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Archive for giugno 2025

3 Post scriptum 3.

I.-P.S. GLOBALIZZATO.

Un pianeta, molte guerre.

Nota: Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della Sesta Dichiarazione e il quinto anniversario della Dichiarazione per la Vita. Con la VI abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione anticapitalista e la nostra distanza critica dalla politica istituzionale. Attraverso la Dichiarazione per la Vita, cerchiamo di ampliare l’invito ad una condivisione di resistenze e ribellioni. Per i nostri compagni della Sexta e della Dichiarazione per la Vita, questi sono stati anni difficili; tuttavia, abbiamo perseverato, senza arrenderci, senza svenderci e senza cedere. La tormenta non è più un cattivo presagio; è una realtà presente. Pertanto, i seguenti poscritti riaffermano il nostro impegno, il nostro affetto e il nostro rispetto per coloro che, pur essendo differenti e diversi, condividono una vocazione e un destino secondo i propri modi, tempi e geografie.

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Tutte le guerre sono straniere finché non bussano alla tua porta. Ma la Tormenta non bussa prima. Quando la senti, non hai più porta, né muri, né tetto, né finestre. Non c’è più casa. Non c’è più vita. Quando se ne va, rimane solo l’odore dell’incubo mortale.

Presto arriverà poi la puzza di gasolio e benzina delle macchine, il rumore con cui si costruisce ciò che è stato distrutto. “Ascolta”, dice la bestia dorata, “quel suono annuncia l’arrivo del progresso”.

Così, fino alla prossima guerra.

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La guerra è la patria del caos, del disordine, dell’arbitrarietà e della disumanizzazione. La guerra è la patria del denaro.

L’uso di missili, droni e velivoli controllati dall’Intelligenza Artificiale non è “l’umanizzazione” della guerra. Piuttosto, è un calcolo economico. Una macchina è più redditizia di un essere umano. Sono più costose, è vero. Ma, insomma, è un investimento a medio termine. La loro capacità distruttiva è maggiore. E non ci sono problemi poi con rimorsi di coscienza, veterani con disabilità fisiche e mentali, cause legali, proteste, “body bags” e processi inutili in tribunali internazionali.

Così sarà finché lo spargimento di sangue dell’aggressore non tornerà a essere redditizio.

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È solito calcolare quante persone potrebbero essere sfamate con i soldi spesi in guerre predatorie. Ma, oltre ad essere inutile, fare appello alla sensibilità e all’empatia del Capitale, non è corretto.

Ciò che va quantificato è quanto profitto genereranno il centro commerciale e l’area turistica costruiti su un cumulo di cadaveri nascosti sotto le macerie (nascoste, a loro volta, sotto gli hotel e i centri ricreativi). Solo così potremo comprendere la vera natura di una guerra.

Le fondamenta della civiltà moderna non si costruiscono con il cemento, ma con carne, ossa e sangue, tanto sangue.

Il sistema distrugge, poi vende la sostituzione. Alle città distrutte seguirà un paesaggio di condomini, grattacieli scintillanti, centri commerciali e campi da golf così intelligenti che persino Trump vincerà, mentre Netanyahu terrà conferenze sui diritti umani, Putin organizzerà corse di orsi siberiani e Xi Jinping venderà i biglietti. Un’insegna raffigurante la moneta splenderà in cima alla piramide che riunisce il culto del denaro.

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Nelle ultime guerre, l’arrogante Europa di sopra ha svolto il ruolo di testa di ponte. Ciò è in linea con il suo ruolo di zona ricreativa e di intrattenimento del Capitale. Il cosiddetto “eurocentrismo” fa ormai parte di un passato nostalgico e stantio. Il corso di questa Europa viene deciso dai consigli di amministrazione degli azionisti e dalle lobby delle grandi aziende. Il capo di Amazon celebra le sue nozze nella piscina della sua casa di campagna (Venezia) e la NATO è la succursale di distribuzione e cliente dei beni più redditizi: le armi.

I governi degli Stati Nazionali di quel continente abbassano il volto pudicamente di fronte al “Padre Padrone”, dal quale sognano di emanciparsi arruolandosi nell’esercito del Capitale. Non più nel futuro, ma adesso (come in Ucraina) il Capitale fornisce le armi, l’Europa fornisce i morti presenti e futuri, Putin fornisce gli ologrammi di un mix di zarismo e URSS, e Xi Jinping affina la sua proposta alternativa di piramide sociale.

Lì vicino, non la prole di Trump, ma gli eredi delle grandi aziende sognano una vacanza in una Palestina libera… dai palestinesi. Netanyahu, o un suo equivalente, sarà il cortese anfitrione che, dopo cena, intratterrà i visitatori con aneddoti su bambini, donne, uomini, anziani, ospedali e scuole uccisi dalle bombe e morti di fame. “Ho risparmiato milioni usando i centri di distribuzione alimentare come riserve di caccia”, si vanterà servendo lo Zibdieh. I commensali applaudiranno.

