La Jornada – Domenica 6 marzo 2010
Un esperto sostiene che in Chiapas dapprima sono stati le vittime dei cacicchi e del sistema, ed ora attaccano
Sono una minoranza gli evangelici coinvolti nelle ggressioni contro gli zapatisti a Mitzitón
Secondo testimoni del recente episodio di violenza nella zona, quelli dell’Ejército de Dios non rispettano nessuno
Hermann Bellinghausen. Inviato.San Cristóbal de las Casas, Chis., 6 marzo. I gruppi di evangelici coinvolti nelle aggressioni alle comunità zapatiste e dell’Altra Campagna non rappresentano certamente la maggioranza dei fedeli di questa congregazione cristiana, che nella regione sono molte migliaia, in maggioranza pacifici. Ed anche le azioni dell’Ejército de Dios a Mitzitón non sono nemmeno condivise da tutti i membri della loro chiesa: Alas de Águila. Inoltre, nella stessa “teologia della prosperità” su cui si fondano queste chiese esistono correnti progressiste. In Guatemala hanno difeso i diritti umani e si sono opposte al paramilitarismo e alla militarizzazione. Come le congregazioni fondate sull’uso della forza e della sfida violenta, avevano la loro matrice in Stati Uniti e Canada, ma a differenza di quelle, senza vincoli formali né ideologici col Pentagono né con le strategie di contrainsurgencia. Il ricercatore guatemalteco di origine maya Miguel de León Ceto scrive: “Le chiese evangeliche si sono sviluppate in un contesto di violenze politiche che caratterizzano la regione. Nel caso guatemalteco, dentro i settori conservatori (l’élite politica, padronale e militare). Nel sudest messicano questo fenomeno si è prodotto in maniera paradossale: in origine sono nate come chiese vittime della violenza e della repressione del cacichismo e del sistema politico, e successivamente sono state coinvolte in atti di barbarie” (Las lógicas de poder de las iglesias evangélicas en tierras mayas, tesis de posgrado en la École des hautes etudes en sciences sociales, París, 2009). Questo risulta rilevante nella regione chiapaneca, dove venti anni fa si è registrata una grave violenza derivata dall’intolleranza e dal ferreo controllo dei cacicchi priisti a San Juan Chamula, Zinacantán e nella stessa San Cristóbal (chiamata dall’Ejército de Dios semplicemente “Cristóbal de las Casas”). Ci furono omicidi, espulsioni e villaggi distrutti contro evangelici o testimoni di Geova, così come contro cattolici non “tradizionalisti” seguaci della diocesi progressista del vescovo Samuel Ruiz García. In questo contesto nacquero gruppi di autodifesa, come Guardián de mi Hermano, dal quale nacquero Alas de Águila e L’Ejército de Dios, disposti ad una “guerra spirituale” – come spiega De León – propria dei neopentecostali. Rimontare la rassegnazione e il fatalismo, non porgere più “l’altra guancia”. Da qui a trasformarsi in potenti e aggressori non c’è voluto molto. Nella sua idea che la problematica della comunità tzotzil di Mitzitón è “religiosa”, lo scorso fine settimana il governo del Chiapas ha inviato come negoziatore il sottosegretario per gli Affari Religiosi della Segreteria di Governo, Enrique Guillermo Ramírez Conrado. Il gruppo identificato come “evangelico”, anche se ora comprende anche alcuni “cattolici tradizionalisti” (cosa che smonta il concetto “religioso” del conflitto, così come è accaduto ad Acteal e nella zona nord nel decennio scorso), ha accolto il negoziatore del governo di Sabines con scherno ed aggressività inusitati. Secondo i testimoni (esiste un audio dell’episodio) l’hanno apostrofato con “idiota”, l’hanno preso a calci e malmenato gli hanno rivolto ripetutamente gesti osceni. La sua scorta era terrorizzata. Il funzionario voleva convincere il gruppo aggressore, guidato da membri dell’Ejército de Dios, a liberare i suoi ostaggi – ejidatarios di Mitzitón – uno di loro, l’agente municipale Silerio Pérez Díaz, riconosciuto dal comune di San Cristóbal, era ricoperto di benzina, seminudo nel freddo dell’alba di lunedì scorso, torturato e vessato, a pochi metri da dove avvenovano i negoziati. Tale atteggiamento provocatorio è lo stesso che mostrano davanti a poliziotti ed agenti della Polizia di Migrazione quando li fermano mentre trasportano carichi di materiali illeciti o migranti centroamericani. Si sentono impuni. Ramírez Conrado non ha raccolto la fiducia nemmeno dei rappresentanti ejidali aderenti all’Altra Campagna, che si sono rivolti a lui con severità quando è arrivato da loro per chiedere che liberassero i tre ostaggi che avevano preso dopo essere stati aggrediti a colpi d’arma da fuoco. Ma non l’hanno insultato, ed ha potuto verificare che questi ostaggi non erano maltrattati né torturati. Questo è anche evidente nelle fotografie pubblicate di entrambi i gruppi di ostaggi (La Jornada 2/3/10). In questo contesto non è strano che il recente e grave scontro a Bolón Ajaw tra basi zapatiste e membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) abbia rivelato che gli aggressori di Opddic appartengono alla chiesa presbiteriana El Horeb, di Agua Azul. Il suo pastore, Samuel Gutiérrez Solórzano, sosteneva la versione ufficiale secondo la quale “gli zapatisti avevano aggredito gli evangelici, provocando la morte di Adolfo Moreno Estrada”, ed invitava ad una crociata nazionale dei suoi correligionari contro gli zapatisti, perfino dopo che questa versione è stata decisamente smentita dalla giunta di buon governo di Morelia. http://www.jornada.unam.mx/2010/03/07/index.php?section=politica&article=011n1pol
(Traduzione “Maribel” – Bergamo https://chiapasbg.wordpress.com )