Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for giugno 2024

Il Messico e l’escalation della violenza: non c’entra solo la politica. La guerra per il territorio tra Stato, imprese e crimine. di Andrea Cegna22 giugno 2024 IlFattoQutidiano

Durante la campagna elettorale delle ultime settimane il fenomeno ha riconquistato anche qualche spazio sui media internazionali. Ma l’escalation è sempre meno legata alla cadenza degli appuntamenti politici. “La violenza che si è vista nelle ultime elezioni – spiega Josè Gil Olmos Rodriguez, giornalista del giornale online Proceso – è parte di quella che si vive in Messico da diversi anni e, soprattutto, nel corso del governo di Andrés Manuel López Obrador. In questi sei anni la segreteria esecutiva del Sistema nazionale di pubblica sicurezza ha registrato più di 134.594 omicidi, mentre durante il governo di Enrique Peña Nieto (che ha governato dal 2012 al 2018, ndr) 89.860”. Gilberto Lopez y Rivas, antropologo e docente universitario, aggiunge: “La violenza è strutturale. Non si ferma a causa di contingenze politiche. Fa parte del tipo di accumulazione capitalistica in cui viviamo. Tutto cambia, affinché tutto rimanga uguale”.

La campagna elettorale ha evidenziato una situazione limite, ma costante, che si replica secondo uno schema consolidato come racconta nel suo libro I cartelli non esistono il giornalista e docente Oswaldo Zavala: dopo la militarizzazione di un territorio esplode lo scontro con i gruppi criminali. La militarizzazione si somma ad altre due costanti: ricchezza di materie prime e resistenze territoriali e indigene. Schema che si ripete anche oggi nonostante sia stata abbandonata la cosiddetta “guerra alla droga”. Il Chiapas, torna ad essere “laboratorio” della violenza: il governo di Lopez Obrador (che per brevità tutti chiamano AMLO) ha schierato non meno di 10mila agenti della Guardia Nazionale, corpo voluto nel 2019 dallo stesso presidente, per “gestire” la questione migratoria e così nello stato del Sud-Est messicano i fenomeni descritti da Zavala si incontrano con le organizzazioni paramilitari che dalla fine degli anni Novanta hanno segnato la violenza politica di quel territorio che confina con il Guatemala. Sono proprio alla frontiera, assieme alle zone dove la violenza paramilitare si è dispiegata contro l’esperienza zapatista, i luoghi dove la violenza fa oggi da padrona. L’ultima strage si è vista a Pantelhò, a un paio d’ore da San Cristobal de Las Casas, il 14 giugno, dove una famiglia è stata freddata a colpi di pistola non si sa da chi e perché.

In Messico c’è in corso una vera e propria guerra per il controllo del territorio. E come ogni guerra la popolazione civile è la vittima dello scontro di interessi che vede come attori Stato, grandi imprese e gruppi del crimine organizzato. La narrativa di un Paese nelle mani dei narcos è semplicistica e “casi” come la sparizione dei 43 di Ayotzinapa o quello del generale Cienfuegos ne sono esempi.

La campagna elettorale è stato occasione di propagande incrociate. Se da una parte “non si può dimenticare che la violenza registrata durante l’ultima campagna elettorale, e gli omicidi legati ad essa, si è scontrata con dati differenti tra governo messicano e quelli prodotti da soggetti indipendenti” ricorda ancora Olmos Rodriguez. Carlos Fazio, docente ed editorialista de La Jornada, sottolinea che la stampa vicina alle opposizioni “ha riprodotto la narrazione secondo cui lo slogan di AMLO “abbracci, non pallottole” avrebbe coperto l’alleanza del presidente con i gruppi dell’economia criminale. Questo ha dato il via ad una campagna di propaganda, sostenuta da Xóchitl Gálvez con il supporto del New York Times, Tim Golden di ProPublica, e l’agenzia tedesca Deutsche Welle, in cui lavora Anabel Hernández, che ha usato sui social il famoso hashtag #NarcopresidenteAMLO, associato poi a Claudia Sheinbaum (la nuova presidente, ndr). Con questo non dico, ovviamente, che non vi sia violenza in Messico, a partire dal dramma dei desaparecidos (circa 100mila secondo il governo) e dagli assedi di tipo militare e paramilitare in Chiapas nelle zone di influenza zapatista e contro gli oppositori ai mega-progetti estrattivi di López Obrador”.

