La Jornada – Lunedì 27 aprile 2009
Hermann Bellinghausen
Tortura e menzogna in Chiapas
Con brutalità giudiziaria e mediatica, come non si vedeva dalla dittatura militare virtuale stabilita in Chiapas con i governi di Ernesto Zedillo e Roberto Albores Guillén, l’attuale governo ha fatto un salto nel vuoto inventando accuse contro attivisti sociali, aderenti all’Altra Campagna e basi di appoggio dell’EZLN, diffondendole a livello di massa senza il minimo pudore e sostenendo una politica di tortura e terrore senza sentire la necessità di offrire spiegazioni, per non parlare di scuse.
Non solo Ulises Ruiz Ortiz ed Enrique Peña Nieto sono governatori che confondono impunemente ordine e crimine. Anche Juan Sabines Guerrero ed il suo segretario di Governo, Noé Castañón (resuscitato dell’alborismo dal suo protettore, il segretario di Governo calderonista, Fernando Gómez Mont), appartengono a quella casta di mandatari che con il sorriso sulle labbra torturano ed imprigionano cittadini innocenti. Bisogna spianare la strada ad un’autostrada che i contadini che vivono sul suo tragitto respingono.
Gli ejidatari di San Sebastián Bachajón, municipio di Chilón, il 24 aprile hanno nuovamente smentito le accuse del governo contro otto indigeni, “fermati, accusati di essere delinquenti, assalitori e narcotrafficanti” in maniera gratuita. Piuttosto hanno partecipato ad azioni per controllare gli assalti ed i furti a danno dei turisti nei pressi delle cascate di Agua Azul. Invece, i poliziotti di settore “non servono a niente, perché loro usano tutto questo come un affare, quando fermano qualche rapinatore e poi lo lasciano in libertà”.
I delegati dell’ejido accusano il governo di invadere “il territorio dei popoli indigeni con i suoi cattivi progetti, autostrade e hotel”. Denunciano inoltre l’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) di delinquere al riparo delle autorità statali e federali. Ricordano che il 17 aprile 800 poliziotti sono entrati nella regione autonoma San José en Rebeldía per sgomberare gli indigeni che bloccavano la strada per chiedere la liberazione dei detenuti.
Quel giorno gli agenti, “guidati da membri di Opddic”, hanno abbattuto la cabina di riscossione rubando la radio di comunicazione (mostrata sulla stampa come “prova” contro gli arrestati), archivi e 115 mila pesos in contanti. I poliziotti che hanno partecipato allo sgombero hanno tentato di violentare due donne a Crucero Agua Azul; rubato merci da un negozio, di proprietà di Juana Silvano García, minacciando di violentarla e rubandole 20 mila pesos.
Il giorno 19 membri di Opddic e poliziotti settoriali hanno occupato la cava di ghiaia dell’ejido, nella ranchería Jol Huk’um. Il 23 ejidatari di Opddic del municipio Sitalá hanno tentato di cacciare gli indigeni della ranchería Mojón Tzuy, “perchè aderenti all’Altra Campagna”. In entrambe le occasioni erano guidati da Pedro Álvaro Hernández.
Gli ejidatari dell’Altra Campagna chiedono il ritiro immediato dei poliziotti da Agua Azul e Xanil. Gli agenti “servono solo a creare conflitti tra indigeni”.
L’Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (OMCT) ha espresso “seria preoccupazione” per la detenzione arbitraria, i maltrattamenti, tortura, violazioni delle garanzie giudiziarie ed il fermo di otto persone delle comunità tzeltales San Sebastián Bachajón, Xanil e Crucero Agua Azul. Il giorno prima l’ha fatto Amnesty International.
L’azione repressiva è stata accompagnata da un’intensa campagna mediatica del governo del Chiapas che criminalizza senza fondamento degli indigeni che pubblicamente si era impegnato a rispettare. Ora, la stampa locale dà per “risolto” un presunto “conflitto di due anni” tra indigeni del luogo, che, come per magia, avrebbe permesso di “riannodare” il flusso di turisti alle cascate di Agua Azul (che non si è mai interrotto), “grazie” alla presenza massiccia dei poliziotti.
Gli indigeni, dice la OMCT, “sono stati obbligati dagli agenti a dichiarare di essere rapinatori di strada”. Con maltrattamenti e torture li hanno costretti ad apporre le loro impronte digitali “su alcuni fogli senza conoscere il loro contenuto”.
I detenuti si trovano in regime di fermo nella sinistra Quinto Pitiquitos, a Chiapa de Corzo, su mandato della Procura Specializzata Contro la Delinquenza Organizzata della Procura Generale di Giustizia dello Stato. La OMCT ha chiesto alle autorità di garantire la sicurezza e l’integrità personale, così come la liberazione immediata dei fermati, se non si possono attribuire loro i reati di cui sono accusati; investigare sulle violazioni commesse ed indennizzare e riabilitare i “fermati”.
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)