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La guerra è la prima opzione del Capitale per sbarazzarsi dell’eliminabile. Religione, correttezza o scorrettezza politica (che ormai non ha più importanza), discorsi infuocati e storie eroiche inventate dall’Intelligenza Artificiale, cessate il fuoco con esplosioni e spari come sottofondo musicale, tregue dettate dalle società di brokeraggio e dai prezzi del petrolio: tutto questo è solo la scenografia.

I vari dei fingono di essere impegnati ad impartire morte e distruzione da entrambe le parti. E il vero dio, che può tutto ed è ovunque, il Capitale, rimane discreto. O forse no, il cinismo è ormai una virtù. Dietro tutto questo si cela la cosa più importante: il bilancio delle grandi aziende e delle banche.

Il diritto internazionale sui conflitti militari è obsoleto da decenni. Nelle guerra moderna l’ONU è solo un riferimento per le celebrazioni scolastiche. Le sue risoluzioni non vanno oltre la dichiarazione di una concorrente ad un concorso di bellezza: “Desidero la pace nel mondo”.

Gli eserciti del Capitale sono l’equivalente dei servizi di consegna a domicilio. Ed alcuni, geograficamente distanti dal luogo di consegna, lo valutano così: “5 stelle per Netanyahu”. Nella corsa al premio di “fattorino dell’anno”, Trump, Putin e Netanyahu primeggiano, certo. Ma il sistema avrà sempre la possibilità di scegliere altri… o altre (non dimentichiamo la parità di genere).

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Attraverso i mass media, compresi i social media, le geografie lontane dal territorio aggredito assumono il ruolo di spettatori. Come se fosse una partita sportiva scelgono il loro favorito, schierandosi. Applaudono una parte e fischiano l’altra. Gioiscono per i successi e si rattristano per i fallimenti dei contendenti. Nelle tribune dei commentatori gli esperti abbelliscono lo spettacolo. “Geopolitica”, la chiamano. E anelano a un cambio di dominatore, non a cambiare il rapporto di cui sono vittime.

Dimenticano forse che il mondo non è uno stadio. Assomiglia piuttosto a un gigantesco Colosseo dove le future vittime applaudono mentre aspettano il loro turno. Non sono gladiatori in sala d’attesa; sono le prede che cadranno preda delle macchine da guerra. Nel frattempo, bot con tutti gli avatar e i soprannomi più ingegnosi guidano gli applausi, i boati e le acclamazioni; e, al loro momento, il suono di lacrime e lamenti.

Dal suo palco d’onore, il Capitale riceve gli applausi del pubblico e ascolta ciò che gli spettatori gridano con mute parole: “Ave Caesar, morituri te salutant” [“Ave Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano”].

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Tuttavia…

Un giorno, sulle rovine della storia, giacerà il cadavere di un sistema che si credeva eterno e onnipresente. Prima di quell’alba, parlare di pace è solo sarcasmo per le vittime. Ma quel giorno, il sole d’Oriente contemplerà, sorpreso, una Palestina viva. E libera, perché solo liberi si può vivere.

Perché c’è chi dice “NO”.

C’è chi non vuole cambiare padrone, ma piuttosto non averne uno.

C’è chi resiste, si ribella… e si rivela.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

El Capitán

Giugno 2025

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/06/28/3-postdatas-3-i-pd-globalizada-un-planeta-muchas-guerras/

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CONVOCAZIONE ALL’INCONTRO DI RESISTENZE E RIBELLIONI

ALCUNE PARTI DEL TUTTO”

Giugno 2025

Alle persone, gruppi, collettivi, organizzazioni e movimenti che hanno firmato la Dichiarazione per la Vita:

Le comunità zapatiste di origine maya, attraverso il loro Governo Autonomo Locale (GAL), il Collettivo dei Governi Autonomi (CGAZ), le Assemblee dei Collettivi di Governo Autonomo (ACGAZ), INTERZONA e dell’EZLN, si rivolgono a voi per:

Convocare persone, gruppi, collettivi, movimenti e organizzazioni che, nei diversi angoli del mondo, resistono e si ribellano contro una o tutte le teste dell’Idra capitalista e che abbiano una pratica da condividere, affinché raccontino la loro storia in un incontro con le comunità zapatiste.

L’invito è a condividere, secondo i vostri tempi, geografie e modi, la vostra esperienza e le vostre proposte nella lotta antisistema. Diverse centinaia di zapatisti (uomini, donne, otroas, bambini e anziani), provenienti dai vari gruppi di lavoro, commissioni e responsabilità nell’ambito dell’autonomia e del comune zapatista saranno presenti di persona per ascoltarvi e imparare da voi.

