessione chiamata Marcos

Jaime Martínez Veloz

Sabato 27 marzo Reforma ha pubblicato in prima pagina un reportage sull’EZLN sulla base di un presunto documento di 83 pagine (sic) consegnato al giornale da un presunto miliziano disertore.

La notizia rivelava due aspetti: la fotografia di un uomo di razza bianca, magro e con la barba che, secondo il presunto disertore, era il subcomandante Marcos senza il suo caratteristico passamontagna; ed il presunto finanziamento da parte di ETA, cosa che collocherebbe gli zapatisti nel novero delle organizzazioni terroriste. Il motivo mal celato della notizia era colpire lo zapatismo. Che altro? Non lo so, ma si può dedurre che quell’informazione aveva le peggiori e più perverse intenzioni del mondo. Più di 100 mezzi di comunicazione, senza eseguire nessun accertamento e dando come certe le fonti della notizia diffusa, hanno riportato nelle prime pagine dei loro giornali titoli come: Si chiede di indagare sul legame tra EZLN ed ETA.

Come secondo atto dell’operetta montata da quel giornale, sono stati intervistati cercando di sorprendere, diversi senatori. Carlos Jiménez, del PRI, cadendo nel tranello, ha parlato della necessità di chiedere una spiegazione al governo spagnolo; il perredista Silvano Aureolos ha dichiarato di non giustificare in alcun modo la lotta armata dell’EZLN, e Felipe González, del PAN, più cauto, ha espresso la sua preoccupazione per la possibilità che detta informazione potesse causare rappresaglie.

Il giorno seguente i legislatori del tricolore della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), Rubén Moreira e Sami David, in maniera misurata hanno messo in dubbio l’informazione diffusa definendola una pura speculazione, causando il primo intoppo di questa nuova macchinazione ordita contro gli zapatisti. Benché il cuore dello scandalo fosse introdurre nell’immaginario collettivo la relazione ETA-EZLN, si è cercato di generare un forte impatto mostrando il volto di una persona che, secondo Reforma, era il subcomandante Marcos senza il suo emblematico passamontagna. In meno di una settimana, il cittadino italiano Leuccio Rizzo ha chiarito in una lettera pubblica che era lui quello della foto e non il dirigente zapatista. Il giornale, sebbene pubblicando il chiarimento nelle pagine interne, è stato scoperto: non ha potuto sostenere la sua offensiva antizapatista, e la provocazione montata contro l’EZLN si è sgonfiata nel più clamoroso ridicolo.

La tentazione di vincolare l’EZLN ad attività di carattere terroristico è stata sconfitta più volte e fa parte di una tappa superata che solo un imbecille può pensare di far rivivere.

Chi ha seguito da vicino il conflitto dal 1994 ha conosciuto le molteplici forme di provocazione ed aggressione contro gli zapatisti, ognuna è inserita nelle pagine della storia di questo movimento. Questo ci ha permesso di conoscere alcune forme e modi del comportamento dei persecutori perché molestati dalla causa e dalle bandiere zapatiste.

La storia ed il contesto spiegano il percorso dell’EZLN e le azioni costruttive che ha realizzato nella tappa successiva all’inadempimento di quanto concordato a San Andrés. Per 16 anni ci sono state una serie di iniziative politiche di carattere nazionale ed internazionale. Dal cessate il fuoco, agli inizi del 1994, l’EZLN non ha realizzato alcun’azione militare, invece, è stato perseguitato da gruppi paramilitari la cui espressione più cruenta e drammatica fu il massacro di Acteal.

Nella Sesta Dichiarazione dl la Selva Lacandona i ribelli hanno definito con chiarezza la loro posizione: L’EZLN mantiene il suo impegno di cessate il fuoco offensivo e non realizzerà alcun attacco contro forze governative né movimenti militari offensivi (…) ed il suo impegno è insistere nella via della lotta politica, con questa iniziativa pacifica, che ora portiamo avanti. Pertanto l’EZLN seguirà nel suo intendimento di non avere nessun tipo di relazione segreta con organizzazioni politico-militari nazionali o di altri paesi. La realtà è la migliore testimone del rispetto di questa decisione zapatista.

Le iniziative politiche zapatiste hanno sempre avuto una rigida logica politica dato il vincolo e la partecipazione di settori sociali diversi. Il tema della pace in Chiapas ha la sua origine nell’inadempimento degli accordi di San Andrés. Nonostante il silenzio governativo, di fronte ai temi di fondo che hanno impedito la soluzione giusta e degna che reclamano i popoli indios del Messico, l’EZLN ha generato meccanismi coraggiosi di lavoro interno con le giunte di buon governo che sono diventate i veri riferimenti di come si può governare obbedendo.

La tentazione di isolare e sminuire lo zapatismo è attraente per chi, dentro e fuori del governo, afferma che l’EZLN si estinguerà per graduale esaurimento, per usura del suo discorso e la fine del suo impatto. Nei fatti ha dimostrato la volontà di trovare una soluzione al conflitto; per quanto riguarda la via politica ha fatto la sua parte, è il governo federale che non ha fatto la sua.

L’espressione più diafana degli errori delle diverse istanze politiche del governo messicano è stata la costante ossessione di conoscere o scoprire il volto di Marcos, invece di assumere l’impegno di fondo di rispondere alle cause strutturali che hanno dato origine al volto della povertà che lacera milioni di famiglie nel nostro paese. http://www.jornada.unam.mx/2010/04/09/index.php?section=opinion&article=018a1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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