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Un’ossessione chiamata Marcos.

9 aprile 2010 di Comitato Chiapas "Maribel" Bergamo

La Jornada – Venerdì 9 aprile 2010

Un’ossessione chiamata Marcos

Jaime Martínez Veloz

Sabato 27 marzo Reforma ha pubblicato in prima pagina un reportage sull’EZLN sulla base di un presunto documento di 83 pagine (sic) consegnato al giornale da un presunto miliziano disertore.

La notizia rivelava due aspetti: la fotografia di un uomo di razza bianca, magro e con la barba che, secondo il presunto disertore, era il subcomandante Marcos senza il suo caratteristico passamontagna; ed il presunto finanziamento da parte di ETA, cosa che collocherebbe gli zapatisti nel novero delle organizzazioni terroriste. Il motivo mal celato della notizia era colpire lo zapatismo. Che altro? Non lo so, ma si può dedurre che quell’informazione aveva le peggiori e più perverse intenzioni del mondo. Più di 100 mezzi di comunicazione, senza eseguire nessun accertamento e dando come certe le fonti della notizia diffusa, hanno riportato nelle prime pagine dei loro giornali titoli come: Si chiede di indagare sul legame tra EZLN ed ETA.

Come secondo atto dell’operetta montata da quel giornale, sono stati intervistati cercando di sorprendere, diversi senatori. Carlos Jiménez, del PRI, cadendo nel tranello, ha parlato della necessità di chiedere una spiegazione al governo spagnolo; il perredista Silvano Aureolos ha dichiarato di non giustificare in alcun modo la lotta armata dell’EZLN, e Felipe González, del PAN, più cauto, ha espresso la sua preoccupazione per la possibilità che detta informazione potesse causare rappresaglie.

Il giorno seguente i legislatori del tricolore della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), Rubén Moreira e Sami David, in maniera misurata hanno messo in dubbio l’informazione diffusa definendola una pura speculazione, causando il primo intoppo di questa nuova macchinazione ordita contro gli zapatisti. Benché il cuore dello scandalo fosse introdurre nell’immaginario collettivo la relazione ETA-EZLN, si è cercato di generare un forte impatto mostrando il volto di una persona che, secondo Reforma, era il subcomandante Marcos senza il suo emblematico passamontagna. In meno di una settimana, il cittadino italiano Leuccio Rizzo ha chiarito in una lettera pubblica che era lui quello della foto e non il dirigente zapatista. Il giornale, sebbene pubblicando il chiarimento nelle pagine interne, è stato scoperto: non ha potuto sostenere la sua offensiva antizapatista, e la provocazione montata contro l’EZLN si è sgonfiata nel più clamoroso ridicolo.

La tentazione di vincolare l’EZLN ad attività di carattere terroristico è stata sconfitta più volte e fa parte di una tappa superata che solo un imbecille può pensare di far rivivere.

Chi ha seguito da vicino il conflitto dal 1994 ha conosciuto le molteplici forme di provocazione ed aggressione contro gli zapatisti, ognuna è inserita nelle pagine della storia di questo movimento. Questo ci ha permesso di conoscere alcune forme e modi del comportamento dei persecutori perché molestati dalla causa e dalle bandiere zapatiste.

La storia ed il contesto spiegano il percorso dell’EZLN e le azioni costruttive che ha realizzato nella tappa successiva all’inadempimento di quanto concordato a San Andrés. Per 16 anni ci sono state una serie di iniziative politiche di carattere nazionale ed internazionale. Dal cessate il fuoco, agli inizi del 1994, l’EZLN non ha realizzato alcun’azione militare, invece, è stato perseguitato da gruppi paramilitari la cui espressione più cruenta e drammatica fu il massacro di Acteal.

Nella Sesta Dichiarazione dl la Selva Lacandona i ribelli hanno definito con chiarezza la loro posizione: L’EZLN mantiene il suo impegno di cessate il fuoco offensivo e non realizzerà alcun attacco contro forze governative né movimenti militari offensivi (…) ed il suo impegno è insistere nella via della lotta politica, con questa iniziativa pacifica, che ora portiamo avanti. Pertanto l’EZLN seguirà nel suo intendimento di non avere nessun tipo di relazione segreta con organizzazioni politico-militari nazionali o di altri paesi. La realtà è la migliore testimone del rispetto di questa decisione zapatista.

Le iniziative politiche zapatiste hanno sempre avuto una rigida logica politica dato il vincolo e la partecipazione di settori sociali diversi. Il tema della pace in Chiapas ha la sua origine nell’inadempimento degli accordi di San Andrés. Nonostante il silenzio governativo, di fronte ai temi di fondo che hanno impedito la soluzione giusta e degna che reclamano i popoli indios del Messico, l’EZLN ha generato meccanismi coraggiosi di lavoro interno con le giunte di buon governo che sono diventate i veri riferimenti di come si può governare obbedendo.

La tentazione di isolare e sminuire lo zapatismo è attraente per chi, dentro e fuori del governo, afferma che l’EZLN si estinguerà per graduale esaurimento, per usura del suo discorso e la fine del suo impatto. Nei fatti ha dimostrato la volontà di trovare una soluzione al conflitto; per quanto riguarda la via politica ha fatto la sua parte, è il governo federale che non ha fatto la sua.

L’espressione più diafana degli errori delle diverse istanze politiche del governo messicano è stata la costante ossessione di conoscere o scoprire il volto di Marcos, invece di assumere l’impegno di fondo di rispondere alle cause strutturali che hanno dato origine al volto della povertà che lacera milioni di famiglie nel nostro paese. http://www.jornada.unam.mx/2010/04/09/index.php?section=opinion&article=018a1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )

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