Per questo vi chiediamo di trovare parole che si comprendano. Perché se venite fino qui e usate solo parole difficili, è inutile, perché non vi capiremmo. Siamo certi che saremo un ascolto collettivo, attento e rispettoso. Ecco perché speriamo che le vostre parole siano collettive, chiare e comprensibili per chi vi ha invitato.

Allo stesso modo, le comunità zapatiste vi spiegheranno – con i mezzi che le comunità decideranno – in che fase ci troviamo, i problemi che affrontiamo, i progressi e gli insuccessi che vediamo.

Può partecipare chiunque voglia e possa appartenente a un’organizzazione, un gruppo, un collettivo o un movimento, anche solo una persona, o più persone, che condividano la propria esperienza a turno. La presenza dei media non sarà consentita salvo autorizzazione dopo presentazione della propria pratica.

Alcuni argomenti sono:

.- Noi donne.

.- Distruzione della natura.

.- Attacchi alla differenza in tutte le sue forme.

.- Distruzione di identità, popoli e comunità.

.- Resistenza e Ribellione nell’Arte e nella Cultura.

.- Migrazione, Razzismo, Segregazione.

.- Le guerre e la distruzione della vita.

.- Un argomento che ognuno deciderà.

.- Tutto o parti di questi argomenti.

Questo non è un incontro di analisi o di approcci teorici, ma piuttosto un incontro di esperienze pratiche di resistenza. Chi di noi sarà presente sa già cos’è questo maledetto sistema e cosa fa contro tutti, tutte e todoas, così come contro la natura, la conoscenza, le arti, l’informazione, la dignità umana e l’intero pianeta. Non si tratta di esporre teoricamente i mali del sistema capitalista, ma piuttosto di ciò che si sta facendo per resistere e ribellarsi, ovvero per combatterlo.

Non vi invitiamo qui ad insegnare. Non siamo i vostri studenti o i vostri apprendisti; né siamo maestri o tutor. Siamo parti, insieme a voi, di un tutto che si oppone a un sistema. Dare e dare. Voi ci raccontate le vostre esperienze e noi, il popolo zapatista, vi raccontiamo le nostre.

L’incontro si terrà presso il Semillero Comandanta Ramona, nel Caracol di Morelia (dove si sono svolti gli Incontri delle Donne che Lottano).

Le date sono dal 2 al 17 agosto 2025

Arrivo e registrazione il 2, il 3 inaugurazione ed il 16 chiusura. 17 partenza.

Registrazione dei partecipanti e dei visitatori ai seguenti indirizzi email:

participantesencuentroagosto25@gmail.com

asistentesencuentroagosto25@gmail.com

Nota: i contributi zapatisti saranno aperti a partecipanti e visitatori. Ci impegneremo a trasmettere in streaming questi interventi e, ove opportuno, a pubblicarne i video sul sito web di Enlace Zapatista.

Maggiori dettagli nei prossimi comunicati.

Vi ricordiamo che la produzione, il commercio e il consumo di alcol e droghe NON sono consentiti. Né è consentita la violenza verbale o fisica basata su genere, etnia, corporatura, colore della pelle, religione, nazionalità, status sociale, area di resistenza o qualsiasi altra cosa possiate immaginare.

Ci sarà un tetto per ripararvi dalla pioggia o dal sole, a seconda della situazione.

Vi aspettiamo.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, giugno 2025

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De lejos viene.

De lejos viene

  El Viejo Antonio enciende el tabaco y la mirada.  Habla como si leyera, dentro suyo, el libro que algunos llaman historia, o lo pasado, o lo anterior, o lo de antes, o lo más primero.

  Porque hay libros que no pueden ser mirados.  Sólo escucharlos es posible, y así guardarlos.

  “Antes de que nacieran las geografías, cuando los calendarios no nacían todavía, la palabra estaba para dar cuenta de lo que caminaba y no.  No fronteras, no razas, no banderas, no gustos, no querencias, no lenguas, no quien arriba, no quien abajo.”

  Lo escuchan todas al Viejo Antonio.  Alguna le arrima una taza de café y él se arrima al fogón, no porque haga frío, sino porque es su modo pues.  Y al escucharlo, lo leen.  Sólo con miradas, toman el apunte en su corazón colectivo.

  “Para mirar lo pasado hay que aprender a mirar el mañana.  Y al revés volteado.  Si no, la vista se pierde en el presente, como si nada antes, como si después nada.