Il tentativo di “pacificare” il Paese messo in campo da Lopez Obrador attraverso la logica del “non scontro” e con formule di redistribuzione di ricchezza, investimenti pubblici e rafforzamento del potere della Marina e degli altri corpi militari, è naufragato. Violenza sistemica e militarizzazione ricadranno sul governo dalla presidente Sheinbaum che dovrà capire se andare in continuità con il suo predecessore o cambiare rotta. Bisogna però riconoscere, come Oswlado Zavala ha fatto in una recente lezione all’Unam, che “il discorso del ‘narco’ promuove e propone l’idea che si possa uccidere, senza distinzioni, chiunque consideriamo nostro nemico. Le nozioni di guerra e narco sono a un punto di esaurimento e così l’industria dell’intrattenimento della violenza simbolica funziona come un potere fattuale che racconta la guerra contro il narco, giustificandola e trasformandola in un romanzo”, ovvero la violenza è sistemica, non è solo generata da gruppi criminali ed è diventata “comune”, ma sistemica è anche una narrazione polarizzata che tende a deviare lo sguardo così da mettere a fuoco il dito al posto della luna senza indagare le origini e le motivazioni di questo tsunami sociale e culturale che infesta il paese.

Il Fatto Quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/21/il-messico-e-lescalation-della-violenza-non-centra-solo-la-politica-la-guerra-per-il-controllo-del-territorio-tra-stato-imprese-e-crimine/7596426

Read Full Post »

Elezioni in Messico, vincono Claudia Sheinbaum e la continuità

di Christian Peverieri 04/06/2024

Come ampiamente previsto dai sondaggi la candidata della coalizione di governo Sigamos haciendo historia e del partito Morena, Claudia Sheinbaum Pardo, è la nuova presidente del Paese. La sua elezione è già stata definita “storica”: per la prima volta in 200 anni di storia messicana infatti una donna dirigerà il Paese dal Palacio Nacional. Tuttavia la storicità dell’evento si potrebbe fermare qui, dal momento che la sua elezione non rappresenta alcuna rivoluzione concreta ma anzi si inserisce nel solco della continuità con l’attuale governo guidato dal leader del partito-movimento populista Morena, Andrés Manuel López Obrador.

Secondo i risultati ufficiali, ma ancora parziali, con un’affluenza che si è fermata al 60,1% – di poco sotto a quella della precedente elezione – Claudia Sheinbaum ha sconfitto nettamente l’altra candidata donna, l’indipendente Xóchitl Gálvez Ruíz, sostenuta dai partiti dell’opposizione, PRI, PAN e PRD: quasi il 60% di preferenze per la neo eletta presidente contro il 28% circa della rivale d’opposizione. Sheinbaum è stata scelta da oltre 33 milioni di messicani, e superando addirittura il suo predecessore di oltre tre milioni di preferenze, è diventata la candidata presidente più votata nella storia messicana.

Più staccato, con circa il 10% di voti, Jorge Álvarez Máynez del Movimiento Ciudadano, una formazione moderata di centro. Un milione e quattrocento mila invece i voti nulli, che sommati agli 86 mila dati ai “candidati non registrati” testimoniano l’ottimo risultato della campagna “Vota por las personas desaparecidas”, sorta dai familiari delle vittime di sparizione forzata per dare visibilità ad un tema oscurato durante tutta la campagna elettorale. Migliaia di messicani hanno così scritto nella scheda elettorale i nomi delle persone scomparse come forma di protesta di fronte all’inattività – e spesso complicità – dello Stato e per esigere giustizia per chi non ha più voce.