  El Viejo Antonio relee lo que su corazón escuchó cuando el tiempo no era todavía:

  “La memoria fue, existió.  Vieron; al instante su mirada se elevó.  Todo lo vieron, conocieron todo el mundo entero; cuando miraban, en el mismo instante su vista miraba alrededor, lo veía todo, en la bóveda del cielo, en la superficie de la tierra.  Veían todo lo escondido sin antes moverse.  Cuando miraban el mundo veían, igualmente, todo lo que existe en él.  Numerosos eran sus conocimientos.  Su pensamiento iba más allá de la madera, la piedra, los lagos, los mares, los montes, los valles.

 En verdad, hombres a los que [se les debía] amar: Brujo del Envoltorio, Brujo Nocturno, Guarda-Botín, Brujo Lunar.

  Fueron entonces interrogados por Los de la Construcción, Los de la Formación.  “¿Qué pensáis de vuestro ser? ¿No veis? ¿No oís?  Vuestro lenguaje, vuestro andar, ¿no son buenos? Mirad pues y ved el mundo, si no aparecen los montes, los valles: ved para instruiros”, se les dijo.

  Vieron en seguida el mundo entero, y después dieron gracias a los Constructores, a Los Formadores.  “Verdaderamente dos veces gracias, tres veces gracias.  Nacimos, tuvimos una boca, tuvimos una cara, hablamos, oímos, meditamos, nos movemos: bien sabemos, conocemos lejos, cerca.  Vemos lo grande, lo pequeño, en el cielo, en la tierra.  ¡Gracias [damos] a vosotros! Nacimos, oh Los de lo Construido, Los de lo Formado: existimos, oh abuela nuestra, oh abuelo nuestro”, dijeron, dando gracias de su construcción, de su formación.

 Acabaron de conocerlo todo, de mirar a las cuatro esquinas, a los cuatro ángulos, en el cielo, en la tierra.

 Los de lo Construido. Los de lo Formado, no escucharon esto con placer.

  “No está bien lo que dicen nuestros construidos, nuestros formados. Lo conocen todo, lo grande, lo pequeño”, dijeron.

  Por lo tanto, celebraron consejo Los Procreadores, los Engendrados.

  “¿Cómo obraremos ahora para con ellos? ¡Que sus miradas no lleguen sino a poca distancia! ¡Que no vean más que un poco la faz de la tierra! ¡No está bien lo que dicen! ¿No se llaman solamente Construidos, Formados? Serán como dioses, si no engendran, [si] no se propagan, cuando se haga la germinación, cuando exista el alba; solos, no se multiplican. Que eso sea. Solamente deshagamos un poco lo que quisimos que fuesen: no está bien lo que decimos, ¿Se igualarían a aquellos que los han hecho, a aquellos cuya ciencia se extiende a lo lejos, a aquellos que todo lo ven?”, fue dicho por los Espíritus del Cielo, Maestro Gigante [Relámpago], Huella del Relámpago, Esplendor del Relámpago, Dominadores. Poderosos del Cielo. Procreadores.  Engendradores. Antiguo Secreto, Antigua Ocultadora, Constructora, Formadores.

  Así hablaron cuando rehicieron el ser de su construcción, de su formación.

 Entonces fueron petrificados ojos [de los cuatro] por los Espíritus del cielo, lo que los veló como el aliento sobre la faz de un espejo; los ojos se turbaron; no vieron más que lo próximo, esto sólo fue claro.

  Así fue perdida la Sabiduría y toda la Ciencia de los cuatro hombres, su principio, su comienzo.

 Así primeramente fueron construidos, fueron formados, nuestros abuelos, nuestros padres, por los Espíritus del Cielo, los Espíritus de la Tierra.”

(Popol Vuh.  El Libro del Consejo. Anónimo. Traductor: Miguel Ángel Asturias y J. M. González de Mendoza. Editorial Losada.)

  Se calla el Viejo Antonio.  Ellas guardan el apunte y la mirada guardan.  Ixmucané, el Votán con nagua, guarda y aguarda.

  Una niña abre los ojos como si una puerta abriera.  La mujer más mayor repite lo que su corazón le dicta: “Resistencia y Rebeldía.  A la chingada el pirámide”.

  Arriba una luna nueva y abajo una montaña de edad entienden y asienten.  Se ve que algo saben, porque sólo ellas sonríen.

  No llueve aún y la tierra está así nomás, como esperando…

Desde las montañas del Sureste Mexicano.

El Capitán.
México, mayo del 2025.
(Hace 4 años, en estas fechas, una montaña convertida en navío entraba mar adentro en el océano Atlántico.  Llevaba en su vientre el Escuadrón 421.  Navegaba la Montaña así nomás, como esperando un encuentro.  ¿Un encuentro?  ¿En agosto?  ¿La primera quincena?)

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/05/28/de-lejos-viene/

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