Nella più grande giornata elettorale della storia messicana – oltre 20 mila le cariche pubbliche da eleggere – si è votato anche per rinnovare i 128 membri del Senato e i 500 della Camera dei Deputati, oltre ai Governatori di nove Stati: Città del Messico, Guanajuato, Morelos, Jalisco, Puebla, Tabasco, Veracruz, Chiapas e Yucatán. Morena e i suoi alleati del Partito Verde e del Partito dei Lavoratori sta vincendo in sette Stati lasciando solo Guanajuato al PRI-PAN-PRD e Jalisco al Movimiento Ciudadano. I risultati relativi al rinnovo del Senato e della Camera invece si sapranno solamente nei prossimi giorni, anche se, stando al conteggio rapido pubblicato dall’INE (Instituto Nacional Electoral), la coalizione Sigamos haciendo historia sembrerebbe vicina a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in entrambe le Camere, fatto che garantirebbe la possibilità di attuare in libertà riforme strutturali.

Claudia Sheinbaum deve la sua carriera politica all’incontro con López Obrador di cui è diventata la fedelissima compagna di partito. Laureata in fisica e specializzata in ingegneria ambientale, dopo esser stata una leader studentesca della UNAM, grazie ad AMLO entra a far parte del PRD e del governo della capitale con deleghe all’ambiente, diventando la sua portavoce nelle campagne presidenziali del 2006 e 2012 prima di fondare insieme al suo mentore il partito Morena e di diventare Capo del Governo di Città del Messico, carica a cui ha rinunciato l’anno scorso per potersi candidare alla presidenza della Repubblica.

La nuova Presidente rappresenta dunque la perfetta continuità con il recente passato: è quindi facile prevedere che non ci sarà una “quinta trasformazione” – ovvero cambiamenti radicali nel suo Governo – ma si rimarrà nel solco della “quarta trasformazione”, con i suoi pochi pregi e le molte contraddizioni. Il tema centrale sarà nuovamente quello della sicurezza pubblica, dal momento che il Paese, nonostante la “cura AMLO”, è ancora preda di una violenza strutturale che sembra impossibile da debellare e di legami saldi e indistinguibili con i gruppi di potere economici e criminali in tutti gli apparati dello Stato.

Proprio in tema di sicurezza pubblica, la nuova Presidente ha già dichiarato il suo sostegno alle forze armate e alle politiche di militarizzazione del Paese promosse dal suo predecessore, promettendo il rafforzamento della Guardia Nacional affinché l’Esercito possa ritornare nelle caserme e non occuparsi più della sicurezza pubblica. Promesse che non presagiscono nulla di buono visti i risultati fin qui ottenuti da López Obrador, il cui mandato è stato il più violento della storia recente messicana.

Grandi opere e migrazioni saranno altri campi di battaglia del nuovo governo ma anche rispetto a questi altri importanti temi non si prevedono sostanziali novità, con il prosieguo dei lavori delle grandi opere (consegnati all’Esercito) che continuerà a mettere in risalto i danni ambientali e le contraddizioni sociali portate da questi progetti estrattivisti, e con la continuazione delle politiche di repressione delle proteste a difesa dei territori e di contenimento forzato dei flussi migratori.

Per i movimenti come lo zapatismo, per le organizzazioni sociali, femministe, popolari e indigene che promuovono alternative anticapitaliste, saranno altri sei anni di resistenza e lotte a difesa dei diritti, dei territori e dell’autonomia minacciata dalla cooptazione e dalla criminalizzazione a cui andranno incontro opponendosi all’egemonia morenista. https://www.globalproject.info/it/mondi/elezioni-in-messico-vincono-claudia-sheinbaum-e-la-continuita/24944

Read Full Post »